San Giacomo il Minore
San Giacomo il Minore Personaggio del Nuovo Testamento | |
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Santo | |
Apostolo | |
Pieter Paul Rubens, San Giacomo il Minore (XVII secolo), olio su tela; Madrid, Museo del Prado | |
Morte | Gerusalemme 62 |
Sepoltura | Roma, Basilica dei Santi Dodici Apostoli |
Consacrazione vescovile | 30 |
Incarichi ricoperti | Primo Vescovo di Gerusalemme |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 3 maggio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 3 maggio, n. 1:
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San Giacomo il Minore († Gerusalemme, 62) è uno dei dodici scelti da Gesù (Mt 10,3 ; Mc 3,18 ; Lc 6,15 ; At 1,13 ), distinto dall'altro Giacomo apostolo detto "il Maggiore".
Nella tradizione cattolica viene comunemente identificato con Giacomo "il Minore", figlio di una Maria (Mt 27,56 ; Mc 15,40 ) e dell'Alfeo-Cleofa fratello di san Giuseppe; "fratello" (cioè cugino) di Gesù (Mt 13,55 ; Mc 6,3 ; Gal 1,19 ) assieme a Giuseppe-Ioses, Simone e Giuda autore dell'omonima lettera (Gd 1,1 ); "colonna" della Chiesa di Gerusalemme del I secolo (Gal 2,9 ; At 12,17;15,13;21,18 ; 1Cor 15,7 ); autore dell'omonima lettera (Gc 1,1 ). Viene inoltre identificato col "Giacomo il Giusto" citato da alcune testimonianze extrabibliche. Subì il martirio attorno al 61-62.
Si riscontrano comunque tra gli studiosi diverse opinioni circa queste identificazioni, anche all'interno della tradizione cattolica.
Fonti storiche
Oltre agli accenni contenuti nei testi neotestamentari, per la conoscenza di Giacomo ci sono particolarmente preziose le testimonianze a lui relative contenuti in testi di autori successivi all'epoca apostolica: Girolamo (De viris illustribus 2), Eusebio (SE 1,12,4; 2,1,2-4; 2,23), Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche 20,200).
Identificazioni
Tra i diversi autori e studiosi della tradizione cristiana, e anche all'interno della tradizione cattolica, si riscontrano talvolta divergenze circa la possibile (data la sporadicità delle citazioni storiche è difficile arrivare a certezze assolute) identificazione dei diversi Giacomo operanti nel Nuovo Testamento e nella Chiesa apostolica.
Di seguito vengono schematicamente riportate le varie posizioni; le righe riguardano i vari autori; le colonne i vari Giacomo menzionati nel Nuovo Testamento, senza tener conto dell'apostolo Giacomo il Maggiore, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni, chiaramente distinto dagli altri; i numeri 1,2,... nelle varie caselle vogliono indicare la coincidenza dei vari personaggi secondo i vari autori: ad esempio tutti i personaggio con il numero 1 in una riga sono da quell'autore identificati tra loro; il trattino "-" indica che non viene espressa un'opinione.
Fratello di Gesù |
Cugino di Gesù |
Minore, figlio di Maria di Cleofa |
Apostolo, figlio di Alfeo |
Vescovo e colonna di Gerusalemme |
Giusto | Autore reale o pseudoepigrafo di Gc |
Figlio di Zebedeo | |
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Girolamo[1] 383; circa 392-393 |
no | 1 | 1 | 1 3[2] |
1 | 1 | 1 | 2 |
Tommaso d'Aquino[3] (1225-1274) |
no | 1 | 1 | 1 | 1 | - | 1 | - |
Concilio di Trento[4] 1551 |
no | 1 | - | 1 | - | - | 1 | - |
Catholic Encyclopedia[5] 1907-1914 |
no | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1[6] | 2 |
Giuseppe Ricciotti[7] 1940 |
no | 1 | 1 | 1 | 1 | - | 1 | 2 |
Giuseppe Ricciotti[8] 1941 |
no | 1 | 1 | - | 1 | - | - | 2 |
Bibbia TOB[9] 1976-1979 |
1 | 1 2 |
- | 2 | 1 | - | 1 | 3 |
Piero Bargellini[10] 1977 |
no | 1 | 1 | 1 | 1 | - | - | 2 |
R.E. Brown et al.[11] 1978 |
1 | 1 2 |
3 | 4 | 1 2 |
- | - | 5 |
Bibbia di Gerusalemme[12] 1984 |
no | 1 | 1 | 1 | 1 | - | 1 | 2 |
Ugo Vanni[13] 1987 |
no | 1 | - | 2[14] | 1 | - | 1[15] | 3 |
Pietro Vanetti[16] 1988 |
no | 1 | 1 | 1 | 1 | - | 1 | 2 |
CCC[17] 1992 |
no | 1 | 1 | - | - | - | - | - |
John P. Meier 1991,[18] 2001[19]
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1 | no | 2 | 3 | 1 | - | - | 4 |
Si può notare che tendenzialmente gli autori cattolici identificano un unico Giacomo, mentre alcuni distinguono Giacomo "fratello" (cugino) di Gesù dall'omonimo apostolo figlio di Alfeo.
Biografia
Famiglia e parentela con Gesù
Assumendo secondo la tradizione cattolica l'identificazione "fratello" = apostolo figlio di Alfeo, la famiglia era composta dalla madre Maria di Cleofa (Mt 27,56 ; Mc 15,40 ; Girolamo, (De viris illustribus 2), "sorella" (cioè cognata) di Maria (Gv 19,25 ), il padre Cleofa (fratello del padre putativo di Gesù Giuseppe, v. Eusebio, Storia Ecclesiastica 3,11,2; 4,22,4) e i fratelli Giuseppe, Simone e Giuda, oltre a sorelle accennate anonimamente dai vangeli (Mt 13,55 ; Mc 6,3 ).
Giacomo era pertanto cugino paterno di Gesù: nessuna fonte storica lo afferma in maniera esplicita, ma particolarmente prezioso è il passo di Egesippo (SE 4,22,4) nel quale, dopo aver parlato di Giacomo, definisce Simone "ancora figlio di Clopa" e "secondo cugino", definendo dunque implicitamente Giacomo "figlio di Clopa e cugino di Gesù". Se i protestanti e i (pochi) cattolici (p.es. Meier) che affermano la fratellanza di Gesù e Giacomo non tralasciassero, come è loro consuetudine, l'esame di questa informazione, la vexata questio dei "fratelli" di Gesù e della perpetua verginità di Maria avrebbe una conclusione chiara e definitiva.
Il fatto che compaia al primo posto nelle due liste dei "fratelli" e che preceda in tutte e quattro le liste degli apostoli Simone e Giuda, gli altri due possibili "fratelli" apostoli, suggerisce il suo ruolo di primogenito e la sua maggiore età anagrafica.
Assumendo la storicità della genealogia di Mt 1,16 portava lo stesso nome del nonno paterno (ma la genealogia di Lc 3,23 lo chiama Eli).
Secondo altre interpretazioni, estranee alla tradizione cattolica, Giacomo era il fratello carnale di Gesù, secondogenito di Maria e Giuseppe (vedi Fratelli di Gesù#Fratelli). Si tratta dell'ipotesi più diffusa tra le chiese protestanti.
Nella tradizione ortodossa invece Giacomo viene considerato fratellastro di Gesù, figlio di un matrimonio di Giuseppe precedente a quello con Maria (vedi Fratelli di Gesù#Fratellastri). Questa ipotesi, già contenuta nel Protovangelo di Giacomo (II secolo), viene citata (e probabilmente accettata) anche da Eusebio (SE 2,1,2) che lo definisce "ritenuto figlio di Giuseppe".
Altre possibili interpretazioni considerano Giacomo di Alfeo come il fratello dell'esattore delle tasse Levi figlio di Alfeo (Mc 2,14;Mt9,9;Lc5,27-28 ),[19] che la tradizione cattolica ha identificato con l'apostolo ed evangelista Matteo sulla base del confronto delle narrazioni sinottiche.
Origini e caratteristiche
La data di nascita è ignota e va probabilmente collocata attorno all'inizio dell'era cristiana. Il luogo di nascita e di residenza, come per tutti gli altri "fratelli" (Mt 13,55 ; Mc 6,3 ) e per la stessa famiglia di Gesù dovrebbe essere Nazaret. Sono sconosciuti il mestiere svolto da lui e dalla sua famiglia e il relativo stato socio-economico.
Sulla base delle informazioni di Egesippo (cit. da Girolamo, De viris illustribus 2; Eusebio, SE 2,23), verosimilmente era un nazireo, cioè aveva fatto uno speciale voto di consacrazione a Dio per il quale non si doveva tagliare i capelli né bere alcolici (altri possibili nazirei neotestamentari sono lo stesso Gesù, assumendo la veridicità della Sindone che lo raffigura con i capelli lunghi, caratteristica non comune degli ebrei dell'epoca, e Paolo, secondo la comune interpretazione di At 18,18 ).
Più problematica è l'autenticità di un'altra informazione di Egesippo secondo la quale Giacomo poteva entrare nel Santo dei Santi: questa facoltà era prerogativa del solo Sommo Sacerdote ebraico (Es 30,10 ; Lev 16 ), il che lascerebbe supporre che Giacomo avesse ricoperto quella carica. La cosa però viene solitamente esclusa da storici e biblisti anche per il totale silenzio delle altre fonti storiche. Inoltre, assumendo la sua parentela paterna con Giuseppe e Gesù, appartenenti alla "casa di Davide" (v. Mt 1,1 ; Lc 1,27 ) e dunque alla tribù di Giuda, non poteva vantare la discendenza levitica, e nello specifico aronnide, necessaria per esercitare il sacerdozio e il Sommo Sacerdozio in particolare.
Le fonti storiche concordano nel definirlo profondamente pio, al punto che le sue ginocchia per le prolungate preghiere in ginocchio erano dure "come quelle di un cammello". Per questa sua profonda fede e per la fedeltà alla tradizione ebraica era rispettato non solo dai cristiani ma anche dagli ebrei. L'indicazione secondo cui non si faceva il bagno può sembrare curiosa nell'epoca contemporanea, ma in quel periodo (come per la successiva tradizione monastica) era opinione comune che lavarsi con l'acqua risvegliasse le pulsioni sessuali.
Secondo Egesippo (Eusebio, SE 2,23,7) Giacomo fu soprannominato "Oblias" (ὠβλίας), probabile distorsione dell'ebraico אפלעם (ofelàm), cioè baluardo del popolo.
L'aggettivo "piccolo" o "minore" o "giovane" attribuitogli da Mc 15,40 è di dubbia origine: forse va riferito a una sua limitata statura, oppure va correlato alla sua minore età anagrafica rispetto all'altro Giacomo apostolo, figlio di Zebedeo.
Apostolato
I vangeli sono estremamente parchi circa la sua attività durante il ministero pubblico di Gesù (probabilmente 28-30 d.C.). Giacomo compare, con l'epiteto "(figlio) di Alfeo" (genitivo patronimico), in tutti e quattro le liste stereotipate degli apostoli: Mt 10,3 ; Mc 3,18 ; Lc 6,15 ; At 1,13 . Nei tre vangeli sinottici occupa la quartultima posizione, che nell'elenco di At diventa terzultima per l'assenza di Giuda Iscariota. Oltre a questi accenni i vangeli non dicono nient'altro di lui.
Assumendo l'identificazione Giacomo apostolo = "fratello" di Gesù, è possibile che Giacomo (e gli altri suoi fratelli), nelle fasi iniziali del ministero del Signore, avesse guardato con sospetto la sua predicazione e le sue implicite pretese messianiche. In Mc 3,20-22 "i suoi (parenti)" cercano di afferrare Gesù ritenendolo "fuori di sé". Lo stesso atteggiamento verosimilmente sospettoso aveva forse mosso gli stessi "fratelli", accompagnati da Maria[20], a cercare Gesù in un'altra occasione (Mc 3,31-34 ; Mt 12,46-50 ; Lc 8,19-21 ), che mostra nei loro confronti un notevole distacco. Anche Gv 7,5 testimonia la loro iniziale mancanza di fede in Gesù.
Dopo questa ritrosia iniziale comunque i "fratelli" ebbero fede in Gesù: At 1,14 descrive presenti nel cenacolo dopo la risurrezione gli apostoli, alcune donne, Maria, e i fratelli. Nel caso di Giacomo in particolare questi rivestì un ruolo di primissimo piano nella Chiesa apostolica fino a conseguirne il martirio (v. dopo). I vangeli però non forniscono indicazioni circa quando avvenne la "conversione" di Giacomo. Sempre assumendo l'identificazione Giacomo apostolo = fratello, il fatto che i vangeli lo riportino nelle liste apostoliche prima degli episodi relativi ai fratelli increduli non dovrebbe essere visto come una discordanza: gli esegeti contemporanei hanno rinunciato a identificare nell'ordine delle pericopi evangeliche l'effettivo svolgimento cronologico degli avvenimenti narrati. In questo caso si tratterebbe di un inserimento discronico[21] della lista stereotipata dei 12 apostoli all'inizio del ministero di Gesù, quando in realtà Giacomo (e gli altri due probabili fratelli-apostoli, Giuda e Simone) non ne faceva ancora parte.
Una tradizione antica ma tardiva (Vangelo di Gamaliele 1,38, cit. da Blinzler p. 30 ; Panarion 78,13,3) ha identificato Giacomo "fratello" di Gesù con l'adolescente presente nel Getsemani durante l'arresto di Gesù (Mc 14,51-52 ).
Episcopato
Secondo il perduto Vangelo degli Ebrei, citato da Girolamo (De viris illustribus 2), dopo la sua risurrezione (30 d.C.) Gesù apparve a Giacomo (vedi 1Cor 15,7 , ripreso anche da Eusebio, SE 1,12,4) e gli fece la comunione. Sempre secondo Girolamo, subito dopo la passione di Gesù Giacomo venne "ordinato vescovo di Gerusalemme" (vedi anche Eusebio, SE 2,1,2). La precisazione è anacronistica, in quanto l'ordinazione episcopale come vero e proprio sacramento si definì progressivamente a partire dall'epoca apostolica, ma è indubbio che Giacomo rivestì da subito un ruolo di primo piano nella Chiesa gerosolimitana, composta prevalentemente da giudeo-cristiani.
Attorno al 35-39 (a seconda delle ricostruzioni cronologiche), dopo tre anni dalla sua conversione, Paolo si reca a Gerusalemme e incontra Pietro e Giacomo (Gal 1,18-20 ), da lui definito "fratello" del Signore e apostolo (per coloro che rigettano l'identificazione di Giacomo con l'apostolo figlio di Alfeo, il titolo va inteso in senso lato, come p.es. è usato anche per Paolo che non faceva parte della cerchia dei dodici).
Nel racconto di At 15,1-35 relativo al cosiddetto concilio di Gerusalemme (attorno al 48-50), che doveva pronunciarsi sull'osservanza della Torah da parte dei cristiani non ebrei (ellenisti), Giacomo viene presentato come il portavoce della risoluzione finale. Circa lo stesso evento Paolo definisce Giacomo, Cefa e Giovanni "le colonne" della Chiesa (Gal 2,9 ).
Successivamente al concilio, in occasione del cosiddetto incidente di Antiochia che vide contrapposti Paolo e Pietro, Giacomo sembra essere indicato come l'emissario dei giudeo-cristiani giunti nella città (Gal 2,12 ). Non è chiaro se Giacomo avesse dato loro disposizioni precise circa la separazione tra giudeo-cristiani ed ellenisti: la cosa è improbabile, dato che in tal caso avrebbe tradito lo spirito della risoluzione conciliare. È possibile che Paolo volesse indicare, con la precisazione "alcuni da parte di Giacomo", la loro appartenenza alla corrente giudeo-cristiana, senza assegnare loro un preciso mandato da parte di Giacomo, o che il loro mandato fosse solo informativo e non finalizzato alla effettiva separazione delle mense.
In occasione del terzo e ultimo viaggio di Paolo a Gerusalemme, attorno al 57-58, Giacomo risulta ancora come la figura di riferimento di quella Chiesa (At 21,17-25 ), e si preoccupa di ricomporre il dissidio strisciante, nonostante fosse stato formalmente superato una decina di anni prima dal concilio di Gerusalemme, esistente tra i falchi della componente giudeo-cristiana e il cristianesimo ellenista di Paolo, da loro giudicato scismatico.
Un'eco indiretta dell'autorevolezza di Giacomo si riscontra anche nell'incipit della Lettera di Giuda, dove l'autore si identifica, a garanzia di autorevolezza e ortodossia, come "Giuda fratello di Giacomo" (Gd 1,1 ).
Morte
Giacomo subì il martirio a Gerusalemme nel 7° anno dell'imperatore Nerone, cioè attorno al 61-62 (a seconda che il computo abbia l'estremo incluso o, più probabilmente, escluso), sotto il sommo sacerdozio di Anano, giovane figlio dell'Anano-Anna evangelico, durante il breve vuoto di potere tra i governatorati di Festo e Albino.[22]
Le descrizioni dell'effettiva modalità della morte sono in parte discordanti.
Secondo il breve accenno di Giuseppe, Giacomo fu fatto lapidare assieme ad altri (verosimilmente cristiani) per ordine di Anano.
Secondo Eusebio, che cita esplicitamente a riguardo un lungo passo di Egesippo, Giacomo fu invitato da alcuni capi dei Giudei a salire sul pinnacolo del tempio per far desistere il popolo dalla fede in Gesù. Ma Giacomo invece lo dichiarò Figlio dell'uomo e sedente alla destra della Potenza (gli stessi epiteti attribuitisi da Gesù durante il processo al Sinedrio, v. Mt26,64; Mc14,62), attirandosi le ire dei Giudei. Questi decisero di lapidarlo, lo buttarono giù dal pinnacolo e, mentre lo lapidavano, fu colpito a morte da un lavandaio con un colpo di bastone da lavandaio sulla testa. Nonostante l'antichità di Egesippo, per il suo stile fortemente apologetico e per i frequenti richiami biblici il suo racconto può avere raccolto elementi agiografici elaborati successivamente.
Secondo Girolamo (Vir. Ill.), che cita implicitamente (oltre a Giuseppe Flavio) dei testi perduti di Egesippo e San Clemente alessandrino, non fu lapidato: dopo essere stato condannato alla lapidazione fu buttato giù dal pinnacolo del tempio e fu ucciso da un colpo di bastone da lavandaio alla testa. Nelle Cronache invece parla di una lapidazione.
Gli autori concordano nella notizia che, per colpa del linciaggio e della buona fama che godeva Giacomo presso il popolo, il sommo sacerdote Anano fu destituito. Secondo gli autori cristiani anche il successivo assedio di Gerusalemme fu una vendetta divina come conseguenza dell'ingiusto martirio.
Come suo successore alla guida della comunità di Gerusalemme fu nominato Simone, cugino di Gesù, che secondo l'interpretazione cattolica tradizionale era un fratello minore di Giacomo.
Culto
Le ossa dei santi Apostoli Filippo e Giacomo furono trasportate a Roma nel VI secolo, ai tempi dei papi Pelagio e Giovanni III (556-574), e composte nella Basilica paleocristiana fatta appositamente costruire e ad essi dedicata, quale tempio votivo per la liberazione di Roma dai Goti, nei pressi del Foro Traiano. La devozione a questi Santi Apostoli crebbe grandemente anche per le esortazioni del papa Giovanni III, il quale invitava i fedeli romani a rendersi conto della "luce che promana da questo luogo", eretto per essere protetti nei tempi di afflizione.
Attraverso i secoli la Basilica fu ricostruita più volte, subendo varie trasformazioni, sino all'attuale struttura in stile barocco e neoclassico. Anche la sua denominazione con il tempo è cambiata in quella dei Santi Dodici Apostoli, pur essendo stata dedicata inizialmente solo ai santi Filippo e Giacomo.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Gerusalemme | Successore: | |
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— | 30-62 | Simone |
Note | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Bibliografia | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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