Giuseppe Ricciotti

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Giuseppe Ricciotti
Presbitero
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Giuseppe Ricciotti
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 73 anni
Nascita Roma
27 febbraio 1890
Morte Roma
22 gennaio 1964
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 30 novembre 1913
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Collegamenti esterni
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Giuseppe Ricciotti (Roma, 27 febbraio 1890; † Roma, 22 gennaio 1964) è stato un presbitero, biblista, archeologo, semitista italiano, studioso di storia del Cristianesimo.

Biografia

All'età di quindici anni, il 3 marzo 1905, entrò come novizio nella Congregazione agostiniana dei Canonici Regolari Lateranensi, dove emise i voti semplici il 4 marzo 1906. Dopo aver assolto il servizio di leva militare, fu ordinato presbitero il 30 novembre 1913.

Frequentò i corsi di filosofia e teologia della Pontificia Università Gregoriana, conseguendo la duplice laurea; nello stesso tempo, frequentò l'Università di Roma e fu per tre anni uditore al Pontificio Istituto Biblico, dal quale nel 1919 ottenne la licenza in scienze bibliche.

Tra i suoi maestri si annoverano gli insigni orientalisti Ignazio Guidi, Giorgio Levi della Vida, e il biblista Alberto Vaccari.

I suoi studi furono rallentati dallo scoppio della prima guerra mondiale, durante la quale Ricciotti servì come cappellano militare; assegnato a un ospedale da campo, chiese e ottenne di essere trasferito all'assistenza spirituale dei soldati in trincea, nel corpo scelto degli Arditi. Durante il suo incarico, fu colpito quasi mortalmente e decorato con una medaglia d'argento al valor militare. Passata la guerra e terminati gli studi, Ricciotti ottenne nel 1924 la libera docenza in Letteratura ebraica, esercitata saltuariamente all'Università di Roma e successivamente, tra il 1926 e il 1927, all'Università di Genova. Frattanto, tra il 1925 e il 1927 si occupò di aprire e dirigere un modesto seminario in Liguria, ad Andora (Savona).

Tornato all'Università di Roma, ricoprì la cattedra di Storia religiosa dell'Oriente cristiano (a più riprese tra il 1933 e il 1946); all'Università di Bari fu docente di Ebraico e lingue semitiche comparate (1935-1960), di Storia del Cristianesimo (1950-1960), di Storia della filosofia antica (1950-1953) e di Storia della filosofia medievale (1951-1953).

Nel 1935 Ricciotti era stato nominato Procuratore generale della propria Congregazione presso la Santa Sede, carica che mantenne fino al 1946; nell'agosto 1938 fu insignito della dignità di Abate ordinario di Gubbio e fu nominato Consultore della Congregazione dei Religiosi.

Ricciotti ebbe in più occasioni la possibilità di approfondire la propria conoscenza del mondo orientale, recandosi in Libia, Egitto, Palestina, Arabia, Transgiordania, India e Filippine; durante il secondo conflitto mondiale, presso la Chiesa di San Pietro in Vincoli, a Roma, assicurò la protezione a numerosi perseguitati per motivi razziali e politici.

Il rapporto con la gerarchia

L'inizio dell'attività didattica del Ricciotti era stato negli anni immediatamente successivi all'apice della crisi modernista; egli, che aveva intrattenuto rapporti amichevoli con Ernesto Buonaiuti fino al momento della di lui scomunica, si trovò a operare in un periodo di ristagno per gli studi biblici di matrice cattolica. Dalle prefazioni di alcune delle sue opere e da alcuni articoli di giornale di carattere apertamente polemico o indirettamente autobiografico, è possibile ricostruire quali fossero le iniziali difficoltà che Ricciotti dovette affrontare per vincere le diffidenze degli editori e le riserve di certi suoi critici. Non diversamente dagli altri biblisti cattolici dell'epoca, Ricciotti si pose in una prospettiva estremamente polemica rispetto all'esegesi modernista, in particolare a quella di Alfred Loisy.

I suoi lavori sul testo biblico, di carattere piuttosto conservatore, dimostrano una solida preparazione storica e filologica, non del tutto estranea alle contemporanee acquisizioni della critica. In tal modo Ricciotti tentava di infrangere la cortina di sospetto che in Italia gravava sugli studi biblici, attirandosi a questo proposito qualche opposizione da parte dell'ala cattolica più conservatrice. In particolare, l'opuscolo anonimo Un gravissimo pericolo per la Chiesa di Dolindo Ruotolo (1941), nel quale si attaccava lo studio scientifico delle Scritture, era chiaramente diretto contro Alberto Vaccari, contro Leone Tondelli e soprattutto contro il Ricciotti. La Pontificia Commissione Biblica intervenne in loro favore con una lettera ai vescovi italiani[1].

Antecedentemente, nel 1933, la stessa Commissione aveva condannato l'interpretazione che il Ricciotti dava di due testi scritturistici nel volume Bibbia e non Bibbia; il volume fu emendato nelle successive edizioni.

Gli studi e le collaborazioni

Ricciotti fu traduttore e commentatore di testi ebraici (Geremia, Lamentazioni, Giobbe e Cantico dei Cantici), greci (Guerra giudaica (libro) di Giuseppe Flavio, Atti degli Apostoli, Lettere di Paolo) e siriaci (Efrem, Afraate, Bar-Hebreo).

La sua opera scientificamente più originale, frutto di un periodo di lavoro al catalogo dei manoscritti siriaci della Biblioteca Apostolica Vaticana, è la prima edizione critica commentata dell'Apocalisse siriaca di Paolo, con traduzione latina ed italiana (1932), alla quale Ricciotti aggiunse anche un volume dedicato alla cosmogonia della Bibbia e alla sua trasmissione fino a Dante.

Dedicò volumi monografici a Efrem (1925), a Giuseppe Flavio (1937) e a Paolo (1946); frutto delle sue lezioni di storia del Cristianesimo a Bari sono una biografia di Giuliano l'Apostata (1956) e una trattazione sull'era delle persecuzioni cristiane (1953).

Nel libretto Bibbia e non Bibbia (1932), l' autore sottolinea la necessità di applicare il metodo storico-critico allo studio delle Scritture, abbandonando definitivamente la dipendenza dal testo latino della Vulgata, e auspicava una maggiore educazione biblica del clero e dei fedeli. Ma il nome di Ricciotti è connesso intimamente con la sua Storia di Israele (1932-1934|34]]) e ancor più con la Vita di Gesù Cristo (1941), più volte riedite e ristampate.

In due opere l'autore si distacca dai temi consueti. La prima, è una traduzione italiana delle omelie tenute nel 1933 dal cardinale bavarese Michael von Faulhaber in favore degli Ebrei, dalla cui prefazione si può ricavare la preoccupazione che Ricciotti mostrava per l'ascesa dell'ideologia razzista. La seconda è l'edizione del Diario romano del memorialista Giacinto Gigli (1594-1671).

Instancabile divulgatore, Ricciotti si dedicò alla diffusione dei temi storico-religiosi tra il grande pubblico, partecipando a trasmissioni radiofoniche culturali e firmando una lunga serie di articoli su quotidiani, settimanali e riviste di largo consumo, alcuni dei quali sono poi stati riediti sotto forma di libro[2].

Dal 1926 al 1936, Giuseppe Ricciotti fu redattore dell'Enciclopedia Italiana, curandovi numerose voci di Storia del cristianesimo, Materie ecclesiastiche e Letteratura biblica. Inoltre si deve a lui e a Mons. Pietro Barbieri la decisione di pubblicare l'Enciclopedia Cattolica (1948-1954), all'interno della quale Ricciotti curò anche alcune voci.

In definitiva, il maggior valore scientifico dell'opera del Ricciotti va ricercato nella sua opera di editore, commentatore e soprattutto traduttore fedele. Di tenore meno specialistico e di stile volutamente semplice e comprensibile sono le sue opere più note, che ebbero larga diffusione. I suoi libri e gli articoli di carattere divulgativo, caratterizzati da uno stile piacevole e brillante, contribuirono a diffondere in Italia e altrove l'interesse per la conoscenza e lo studio delle Scritture e del cristianesimo antico.

Opere

Studi sul Ricciotti

Bibliogafia

  • Angelo Penna, Giuseppe Ricciotti. Profilo e bibliografia, in Ordo Canonicus, 1974, 117-135 (508 titoli)

Letteratura

Note
Voci correlate
Collegamenti esterni