Sant'Alberto Magno

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Sant'Alberto Magno, O.P.
Vescovo
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battezzato
Santo
Dottore della Chiesa
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Tommaso da Modena, Sant'Alberto Magno nello studio (1352), affresco; Treviso, ex Convento di San Niccolò, sala capitolare
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 74 anni
Nascita Lauingen
1206
Morte Colonia
15 novembre 1280
Sepoltura Colonia (Germania), Chiesa di Sant'Andrea
Appartenenza
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Professione religiosa 1229
Ordinato diacono
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Consacrazione vescovile 1260
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Incarichi ricoperti Vescovo di Colonia
Eletto Antipapa {{{antipapa}}}
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Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
° vescovo di Roma
Elezione
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(per causa incerta o sconosciuta)
Durata del
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi
Venerato da Chiesa cattolica e Chiese orientali
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza 15 novembre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi Baculo pastorale, libro, mitria
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di scienziati, studenti di scienze naturali, naturalisti
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
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Invito all'ascolto
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 15 novembre, n. 1:
« Sant'Alberto, detto Magno, vescovo e dottore della Chiesa, che, entrato nell'Ordine dei Predicatori, insegnò a Parigi con la parola e con gli scritti filosofia e teologia. Maestro di san Tommaso d'Aquino, riuscì a unire in mirabile sintesi la sapienza dei santi con il sapere umano e la scienza della natura. Ricevette suo malgrado la sede di Ratisbona, dove si adoperò assiduamente per rafforzare la pace tra i popoli, ma dopo un anno preferì la povertà dell'Ordine a ogni onore e a Colonia in Germania si addormentò piamente nel Signore. »

Sant'Alberto Magno di Bollstädt, conosciuto anche come sant'Alberto il Grande, Alberto di Colonia o Doctor Universalis (Lauingen, 1206; † Colonia, 15 novembre 1280) è stato un vescovo, teologo, filosofo e scrittore tedesco . È considerato il più grande filosofo e teologo tedesco del medioevo sia per la sua grande erudizione che per il suo impegno a livello logico-filosofico nel far coesistere fede e ragione applicando la filosofia aristotelica al pensiero cristiano. Fu, inoltre, il maestro di san Tommaso d'Aquino. La Chiesa cattolica lo venera come dottore della Chiesa.

Biografia

Alberto, figlio minore del Conte di Bollstädt, nacque a Lauingen in Baviera nel 1205 o nel 1206, anche se molti storici indicano quale suo anno di nascita il 1193. Nulla di certo è noto della sua istruzione primaria. Da giovane, fu mandato a proseguire i suoi studi presso l'Università di Padova, città scelta sia perché vi risiedeva un suo zio, sia perché Padova era famosa per la sua cultura delle arti liberali, per le quali il giovane bavarese aveva una speciale predilezione. La data di questo viaggio a Padova non può essere determinata con precisione. Qui conobbe il superiore generale dei domenicani, il beato Giordano di Sassonia, che lo avviò alla vita religiosa.

Nel 1229 Alberto vestì l'abito dei predicatori e fu mandato a Colonia, dov'era la scuola più importante dell'Ordine. Dove completò gli studi, in seguito insegnò teologia a Hildesheim, Friburgo, Ratisbona, Strasburgo e Colonia.

Si trovava nel convento di Colonia, intento nello studio del Liber Sententiarum di Pietro Lombardo, quando, nel 1245, gli fu ordinato di recarsi a Parigi. Qui si laureò all'università che più di ogni altra veniva celebrata come scuola di teologia. Durante il viaggio da Colonia e Parigi ebbe tra i suoi ascoltatori Tommaso d'Aquino, un giovane silenzioso e riflessivo del quale riconobbe il genio e a cui predisse la futura grandezza. Il nuovo discepolo accompagnò il suo maestro a Parigi e, nel 1248, tornò con lui al nuovo Studium Generale di Colonia, del quale Alberto era stato nominato Rettore, mentre Tommaso divenne secondo professore e Magister Studentium.

Al Capitolo Generale dei Domenicani tenutosi a Valenciennes nel 1250, insieme a san Tommaso d'Aquino e a Pierre de Tarentaise, elaborò le norme per la direzione degli studi e per la determinazione del sistema di meriti all'interno dell'ordine.

Quindi, nel 1254, fu eletto provinciale per la Germania, incarico difficile che ricoprì con efficienza e responsabilità, volle essere costantemente presente nelle comunità affidate, percorrendo a piedi le regioni germaniche, mendicando lungo il tragitto il cibo e un ricovero per la notte, come aveva insegnato il fondatore dell'Ordine San Domenico di Guzmán.

Nel 1256 si recò a Roma per difendere gli ordini mendicanti dagli attacchi di Guglielmo di Saint-Amour, il cui libro, De novissimis temporum periculis, fu condannato da papa Alessandro IV il 5 ottobre 1256. Dal 1256 al 1257, risiedette a Roma presso la Curia Romana probabilmente in qualita di lector dello studium romano e colse l'occasione per commentare il Vangelo secondo Giovanni. Nel 1257, però, per dedicarsi allo studio e all'insegnamento, rassegnò le dimissioni dall'ufficio di provinciale.

Nell'anno 1260 fu consacrato vescovo di Ratisbona. Umberto di Romans, maestro generale dei Domenicani, temendo di perdere i servigi di Alberto, tuttavia, cercò di impedirne la nomina, ma fallì. Alberto, infatti, governò la diocesi fino al 1262, nonostante la carica di prestigio, divenne proverbiale il suo totale distacco dagli agi che l'alta carica poteva assicurargli: Nelle sue casse non c'era uno scudo, non una goccia di vino nella botte e una manciata di grano nel suo granaio. Resse la diocesi due anni soltanto, poi chiese e ottenne di essere esonerato dall'incarico, riprese volontariamente l'ufficio di professore presso lo Studium di Colonia.

Nel 1270 inviò una memoria a san Tommaso, che si trovava a Parigi, per aiutarlo nella disputa con Sigieri da Brabante e gli averroisti. Questo fu il suo secondo trattato a confutazione della filosofia dell'arabo (il primo fu scritto nel 1256 con il titolo De Unitate intellectus Contra Averroem).

Nel 1274 fu invitato da papa Gregorio X a partecipare ai lavori del secondo Concilio di Lione, alle cui conclusioni prese parte attiva. L'annuncio della morte di san Tommaso nell'Abbazia di Fossanova, durante il viaggio che aveva intrapreso per partecipare ai lavori del Concilio, fu un duro colpo per Alberto, che lo commentò dichiarando che La luce della Chiesa si era spenta.

Il suo antico spirito e vigore tornarono a galla nel 1277, quando fu annunciato che Etienne Templier, arcivescovo di Parigi, e altri volevano condannare gli scritti di san Tommaso perché li consideravano poco ortodossi. Per tale motivo si mise in viaggio alla volta di Parigi, deciso a difendere la memoria del suo discepolo. Qualche tempo dopo, nel 1278 (anno in cui scrisse il suo testamento) ebbe dei vuoti di memoria; la sua forte mente a poco a poco si offuscò, il suo corpo fiaccato da una vita austera di privazioni e di lavoro cedette sotto il peso degli anni e morì nel 1280. Fu sepolto nella chiesa parrocchiale di sant'Andrea a Colonia.

Culto

Fu beatificato da papa Gregorio XV nel 1622; la sua festa ricorre il 15 novembre. Nel settembre 1872, i vescovi tedeschi riuniti a Fulda inviarono alla Santa Sede una petizione per la sua canonizzazione. Finalmente, nel 1931, papa Pio XI lo elevò agli onori dell'altare e lo proclamò Dottore della Chiesa. Nel 1941 papa Pio XII lo dichiarò patrono dei cultori delle Scienze naturali.

Opere

Sono state pubblicate due edizioni dell'Opera Omnia di Alberto, la prima a Lione nel 1651 a cura di Padre Pietro Jammy, O.P., l'altra a Parigi (Louis Vivès) nel 1890-99, sotto la direzione dell'Abate Auguste Borgnet dell'Arcidiocesi di Reims. La cronologia delle opere fu stilata da Paul von Loë nella sua "Analecta Bollandiada" (De Vita et scriptis B. Alb. Mag., XIX, XX e XXI). La sequenza logica, invece, fu estrapolata da Padre Mandonnet, O.P., nel Dictionnaire de théologie catholique. L'elenco che segue indica gli argomenti dei vari trattati, i numeri si riferiscono ai volumi dell'edizione Borgnet.

  • Logica:
    • sette trattati (I 2).
  • Scienze fisiche:
    • Physicorum (3);
    • De Coelo et Mundo ("Il cielo e il mondo");
    • De Generatione et Corruptione ("La generazione e la corruzione");
    • Meteororum (4);
    • De Mineralibus ("I minerali") (5);
    • De Natura locorum;
    • De passionibus aeris (9).
  • Biologia:
    • De vegetabilibus et plantis ("I vegetali e le piante") (10);
    • De animalibus ("Gli animali") (11-12);
    • De motibus animalium ("I moti degli animali");
    • De nutrimento et nutribili ("Il nutrimento e il nutribile");
    • De aetate ("L'età");
    • De morte et vita ("La morte e la vita");
    • De spiritu et respiratione ("Lo spirito e la respirazione") (9).
  • Psicologia:
    • De Anima ("L'anima") (5);
    • De sensu et sensato ("Il senso e il sensato");
    • De Memoria, et reminiscentia;
    • De somno et vigilia;
    • De natura et origine animae;
    • De intellectu et intelligibili ("L'intelletto e l'intellegibile");
    • De unitate intellectus contra Averroistas ("L'unità dell'intelletto contro gli Averroisti") (9).
  • Philosophia pauperum ("Filosofia dei poveri"):
    • Metafisica:
      • Metaphysicorum ("Metafisica") (6);
      • De causis et processu universitatis (10).
    • Esegesi:
      • Commentari sui Salmi e sui Profeti (15-19);
      • Commentari sui Vangeli (20-24);
      • Sull'Apocalisse (38).
    • Sermoni:
      • De quindecim problematibus ("Su quindici problemi"), edito dal Mandonnet nel suo Siger de Brabant (Friburgo, 1899).

L'autenticità delle opere seguenti non è stata accertata:

  • De apprehensione (5);
  • Speculum astronomiae ("Specchio di astronomia") (5);
  • De alchimia (38);
  • Scriptum super arborem Aristotelis (38);
  • Paradisus animae (37);
  • Liber de Adhaerendo Deo ("Il dover accostarsi a Dio") (37);
  • De Laudibus Beatae Virginis (36);
  • Biblia Mariana (37);
  • Compendium theologicae veritatis ("Compendio della verità teologica");
  • De causis et proprietatibus elementorum ("Le cause e le proprietà degli elementi");
  • De erroribus philosophorum ("Gli errori dei filosofi");
  • De fato ("Il fato");
  • De lapidibus ("Le pietre");
  • De praedicabilibus ("Le cose lodevoli");
  • De praedicamentis ("Le categorie");
  • In categorias Aristotelis ("Nelle categorie di Aristotele");
  • Super geometriam Euclidis ("Sulla geometria di Euclide").

Influenza di Alberto sui contemporanei e sui posteri

L'influenza esercitata da Alberto sugli studiosi dei suoi tempi e su quelli degli anni seguenti fu, naturalmente, molto grande. La sua fama è dovuta in parte al fatto che fu il precursore, la guida e il maestro di san Tommaso d'Aquino, ma sicuramente è stato grande anche di per sé. È interessante notare come questo frate medioevale in mezzo ai suoi molti doveri di religioso, come provinciale del suo ordine, come vescovo e legato pontificio, come predicatore di una crociata, pur effettuando molti faticosi viaggi tra Colonia, Parigi e Roma e frequenti escursioni in varie parti della Germania, abbia potuto essere in grado di comporre una vera enciclopedia, contenente trattati scientifici su quasi ogni argomento dello scibile umano, mostrando una conoscenza della natura e della teologia che sorprese i suoi contemporanei e ancora suscita l'ammirazione dei dotti dei nostri tempi. Fu, realmente, un Doctor Universalis. Di lui, i critici moderni hanno scritto: "Sia che lo consideriamo un teologo o un filosofo, Alberto è stato sicuramente, uno dei più straordinari uomini della sua età; si potrebbe dire, uno dei più meravigliosi uomini di genio che sono apparsi in passato " (Jourdain, Recherches Critiques).

Alberto e le scienze sperimentali

Non sorprende che Alberto si fosse basato sulle fonti di informazioni che esistevano ai suoi tempi, in particolare sugli scritti scientifici di Aristotele. Tuttavia egli diceva: "L'obiettivo delle scienze naturali non è semplicemente accettare le dichiarazioni [narrata] degli altri, ma investigare le cause che sono all'opera in natura" (De Mineralibus Libro II, tr. ii, i). Nel suo trattato sulle piante affermò il principio: Experimentum solum certificat in talibus (L'esperimento è l'unica guida sicura in tali indagini). (De Vegetalibus, VI, tr. ii, i). Profondamente versato come era in teologia, egli dichiarava: "Nello studiare la natura non abbiamo a indagare come Dio Creatore può usare le sue creature per compiere miracoli e così manifestare la sua potenza: abbiamo piuttosto a indagare come la Natura con le sue cause immanenti possa esistere" (De Coelo et Mundo, I, tr. iv, x).

Anche se sulle scienze naturali preferiva Aristotele a sant'Agostino, egli non esitava a criticare il filosofo greco. "Chiunque creda che Aristotele fosse un dio, deve anche credere che non commise alcun errore. Ma se si crede che Aristotele sia stato un uomo, allora è stato certamente passibile di errori, così come lo siamo noi." (Physic. lib. VIII, tr. 1, xiv). In realtà Alberto dedicò un lungo capitolo a ciò che egli definiva "gli errori di Aristotele" (Sum. Theol. P. II, tr. i, quaest. iv). In una parola, il suo apprezzamento per Aristotele era critico. Egli merita credito non solo per aver portato l'insegnamento scientifico del filosofo greco all'attenzione degli studiosi medievali, ma anche per aver indicato il metodo e lo spirito in cui tale insegnamento doveva essere recepito.

Come il suo contemporaneo, Ruggero Bacone (1214-1294), Alberto fu un infaticabile studioso della natura e applicò la stessa energia allo studio delle scienze sperimentali, con tale zelo che fu accusato di trascurare le scienze sacre (Enrico di Ghent, De scriptoribus ecclesiastici, II, x). In realtà, circolarono molte leggende che gli attribuivano poteri magici. Dr. Sighart (Albertus Magnus) ha esaminato queste leggende e si è sforzato di recuperare la verità da storie false o esagerate. Altri biografi si sono accontentati del fatto che la versatezza di Alberto nelle scienze fisiche poteva essere stato il fondamento su cui si basavano tali storie. La verità, naturalmente, si trova tra i due estremi. Alberto coltivò assiduamente le scienze naturali; era un'autorità nella fisica, in geografia, in astronomia, mineralogia, chimica (alchimia), zoologia e fisiologia. In tutti questi soggetti la sua erudizione era vasta e molte delle sue osservazioni sono tuttora valide.

Meyer scriveva (Gesch. der Botanik): "Nessun botanico che sia vissuto prima di Alberto può essere paragonato a lui, tranne Teofrasto, che non conosceva; e dopo di lui nessuno ha dipinto la natura in tali vividi colori, o l'ha studiata così approfonditamente, fino all'arrivo di Conrad von Gesner e Andrea Cesalpino. Tutti gli onori, dunque, vanno tributati all'uomo che ha fatto tali stupefacenti progressi nella scienza della natura, da non trovare nessuno, non che lo sopravanzi, ma che lo eguagli nei tre secoli successivi."

L'elenco delle sue opere pubblicate è sufficiente a scagionarlo dall'accusa di trascurare la teologia e le Sacre Scritture. D'altro canto, egli espresse il suo disprezzo per tutto ciò che sapeva di incantesimo o di arte magica. Egli non ammise mai la possibilità di creare l'oro con l'alchimia o attraverso l'uso della pietra filosofale; ciò è evidente dalle sue parole: "L'arte da sola non può produrre una forma sostanziale". (Non est probatum hoc quod educitur de plumbum esse aurum, eo quod sola ars non potest dare formam substantialem - De Mineral. Lib. II, dist. 3).

Ruggero Bacone e Alberto dimostrarono al mondo che la Chiesa non è contraria allo studio della natura: la scienza e la fede possono andare di pari passo; la loro vita e i loro scritti sottolineano l'importanza della sperimentazione e dell'indagine. Bacone fu infaticabile e coraggioso nelle indagini, anche se, a volte, la sua critica fu troppo forte. Ma di Alberto disse: Studiosissimus erat, et vidit infinita, et habuit expensum, et ideo multa potuit colligere in pelago auctorum infinito (Opera, ed. Brewer, 327). Alberto rispettava l'autorità e le tradizioni, era prudente nel proporre i risultati delle sue indagini e, di conseguenza, "contribuì molto più di Bacone al progresso della scienza nel XIII secolo" (Turner, Hist. of Phil.).

Il suo metodo di trattamento delle scienze fu storico e critico al tempo stesso. Raccolse in una grande enciclopedia tutto ciò che era noto ai suoi tempi e poi espresse le sue opinioni, principalmente sotto forma di commentari sulle opere di Aristotele. Talvolta, tuttavia, era titubante e non espresse il suo pensiero, probabilmente perché temeva che le sue teorie, che per quel periodo erano piuttosto "avanzate", avrebbero potuto provocare disappunto e commenti non favorevoli. Dicta peripateticorum, prout melius potui exposui: nec aliquis in eo potest deprehendere quid ego ipse sentiam in philosophia naturali (De Animalibus, circa finem).

Nell'opera di Augusta Theodosia Drane "Scuole Cristiane e studiosi" (pagina 419 e seguenti) vi sono alcune interessanti osservazioni su "alcuni pareri scientifici di Alberto che mostrano quanto egli dovette alle sue sagaci osservazioni dei fenomeni naturali e in che misura era in anticipo rispetto alla sua epoca.... Parlando delle isole britanniche, alludeva alla comune idea che esisteva nell'oceano occidentale un'altra isola -- Tile, o Thule --, inabitabile a causa del sua clima, ma che", affermava," forse non era ancora stata visitata dall'uomo". Alberto elaborò anche una dimostrazione della sfericità della terra; qualcuno ha anche sottolineato come le sue idee sull'argomento condussero, in seguito, alla scoperta dell'America (Mandonnet, in Revue Thomiste, I, 1893; 46-64, 200-221).

Si ipotizza infine che Alberto Magno sia stato il primo ad aver isolato l'arsenico nel 1250.

Alberto e la filosofia scolastica

Più importante dello sviluppo delle scienze fisiche fu la sua influenza sullo studio della filosofia e della teologia. Egli, più di chiunque dei grandi scolastici che precedettero san Tommaso, diede alla filosofia e alla teologia cristiana la forma e il metodo che, sostanzialmente, si sono conservati fino ai giorni nostri. Nel marcare il sentiero che fu seguito da altri, Alberto condivise la gloria di essere stato un pioniere con Alessandro di Hales (†1245), la cui Summa Theologiae fu il primo scritto, dopo tutte le opere di Aristotele, a diventare famoso a Parigi. La loro applicazione della metodologia e dei principi aristotelici per lo studio della dottrina rivelata funsero da base per il sistema scolastico, che postulava l'unione di ragione e fede. Dopo Averroè, Alberto fu il principale commentatore delle opere di Aristotele, i cui scritti studiò con la massima assiduità, e i cui principi adottò per sistematizzare la teologia, che intendeva come esposizione scientifica e difesa della dottrina cristiana.

La scelta di Aristotele come maestro provocò forti opposizioni. I commentari ebraici e arabi sulle opere del filosofo avevano originato tali e tanti errori nell'XI, XII e XIII secolo, che per alcuni anni (1210-1225) lo studio della metafisica e della fisica aristotelica furono vietati. Alberto, tuttavia, sapeva che Averroè, Pietro Abelardo, Amalrico di Bennes e altri avevano tratto false dottrine dagli scritti del filosofo; sapeva, inoltre, che sarebbe stato impossibile arginare la marea di entusiasmo a favore degli studi filosofici e così decise di purificare le opere di Aristotele da razionalismo, averroismo, panteismo e altri errori e quindi mettere la filosofia pagana al servizio della causa della verità rivelata. In questo seguì l'insegnamento agostiniano (II De Doct. Christ., xl), che sosteneva che le verità trovate negli scritti dei filosofi pagani dovevano essere adottate dai difensori della fede, mentre le loro opinioni erronee dovevano essere abbandonate o spiegate in un senso cristiano. (san Tommaso, Summa Theol., I, Q. lxxxiv, a 5). Tutte le scienze inferiori (naturali) avrebbero dovuto essere al servizio (ancillae) della teologia, che è la scienza superiore.[1]

Contro il razionalismo di Abelardo e dei suoi seguaci, Alberto sottolineò la distinzione tra verità naturalmente conoscibile e misteri (la Trinità e l'Incarnazione), che non possono essere conosciuti senza la rivelazione.[2] Scrisse due trattati contro l'averroismo, che distruggeva l'immortalità e le responsabilità individuali, insegnando che vi è una sola anima razionale per tutti gli uomini. Il panteismo, invece, fu confutato insieme all'averroismo quando la dottrina sugli Universali, il sistema noto come realismo moderato, fu accettata dai filosofi scolastici.

Sebbene seguace di Aristotele, Alberto non trascurò Platone. Scias quod non perficitur homo in philosophia, nisi scientia duarum philosophiarum, Aristotelis e Platonis.[3] Per questo erravano quando dicevano che era solo la scimmia (simius) di Aristotele.

Nella conoscenza delle cose divine la fede precede la comprensione della Divina verità, l'autorità precede la ragione[4]; ma nelle materie che possono essere naturalmente conosciute, un filosofo non dovrebbe assumere una posizione che non sia pronto a difendere con la ragione.[5] La logica, secondo Alberto, era una preparazione all'insegnamento della filosofia come la ragione era il mezzo per passare dal noto all'ignoto: Docens qualiter et per quae devenitur per notum a ignoti notitiam.[6]

La filosofia era sia contemplativa che pratica. La filosofia contemplativa abbraccia la fisica, la matematica e la metafisica; la filosofia pratica (morale) è monastica (per l'individuo), domestica (per la famiglia), o politica (per lo stato e la società). Escludendo la fisica, gli autori moderni conservano ancora la vecchia divisione della filosofia scolastica in logica, metafisica (generale e speciale) ed etica.

La teologia di Alberto

In teologia Alberto occupa un posto tra Pietro Lombardo, il magister sententiarum e san Tommaso d'Aquino. Nell'ordine sistematico, nella precisione e nella chiarezza superò il primo, ma fu inferiore al proprio illustre discepolo. La sua Summa Theologiae, segnò un passo in avanti rispetto alla consuetudine del suo tempo sia sull'osservazione scientifica, sia nell'eliminazione delle questioni inutili, sia nella limitazione delle argomentazioni e obiezioni; rimanevano, tuttavia, molti degli impedimenta che san Tommaso considerava sufficientemente importanti da richiedere un nuovo manuale di teologia a uso dei novizi (ad eruditionem incipientium), come il "Dottore Angelico" commentava nel prologo della sua Summa. La mente del Doctor Universalis era così pregna della conoscenza di molte cose che non poteva sempre adeguare le sue esposizioni della verità alle capacità dei novizi nella scienza della teologia. Quindi, addestrò e diresse un alunno che diede al mondo una concisa, chiara e perfettamente scientifica esposizione e difesa della dottrina cristiana. Fu proprio grazie agli indirizzi di Alberto che san Tommaso scrisse la sua Summa Theologiae.

Alberto e la musica

Nel campo della musica Alberto Magno è conosciuto per il suo prezioso trattato sulla musica del suo tempo; molte delle sue osservazioni sono contenute nel suo commentario alla Poetica di Aristotele. Tra le altre cose, egli definisce ridicola l'idea della musica universale: egli afferma che è impossibile che il movimento degli astri generi un suono. Egli scrisse molto sulle proporzioni nella musica e sui tre differenti livelli soggettivi con cui la musica liturgica può influire sull'animo umano: purificazione, illuminazione che porta alla contemplazione e conoscenza della perfezione tramite contemplazione. Di particolare interesse per gli studiosi della musica del XX secolo il fatto che egli consideri il silenzio parte integrante della musica.

Alberto e Dante

Alberto è frequentemente citato da Dante Alighieri, che fece della dottrina della libera volontà il fondamento della propria etica. Egli lo pone col suo pupillo Tommaso d'Aquino tra gli "Spiriti Sapienti" nel Cielo del Sole.

Curiosità

Pochi sanno che la piazza parigina di Maubert porta il nome del grande santo domenicano. Maubert deriva da Magnus Albert, Alberto il Grande, il dotto maestro di teologia, di filosofia e di scienze naturali che, per la grande affluenza di studenti alle sue lezioni presso l'università francese, fu costretto a insegnare sulla pubblica piazza, che porta tuttora il suo nome.

Predecessore: Vescovo di Ratisbona Successore: Bishopcoa.png
Alberto I di Pietengau
1247 - 1260
1260 - 1262 Leo Thundorfer
1262 - 1277
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Alberto I di Pietengau
1247 - 1260
{{{data}}} Leo Thundorfer
1262 - 1277
Note
  1. (ibidem, 1 P., tr. 1, quaest. 6)
  2. (ibidem, 1 P., tr. III, quaest. 13)
  3. (Met., lib. I, tr. V, c. xv)
  4. (I Sent., Dist. II, a 10)
  5. (Ibidem, XII; Periherm., 1, I, tr. L, c. i)
  6. (De praedicabilibus, tr. I, c. iv)
Voci correlate
Bibliografia
Collegamenti esterni