San Ludovico da Casoria

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San Ludovico da Casoria, O.F.M.
Presbitero
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al secolo Arcangelo Palmentieri
battezzato
Santo
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 71 anni
Nascita Casoria
11 marzo 1814
Morte Napoli
30 marzo 1885
Sepoltura
Appartenenza
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Professione religiosa 12 marzo 1834
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 4 giugno 1837
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Incarichi ricoperti
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Elezione
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 18 aprile 1993, da Giovanni Paolo II
Canonizzazione 23 novembre 2014, da Francesco
Ricorrenza 30 marzo
Altre ricorrenze la Chiesa napoletana lo ricorda il 17 giugno
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 30 marzo, n. 12:
« A Napoli, beato Ludovico (Arcangelo) Palmentieri da Casoria, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori, che, spinto da ardore di carità verso i poveri di Cristo, istituì le due Congregazioni dei Fratelli della Carità e delle Suore Francescane di Santa Elisabetta. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

San Ludovico da Casoria, al secolo Arcangelo Palmentieri (Casoria, 11 marzo 1814; † Napoli, 30 marzo 1885) è stato un presbitero e fondatore italiano dei Frati Bigi e delle Suore Elisabettine. Insegnò per vent'anni filosofia e matematica a Napoli, fin quando, dopo un'esperienza mistica vissuta durante un'adorazione eucaristica, dedicò la sua vita al riscatto dei bambini africani tenuti in schiavitù. Resse, inviato dal Vaticano, la missione di Scellal in Sudan.

Biografia

Nacque l'11 marzo 1814 a Casoria, vicino a Napoli, terzo figlio del vinaio Vincenzo Palmentieri e di Candida Zenga, ferventi cattolici. Al battesimo il giorno successivo ricevette il nome di Arcangelo. Trascorse la sua fanciullezza in famiglia e frequentò la scuola nel paese natio. Dopo aver fatto l'apprendista falegname a 18 anni, la vocazione alla vita sacerdotale gli fece riprendere gli studi anche se, per la povertà della propria famiglia, dovette orientarsi verso la vita religiosa, fu accolto tra i Frati Minori della provincia napoletana nel convento di San Giovanni del Palco in Taurano (Avellino), proseguì poi gli studi negli istituti di Sant'Antonio ad Afragola, di Sant'Angelo a Nola e di San Pietro ad Aram a Napoli.

Il 12 marzo 1834, fece la professione religiosa e, il 4 giugno 1837, fu ordinato presbitero a Napoli, dedicandosi principalmente allo studio della chimica, della matematica e della fisica. Mostrando notevoli doti intellettuali, nel 1841 gli fu affidato l'insegnamento di filosofia e matematica, ricoprendo anche gli uffici di guardiano, di definitore e di vicario della sua Provincia.

La scelta dei poveri e degli infermi maturò in Ludovico nel 1847, dopo dieci anni dall'ordinazione sacerdotale e dopo quindici dal suo ingresso come novizio nell'Ordine Francescano. La sua vita cambiò quasi all'improvviso l'11 novembre 1848, festa di san Diego d'Alcalá, che nel 1450 assisti gli infermi a Roma. Fu colto da deliquio e cadde a terra tramortito. Più tardi, lo stesso padre Ludovico indicherà con il termine di "lavacro" il mistero compiutosi in lui nel momento in cui si sentiva folgorato dal Signore con la luce del suo amore. Egli gli indicava un nuovo cammino da percorrere, nel servizio dei poveri e degli infermi. Il primo proposito di carità fu di aprire nel convento di san Pietro ad Aram in Napoli un'infermeria per i frati della provincia che ne erano privi. Ottenuta la licenza dal Padre Provinciale, trasformò alcuni ambienti del Convento e aprì una piccola farmacia per i poverelli di Cristo, si trasformò in questuante di carbone per la sua povera cucina e di medicine e di altro per la sua farmacia.

Fu questa la fiamma che accese un grande incendio perché padre Ludovico associò alla sua opera di carità i fratelli e le sorelle del Terz'Ordine nelle numerose Fraternità da lui istituite e a essi diede una direttiva molto precisa:

« Un paese dove non c'è un ospedale per i poveri è un paese morto. Non mi piace una Congregazione del Terz'Ordine senza un'opera di carità. Nei paesi la Congregazione deve erigere, mantenere, assistere un piccolo ospedale, un'infermeria per la povera gente che muore sulla paglia, abbandonata e senza soccorso. Ogni terziario deve dare una camicia, un lenzuolo e si fa il guardaroba per l'Ospedale dei poverelli »

E spiegava:

« Dite a un povero malato che sta sulla paglia: Confessati! Non capisce! Egli sente i dolori della sua infermità, le angustie della sua miseria e non capisce altro. Ma se voi lo levate dalla paglia e lo mettete sopra un buon letto, con lenzuola pulite, gli mutate la camicia sudicia e gli date una tazza di brodo, una minestra, un pezzo di carne, egli si solleva e si sente rivivere. Dopo gli parlate di Dio, di Gesù Cristo e gli dite: Ti vuoi confessare? Quegli piange, si confessa e benedice Iddio »

Come si vede, una metodologia semplice e immediata come quella di san Francesco col lebbroso di Sansepolcro!

Nel 1854 il sacerdote genovese Giovanni Battista Olivieri gli ispirò l'opera destinata al riscatto e alla formazione cristiana dei bimbi negri venduti schiavi che accolse con entusiasmo. Ancora nello stesso anno, l'11 novembre, cominciò ad accogliere i primi due piccoli negri che educò con risultati confortanti.

Questo primo esperimento positivo indusse Ludovico a progettare la formazione di missionari, sacerdoti e laici africani, per mandarli nelle loro terre. Si trattava già, in definitiva, del programma apostolico di largo respiro che san Daniele Comboni, poi amico e collaboratore di Ludovico, avrebbe sintetizzato: "L'Africa deve convertire l'Africa"[1]. Ferdinando II, re delle Due Sicilie, il 20 febbraio 1856 non solo approvò l'iniziativa, ma la pose sotto la protezione reale. Nell'agosto dello stesso anno, alla Palma, erano già riuniti 9 bimbi negri. Il 9 febbraio 1857 ottenne dal re Ferdinando la somma necessaria per il riscatto di altri 12 fanciulli. Essendo sopravvenute delle difficoltà per la consegna, il 9 aprile dello stesso anno si imbarco per il Cairo. Ritornato a Napoli, presentò al re i riscattati.

Questo nuovo tipo di lavoro missionario richiedeva appoggi e cooperatori. Padre Ludovico sottopose perciò il suo piano prima all'Ordine ed ebbe l'approvazione del ministro generale Venanzio da Celano e dal definitorio generale il 16 marzo 1858. All'approvazione dell'Ordine, del re e dei ministri fece seguito quella della Sacra Congregazione di Propaganda Fide.

In breve i giovani schiavi riscattati divennero cosi numerosi che il convento sorto allo Scudillo, detto della Palma, divenne insufficiente; saputo ciò, il re di Napoli, Franziskus II, donò alla sua opera un intero edificio. Uguale disegno Ludovico Palmentieri realizzò anche per le bimbe di colore, che pensò di riscattare e organizzare in corpo missionario; in tale tentativo lo coadiuvò suor Anna Maria Fiorelli Lapini, fondatrice delle Stimmatine. Il collegio delle "morette" sorse a Napoli, a Capodimonte, il 10 maggio 1859. Vi si trovavano 12 bimbe di colore e contemporaneamente vi erano educate fanciulle povere della città. Nel 1860, con la caduta dei Borboni, dei quali padre Ludovico aveva conosciuto la beneficenza e la protezione, sottopose a Papa Pio IX la sua preoccupazione intorno alla validità del suo lavoro. Riassicurato dal consiglio del Papa, non solo continuò la sua attività caritativa, ma partecipò attivamente all'opera di conciliazione tra i vincitori e i fautori dell'antico regime.

Il suo impegno non si limitò a lenire le sofferenze materiali, mostrò anche viva sollecitudine verso le povertà spirituali. Per difendere il cattolicesimo dagli assalti dell'indifferentismo liberale, fondò a Napoli, nel 1864, un'Accademia di religione e scienze, ottenendo l'adesione di illustri scrittori. Con un simile programma fondò nello stesso anno il periodico La Carità. Per diffondere l'istruzione cattolica tra i giovani delle classe agiate, nel 1866, pochi mesi prima della soppressione degli Ordini religiosi, diede vita al collegio La Carità, dove studiò il giovane Benedetto Croce.

Inoltre promosse numerose opere di beneficenza in favore di bimbi orfani, sordomuti, rachitici, sofferenti e poveri in genere, fondando diversi orfanotrofi, convitti, scuole, ospedali e ospizi per anziani. I suoi collaboratori furono innanzitutto i Terziari francescani che egli desiderava impegnati attivamente nella promozione del bene. Alcuni di questi generosi collaboratori facevano poi parte delle due congregazioni fondate da padre Ludovico, nel 1859 la Congregazione dei Frati della Carità, detti « Bigi », per i maschi e nel 1862 la Congregazione delle Suore Francescane Elisabettine.

Ottenne poi dalla Sacra Congregazione di Propaganda Fide, che affidò all'Ordine francescano nel 1861 la missione dell'Africa centrale, la stazione africana di Scellal per residenza dei suoi missionari e vi si recò personalmente a prenderne possesso. II 12 novembre 1865 si imbarcò a Trieste insieme a Daniele Comboni per Alessandria d'Egitto, ove giunse il 18 novembre; il successivo 6 gennaio arrivò a Scellal e qui iniziò subito il suo apostolato di carità in favore degli indigeni. Con lui erano tre africani, un novello sacerdote e due laici, educati nel collegio di Napoli. La nuova casa era costituita da un ospedale, un laboratorio d'arti e mestieri e da una scuola d'arabo e italiano. Avviata la fondazione, che, in realtà, non sarebbe andata secondo le aspettative, fece ritorno a Napoli in quello stesso anno 1866. Infatti, il 2 aprile 1867, fu costretto a restituire la casa alla Propaganda Fide. Dopo questo insuccesso continuò ugualmente a educare gli schiavi riscattati.

Infine si occupò anche della formazione religiosa del popolo dell'Italia meridionale, costituendo un corpo di missionari che predicassero il Vangelo nelle zone più depresse del Sud Italia.

L'amico geologo Antonio Stoppani (1824-1891) chiese a padre Ludovico quante opere avesse edificato ed egli rispose:

« Non lo so. Io, vede, son fatto così. Quando un'istituzione è riuscita a camminare con i suoi piedi, non ci penso più! Passo a fondare qualche altra cosa e di quelle non mi ricordo più. Son tante, uh! »

aggiunse scuotendo il capo. Le contò il suo successore ai Bigi, padre Bonaventura Maresca: fino a 201, alcune modificate, altre scomparse, ma tutte frutto di una generosa risposta all'appello dei diseredati.

La morte lo colse al mattino del 30 marzo 1885 a Napoli, presso l'Ospizio Mariano, ultima opera da lui fondata a favore dei vecchi marinai.

I suoi resti riposano nella Chiesa dell'Ospizio di Posillipo, dove aveva fatto erigere un monumento che raffigurava Francesco d'Assisi nell'atto di abbracciare Giotto, Dante e Petrarca, Terziari Francescani.

Culto

È stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 18 aprile 1993 e canonizzato da papa Francesco il 23 novembre 2014[2].

Note
  1. Per approfondire l'argomento si possono leggere gli atti di una giornata di studi organizzata dal Centro Missionario della diocesi di Napoli: Modesto Bravaccino (cur), Salvare l'Africa con l'Africa. Ludovico da Casoria e Daniele Comboni: metodi missionari a confronto. Atti della Giornata di studi. Casoria (Na). 16 giugno 2015, Edizioni Verbum Ferens, Napoli 2016
  2. Omelia di papa Francesco nel sito della Santa Sede
Bibliografia
Collegamenti esterni