Santa Caterina da Siena
Santa Caterina da Siena, T.O.D. Vergine · Mistica | |
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al secolo Caterina Benincasa | |
Santa | |
dottore della Chiesa | |
Giovanni Battista Tiepolo, Santa Caterina da Siena (1746 ca.), olio su tela; Vienna (Austria), Kunsthistorisches Museum | |
Età alla morte | 33 anni |
Nascita | Siena 25 marzo 1347 |
Morte | Roma 29 aprile 1380 |
Sepoltura | Roma, Basilica di Santa Maria sopra Minerva |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | 1461, da Papa Pio II |
Ricorrenza | 29 aprile |
Santuario principale | Santuaario Santa Caterina |
Attributi | abito monacale domenicano, giglio, anello, stimmate, croce, libro |
Devozioni particolari | Invocata per la buona morte e contro la peste e l'emicrania |
Patrona di | Italia, Europa, infermieri |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
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Nel Martirologio Romano, 29 aprile, n. 1:
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Santa Caterina da Siena, al secolo Caterina Benincasa (Siena, 25 marzo 1347; † Roma, 29 aprile 1380) è stata una vergine, mistica, teologa e filosofa italiana, sorella del Terz'Ordine Domenicano. Il 4 ottobre 1970 è stata dichiarata dottore della Chiesa da papa Paolo VI; è patrona d'Italia e compatrona d'Europa.
Biografia
L'infanzia
Caterina nasce nel rione di Fontebranda (oggi Nobile Contrada dell'Oca) come ventiquattresima figlia dei 25 figli di Jacopo Benincasa, tintore e di Lapa Piagenti (o Piacenti)[2]. La sorella gemella Giovanna (la venticinquesima e ultima figlia della coppia) vivrà solo pochi mesi.
Nel 1348 Siena e l'Europa sono devastate dall'epidemia di peste che decima la popolazione.
A soli sei anni ebbe una prima visione: vide, nella Basilica di san Domenico a Siena, Gesù Cristo in trono, con i santi Pietro e Paolo. Caterina a sette anni fa voto di verginità. Nello stesso tempo comincia un percorso di mortificazione, fatto di digiuni (soprattutto di carne) e di penitenze. Nella prima fase della sua vita, queste pratiche erano condotte in modo solitario.
Nelle sue opere racconta che verso i dodici anni i genitori, non essendo a conoscenza del suo voto, cominciano a pensare di maritarla. Caterina reagisce anche con il taglio completo dei capelli e chiudendosi in casa con il capo coperto da un velo; per vincere la sua ostinazione, i genitori la costringono a estenuanti lavori domestici, ottenendo il risultato di rafforzare la sua convinzione interiore. Un giorno il padre la sorprende in preghiera con una colomba aleggiante sul capo. Decide allora di lasciare libera la giovane di scegliere la propria strada.
L'ingresso nell'ordine domenicano
A sedici anni Caterina entra nel terzo ordine delle Domenicane (o Mantellate, per via del mantello nero sull'abito bianco), pur restando presso la sua abitazione.
Lei stessa racconta di essersi avvicinata alle letture sacre pur essendo semianalfabeta e, dopo giorni di estenuanti e poco fruttuose fatiche, di aver ricevuto dal Signore il dono di sapere leggere. Imparerà più tardi anche a scrivere, solo tre anni prima della sua morte, ma la maggior parte dei suoi scritti e delle sue corrispondenze sono dettate.
Al termine del Carnevale del 1367 racconta che le apparve Gesù con sua Madre e altri santi per sposarla a sé nella fede, avrebbe ricevuto un anello, adorno di rubini, che sarebbe stato visibile soltanto ai suoi occhi; per questo Caterina è iconograficamente rappresentata con l'anello e con un giglio.
I rapporti con il clero e i principi
Caterina non si mostra intimorita al cospetto dei potenti e si rivolge loro da pari a pari.
Verso il 1372 espone al legato pontificio in Italia, Pietro d'Estraing, la necessità di riformare i costumi del clero, di trasferire la Santa Sede a Roma da Avignone dove risiedeva dal 1309 e di organizzare una crociata contro gli infedeli.
Le autorità ecclesiastiche, colpite e forse indispettite, dal fatto che Caterina, analfabeta e visionaria, si rivolgesse in questi toni a personaggi di tale rango, la chiamano nel 1374 a Firenze di fronte al Capitolo generale dei Domenicani. L'Ordine ne riconosce l'ortodossia e l'affida alla direzione di frate Raimondo delle Vigne da Capua (1330-1399); questi venne poi nominato lettore di teologia a Siena e lasciò una biografia della santa. Tutta la sua vita sarà accompagnata dalle maldicenze, innescate da ogni suo gesto, come compiere un viaggio per incontrare qualcuno o scrivere una lettera.
Secondo la tradizione devozionale il 1º aprile 1375 avrebbe ricevuto le stimmate nella chiesa di Santa Cristina a Pisa, dove si trovava su invito di papa Gregorio XI al fine di preparare la crociata da lei sollecitata; queste stimmate sarebbero rimaste invisibili fino alla sua morte.
Il progetto della crociata fu abbandonato quando Firenze, dopo aver stretto alleanza con i Visconti di Milano e aver sobillato le città dello Stato Pontificio a ribellarsi contro il papa, dichiarò guerra al "papa francese". A nome dei fiorentini, Caterina va ad Avignone in missione di pace da Gregorio XI con altre ventitré persone incluso il Beato Raimondo da Capua. Il papa, seppure affascinato da Caterina, è convinto del doppiogiochismo dei fiorentini e rifiuta la pace; ciononostante, lei continua con la sua opera di convincimento e non interrompe l'invio di lettere al pontefice, in cui lo invita a tornare a Roma. Riesce alla fine nel suo intento: il 17 gennaio 1377 il papa rientra nella città.
All'inizio del 1378 viene incaricata di ristabilire i rapporti tra Santa Sede e Firenze, ma durante la sua missione in riva all'Arno rischia la vita e la missione fallisce. Il nuovo Papa Urbano VI riesce a siglare una pace il 28 luglio 1378. Il 20 settembre dello stesso anno, a Fondi, avviene lo scisma, con l'elezione dell'antipapa Clemente VII. Caterina definisce i tredici cardinali scismatici demoni incarnati. Nonostante la vittoria militare di Urbano VI a Marino il 30 aprile 1379, lo scisma si protrarrà per quarant'anni.
Muore a Roma, il 29 aprile 1380, provata da una vita di digiuni e di astinenze forzate e addolorata per lo scisma e le guerre, a soli 33 anni, dopo essersi astenuta dal bere per un mese. Nella biografia della senese scritta dal beato Raimondo da Capua,[3] è riportato che non fu santa Caterina a rifiutare il cibo, ma si afferma che:
« | Dopo l'apparizione di Nostro Signore, che le fece dono di "bere al suo costato" lo stomaco di santa Caterina si chiuse... non ebbe più bisogno di cibo né poté più digerire. Nessuno se ne meravigliava, perché accostandosi alla fonte della Vita, lei aveva bevuto a sazietà una bevanda vitale, che le tolse per sempre il bisogno di mangiare. » |
La canonizzazione
Caterina da Siena fu canonizzata da papa Pio II nel 1461.
Papa Paolo VI ha dichiarato santa Caterina dottore della Chiesa il 4 ottobre 1970.
Santa Caterina è, inoltre, patrona principale d'Italia per nomina di papa Pio XII il 18 giugno 1939, insieme a san Francesco d'Assisi e compatrona d'Europa per nomina di papa Giovanni Paolo II il 1º ottobre 1999.
Le reliquie
Numerose sono oggi le reliquie attribuite a Caterina. Ella fu sepolta a Roma, nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva. Ma tre anni dopo, nel 1384, le fu staccato il capo per portarlo, come reliquia, a Siena, dove è tuttora conservato nella Basilica di San Domenico.
Nella stessa basilica è conservato un dito di Caterina: con questa reliquia viene impartita la benedizione all'Italia e alle Forze Armate nel pomeriggio della domenica in cui si tengono le Feste internazionali in onore di Santa Caterina da Siena.
Il corpo è ancora conservato sotto la mensa dell'altare maggiore presso la Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Il piede sinistro è invece conservato a Venezia (nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo).
Nel Duomo di Siena era presente anche una costola: essa però fu donata al santuario di Santa Caterina ad Astenet in Belgio, costruito nel 1985 per volontà dei devoti di quel paese. Infine, una scaglia di una scapola di Caterina si trova nel Santuario di Caterina, in Siena.
I miracoli riconosciuti
Uno dei miracoli riconosciuti alla Santa risale all'ottobre 1376, quando, in ritorno dalla corte papale di Avignone, passò a Varazze (località del savonese), curiosa di conoscere i luoghi che avevano dato i natali al beato Jacopo da Varagine.
La Santa ebbe però una spiacevole sorpresa: la cittadina si presentava malridotta e abbandonata a sé stessa a causa della peste che aveva decimato la popolazione. Santa Caterina, particolarmente colpita dalla gravità della situazione, pregò intensamente per gli abitanti di Varazze affinché finisse il loro dolore e la richiesta, miracolosamente, fu esaudita e i cittadini furono liberati dal flagello. In cambio del prodigio la Santa chiese ai varazzini di onorare il loro illustre concittadino, dedicando una cappella a suo nome e alla Santissima Trinità. In ricordo di quell'episodio miracoloso, Varazze eresse la Santa di Siena a propria patrona dedicandole ogni anno, il 30 aprile, una delle processioni di Cristi più famose d'Italia (seguita da un corteo storico che ne ripercorre le gesta).
La sua mistica
Nel Trattato della Provvidenza Caterina ci rende noto ciò che Dio rivela durante le estasi alla mistica:
« | Mandai el Verbo dell'unigenito mio unico Figliuolo (el quale fu figurato per Eliseo) che si conformò con questo figliuolo morto, per l'unione della natura divina unita con la natura vostra umana. Con tutte le membra si unì questa natura divina, cioè con la potenza mia, con la sapienza del mio Figliuolo e con la clemenzia dello Spirito santo, tutto me, Dio, abisso di Trinità, conformato e unito con la natura vostra umana. » |
Le opere
Per quanto riguarda le sue opere letterarie, santa Caterina, semianalfabeta e i cui scritti sono in maggioranza dettati, ha avuto un grande riconoscimento grazie anche alla testimonianza del suo primo biografo, il beato Raimondo da Capua, futuro Maestro Generale dell'Ordine, suo confessore e testimone diretto del prodigioso dono di saper scrivere e leggere, testimone dunque anche delle sue opere letterarie. È con il Dialogo della divina Provvidenza, dettato a un gruppo di discepoli che scrivevano alla presenza spesse volte del suo confessore, che Paolo VI pone davanti alla Chiesa tutta l'opportunità di rendere santa Caterina "Dottore della Chiesa". Nel Dialogo sono racchiuse profonde pagine di alta teologia ancora oggi da approfondire e diffondere.
- 381 Lettere
- Dialogo della Provvidenza ovvero Libro della divina dottrina
- 26/27 Orazioni
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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