Santa Camilla Battista da Varano
Santa Camilla Battista da Varano, O.S.C. Religiosa | |
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Santa | |
Età alla morte | 66 anni |
Nascita | Camerino 9 aprile 1458 |
Morte | Camerino 31 maggio 1524 |
Professione religiosa | 1481 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 7 aprile 1843, da Gregorio XVI |
Canonizzazione | 17 ottobre 2010, da Benedetto XVI |
Ricorrenza | 31 maggio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 31 maggio, n. 7:
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Santa Camilla Battista da Varano al secolo Camilla da Varano (Camerino, 9 aprile 1458; † Camerino, 31 maggio 1524) fu una religiosa, badessa, mistica e umanista italiana.
Biografia
L'infanzia
Nata a Camerino (Macerata) nella corte dei Varano il 9 aprile 1458. Suo padre, Giulio Cesare da Varano, fu signore della Città. Tipico signore rinascimentale, aveva combattuto per vari papi e in diverse città italiane, e per mezzo di una politica di matrimoni si era imparentato con le principali dinastie regnanti.
Giulio Cesare si sposò con Giovanna Malatesta ed ebbe tre figli da lei, e almeno sei figli naturali da diverse altre donne. Questi comportamenti nelle famiglie signorili erano ritenuti normali o comunque erano accettati senza scandalo. Camilla era figlia naturale della nobildonna Cecchina di mastro Giacomo, ma venne introdotta ed educata nello splendore della corte formata ad un’elevata cultura umanistica.
I palazzi signorili nel periodo rinascimentale erano centri di politica, ma anche di cultura e di mecenatismo. La giovane Camilla studiò il latino, lesse i classici, imparò a dipingere, ad andare a cavallo, a suonare e a ballare; crebbe vivace ed esuberante, immersa nel pullulare della vita di corte. aveva un temperamento schietto e volitivo, si può anzi dire indipendente e testardo, amante del bello e del piacere.
Nei disegni di suo padre, Camilla era destinata a un matrimonio di nobile convenienza, come tutte le sue sorelle. Invece la sua vita assunse una direzione imprevista.
Infatti fu presto affascinata dalla predicazione dei Frati Minori dell'osservanza, soprattutto da Fra Domenico da Leonessa e dal beato Pietro da Mogliano.
Quando aveva circa dieci anni il suo cammino ricevette un orientamento particolare dal proposito di «versare almeno una lacrimuccia» ogni venerdì in memoria della passione del Signore, fino a condurla alla scelta definitiva, combattuta fino all’ultimo, di un sì alla chiamata nella vita religiosa, che inizialmente detestava.
L'entrata in monastero
A ventitré anni, superando l’opposizione del padre, entrò nel monastero della monache clarisse di Urbino, uno dei luoghi più rappresentativi del movimento dell’osservanza. La volontà di vivere la regola di Santa Chiara in tutta la sua radicalità evangelica fu elemento costitutivo della sua chiamata. Vi entrò insieme con la cugina Gerinda il 14 novembre 1481.
Divenuta suora con il nome religioso di suor Battista, si preoccupò di una recita più fervorosa e meditata del rosario, impegnandovi anche tre ore, ottenendo grazie mistiche straordinarie; il rosario fu il suo conforto nei momenti difficili e nei giorni d’angoscia. Si preparava alle feste del Signore e della Madonna con rigorosi digiuni.
Ascoltando una predica sul mistero dell'Annunciazione si sentì profondamente intenerita per l’amore e la fede della Vergine e in segno di gratitudine emise il voto di mantenere i suoi sentimenti immacolati. L’immagine mariana da lei preferita fu quella dell'Addolorata o quella della Pietà che riassume la passione e l’amore del Figlio e della madre. I suoi scritti sulla Madonna (il XV, XVI e XXII, costituiti da una preghiera, una novena meditata e una breve poesia) sono traboccanti di fede e di amore.
Il ritorno a Camerino
Il padre fece in modo che si fondasse un monastero di clarisse in Camerino, in modo da riavere vicino la figlia. Nel 1484 suor Battista tornò a Camerino assieme ad altre sorelle portando sulle spalle una croce di legno tuttora custodita nella cripta del monastero. Qui fu più volte abbadessa.
Nel 1502 dovette fuggire dalla sua città e rifugiarsi ad Atri a causa della rivolta provocata da Cesare Borgia, dietro ordine di Papa Alessandro VI, che portò all’uccisione del padre e di tre fratelli, Annibale, Venanzio e Pirro. Dalla strage dei Varano si salvò, grazie alla madre che lo condusse a Venezia, solo il piccolo Giovanni Maria, che il nuovo papa Giulio II fece ritornare a Camerino come signore della città nel 1503.
Anche suor Battista poté tornare al suo monastero da dove nel 1505, per ordine di papa Giulio II andò a Fermo per fondarvi un altro monastero di clarisse e dove rimase fino al 1507, quando tornò a Camerino.
Negli anni 1521-22 si recò a San Severino Marche, per formare le clarisse locali che avevano assunto in quel periodo la Regola di S. Chiara.
Il Signore le donò singolari esperienze mistiche, delle quali troviamo tracce nei suoi numerosi scritti, che rivelano il suo ardente amore per Cristo crocifisso.
Morì a Camerino il 31 maggio 1524.
Il 7 aprile 1843 Gregorio XVI ne approvò il culto, mentre il 19 dicembre 1878 Leone XIII ordinò di riaprire il processo di canonizzazione.
È stata canonizzata da Benedetto XVI il 17 ottobre 2010[1].
Attualmente le sue spoglie sono custodite ed esposte al culto nella cripta a lei dedicata nella chiesa del Monastero.
I suoi scritti contribuirono alla formazione spirituale e intellettuale di tante persone, come, ad esempio, san Filippo Neri, Hélène de Chappotin de Neuville, il beato cardinale John Henry Newman - che ne venne a contatto mediante gli Oratoriani -, Giorgio La Pira, monsignor Luigi Padovese.
Opere
- Le opere spirituali. Nuova edizione del V centenario dalla nascita secondo i più antichi codici e stampe e con aggiunta di alcuni inediti a cura di Giacomo Boccanera; prefazione di Piero Bargellini, Edizioni Francescane, Iesi 1958.
- La purità di cuore. "Con qual'arte lo Spirito Paraclito si unisca con l'amatori suoi", a cura di Ch. Giovanna Cremaschi, Glossa (Sapientia 9), Milano, 2002.
- Il felice transito del beato Pietro da Mogliano, a cura di Adriano Gattucci, Edizioni del Galluzzo, Firenze, 2007.
Note | |
Bibliografia | |
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