Beato Leone d'Assisi
Beato Leone d'Assisi, O.F.M. Presbitero | |
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Beato | |
Jan van Eyck, Fra Leone assopito accanto a san Francesco d'Assisi mentre riceve le stigmate (1420 - 1421) | |
Età alla morte | circa 76 anni |
Nascita | Assisi 1195 ca. |
Morte | 13 novembre 1271 |
Professione religiosa | Assisi, 1209 |
Ordinazione presbiterale | Assisi, 1215 ca. |
Ricorrenza | 14 novembre |
Beato Leone d'Assisi (Assisi, 1195 ca.; † 13 novembre 1271) è stato un presbitero italiano. Fu compagno e confessore di Francesco d'Assisi negli ultimi anni della sua vita.
Non si hanno informazioni sui genitori e sui primi anni di vita di fra Leone. Forse nato ad Assisi, ma questa potrebbe essere la sua patria di adozione se si dà credito alla tradizione attestata dalla Chronologia magna di Paolino di Venezia e dal Tractatus de indulgentia[1] di Francesco di Bartolo d'Assisi che lo indica come originario di Viterbo o del suo contado. I pochi dati biografici di cui si ha notizia sono tutti posteriori al suo incontro con Francesco d'Assisi, essendo desunti in larga parte dal corposo dossier agiografico del santo.
L'ingresso di Leone nella fraternitas avvenne dopo il riconoscimento della forma vitae concesso a Francesco da Papa Innocenzo III nel 1209. Presumibilmente avvenne attorno al 1215 quando, come scrive Tommaso da Celano nella Vita prima beati Francisci, trenta uomini, tra presbiteri e laici, vestirono l'abito francescano, attratti dalla predicazione e dall'esempio dei primi compagni di Francesco. A tale periodo si fa risalire anche la sua ordinazione sacerdotale, basandosi su un racconto contenuto nel Liber exemplorum fratrum minorum, in cui Francesco rimprovera Leone per la sua abitudine a prolungare la liturgia della messa chiamandolo novus sacerdos.
È ricordato come presbitero semplice e dotato delle virtù dell'umiltà e della purezza. Fu molto vicino a Francesco nei suoi ultimi anni di vita, in particolare dopo la primavera del 1223 quando lo accompagnò a Fonte Colombo per redigere la nuova regola dell'ordine, poi confermata con lettera pontificia da Papa Onorio III. Fu anche confessore ed amanuense del santo essendo litteratus e conoscitore del latino. Questa attività e confermata nel celebre brano De vera et perfecta laetitia in cui san Francesco intercala il racconto con l'esortazione: Scrivi frate Leone.
Nell'agosto dell'anno seguente, con i confratelli Masseo, Angelo, Silvestro e Illuminato, accompagnò Francesco alla Verna, dove il santo dopo aver ricevuto le stigmate scrisse di proprio pugno una pergamena vergata sui due lati. Da un lato vi scrisse le Laudes Dei altissimi e dall'altro la Benedictio fratri Leoni che, piegata in quattro, frate Leone portò gelosamente su di se fino alla morte. Il documento è giunto fino a noi con alcune annotazioni scritte in inchiostro rosso di frate Leone, nelle quali sono spiegate le circostanze che portarono alla stesura del documento, composte post visionem et allocutionem seraphym et impressionem stigmatum Christi in corpore suo.
Altra testimonianza di questo forte legame tra i due è rappresentata dal biglietto autografo, conservato nell'Archivio della cattedrale di Spoleto Epistola sancti Francisci [2], in cui Francesco scrive a frate Leone, inquieto per un precedente colloquio e desideroso di tornare dal suo maestro spirituale per un consiglio, premettendogli di rivolgersi a lui come una madre a un figlio.
Lasciata la Verna nell'ottobre del 1224 frate Leone accompagnò il santo nel suo viaggio di ritorno alla Porziuncola. Dal dicembre al febbraio del 1225 fu ancora al suo fianco in un giro di predicazioni in Umbria e nelle Marche. Nel marzo di quell'anno furono di nuovo insieme a san Damiano dove Francesco ormai quasi ceco compose il Cantico di Frate Sole. Fu con lui anche negli ultimi viaggi del santo tra il 1225 e il 1226 e gli ultimi giorni di vita alla Porziuncola e fu presente alla sua morte con i confratelli Tommaso e Egidio.
Da questo momento frate Leone privilegiò la vita eremitica soggiornando in vari romitori come la Porziuncola o san Damiano in Assisi ma anche, a Greccio, alla Verna e a Monteripido. Molti furono i confratelli che lo andarono a trovare per ricevere informazioni di prima mano sulla vita degli ultimi anni del santo.
Nel capitolo di Genova del 1244 il nuovo generale dell'ordine Crescenzio da Jesi chiese a tutti i frati che avevano conosciuto il fondatore di far pervenire notizie sulla sua vita e sui suoi miracoli. Frate Leone con i confratelli Angelo e Rufino stesero in quella occasione un florilegio che fu inviato a frate Tommaso da Celano incaricato dal capitolo della redazione della nuova vita di san Francesco.
Frate Leone fu presente con fra Ginepro e Angelo, anche alla morte di santa Chiara avvenuta l'11 agosto del 1253 e fu chiamato a testimoniare al processo di canonizzazione ordinato da Papa Innocenzo IV che si tenne ad Assisi alla fine di novembre dello stesso anno.
Attorno al 1260 le clarisse si trasferirono da san Damiano a san Giorgio dove era sepolta santa Chiara e in quella occasione fra Leone e Angelo donarono alla nuova badessa Benedetta il cosiddetto breviario di san Francesco perché lo conservasse in memoria et devotione sancti partis.
Poco si sa degli ultimi anni di vita di fra Leone, si ha notizia di una sua testimonianza resa il 2 agosto del 1267 a frate Francesco da Fabriano cronista delle indulgenze della Porziuncola.
Leone morì il 13 novembre, probabilmente del 1271.
Culto
Il corpo di fra Leone fu sepolto nel transetto sinistro della chiesa inferiore della basilica di san Francesco assieme ai confratelli Rufino, Masseo e Angelo. Dal 1932 le sue ossa e quelle dei compagni sono collocate in quattro nicchie poste sulle pareti della cella centrale della cripta di san Francesco. Questo ne testimonia il culto che sin dalle origini fu riservato a questi frati. È inoltre venerato come beato vox populi. Il suo nome non figura nel martirologio romano.
Note | |
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