San Mattia apostolo
San Mattia Personaggio del Nuovo Testamento | |
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Santo | |
Apostolo | |
Nascita | I secolo |
Morte | Gerusalemme ? I secolo |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 14 maggio |
Altre ricorrenze | 24 febbraio in precedenza, 9 agosto Chiesa ortodossa e altre Chiese |
Santuario principale | Abbazia di Santa Giustina, Padova |
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Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 14 maggio, n. 1:
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San Mattia (I secolo; † Gerusalemme ?, I secolo) è un personaggio del Nuovo Testamento, apostolo ebreo. Fu il discepolo di Gesù scelto per sostituire Giuda Iscariota nel collegio dei Dodici apostoli (At 1,21-26 ). La Chiesa cattolica ne celebra la festa il 14 maggio[1]; la Chiesa Ortodossa e le altre chiese di tradizione greca il 9 agosto.
Le sue reliquie sono contenute in un'arca marmorea custodita nel transetto dell'Abbazia di Santa Giustina a Padova, a poca distanza dall'arca dell'evangelista Luca..
Nel Nuovo Testamento
Il greco Matthias (o, in alcuni manoscritti, Maththias) è un nome derivato da Mattathias, in ebraico Mattithiah, che significa "Dono di Dio". Questo nome non va confuso con l'evangelista Matteo, anch'egli apostolo.
Il libro degli Atti (At 1,15-26 ) narra che, nei giorni seguenti l'Ascensione, l'apostolo Pietro propose all'assemblea dei fratelli, radunati in numero di centoventi, di scegliere uno tra loro per prendere il posto lasciato vacante da Giuda Iscariota nel collegio apostolico. Il candidato doveva essere scelto tra quelli che erano stati testimoni di tutto il ministero pubblico di Gesù, cominciando con il battesimo di Giovanni.
Furono indicati due discepoli, Giuseppe, chiamato Barsabba, e Mattia, e furono tirate le sorti, col risultato in favore di Mattia, che pertanto venne associato agli undici apostoli.
Negli scritti cristiani antichi
Tutte le ulteriori informazioni concernenti la vita e la morte di Mattia sono vaghe e contraddittorie.
Secondo Niceforo[2], egli predicò prima in Giudea e poi in Etiopia, e quindi fu crocifisso.
La Sinossi di Doroteo contiene questa tradizione:
(LA) | (IT) | ||||
« | Matthias in interiore Æthiopia, ubi Hyssus maris portus et Phasis fluvius est, hominibus barbaris et carnivoris praedicavit Evangelium. Mortuus est autem in Sebastopoli, ibique prope templum Solis sepultus » | « | Mattia predicò il Vangelo nell'interno dell'Etiopia, dove si trovano il porto di Hyssus ed il fiume Phasis, ad uomini barbari e carnivori. Morì a Sebastopoli, ed fu sepolto lì presso il tempio del Sole » |
Un'altra tradizione ci tramanda che Mattia fu lapidato dai giudei a Gerusalemme, e poi decapitato[3].
È stato detto che sant'Elena Imperatrice portò le reliquie di san Mattia a Roma, e che una parte di esse furono presso Treviri.
Jean Bolland[4] ritiene che le reliquie che si trovavano a Roma fossero piuttosto quelle di San Mattia che fu vescovo di Gerusalemme circa nell'anno 120, che sembra si siano confuse con quelle dell'apostolo.
Il vangelo di Mattia
Clemente di Alessandria ricorda una sentenza che i Nicolaiti ascrivono a Mattia:
« | Noi dobbiamo combattere la nostra carne, non mettere valore in essa, e non concederle niente che possa adularla, ma piuttosto incrementare la crescita della propria anima con la fede e la conoscenza » | |
(Clemente di Alessandria, Strom., III,4)
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Questo insegnamento fu probabilmente trovato nel Vangelo di Mattia, del quale parlano vari autori antichi:
- Origene[5];
- Eusebio di Cesarea[6], che lo attribuisce agli eretici;
- San Gerolamo[7];
- decreto di Gelasio[8] che lo dichiara apocrifo.
Questo è al termine della lista del Codice Barrocianus (206).
Questo vangelo è probabilmente il documento con il quale Clemente d'Alessandria citò parecchi passaggi, sapendo che essi furono presi in prestito dalle tradizioni di Mattia (Paradoesis), la cui testimonianza fu rivendicata dagli eretici Valentino, Marcione e Basilide[9].
Secondo Sant'Ippolito[10] Basilide riporta discorsi apocrifi, che egli attribuisce a Mattia.
Questi tre scritti: il vangelo, le tradizioni, e i discorsi apocrifi furono identificati da Zahn[11] come opera di Mattia, ma Harnack[12] rifiuta questa identità.
Tischendorf[13] pubblicò dopo Thilo, nel 1846, gli Acta Andreae et Matthiae in urbe anthropophagarum, che secondo Lipsius appartengono alla metà del II secolo. Questi apocrifi riferiscono che Mattia andò tra i cannibali e, essendo stato messo in prigione, fu liberato da Andrea; la narrazione non ha alcun valore storico, e negli scritti apocrifi Matteo e Mattia furono qualche volta confusi.
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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