Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

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Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola
Dioecesis Fanensis-Forosemproniensis-Calliensis-Pergulana
Chiesa latina

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Vescovo Andrea Andreozzi
Sede Fano

sede vacante
Fano

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Suffraganea dell'arcidiocesi di Pesaro
Regione ecclesiastica Marche
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Mappa della diocesi
Nazione bandiera Italia
diocesi suffraganee
Coadiutore
Vicario
Provicario
generale
Ausiliari

Vescovi emeriti:

Parrocchie 74 (5 vicariati )
Sacerdoti

115 di cui 80 secolari e 35 regolari
1.198 battezzati per sacerdote

41 religiosi 141 religiose 19 diaconi
142.850 abitanti in 1.100 km²
137.850 battezzati (96,5% del totale)
Eretta I secolo (Fano)
V secolo (Fossombrone)
IV secolo (Cagli)
18 gennaio 1819 (Pergola)
Rito romano
Cattedrale Santa Maria Assunta
Concattedrale {{{concattedrale}}}
Santi patroni San Paterniano
Sant'Aldebrando
San Geronzio
San Secondo
Indirizzo
Via Roma 118, 61032 Fano (PU), Italia
Coordinate geografiche
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Collegamenti esterni

Sito ufficiale

Dati online 2022 (gc ch )

Dati dal sito web della CEI
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
Veduta aerea della concattedrale di Cagli.
Facciata della concattedrale di Pergola.
Il monastero di Fonte Avellana è uno dei luoghi religiosi più importanti della diocesi.

La diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola (in latino: Dioecesis Fanensis-Forosemproniensis-Calliensis-Pergulana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Pesaro appartenente alla regione ecclesiastica Marche. Nel 2021 contava 137.850 battezzati su 142.850 abitanti.

Territorio

La diocesi comprende la parte meridionale della provincia di Pesaro e Urbino coincidente in buona parte con la valle del fiume Metauro, ed una piccola porzione della provincia di Ancona. Essa si estende su 23 comuni: Apecchio, Arcevia (in provincia di Ancona, per le frazioni di Palazzo e Nidastore), Barchi, Cagli, Cartoceto, Fano, Fossombrone (esclusa la frazione di Calmazzo), Fratte Rosa, Frontone, Mombaroccio (per la sola frazione di Montegiano), Mondavio, Montefelcino (escluse le frazioni di Monteguiduccio e Fontecorniale), Montemaggiore al Metauro, Orciano di Pesaro, Pergola, Piagge, Saltara, San Costanzo (esclusa la frazione di Stacciola), San Giorgio di Pesaro, San Lorenzo in Campo, Sant'Ippolito, Serra Sant'Abbondio, Serrungarina.

La diocesi confina a nord con l'arcidiocesi di Pesaro, a nord-ovest con l'arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado, a ovest con le diocesi di Gubbio, di Fabriano-Matelica e di Città di Castello, a sud con la diocesi di Senigallia.

Sede vescovile è la città di Fano, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Maggiore. La diocesi ha tre concattedrali: a Fossombrone Sant'Aldebrando, a Cagli Santa Maria Assunta, a Pergola Sant'Andrea. Nel territorio sorgono anche tre basiliche minori: San Paterniano a Fano, San Lorenzo a San Lorenzo in Campo e la basilica della Santa Croce nel monastero di Fonte Avellana.

Il territorio si estende su 1.100 km² ed è suddiviso in 74 parrocchie, raggruppate in 5 vicarie: Fano, Valle del Metauro, Fossombrone, Cagli e Pergola.

Storia

L'odierna diocesi nasce nel 1986 dall'unione di quattro precedenti sedi episcopali.

Diocesi di Fano

Incerte sono le origini della diocesi. Secondo la tradizione, riportata dallo storico fanese Amiani, l'evangelizzazione di Fano è dovuta la passaggio in città dell'apostolo san Pietro, di sant'Apollinare e di un vescovo di nome Tolomeo. Storicamente, i primi dati certi risalgono alla fine del V secolo[1] con il vescovo san Vitale che nel 499 fu presente al Concilio di Roma (499) voluto da papa Simmaco e che firmò i decreti con il titolo di vescovo di Fano; similmente sant'Eusebio, poco più tardi, firmò quelli del sinodo del 6 novembre 502. In linea con queste fonti possiamo affermare senza dubbio che la diocesi di Fano risale almeno alla fine del V secolo, anche se la leggenda vuole che sia stata fondata nel I secolo.

La diocesi di Fano fin dall'antichità era immediatamente soggetta alla Santa Sede, status che mantenne fino al 1986.[2] Tra i primi vescovi di Fano si ricordano Fortunato, destinatario nel 596 di una lettera di Gregorio Magno; Scolastico, che prese parte al Concilio Lateranense (649) dove fu condannata l'eresia monotelita; Domenico, che nel 680 figurò tra i vescovi che rinnovarono questa condanna nel Concilio di Roma (680) indetto da papa Agatone; e poi ancora Amato, Mauro e Agriperto, che parteciparono ai concili romani, rispettivamente al Concilio di Roma (743), al Concilio Lateranense (769) e al Concilio di Roma (826).

Tra il 755 e il 774 il centro religioso di Fano fu donato dai Franchi di Pipino e Carlo Magno alla Chiesa. Pur essendo questo territorio sotto il dominio diretto dei papi, mantenne una discreta autonomia. Nel 1335 papa Benedetto XII incaricò la signoria dei Malatesta di assumere il vicariato della città. Tuttavia essi restarono fino al 1463 in seguito a ribellioni popolari dei fanesi nei confronti di Sigismondo Malatesta. Tali rivolte erano mirate a ottenere un governatorato del tutto ecclesiastico: perciò, a partire da quella data, la Chiesa mise a capo del territorio un governatore pontificio.

Nel Cinquecento la sede fanese fu occupata da uno dei più illustri teologi del secolo, il cardinale domenicano Pietro Bertani, che prese parte al concilio di Trento; fu anche nunzio apostolico presso l'imperatore Carlo V d'Asburgo; a Fano favorì diverse opere pubbliche, tra cui la fontana di Piazza Maggiore e la chiesa di San Paterniano.[3]

I successivi vescovi fanesi si impegnarono in particolare per l'attuazione dei decreti di riforma stabiliti al concilio tridentino. Al vescovo Francesco Rusticucci si deve la fondazione del seminario vescovile nel 1575. Giulio Ottinelli (1587-1603) celebrò il primo sinodo diocesano, curò il neoeretto seminario, fece arrivare in diocesi i Minimi, ed accolse in città papa Clemente VIII, nativo di Fano.

In questo stesso periodo, ai vescovi di Fano furono spesso affidati incarichi diplomatici per conto della Santa Sede. Oltre al già citato Pietro Bertani, si possono ricordare Ippolito Capilupi, nunzio a Venezia dal 1561 al 1565; Giulio Ottinelli, nunzio presso i Savoia fino al 1592; Tommaso Lapis (1603-1622), che per brevi periodi fu nunzio in Polonia e poi in Spagna; Giulio Cesare Sacchetti (1626-1635), legato pontificio a Ferrara e a Bologna; Angelo Maria Ranuzzi, che nel 1683 fu inviato nunzio straordinario a Parigi.

Durante il periodo napoleonico, la diocesi visse momenti difficili e a farne le spese furono soprattutto i loro vescovi. Antonio Gabriele Severoli fu esiliato dai francesi a Castrocaro, mentre il successore Francesco Paolucci Mancinelli soffrì il carcere e l'esilio dal 1809 al 1814. Spettò a Nicola Serarcangeli (1817-1833) risollevare le sorti della diocesi dopo questo turbolento periodo: «Visitò più volte la diocesi, riportò in vita il seminario, introdusse per primo l'istituto delle Maestre Pie Venerini, riaprì monasteri di monache, curò i beni della mensa vescovile, cui aggiunse una casa di campagna, dotò la cattedrale di un nuovo organo…»[4]

Dopo l'unità il vescovo Vespasiani fu processato e incarcerato il giovedì santo 17 aprile 1862, per aver difeso i diritti della Chiesa contro i soprusi dello Stato unitario.[5]

Su istanza del vescovo Vincenzo Franceschini (1896-1916), papa Pio X istituì a Fano il seminario regionale delle Marche. Il successore Giustino Sanchini (1916-1937) fondò il "Bollettino Ufficiale della Diocesi".

Diocesi di Fossombrone

Il nome dell'antica città di Fossombrone sembra derivare dal latino Forum Sempronii, ossia dal triumviro Gaio Sempronio Gracco, che era giunto in questo luoghi, attorno al 133 a.C., per l'attuazione della riforma agraria.

Il vangelo di Cristo fu portato in questa zona da san Feliciano di Foligno, attorno al III secolo. Durante l'impero di Diocleziano si ebbero i primi martiri locali. Ancora oggi le spoglie mortali dei martiri Marenzo, Fravita, Urbano, Vincenzo e Martiniano sono conservate nella cattedrale, mentre quella dei martiri Aquilino, Gemino, Gelasio, Magno, Donato e Timoteo sono conservate nella chiesa di san Filippo.

Molti di questi santi sono menzionati nel Martyrologium Hieronymianum[6], cosa che attesterebbe l'antichità della presenza cristiana nel territorio. Secondo lo storico locale Augusto Vernarecci,[7],- uno di questi martiri, Timoteo, sarebbe stato il primo vescovo di Fossombrone, ed avrebbe subito il martirio sotto l'imperatore Diocleziano.

Dal punto di vista storico, la diocesi di Fossombrone è attestata con certezza durante il pontificato di papa Simmaco (498-514); tra i vescovi che presero parte ai concili del 499 e del 502 figura anche Innocenzo, episcopus ecclesiae Forosemproniensis. Verso la metà del VI secolo è noto il vescovo Paolino, che nel 559 è documentato in una lettera di papa Pelagio I per essersi rifiutato di sottoscrivere la condanna dei Tre Capitoli.

Nel V secolo le scorribande barbariche ad opera dei Goti devastarono la città. Dopo la battaglia vinta dal bizantino Narsete, Fossombrone passò sotto l'Esarca di Ravenna e fece parte della Pentapoli Annonaria insieme a Urbino, Cagli, Gubbio e Jesi. Nell'VIII secolo la città fu distrutta dai Longobardi guidati da Liutprando e successivamente ricostruita. In questo periodo turbolento, non si hanno notizie sicure di vescovi di Fossombrone, fino al IX secolo, quando è documentata la presenza di vescovi forsempronesi al Concilio di Roma (826), Concilio di Roma (853) e Concilio di Roma (869).

Nel 1057 papa Vittore II per sovvenire alla povertà del vescovo di Fossombrone, distaccò dalla diocesi di Senigallia la Massa di Sorbetolo e l'attribuì alla mensa vescovile di Fossombrone con tutti i diritti ecclesiastici e feudali: così Loretello, Nidastore, Montesecco, San Pietro e Palazzo divennero parte integrante della diocesi di Fossombrone. Il vescovo di Senigallia non accettò questa ampia sottrazione della sua diocesi e le liti con Fossombrone, durarono per quasi duecento anni.

Nel 999 l'imperatore Ottone III fece dono della città a papa Silvestro II e, verso il 1200, con papa Innocenzo III divenne un feudo di Azzo VI d'Este. Con bolla di papa Onorio III del 19 maggio 1224 furono definiti i confini della diocesi; e con atto di infeudazione del 12 luglio 1228 Azzo VII concesse per tre anni in feudo al vescovo Monaldo II la città di Fossombrone e tutti i castelli, le ville e gli abitanti del contado. Successivamente la città passò sotto la signoria riminese dei Malatesta. Galeazzo Malatesta la vendette per 13.000 fiorini d'oro a Federico da Montefeltro, il quale la cedette alla nobile casata dei Della Rovere.

Nella prima metà del XIII secolo la sede vescovile fu occupata da sant'Aldebrando (circa 1230-1250), canonico di Santa Maria di Porto presso Ravenna, preposito della cattedrale di Rimini, e predicatore contro i patarini riminesi; eletto vescovo di Fossombrone probabilmente verso la metà del 1230, si occupò principalmente di ricostruire la cattedrale, distrutta dai fanesi, e di riordinare la situazione patrimoniale della sua diocesi. È venerato come santo protettore di Fossombrone.

Il 4 giugno 1563 la diocesi, fino ad allora immediatamente soggetta alla Santa Sede, entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Urbino.

Nel 1581 ebbe origine il seminario diocesano grazie all'opera del vescovo Ottavio Accoramboni, che lo aprì nel proprio palazzo nobiliare; esso fu in seguito ampliato dal vescovo Giambattista Zeccadoro. Allo stesso Accoramboni si deve la celebrazione dei primi sinodi sulla scia delle indicazioni del concilio di Trento.

Con risoluzione pontificia del 15 novembre 1632, che pose fine ad una vecchia controversia, alla diocesi di Fossombrone furono unite le parrocchie e i territori, noti come Ravignana, che fino a quel momento dipendevano dal monastero di Classe di Ravenna, ossia i castelli di Fratte Rosa, Torre San Marco, Montevecchio, Monterolo e San Vito sul Cesano. In cambio ai monaci di Classe fu donata in Fossombrone la chiesa di Santa Francesca Romana con il terreno circostante per l'edificazione di un monastero (mai costruito).[8]

La seconda metà del XVII secolo vide il più lungo episcopato nella storia della diocesi, quello di Giambattista Zeccadoro, vescovo dal 1648 al 1696.

Durante l'epoca napoleonica, il vescovo Giulio Maria Alvisini (1808-1823) si rifiutò di prestare giuramento di fedeltà a Napoleone Bonaparte e per questo fu mandato in esilio per sei anni.

Dopo l'Unità d'Italia il vescovo Filippo Fratellini (1851-1884) fu processato per aver risposto ad una circolare ministeriale ingiuriosa nei confronti dell'episcopato.[5]

In un bollettino diocesano risalente al 1932, circa la raccolta delle offerte parrocchiali, si elencano i seguenti comuni e frazioni, appartenenti a quella data alla sede forsempronese: Fossombrone, Bellaguardia, Cartoceto di Pergola, Caspessa, Castelgagliardo, Fratte Rosa, Isola di Fano, Lastreto, Loretello, Montalto, Montefelcino, Montemontanaro, Montesecco, Montevecchio, Monterolo, Nidastore, Palazzo, Reforzate, Sant'Anna del Furlo, San Gervasio, Sant'Ippolito, Santa Maria della Valle, San Martino Casalduca, San Martino dei Muri, San Pietro in Musio, San Vito sul Cesano, Sorbolongo, San Bartolo, Torre San Marco, Torricella, Villa del Monte.

Al momento della plena unione con le diocesi di Fano, Cagli e Pergola, la diocesi di Fossombrone comprendeva 16 parrocchie:[9]

  • 2 nel comune di Arcevia: Santi Pietro e Stefano in Palazzo, e Santa Maria Assunta in Nidastore;
  • 1 nell'ex comune di Barchi: San Maurizio;
  • 6 nel comune di Fossombrone: Santi Aldebrando e Agostino (cattedrale), Sant'Antonio abate, Santi Gabriele dell'Addolorata e Martino, Santi Giovanni Battista, Michele e Vitale in Isola di Fano, Santa Maria Ausiliatrice, San Martino;
  • 1 nel comune di Fratte Rosa: Santi Giorgio e Marco;
  • 2 nel comune di Montefelcino: Santi Pietro, Paolo, Marco e Severo, e San Giuseppe lavoratore;
  • 1 nel comune di Pergola: Santi Pietro e Lucia in Pergola;
  • 2 nel comune di Sant'Ippolito: Sant'Ippolito, Santa Maria del Rosario;
  • 1 nel comune di San Lorenzo in Campo: San Vito in San Vito sul Cesano.

Diocesi di Cagli

La regione posta in una posizione favorevole lungo la via Flaminia, fu facile zona di evangelizzazione fin dai primi anni delle comunità cristiane. Municipium in epoca romana «si estendeva dal Candigliano al Cesano, da Punta Cale del Furlo al spartiacque appenninico»[10].

Secondo Louis Duchesne,[11] la diocesi di Cagli, storicamente accertata solo dall'VIII secolo, deriva dall'antica sede di Pitinum Mergens, a 8 km. circa da Cagli, di cui sarebbe noto un vescovo, Romano, che prese parte al Concilio di Roma (499) indetto da papa Simmaco.[12]

La tradizione ha attribuito alla diocesi altri due vescovi, Greciano, presente al Concilio di Rimini (359), e Vaticano, presente al Concilio di Roma (502) indetto da papa Simmaco. Tuttavia è incerta la loro attribuzione, perché le lezioni dei manoscritti non rendono certa la loro appartenenza a Cagli. Questa difficoltà emerge anche per molti degli altri vescovi attribuiti a Cagli nel primo millennio cristiano.

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente la diocesi vide l'arrivo dei barbari; venne tuttavia risparmiata da incendi e da distruzioni, grazie anche all'ubicazione favorevole. In seguito questo territorio fu dominato dai Goti, dai Bizantini e poi dai Longobardi. Infine papa Stefano II (752-757), grazie all'aiuto di Pipino, re dei Franchi, riuscì a strappare ai Longobardi il territorio cagliese.

A partire da quest'epoca sono attestati con certezza i primi vescovi di Cagli: Gioviano, che figura tra i padri del Concilio Lateranense (769) indetto da papa Stefano III per deporre l'antipapa Costantino II; Adelfredo che, secondo lo storico Tarducci, fu presente a Roma nel 774 quando in città arrivò il re franco Carlo Magno; Passivo, Andrea e Martino, che presero parte al Concilio di Roma (826), Concilio di Roma (853) e Concilio di Roma (861).

La seconda metà del XII secolo è segnata dalla presenza sulla cattedra vescovile di Cagli di san Rainerio, amico di sant'Ubaldo, vescovo di Gubbio; Rainerio fu vescovo cagliese dal 1160 al 1175, anno in cui fu trasferito alla sede arcivescovile di Spalato, dove morì, ucciso per aver difeso i beni della Chiesa, nel 1180.

Il 4 giugno 1563 la diocesi, fino ad allora immediatamente soggetta alla Santa Sede, divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Urbino.

Il vescovo Giovanni Battista Torleoni (1565-1567) fu il primo ad applicare in diocesi i decreti di riforma promulgati dal concilio di Trento attraverso l'indizione di due sinodi diocesani. Si deve invece a Pacifico Trani l'istituzione del seminario vescovile nel giugno del 1644.

Nel corso del XVII secolo fu rifatta l'antica cattedrale cagliese; i lavori di ricostruzione, iniziati dal vescovo Trani nel 1646, furono portati a termine da Andrea Tamantini, che consacrò solennemente il nuovo edificio il 10 ottobre 1677.

Durante l'episcopato di Lodovico Agostino Bertozzi, la città di Cagli fu colpita da un tremendo terremoto, il giorno di Pentecoste, 3 giugno 1781, e lo stesso vescovo si salvò per miracolo dal parziale crollo della cattedrale, durante la celebrazione liturgica, che causò la morte di settantacinque persone. Bertozzi di impegnò in prima persona a raccogliere i fondi necessari per a ricostruzione della cattedrale e degli edifici distrutti della città.[13]

Dal 18 gennaio 1819 la diocesi di Cagli fu unita aeque principaliter alla diocesi di Pergola, eretta con territori sottratti alla sede cagliese.

Nel 1984 la diocesi acquisì le parrocchie nel comune di Apecchio fino ad allora appartenute alla diocesi di Città di Castello.[14]

Al momento della plena unione con le diocesi di Fano, Fossombrone e Pergola, la diocesi di Cagli comprendeva 13 parrocchie:[15]

  • 2 nel comune di Apecchio: San Martino e Santa Maria Assunta in Serravalle di Carda;
  • 8 nel comune di Cagli: Santa Maria Assunta (cattedrale), Sacro Cuore di Gesù in Pianello, Santa Maria ad Nives in Tarugo, Santi Cristofoco e Nicolò in Secchiano, Santa Maria Assunta in Naro, San Pietro in Pianello, San Severo in Smirra, Beata Vergine del Rosario in Acquaviva;
  • 1 nel comune di Frontone: Cuore Immacolato di Maria;
  • 2 nel comune di Piobbico: San Donato, Santa Maria in Val d'Abisso.

Diocesi di Pergola

Il piazzale antistante la basilica di Fonte Avellana; sulla sinistra l'entrata al chiostro e sulla destra lo scriptorium.

Agli inizi dell'Ottocento i territori della futura diocesi di Pergola vivevano una situazione giuridica abbastanza complessa, essendo sottoposti alla giurisdizione di diversi enti ecclesiastici:

  • la maggior parte della città di Pergola e del suo territorio appartenevano alla diocesi di Gubbio;
  • il territorio a destra del fiume Cesano andando verso il mare, dalla sua sorgente nel Catria, compreso il convento degli Zoccolanti, la chiesa della Madonna in Cotano a Valrea[16], quella delle Tinte, la Madonna del Ponte, Serralta, Colgodeccio, la Pantana di là del Cesano e Sant'Onofrio, facevano parte della diocesi di Nocera Umbra; questi territori era ciò che restava dell'antico ducato longobardo di Spoleto e del gastaldato di Nocera;
  • inoltre l'abbazia territoriale di Nonantola esercitava la sua giurisdizione sulla parrocchia di San Marco la cui chiesa era dentro le mura della città con intorno il suo quartiere e gran parte del territorio fuori le mura,
  • l'abate di Sitria aveva giurisdizione sulla parrocchia di Santa Maria sulla Piazza Grande, mentre quello di Fonte Avellana sulla parrocchia di Sant'Andrea;
  • infine la diocesi di Cagli si incuneava nel quartiere delle Conce con la parrocchia di San Biagio.

Papa Pio VII volle unire tutti questi territori pergolesi alla diocesi di Cagli; l'intento fu raggiunto una volta superata l'opposizione del vescovo di Gubbio (a cui concesse in cambio l'esenzione dalla giurisdizione metropolitica dell'arcivescovo di Urbino) con la bolla Romani Pontifices del 31 gennaio 1818. Il 25 maggio successivo Carlo Monti, trasferito dalla diocesi di Sarsina, fu nominato vescovo dell'ampliata diocesi di Cagli.

Tuttavia, su istanza degli abitanti di Pergola, la città ed il suo antico territorio, con l'aggiunta di una porzione di territorio sottratta a Cagli, furono elevati a diocesi dal medesimo papa con la bolla Commissa tenuitati del 18 gennaio 1819; contestualmente la nuova diocesi di Pergola fu unita aeque principaliter alla diocesi di Cagli.

La diocesi ebbe una propria cattedrale, nella grande chiesa di Sant'Agostino, ristrutturata con i finanziamenti di papa Gregorio XVI e portata a termine nel 1841. Gli Agostiniani furono trasferiti nell'imponente chiesa di San Francesco, abbandonata dai Francescani Conventuali; il palazzo vescovile fu ricavato nel convento di Sant'Agostino, assieme al seminario con una ventina di alunni. All'inizio del Novecento il vescovo Ettore Fronzi (1908-1918) decise di chiudere il seminario di Pergola e di trasferire i seminaristi nell'unico seminario di Cagli.

L'8 luglio 1836, con il breve Bonum pastorem,[17] papa Gregorio XVI soppresse l'abbazia nullius di San Lorenzo in Campo e incorporò il suo territorio alla diocesi di Pergola.

Nel 1984 la diocesi acquisì la parrocchia di San Bartolomeo Martire di Percozzone, frazione di Pergola, fino ad allora sottomessa ai vescovi di Nocera Umbra e Gualdo Tadino.[18]

Al momento della plena unione con le diocesi di Fano, Fossombrone e Cagli, la diocesi di Pergola comprendeva 7 parrocchie:[19]

  • 1 nel comune di Mondavio: Santa Maria Assunta;
  • 4 nel comune di Pergola: Sant'Andrea (cattedrale), Santi Francesco e Biagio, Sacro Cuore di Gesù in Bellisio Solfare, Santa Maria Assunta;
  • 1 nel comune di San Lorenzo in Campo: Santi Biagio e Martino;
  • 1 nel comune di Serra Sant'Abbondio: Santi Biagio e Abbondio.

Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

La chiesa basilicale dell'abbazia benedettina di San Lorenzo in Campo.

Il 1º giugno 1973 Costanzo Micci fu nominato vescovo di Fano e di Fossombrone e, il 15 gennaio 1977, vescovo di Cagli e Pergola: in questo modo le diocesi si trovarono unite in persona episcopi, restando Cagli e Pergola unite aeque principaliter.

Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, è stata stabilita la plena unione delle diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale: primo vescovo della nuova diocesi, suffraganea dell'arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado, è stato Mario Cecchini.

Nel 1990 due parrocchie del comune di Piobbico (San Donato e Santa Maria) vengono annesse all'arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado.[20]

Il 2 marzo 2000 la diocesi è entrata far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Pesaro.

Il 14 dicembre 2013 è stato inaugurato, nei locali dell'ex seminario pontificio regionale marchigiano di Fano, il "Museo diocesano" costituito da due sezioni: la sezione lapidaria, costituita da una serie di reperti epigrafici, ornamentali e figurativi, nella maggior parte di ignota provenienza; e la sezione museale, con opere di notevole e vario interesse storico, artistico e liturgico.[21]

Cronotassi dei vescovi

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Fano

Vescovi di Fossombrone

La tradizione locale, a partire dal XVI secolo, ha integrato la cronotassi di Fossombrone con nomi di vescovi non documentati storicamente, anticipando la fondazione della diocesi al I secolo. I vescovi sono: Settimio (109), Fabiano (127), Adriano (222), Innocenzo (231), Andrea (310), Alessandro (409), Carlo (435). Secondo Francesco Lanzoni questi vescovi sono nomi di fantasia.[40]

Vescovi di Cagli

Incerta e controversa è la cronotassi dei vescovi di Cagli per il primo millennio, a causa dell'omonimia tra i nomi latini di Cagli (Calliensis), di Calvi (Calvensis o Calensis) e di Gallese (Gallensis), cosa che ha indotto gli autori ad assegnare a questa o a quella diocesi i vescovi documentati dalle fonti.

  • Greciano ? † (menzionato nel 359)[52]
  • Romano ? † (menzionato nel 499)[12]
  • Vaticano ? † (menzionato nel 502)[53]
  • Donato ? † (? - 721 deceduto)[54]
  • Passivo I (o Podio) ? † (721 - ?)[54]
  • Anastasio ? † (menzionato nel 731)[55]
  • Rodolfo † (menzionato nel 761)[56]
  • Gioviano † (menzionato nel 769)[57]
  • Adelfredo † (menzionato nel 774)
  • Passivo II † (menzionato nell'826)[58]
  • Andrea † (menzionato nell'853)[59]
  • Martino I † (menzionato nell'861)[60]
  • Giovanni I † (menzionato nell'881)
  • Odolardo † (menzionato nell'887)
  • Martino II † (menzionato nell'898)
  • Giovanni II ? † (prima del 967 - dopo il 968)[61]
  • Liutolfo † (? - 1045 dimesso)[62]
  • Ugo I † (prima del 1058 - dopo il 1062)[63]
  • Giovanni III (Morigi ?) † (menzionato a luglio 1068)[64]
  • Ugo II (Siccardi ?) † (prima di maggio 1070 - dopo il 1093)[65]
  • Ambrogio † (menzionato nel 1106 o 1116)[66]
  • Quirico (o Quinico o Giumeo) † (menzionato nel 1154)
  • San Rainerio † (prima del 1160 - 1175 nominato arcivescovo di Spalato)
  • Alloderico (o Alloderio) † (1176 - circa 1211 deceduto)
  • Andronico † (1211 - ?)
  • Anselmo † (menzionato nel 1217)
  • Alberto † (menzionato nel 1229)
  • Egidio, O.S.B. † (1233 - 1259 deceduto)
  • Morando, O.P. † (1259 - 4 ottobre 1265 nominato vescovo di Fano)
  • Ugolino Acquaviva † (22 settembre 1266 - circa 1269 deceduto)
    • Iacopo o Ugolino † (prima dell'8 settembre 1270 - 1276 deceduto) (amministratore apostolico)
  • Rinaldo Siccardi † (1276 - ? deceduto)
  • Guglielmo Mastini † (21 luglio 1285 - 28 marzo 1295 nominato vescovo di Aquino)
  • Ottavio, O.S.B. † (2 gennaio 1296 - 1296 deceduto)
  • Agnolo o Angelo da Camerino, O.E.S.A. † (17 dicembre 1296 - 22 aprile 1298 nominato vescovo di Fiesole)
  • Lituardo Cerruti o Cervati † (22 aprile 1298 - 1301 ?)
  • Pacifico † (menzionato nel 1301)
  • Giovanni † (menzionato nel 1304)
  • Rogerio Todini, O.F.M. † (menzionato nel 1315)
  • Pietro I † (25 febbraio 1319 - 25 gennaio 1326 deposto)
  • Alberto o Roberto Sicardi, O.F.M. † (14 marzo 1328 - 1342 deceduto)
  • Guido Luzi o Guidone Spini † (4 marzo 1342 - 13 settembre 1347 deceduto)
  • Pietro II, O.P. † (prima del 30 aprile 1348 - 1353)
  • Tommaso Sferrato, O.F.M. † (6 novembre 1353 - 29 gennaio 1378 nominato vescovo di Marsico Nuovo)
  • Agostino, O.E.S.A. † (15 febbraio 1378 - 12 novembre 1395 nominato vescovo di Gaeta)
    • Agostino, O.E.S.A. † (14 novembre 1395 - agosto 1397 deceduto) (amministratore apostolico)
  • Niccolò Merciario o Marciari † (7 luglio 1398 - 3 novembre 1413 dimesso[67])
  • Giovanni Buono Luzi † (3 novembre 1413 - 1429 deceduto)
  • Genesio o Senesio † (27 dicembre 1429 - 1439 deceduto)
  • Antonio Severi o Severini † (14 dicembre 1439 - 15 luglio 1444 nominato vescovo di Gubbio)
  • Simone Paolo Crispigni o Grespigni † (14 ottobre 1444 - ottobre 1460 deceduto)
  • Consoluccio o Consoluto Mastini † (18 ottobre 1460 - 11 marzo 1474 dimesso)
  • Pierantonio Mastini † (11 marzo 1474 - 1478 deceduto)
  • Guido Bonclerici o Boncheri † (9 settembre 1478 - febbraio 1484 deceduto)
  • Barzio o Barozio Barzi † (29 marzo 1484 - 15 maggio 1494 deceduto)
  • Bartolomeo Torelli, O.P. † (23 luglio 1494 - 1496 deceduto)
  • Gaspare Golfi, O.F.M. † (5 marzo 1498 - gennaio 1503 deceduto)
  • Ludovico de Lagoria, O.P. † (8 marzo 1503 - 23 febbraio 1504 nominato vescovo di Lavello)
  • Bernardino De Lei † (23 febbraio 1504 - 6 gennaio 1506 deceduto)
  • Antonio Crastini (o Castriani), O.F.M. † (17 marzo 1506 - 21 maggio 1507 nominato vescovo di Montefeltro)
  • Giorgio Benigno Salviati, O.F.M. † (21 maggio 1507 - circa marzo 1513 nominato arcivescovo di Nazareth)
  • Tommaso Albizi (o Albini), O.P. † (1513 - 10 febbraio 1525 nominato vescovo titolare di Betlemme)
  • Cristoforo Guidalotti Ciocchi del Monte † (10 febbraio 1525 - 27 giugno 1550 nominato vescovo di Marsiglia)
  • Giovanni Ciocchi del Monte † (27 giugno 1550 - 10 agosto 1554 deceduto)
  • Cristoforo Guidalotti Ciocchi del Monte † (9 marzo 1556 - 27 ottobre 1564 deceduto) (per la seconda volta)
  • Giovanni Battista Torleoni † (7 febbraio 1565 - 20 luglio 1567 deceduto)
  • Paolo Maria Della Rovere † (8 ottobre 1567 - 12 giugno 1591 deceduto)
  • Ascanio Libertano (Libertani) † (19 luglio 1591 - 10 marzo 1607 deceduto)
  • Timocrate (Democrate) Aloigi † (14 maggio 1607 - 17 febbraio 1610 deceduto)
  • Filippo Bili (Bigli), C.R. † (17 maggio 1610 - 24 agosto 1629 deceduto)
  • Giovanni Francesco Passionei † (3 dicembre 1629 - 27 novembre 1641 nominato vescovo di Pesaro)
  • Pacifico Trani (Trasi), O.F.M. † (24 marzo 1642 - 31 dicembre 1659 o 1º gennaio 1660 deceduto)
  • Castracane De' Castracani † (5 maggio 1660 - 17 ottobre 1669 deceduto)
  • Andrea Tamantini † (6 ottobre 1670 - marzo 1685 deceduto)
  • Giulio Giacomo Castellani, C.R.S.A. † (1º aprile 1686 - gennaio 1694 deceduto)
  • Benedetto Luperti † (19 aprile 1694 - 23 settembre 1709 deceduto)
  • Alfonso De' Belincioni † (7 aprile 1710 - 12 giugno 1721 deceduto)
  • Gianfrancesco De' Bisleti † (24 settembre 1721 - 9 dicembre 1726 nominato vescovo di Segni)
  • Girolamo Maria Allegri, O.S.M. † (9 dicembre 1726 - 1744 deceduto)
  • Silvestro Lodovico Paparelli † (7 settembre 1744 - 7 ottobre 1754 deceduto)
  • Lodovico Agostino Bertozzi † (16 dicembre 1754 - 20 settembre 1802 deceduto)
    • Sede vacante (1802-1806)
  • Alfonso Cingari † (31 marzo 1806 - 14 giugno 1817 deceduto)
  • Carlo Monti † (25 maggio 1818 - 18 gennaio 1819 nominato vescovo di Cagli e Pergola)

Vescovi di Cagli e Pergola

Vescovi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

Persone legate alla diocesi

Santi

Beati

Altri

Statistiche

Note
  1. Lo storico Francesco Lanzoni da un certo credito alla figura del vescovo san Paterniano, patrono della diocesi, vissuto nel IV secolo, benché la sua biografia non abbia alcun valore storico.
  2. Kehr, Italia pontificia, IV, p. 184.
  3. Ceccarelli, Vescovi delle Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, p. 43.
  4. Ceccarelli, Vescovi delle Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, p. 48.
  5. 5,0 5,1 Memorie per la storia de' nostri tempi dal Congresso di Parigi nel 1856 ai giorni nostri, III serie, Torino, 1865, p. 196.
  6. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, pp. 495-496.
  7. Augusto Vernarecci, Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri con illustrazioni e appendice di documenti, Fossombrone, 1907, p. 114.
  8. Ceccarelli, Vescovi delle Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, p. 87.
  9. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 91, 18 aprile 1987, Supplemento straordinario nº 12, p. 78. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 16 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 18 febbraio 1987 su richiesta del vescovo di Fossombrone del 30 settembre 1986.
  10. Gottardo Buroni, in La Diocesi di Cagli (Marche), Urbania, 1943.
  11. Les évêchés d'Italie et l'invasion lombarde, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, tomo 23, 1903, p. 94 e nota 3.
  12. 12,0 12,1 Gli atti di questo concilio indicano Romano come episcopus Pitinatium. Tuttavia nella regione esistevano due località con questo nome: Pitinum Mergens, corrispondente all'odierna Acqualagna presso Cagli, e Pitinum Pisaurense, l'odierna Macerata Feltria. Gli atti conciliari non permettono di stabilire a quale delle due località appartenesse il vescovo Romano. Charles Pietri, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma, 2000, p. 1901.
  13. Ceccarelli, Vescovi delle Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, p. 118.
  14. (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto Conferentia Episcopalis, AAS 76 (1984), p. 912.
  15. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 91, 18 aprile 1987, Supplemento straordinario nº 12, p. 57. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 13 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 18 febbraio 1987 su richiesta del vescovo di Cagli del 25 settembre 1986.
  16. Questa chiesa aveva unito un monastero di benedettine, nel quale nell'anno 1350 vivevano 16 monache, che gestivano un Hospitalis per i poveri e i viandanti.
  17. Acta Gregorii Papae XVI: Scilicet Constitutiones, Bullae, Litterae Apostolicae, Epistolae, auspice Vincentio Vannutelli, recensita et digesta cura ac studio Antonii Mariae Bernasconi, vol. II, Romae, 1901, pp. 133-136.
  18. (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto Conferentia Episcopalis, AAS 76 (1984), p. 911.
  19. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 91, 18 aprile 1987, Supplemento straordinario nº 12, p. 83. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 7 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 18 febbraio 1987 su richiesta del vescovo di Pergola del 25 settembre 1986.
  20. (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto Quo aptius, AAS 83 (1991), pp. 524-525.
  21. Dal sito Beweb, Museo diocesano Fano - Fossombrone - Cagli - Pergola.
  22. Secondo Lanzoni, Tolomeo ed Eusebio sono vescovi leggendari, «cervelloticamente» assegnati alla diocesi di Fano da autori locali: Tolomeo viene identificato con l'omonimo santo vescovo venerato a Nepi, nella Tuscia viterbese; mentre Eusebio sarebbe frutto dello sdoppiamento del vescovo Eusebio di Fano vissuto nel VI secolo. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 497.
  23. Di questo anonimo vescovo parla la vita di san Paterniano scritta nel XII secolo.
  24. Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma, 1999, p. 706.
  25. Già Lanzoni aveva avanzato l'ipotesi che Leone, ammesso da Ughelli nella cronotassi di Fano, fosse in realtà vescovo di Catania. L'ipotesi di Lanzoni è oramai un dato acquisito e questo vescovo è da scartare dalla cronotassi di Fano. Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma 2000, p. 1276. Vittorio Rizzone, Elementi per la ridefinizione della cronotassi dei vescovi di Catania di età paleocristiana e bizantina, in Synaxis 1 (2012), pp. 374-388. B. Saitta, Catania nel «Registrum Epistolarum» di Gregorio Magno, in L. Giordano (ed.), Gregorio Magno. Il Maestro della comunicazione spirituale e la tradizione gregoriana in Sicilia. Atti del Convegno (Vizzini, 10-11 marzo 1991), Catania, 1991, pp. 90-94.
  26. Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, pp. 872-873.
  27. Il nome di Pietro appare in una leggendaria vita di San Fortunato documentata da un codice di Nonantola (Cappelletti); nulla si conosce di questo presunto vescovo di Fano e dei suoi estremi cronologici.
  28. 28,0 28,1 28,2 Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1906-1908.
  29. Questo vescovo, ignoto a tutti gli autori, è inserito nella cronotassi di Fano da Cappelletti (VII, p. 352). In realtà, come documenta Schwartz, questo vescovo apparteneva alla diocesi di Faenza e non a Fano. Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 242
  30. Secondo Schwartz, il nome di Alberto deriva da un racconto riportato da Amiani (Memorie storiche della città di Fano, [1751], vol. I, p. 124), che non ha alcun valore in assenza di tutte le fonti. Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, pp. 242-243
  31. 31,0 31,1 31,2 Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, pp. 242-243.
  32. Il vescovo Alberto II è ignoto a Gams, che pone la morte di Riccardo nel 1240 circa; a questi succede Gregorio.
  33. 33,0 33,1 Il David fu deposto nel 1409 dall'antipapa Giovanni XXIII per la sua fedeltà a papa Gregorio XII, ma di fatto non lasciò mai la diocesi grazie all'appoggio del governo e del popolo di Fano.
  34. Secondo Eubel, Giovanni Firmoni e Giovanni Bertoldi sono la stessa persona, trasferita dalla sede di Fermo il 15 dicembre 1417 e deceduta nel 1445.
  35. Nominato vescovo a soli 16 anni, non sarà mai consacrato né sacerdote né vescovo.
  36. Così Gams. Secondo Eubel, morì nel marzo 1643.
  37. Mantenne in amministrazione apostolica la sede di Fano.
  38. Nominato arcivescovo titolare di Seleucia di Isauria.
  39. Destinatario dell'epistola Libentissime legimus di papa Pio X
  40. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII , p. 496.
  41. Ughelli chiama questo vescovo Felicissimo, errore che fu corretto dal suo continuatore Nicola Coletti (Italia sacra, vol. II, ed. 1717, col. 827, nota 1). Tuttavia il nome di Felicissimo si trova ancora inserito nelle successive cronotassi di Fossombrone.
  42. Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma, 2000, p. 1667.
  43. 43,0 43,1 43,2 43,3 43,4 I vescovi Marco (649), Paolo (735), Andrea (908), Ubaldo (1099) e Monaldo (1112), ignoti a Ughelli e Cappelletti, sono inseriti nella cronotassi di Fossombrone, ma senza alcuna prova documentaria a sostegno della loro esistenza.
  44. Il vescovo Giovanni prese parte a due concili romani, nell'853 e nell'869. Alcune cronotassi inseriscono un vescovo di nome Geremia, che avrebbe preso parte ad un concilio nell'860 (più correttamente 861); in realtà questo vescovo apparteneva alla sede di Teramo e non di Fossombrone. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 860-874, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover 1998, pp. 64-65.
  45. 45,0 45,1 45,2 45,3 Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, pp. 243-244.
  46. Alla morte di Adamo, avvenuta dopo aprile 1044, era presente Pier Damiani, il quale, scrivendo a papa Gregorio VI (circa agosto 1045), evidenziò le difficoltà nella scelta di una persona adatta a sostituire Adamo, e propose l'arciprete della cattedrale quale nuovo vescovo di Fossombrone. Ignoto è il nome di questo arciprete; secondo Schwartz non è da escludere che sia lo stesso Benedetto, documentato a partire da aprile 1049.
  47. Francesco Sabatini, Aldebrando, santo, Dizionario biografico degli italiani, vol. II, 1960.
  48. «Come successore di S. Aldebrando si pone da alcuni il francescano Beato Riccardo, ma da un'analisi critica, questa notizia risulta appartenere più al campo della leggenda che della verità» (Ceccarelli, p. 78).
  49. Secondo Eubel i vescovi Gentile I e Gentile II sono la medesima persona, mentre il vescovo Ildebrando «hoc loco non reponendus videtur». Da notare che Ildebrando è stato erroneamente identificato (Gams, Cappelletti) con sant'Aldebrando e posto tra i vescovi Gentile I e Gentile II, posticipando così di quarant'anni il suo episcopato. Tuttavia questa identificazione è da scartare, trattandosi di due persone diverse.
  50. Nominato vescovo titolare di Metellopoli.
  51. Contestualmente nominato vescovo titolare di Usinaza.
  52. Secondo la testimonianza di Ilario di Poitiers, Graecianus episcopus a Calle prese parte al concilio di Rimini del 359. Storici ed eruditi locali hanno assegnato questo vescovo alla diocesi di Cagli; altri autori invece (Lanzoni) lo assegnano alla diocesi di Calvi (Cales). Charles Pietri, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma, 1999, pp. 936-937.
  53. Al concilio indetto da papa Simmaco il 6 novembre 502 prese parte Vaticanus episcopus Ceneliensis. Questo termine è di difficile interpretazione. Ughelli lo assegna sia a Cagli che a Calvi. Lanzoni ipotizza che si tratti di Celano nella Marsia, sede provvisoria dei vescovi marsicani. Pietri ritiene valida l'ipotesi di Lanzoni, a meno che, tra le diverse varianti presenti nei manoscritti, non sia da preferire Celeniensis, nel qual caso la diocesi di appartenenza di Vaticano sarebbe Calvi. Charles Pietri, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma, 2000, p. 2249.
  54. 54,0 54,1 Secondo Ughelli, il vescovo Donato avrebbe preso parte al concilio indetto da papa Gregorio II nel 721; a causa della presenza negli atti di un altro vescovo di Cagli (chiamato Passivo o Podio), Ughelli ipotizza che durante la riunione conciliare, a causa della morte di Donato, fu eletto Passivo. Tuttavia, come già aveva notato Cappelletti, negli atti del concilio del 721 non esiste alcun vescovo di nome Donato o Passivo o Podio. Giovanni Domenico Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, Firenze 1766 , vol. XII, coll. 261-266.
    Probabilmente gli autori hanno fatto confusione con un altro concilio, quello dell'826, dove effettivamente furono presenti i vescovi Donato e Passivo, il primo vescovo di Gallese e il secondo vescovo di Cagli.
  55. Secondo quanto riferisce Ughelli, Anastasio prese parte al concilio indetto nel 731 da papa Gregorio III per condannare l'eresia iconoclasta. Mansi non riporta gli atti di questo concilio, i quali, secondo Hefele (Histoire des Conciles d'après les documents originaux, Nouvelle traduction française faite sur la deuxième édition allemande par Dom H. Leclercq, tomo III/2, Paris, 1910, pp. 677-678 e nota 1), sono andati persi. Secondo Cappelletti (III, p. 236), il nome di Anastasio comparirebbe nella vita di Gregorio III scritta da Anastasio Bibliotecario nel Liber Pontificalis; nell'edizione di Duchesne, il nome di Anastasio non compare in nessuna parte del Liber Pontificalis (vol. I, Parigi, 1886, pp. 416-417).
  56. Al concilio romano del 761 prese parte il vescovo Rodolfo; l'edizione critica degli atti conciliari, pubblicata nel 1906 da Albert Werminghoff per le Monumenta Germaniae Historica, ha ricostruito la lezione episcopus sanctae ecclesiae Cellense. Baronio aveva assegnato questo vescovo alla diocesi di Cagli correggendo il termine Cellensis in Calliensis; Coletti, editore della seconda edizione dell'Italia sacra di Ughelli, assegnò Rodolfo alla diocesi di Calvi, in forza di un antico Kalendarium calvense (vol. X, col. 237); Gams, nel dubbio, inserì Rodolfo in entrambe le cronotassi (pp. 677 e 864). Albert Werminghoff aggiunge un ulteriore motivo di dubbio, poiché il termine Cellensis può essere corretto anche in Vercellensis, lezione già ipotizzata da Baronio. Concilia aevi Karolini (742-842), prima parte (742-817), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1906, p. 70 e note.
  57. Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), prima parte (742-817), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1906, pp. 76,5 e 81,10.
  58. Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), seconda parte (819-842), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1908, p. 561,7. Questo vescovo è erroneamente chiamato Passino da Ughelli.
  59. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1984, p. 337,11.
  60. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 860-874, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1998, pp. 64-65. Chiamato erroneamente Giustino da altri autori.
  61. Incerta è l'identificazione di questo vescovo, documentato in sei concili della seconda metà del X secolo: 963, 964, 967, 967/968, 968 e 969. A causa delle varie lezioni della sede di appartenenza, che cambiano da concilio a concilio, gli autori hanno assegnato il vescovo Giovanni, documentato negli anni 963, 964, 967/968 e 969, alla diocesi di Gallese, mentre il Giovanni presente ai concili del 967 e del 968 è assegnato alla diocesi di Cagli. Secondo Ernst-Dieter Hehl, editore degli atti conciliari, non si tratterebbe di due vescovi omonimi e distinti, ma di un unico Giovanni vescovo di Gallese e non di Cagli. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, seconda parte (962–1001), a cura di Ernst-Dieter Hehl, Hannover 2007, pp. 232, 244, 276, 291, 303, 312.
  62. Questo vescovo è menzionato da san Pier Damiani in una lettera a papa Niccolò II (1059-1061). Secondo Ughelli si dimise nell'anno 1045, benché la lettera di Pier Damiani non dia indicazioni cronologiche certe, se non un generico nostra aetate (Cappelletti III, p. 238).
  63. Questo vescovo è documentato con certezza in due occasioni: nella consacrazione della chiesa del monastero di San Pietro a Gubbio nel 1058, e nel concilio romano del 1059 (Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 241). Secondo Ughelli, il nome del vescovo era Marco o Azzo (Actium), nome che per Schwartz deve essere escluso. Ceccarelli lo indica presente anche al concilio del 1062.
  64. Il vescovo Johannes Calinensis sottoscrisse la bolla di papa Alessandro II per la Chiesa di Ferrara nel 1068 (Kehr, Italia pontificia, IV, p. 210, nº 9). È tuttavia incerta la lezione, che può essere corretta in Calliensis (Cagli), ma anche in Gabinensis (Gabi). Secondo Schwartz, è da escludere che lo stesso vescovo sia stato presente ad un concilio nel 1077, come riferiscono autori locali, mentre la presunta discendenza dalla famiglia patrizia milanese dei Morigi è «una favola genealogica». Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 242.
  65. Il cognome Siccardi è, per Schwartz, molto dubbio, poiché attestato solo da un racconto del XVI secolo. Dopo Ugo, autori locali inseriscono, sempre al 1093, un vescovo di nome Paolo, ma senza alcun documento di riferimento.
  66. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 242.
  67. Nominato vescovo titolare di Dionisiade.
  68. Nominato contestualmente vescovo titolare di Dionisiade (non di Dionisiana, come indicato erroneamente sia da Catholic-Hierarchy sia da GCatholic: AAS 01 (1909), p. 476).
Bibliografia

Per la sede di Fano

Per la sede di Fossombrone

Per la sede di Cagli

Per la sede di Cagli e Pergola

Voci correlate
Collegamenti esterni