San Giacomo il Minore

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San Giacomo il Minore
Personaggio del Nuovo Testamento
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Pieter Paul Rubens, San Giacomo il Minore (XVII secolo), olio su tela; Madrid, Museo del Prado
Titolo
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Morte Gerusalemme
62
Sepoltura Roma, Basilica dei Santi Dodici Apostoli
Conversione
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Proclamazioni
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Attributi
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 3 maggio, n. 1:
« Festa dei santi Filippo e Giacomo, Apostoli. Filippo, nato a Betsaida come Pietro e Andrea e divenuto discepolo di Giovanni Battista, fu chiamato dal Signore perché lo seguisse; Giacomo, figlio di Alfeo, detto il Giusto, ritenuto dai Latini fratello del Signore, resse per primo la Chiesa di Gerusalemme e, durante la controversia sulla circoncisione, aderì alla proposta di Pietro di non imporre quell’antico giogo ai discepoli convertiti dal paganesimo, coronando, infine, il suo apostolato con il martirio. »

San Giacomo il Minore († Gerusalemme, 62) è uno dei dodici scelti da Gesù (Mt 10,3 ; Mc 3,18 ; Lc 6,15 ; At 1,13 ), distinto dall'altro Giacomo apostolo detto "il Maggiore".

Nella tradizione cattolica viene comunemente identificato con Giacomo "il Minore", figlio di una Maria (Mt 27,56 ; Mc 15,40 ) e dell'Alfeo-Cleofa fratello di san Giuseppe; "fratello" (cioè cugino) di Gesù (Mt 13,55 ; Mc 6,3 ; Gal 1,19 ) assieme a Giuseppe-Ioses, Simone e Giuda autore dell'omonima lettera (Gd 1,1 ); "colonna" della Chiesa di Gerusalemme del I secolo (Gal 2,9 ; At 12,17;15,13;21,18 ; 1Cor 15,7 ); autore dell'omonima lettera (Gc 1,1 ). Viene inoltre identificato col "Giacomo il Giusto" citato da alcune testimonianze extrabibliche. Subì il martirio attorno al 61-62.

Si riscontrano comunque tra gli studiosi diverse opinioni circa queste identificazioni, anche all'interno della tradizione cattolica.

Fonti storiche

Oltre agli accenni contenuti nei testi neotestamentari, per la conoscenza di Giacomo ci sono particolarmente preziose le testimonianze a lui relative contenuti in testi di autori successivi all'epoca apostolica: Girolamo (De viris illustribus 2), Eusebio (SE 1,12,4; 2,1,2-4; 2,23), Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche 20,200).

Identificazioni

Tra i diversi autori e studiosi della tradizione cristiana, e anche all'interno della tradizione cattolica, si riscontrano talvolta divergenze circa la possibile (data la sporadicità delle citazioni storiche è difficile arrivare a certezze assolute) identificazione dei diversi Giacomo operanti nel Nuovo Testamento e nella Chiesa apostolica.

Di seguito vengono schematicamente riportate le varie posizioni; le righe riguardano i vari autori; le colonne i vari Giacomo menzionati nel Nuovo Testamento, senza tener conto dell'apostolo Giacomo il Maggiore, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni, chiaramente distinto dagli altri; i numeri 1,2,... nelle varie caselle vogliono indicare la coincidenza dei vari personaggi secondo i vari autori: ad esempio tutti i personaggio con il numero 1 in una riga sono da quell'autore identificati tra loro; il trattino "-" indica che non viene espressa un'opinione.

Si può notare che tendenzialmente gli autori cattolici identificano un unico Giacomo, mentre alcuni distinguono Giacomo "fratello" (cugino) di Gesù dall'omonimo apostolo figlio di Alfeo.

Biografia

Famiglia e parentela con Gesù

Assumendo secondo la tradizione cattolica l'identificazione "fratello" = apostolo figlio di Alfeo, la famiglia era composta dalla madre Maria di Cleofa (Mt 27,56 ; Mc 15,40 ; Girolamo, (De viris illustribus 2), "sorella" (cioè cognata) di Maria (Gv 19,25 ), il padre Cleofa (fratello del padre putativo di Gesù Giuseppe, v. Eusebio, Storia Ecclesiastica 3,11,2; 4,22,4) e i fratelli Giuseppe, Simone e Giuda, oltre a sorelle accennate anonimamente dai vangeli (Mt 13,55 ; Mc 6,3 ).

Giacomo era pertanto cugino paterno di Gesù: nessuna fonte storica lo afferma in maniera esplicita, ma particolarmente prezioso è il passo di Egesippo (SE 4,22,4) nel quale, dopo aver parlato di Giacomo, definisce Simone "ancora figlio di Clopa" e "secondo cugino", definendo dunque implicitamente Giacomo "figlio di Clopa e cugino di Gesù". Se i protestanti e i (pochi) cattolici (p.es. Meier) che affermano la fratellanza di Gesù e Giacomo non tralasciassero, come è loro consuetudine, l'esame di questa informazione, la vexata questio dei "fratelli" di Gesù e della perpetua verginità di Maria avrebbe una conclusione chiara e definitiva.

Il fatto che compaia al primo posto nelle due liste dei "fratelli" e che preceda in tutte e quattro le liste degli apostoli Simone e Giuda, gli altri due possibili "fratelli" apostoli, suggerisce il suo ruolo di primogenito e la sua maggiore età anagrafica.

Assumendo la storicità della genealogia di Mt 1,16 portava lo stesso nome del nonno paterno (ma la genealogia di Lc 3,23 lo chiama Eli).

Secondo altre interpretazioni, estranee alla tradizione cattolica, Giacomo era il fratello carnale di Gesù, secondogenito di Maria e Giuseppe (vedi Fratelli di Gesù#Fratelli). Si tratta dell'ipotesi più diffusa tra le chiese protestanti.

Nella tradizione ortodossa invece Giacomo viene considerato fratellastro di Gesù, figlio di un matrimonio di Giuseppe precedente a quello con Maria (vedi Fratelli di Gesù#Fratellastri). Questa ipotesi, già contenuta nel Protovangelo di Giacomo (II secolo), viene citata (e probabilmente accettata) anche da Eusebio (SE 2,1,2) che lo definisce "ritenuto figlio di Giuseppe".

Altre possibili interpretazioni considerano Giacomo di Alfeo come il fratello dell'esattore delle tasse Levi figlio di Alfeo (Mc 2,14;Mt9,9;Lc5,27-28 ),[19] che la tradizione cattolica ha identificato con l'apostolo ed evangelista Matteo sulla base del confronto delle narrazioni sinottiche.

Origini e caratteristiche

La data di nascita è ignota e va probabilmente collocata attorno all'inizio dell'era cristiana. Il luogo di nascita e di residenza, come per tutti gli altri "fratelli" (Mt 13,55 ; Mc 6,3 ) e per la stessa famiglia di Gesù dovrebbe essere Nazaret. Sono sconosciuti il mestiere svolto da lui e dalla sua famiglia e il relativo stato socio-economico.

Sulla base delle informazioni di Egesippo (cit. da Girolamo, De viris illustribus 2; Eusebio, SE 2,23), verosimilmente era un nazireo, cioè aveva fatto uno speciale voto di consacrazione a Dio per il quale non si doveva tagliare i capelli né bere alcolici (altri possibili nazirei neotestamentari sono lo stesso Gesù, assumendo la veridicità della Sindone che lo raffigura con i capelli lunghi, caratteristica non comune degli ebrei dell'epoca, e Paolo, secondo la comune interpretazione di At 18,18 ).

Più problematica è l'autenticità di un'altra informazione di Egesippo secondo la quale Giacomo poteva entrare nel Santo dei Santi: questa facoltà era prerogativa del solo Sommo Sacerdote ebraico (Es 30,10 ; Lev 16 ), il che lascerebbe supporre che Giacomo avesse ricoperto quella carica. La cosa però viene solitamente esclusa da storici e biblisti anche per il totale silenzio delle altre fonti storiche. Inoltre, assumendo la sua parentela paterna con Giuseppe e Gesù, appartenenti alla "casa di Davide" (v. Mt 1,1 ; Lc 1,27 ) e dunque alla tribù di Giuda, non poteva vantare la discendenza levitica, e nello specifico aronnide, necessaria per esercitare il sacerdozio e il Sommo Sacerdozio in particolare.

Le fonti storiche concordano nel definirlo profondamente pio, al punto che le sue ginocchia per le prolungate preghiere in ginocchio erano dure "come quelle di un cammello". Per questa sua profonda fede e per la fedeltà alla tradizione ebraica era rispettato non solo dai cristiani ma anche dagli ebrei. L'indicazione secondo cui non si faceva il bagno può sembrare curiosa nell'epoca contemporanea, ma in quel periodo (come per la successiva tradizione monastica) era opinione comune che lavarsi con l'acqua risvegliasse le pulsioni sessuali.

Secondo Egesippo (Eusebio, SE 2,23,7) Giacomo fu soprannominato "Oblias" (ὠβλίας), probabile distorsione dell'ebraico אפלעם (ofelàm), cioè baluardo del popolo.

L'aggettivo "piccolo" o "minore" o "giovane" attribuitogli da Mc 15,40 è di dubbia origine: forse va riferito a una sua limitata statura, oppure va correlato alla sua minore età anagrafica rispetto all'altro Giacomo apostolo, figlio di Zebedeo.

Apostolato

I vangeli sono estremamente parchi circa la sua attività durante il ministero pubblico di Gesù (probabilmente 28-30 d.C.). Giacomo compare, con l'epiteto "(figlio) di Alfeo" (genitivo patronimico), in tutti e quattro le liste stereotipate degli apostoli: Mt 10,3 ; Mc 3,18 ; Lc 6,15 ; At 1,13 . Nei tre vangeli sinottici occupa la quartultima posizione, che nell'elenco di At diventa terzultima per l'assenza di Giuda Iscariota. Oltre a questi accenni i vangeli non dicono nient'altro di lui.

Assumendo l'identificazione Giacomo apostolo = "fratello" di Gesù, è possibile che Giacomo (e gli altri suoi fratelli), nelle fasi iniziali del ministero del Signore, avesse guardato con sospetto la sua predicazione e le sue implicite pretese messianiche. In Mc 3,20-22 "i suoi (parenti)" cercano di afferrare Gesù ritenendolo "fuori di sé". Lo stesso atteggiamento verosimilmente sospettoso aveva forse mosso gli stessi "fratelli", accompagnati da Maria[20], a cercare Gesù in un'altra occasione (Mc 3,31-34 ; Mt 12,46-50 ; Lc 8,19-21 ), che mostra nei loro confronti un notevole distacco. Anche Gv 7,5 testimonia la loro iniziale mancanza di fede in Gesù.

Dopo questa ritrosia iniziale comunque i "fratelli" ebbero fede in Gesù: At 1,14 descrive presenti nel cenacolo dopo la risurrezione gli apostoli, alcune donne, Maria, e i fratelli. Nel caso di Giacomo in particolare questi rivestì un ruolo di primissimo piano nella Chiesa apostolica fino a conseguirne il martirio (v. dopo). I vangeli però non forniscono indicazioni circa quando avvenne la "conversione" di Giacomo. Sempre assumendo l'identificazione Giacomo apostolo = fratello, il fatto che i vangeli lo riportino nelle liste apostoliche prima degli episodi relativi ai fratelli increduli non dovrebbe essere visto come una discordanza: gli esegeti contemporanei hanno rinunciato a identificare nell'ordine delle pericopi evangeliche l'effettivo svolgimento cronologico degli avvenimenti narrati. In questo caso si tratterebbe di un inserimento discronico[21] della lista stereotipata dei 12 apostoli all'inizio del ministero di Gesù, quando in realtà Giacomo (e gli altri due probabili fratelli-apostoli, Giuda e Simone) non ne faceva ancora parte.

Una tradizione antica ma tardiva (Vangelo di Gamaliele 1,38, cit. da Blinzler p. 30 ; Panarion 78,13,3) ha identificato Giacomo "fratello" di Gesù con l'adolescente presente nel Getsemani durante l'arresto di Gesù (Mc 14,51-52 ).

Episcopato

Niccolo Bambini (1651-1736), Comunione dell'apostolo Giacomo il Minore. Rappresenta l'incontro tra Gesù risorto e Giacomo accennato da 1Cor 15,7 e narrato dal Vangelo degli Ebrei.

Secondo il perduto Vangelo degli Ebrei, citato da Girolamo (De viris illustribus 2), dopo la sua risurrezione (30 d.C.) Gesù apparve a Giacomo (vedi 1Cor 15,7 , ripreso anche da Eusebio, SE 1,12,4) e gli fece la comunione. Sempre secondo Girolamo, subito dopo la passione di Gesù Giacomo venne "ordinato vescovo di Gerusalemme" (vedi anche Eusebio, SE 2,1,2). La precisazione è anacronistica, in quanto l'ordinazione episcopale come vero e proprio sacramento si definì progressivamente a partire dall'epoca apostolica, ma è indubbio che Giacomo rivestì da subito un ruolo di primo piano nella Chiesa gerosolimitana, composta prevalentemente da giudeo-cristiani.

Attorno al 35-39 (a seconda delle ricostruzioni cronologiche), dopo tre anni dalla sua conversione, Paolo si reca a Gerusalemme e incontra Pietro e Giacomo (Gal 1,18-20 ), da lui definito "fratello" del Signore e apostolo (per coloro che rigettano l'identificazione di Giacomo con l'apostolo figlio di Alfeo, il titolo va inteso in senso lato, come p.es. è usato anche per Paolo che non faceva parte della cerchia dei dodici).

Nel racconto di At 15,1-35 relativo al cosiddetto concilio di Gerusalemme (attorno al 48-50), che doveva pronunciarsi sull'osservanza della Torah da parte dei cristiani non ebrei (ellenisti), Giacomo viene presentato come il portavoce della risoluzione finale. Circa lo stesso evento Paolo definisce Giacomo, Cefa e Giovanni "le colonne" della Chiesa (Gal 2,9 ).

Successivamente al concilio, in occasione del cosiddetto incidente di Antiochia che vide contrapposti Paolo e Pietro, Giacomo sembra essere indicato come l'emissario dei giudeo-cristiani giunti nella città (Gal 2,12 ). Non è chiaro se Giacomo avesse dato loro disposizioni precise circa la separazione tra giudeo-cristiani ed ellenisti: la cosa è improbabile, dato che in tal caso avrebbe tradito lo spirito della risoluzione conciliare. È possibile che Paolo volesse indicare, con la precisazione "alcuni da parte di Giacomo", la loro appartenenza alla corrente giudeo-cristiana, senza assegnare loro un preciso mandato da parte di Giacomo, o che il loro mandato fosse solo informativo e non finalizzato alla effettiva separazione delle mense.

In occasione del terzo e ultimo viaggio di Paolo a Gerusalemme, attorno al 57-58, Giacomo risulta ancora come la figura di riferimento di quella Chiesa (At 21,17-25 ), e si preoccupa di ricomporre il dissidio strisciante, nonostante fosse stato formalmente superato una decina di anni prima dal concilio di Gerusalemme, esistente tra i falchi della componente giudeo-cristiana e il cristianesimo ellenista di Paolo, da loro giudicato scismatico.

Un'eco indiretta dell'autorevolezza di Giacomo si riscontra anche nell'incipit della Lettera di Giuda, dove l'autore si identifica, a garanzia di autorevolezza e ortodossia, come "Giuda fratello di Giacomo" (Gd 1,1 ).

Morte

Giacomo subì il martirio a Gerusalemme nel 7° anno dell'imperatore Nerone, cioè attorno al 61-62 (a seconda che il computo abbia l'estremo incluso o, più probabilmente, escluso), sotto il sommo sacerdozio di Anano, giovane figlio dell'Anano-Anna evangelico, durante il breve vuoto di potere tra i governatorati di Festo e Albino.[22]

Le descrizioni dell'effettiva modalità della morte sono in parte discordanti.

Secondo il breve accenno di Giuseppe, Giacomo fu fatto lapidare assieme ad altri (verosimilmente cristiani) per ordine di Anano.

Secondo Eusebio, che cita esplicitamente a riguardo un lungo passo di Egesippo, Giacomo fu invitato da alcuni capi dei Giudei a salire sul pinnacolo del tempio per far desistere il popolo dalla fede in Gesù. Ma Giacomo invece lo dichiarò Figlio dell'uomo e sedente alla destra della Potenza (gli stessi epiteti attribuitisi da Gesù durante il processo al Sinedrio, v. Mt26,64; Mc14,62), attirandosi le ire dei Giudei. Questi decisero di lapidarlo, lo buttarono giù dal pinnacolo e, mentre lo lapidavano, fu colpito a morte da un lavandaio con un colpo di bastone da lavandaio sulla testa. Nonostante l'antichità di Egesippo, per il suo stile fortemente apologetico e per i frequenti richiami biblici il suo racconto può avere raccolto elementi agiografici elaborati successivamente.

Secondo Girolamo (Vir. Ill.), che cita implicitamente (oltre a Giuseppe Flavio) dei testi perduti di Egesippo e San Clemente alessandrino, non fu lapidato: dopo essere stato condannato alla lapidazione fu buttato giù dal pinnacolo del tempio e fu ucciso da un colpo di bastone da lavandaio alla testa. Nelle Cronache invece parla di una lapidazione.

Gli autori concordano nella notizia che, per colpa del linciaggio e della buona fama che godeva Giacomo presso il popolo, il sommo sacerdote Anano fu destituito. Secondo gli autori cristiani anche il successivo assedio di Gerusalemme fu una vendetta divina come conseguenza dell'ingiusto martirio.

Come suo successore alla guida della comunità di Gerusalemme fu nominato Simone, cugino di Gesù, che secondo l'interpretazione cattolica tradizionale era un fratello minore di Giacomo.

Culto

Le ossa dei santi Apostoli Filippo e Giacomo furono trasportate a Roma nel VI secolo, ai tempi dei papi Pelagio e Giovanni III (556-574), e composte nella Basilica paleocristiana fatta appositamente costruire e ad essi dedicata, quale tempio votivo per la liberazione di Roma dai Goti, nei pressi del Foro Traiano. La devozione a questi Santi Apostoli crebbe grandemente anche per le esortazioni del papa Giovanni III, il quale invitava i fedeli romani a rendersi conto della "luce che promana da questo luogo", eretto per essere protetti nei tempi di afflizione.

Attraverso i secoli la Basilica fu ricostruita più volte, subendo varie trasformazioni, sino all'attuale struttura in stile barocco e neoclassico. Anche la sua denominazione con il tempo è cambiata in quella dei Santi Dodici Apostoli, pur essendo stata dedicata inizialmente solo ai santi Filippo e Giacomo.

Successione degli incarichi

Predecessore: Vescovo di Gerusalemme Successore: Quadrato trasparente.png
30-62 Simone I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
{{{data}}} Simone
Note
  1. Girolamo, De viris illustribus 2; De Virginitate Beatae Mariae 13. Vedi anche Commentario a Mt 15,20 .
  2. Nonostante Girolamo in De Virginitate Beatae Mariae 13 identifichi l'apostolo Giacomo di Alfeo col cugino di Gesù e con Giacomo il Minore, in altre opere sembra affermare che Giacomo Minore, cugino di Gesù, non vada identificato con l'apostolo: Commentario a Galati 1,19; Commentario ad Isaia 17,6.
  3. Tommaso d'Aquino, Commento a Galati 1,5 (online.
  4. Concilio di Trento, Sessione 14a del 25 novembre 1551 (DS 1695).
  5. (EN) Voce, in Charles George Herbermann (a cura di), Catholic Encyclopedia, 15 voll., Robert Appleton Company, New York 1907-1914
    Dopo aver esaminato i vari Giacomo del Nuovo Testamento conclude:
    (EN) (IT)
    « On the whole, although there is no full evidence for the identity of James (2), the son of Alpheus, and James (3), the brother of the Lord, and James (4), the son of Mary of Clopas, the view that one and the same person is described in the New Testament in these three different ways, is by far the most probable. There is, at any rate, very good ground (Gal 1,19; 2,9.12 ) for believing that the Apostle James, the son of Alpheus is the same person as James, the brother of the Lord, the well-known Bishop of Jerusalem of the Acts. » « Complessivamente, sebbene non sia pianemente evidente l'identità del Giacomo figlio di Alfeo, e del Giacomo fratello del Signore, e del Giacomo figlio di Maria di Cleofa, la visione per cui la stessa persona sia descritta nel NT in queste tre differenti maniere è la più probabile. C'è inoltre un buon fondamento nella considerazione che l'apostolo Giacomo, figlio di Alfeo, sia la stessa persona di Giacomo, fratello del Signore, ben noto vescovo di Gerusalemme degli Atti »
  6. (EN) Voce, in Charles George Herbermann (a cura di), Catholic Encyclopedia, 15 voll., Robert Appleton Company, New York 1907-1914
    (EN) (IT)
    « The author is commonly identified with the Lord's brother, the Bishop of Jerusalem (see ST. JAMES THE LESS; the view that the Lord's brother must be identified with James, the son of Alpheus, is by far the most probable). » « L'autore è comunemente identificato col fratello del Signore, il vescovo di Gerusalemme (vedi voce San Giacomo il Minore; la visione per cui il fratello del Signore debba essere identificato col Giacomo figlio di Alfeo è la più probabile) »
  7. Giuseppe Ricciotti, La sacra Bibbia, Salani, 1940 (ris. 1993). Circa Mt 13,55 (p. 1402), scrive:
    « Figlio del legnaiuolo, di Giuseppe, tale era stimato Gesù dagli abitanti di Nazaret, ignari del concepimento soprannaturale di Lui, e giudicando secondo la condizione legale per cui Giuseppe era sposo di Maria. Suoi fratelli [..] sue sorelle, qui come altrove nel senso di cugini e parenti; e in realtà, dei quattro "fratelli" qui nominati, proprio i due primi - cioè Giacomo e Giuseppe - saranno presentati in seguito come figli di quella Maria moglie di Cleofa che fu ai piedi della croce di Gesù insieme con Maria madre di Lui. »

    Circa Gal 1,19 (p. 1638): "Giacomo il fratello del Signore: cioè cugino di Gesù, è Giacomo il Minore (vedi l'Introduzione s. Giacomo)".

    Circa Gal 2,9 (ib.): "Colonne della Chiesa: Giacomo era parente di Gesù".

    Nell'introduzione alla Lettera di Giacomo (p. 1719):

    « Giacomo, autore di questa lettera, è l'apostolo Giacomo figlio di Alfeo, cioè Giacomo il Minore, chiamato anche fratello del Signore ossia parente di Gesù Cristo. Fu martirizzato nell'anno 62, mentre era a capo della chiesa di Gerusalemme. »
  8. Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, § 264:
    « Gesù aveva anche dei parenti come sua madre aveva una "sorella" (Giovanni 19,25 ), così egli aveva "fratelli" e "so­relle" più volte ricordati dagli evangelisti (e anche da Paolo, 1Corinzi 9,5 ). Di quattro di questi "fratelli" ci è trasmesso anche il nome, e si chiamavano Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (Matteo 13,55 ; Marco 6,3 ); le sue "sorelle" non sono nominate, ma dove­vano esser parecchie giacché si parla di "tutte... le sorelle di lui" (Matteo 13,56 ). La designazione di questo ampio stuolo parentale corrisponde bene ai costumi d'Oriente, ove i legami di sangue sono perseguiti anche nelle loro lontane e tenui ramificazioni, cosicché i collaterali più vicini sono designati genericamente come "fratelli" e "sorelle", pur essendo soltanto cugini di vario grado; già nella Bibbia ebraica i nomi "fratello", "sorella", designano spesso parenti di grado molto più lontano che il fratello o la sorella carnali, tanto più che nell'ebraico antico non si ritrova un preciso vocabolo per indicare esclusivamente il cugino. Cugini, dunque, erano i "fratelli" e le "sorelle" di Gesù. Ora, questa numerosa parentela non era tutta favorevole a lui. Nel pieno della sua operosità pubblica ci viene comunicato che neppure i fratelli di lui credevano in lui (Giovanni 7,5 ); né si può credere che questa avversione, o alienazione che fosse, si formasse per la prima volta quando Gesù iniziò la sua operosità pubblica. Doveva essere piuttosto la manifestazione aperta di un vecchio sentimento, che nel cuore di cotesti consanguinei covava già al tempo della vita nascosta di Nazareth. Di questo rancore domestico è comunicata da Gesù stesso una ragione, ma è generica: Non è profeta inonorato se non nella patria di lui e nei parenti di lui e nella casa di lui (Marco 6,4 ). Ad ogni modo, a fianco a cotesti astiosi parenti ve ne furono di fedelissimi che gli si mantennero uniti usque ad mortem et ultra, e che certamente lo avevano circondato della loro benevolenza fin da quand'era oscuro ragazzo e giovane a Na­zareth. Primi fra tutti Maria e Giuseppe; quindi Giacomo, il fra­tello del Signore (Galati 1,19 ), cioè Giacomo il Minore, e poi anche altri (Atti 1,14 ), di cui forse taluni ripulitisi con l'andar del tempo dalla loro antica ruggine [..]. »
  9. Traduction Oecuménique de la Bible, Les éditions du Cerf et Société Biblique Française, 1988, tr. it. Bibbia TOB, ElleDiCi 1992: la nota, ecumenicamente generica a Mt 12,46 , lascia possibili le interpretazioni fratelli, fratellastri e cugini:
    « Nella Bibbia, come ancora oggi in oriente, la parola fratelli può indicare i figli della stessa madre, ma anche i parenti prossimi. »

    L'introduzione alla Lettera di Giacomo afferma:

    « L'attribuzione tradizionale della lettera a Giacomo, fratello del Signore, solleva pure un altro problema. Pur rinunziando a identificare l'autore con Giacomo, figlio di Alfeo e membro dei Dodici (cfr. Mc 3,18 p.), questo personaggio eminente della Chiesa di Gerusalemme [...] sembra sia sia stato un uomo della tradizione palestinese [...] Altri, più verosimilmente, avanzano l'ipotesi che esistesse una tradizione di "parole di Giacomo" analoga alla tradizione sinottica, pur facendo le debite proporzioni, e che se ne sia servito uno scrittore il quale, secondo le consuetudini letterarie del tempo, voleva mettere il suo scritto sotto il patrocinio di un personaggio illustre. »
  10. Piero Bargellini, Mille santi del giorno, Vallecchi, 1977, p. 243.
  11. Raymond E. Brown, Karl P. Donfried, Joseph A. Fitzmyer, John Reumann, (a cura di), Mary in the New Testament: A Collaborative Assessment by Protestant and Roman Catholic Scholars, 1978, tr. it: Maria nel Nuovo Testamento, 1985:
    « il sospetto di un sottofondo semitico (del greco neotestamentario) non sarebbe sufficiente di per sé a garantire la validità di una traduzione (di adelphos) nel senso più lato (cugino). »
    (p.80)

    « Tutto questo dava scontato, di solito, che Giacomo 'il minore' fosse Giacomo il fratello del Signore (Gal 1,19 ; cfr. 2,9.12; 1Cor 15,7 ), a sua volta spesso (ed erroneamente [nota 46: Diciamo erroneamente perché At 1,13-14 tengono chiaramente distinti 'Giacomo di Alfeo' (nella lista dei Dodici) e i fratelli di Gesù.]) identificato con 'Giacomo (il figlio) di Alfeo' menzionato in tutte e quattro le liste dei Dodici»
    (p.84)
  12. La Bible de Jérusalem, éditions du Cerf, tr. it. Bibbia di Gerusalemme, nuova edizione 1984, EDB: nota a Mt 12,46 , p. 2114:
    « Fratelli: non figli di Maria, ma parenti prossimi, come p. es. cugini, che l'ebraico e l'aramaico chiamano anche fratelli. »

    Introduzione alle Lettere cattoliche, p. 2584:

    « Quando le chiese accettano la canonicità di questa lettera (Giacomo) identificano comunemente il suo autore con quel Giacomo "fratello del Signore" (Mt 13,55 p; cfr. 12,46+) il cui ruolo così distinto nella prima comunità di Gerusalemme [...] fu coronato dal martirio per mano dei giudei verso l'anno 62 (Giuseppe Flavio, Egesippo). Evidentemente questo personaggio è distinto dall'apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo (Mt 10,2 p), che Erode fece perire nel 44 (At 12,2 ); ma si potrebbe identificarlo con l'altro apostolo che aveva questo nome, il figlio di Alfeo (Mt 10,3 p) Già gli antichi esitavano su questa identificazione e i moderni ne discutono ancora, pur propendendo per la negativa. L'espressione di Paolo in Gal 1,19 è stata interpretata nei due sensi. »
  13. Traduttore e curatore di Gal, Rm, 1-2 Pt, Gc, Gd ne La Bibbia. Nuovissima versione dai testi originali, San Paolo, 1987.
  14. Ib., nota a Gal 1,19 , p. 1779:
    « Giacomo, il fratello, cioè parente, cugino del Signore, si deve distinguere da Giacomo di Zebedeo, detto il Maggiore, e da Giacomo di Alfeo, entrambi del collegio dei Dodici. Presiedeva con grande autorevolezza la comunità di Gerusalemme»
  15. Ib., introduzione a Giacomo, p. 1848:
    « L'autore di questa lettera si presenta come Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, 1,1, ma è difficile dire chi veramente sia. La probabilità inclina verso la persona di Giacomo, fratello del Signore, probabilmente non apostolo, 3,1, favorito da un'apparizione di Gesù risorto, 1Cor 15,7 , a cui Pietro fece annunziare la propria liberazione dal carcere, At 12,17 , stimato una delle colonne della chiesa, Gal 2,9 , vescovo di Gerusalemme per una trentina d'anni, molto osservante del giudaismo, ucciso verso il 62 sotto il sommo sacerdote Anania, dopo la morte del procuratore Festo. A lui, appunto, la tradizione cristiana attribuisce la lettera. »
  16. Pietro Vanetti, S.I. (a cura di), La Bibbia, Piemme 1988, compendio de La Bibbia a cura dei gesuiti di "La Civiltà Cattolica".
  17. CCC n°500:
    « A ciò (la maternità verginale di Maria) si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù [Mc 3,31-35; 6,3 ; 1Cor 9,5 ; Gal 1,19 ]. La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, "fratelli di Gesù" (Mt 13,55 ) sono i figli di una Maria discepola di Cristo, [Mt 27,56 ] la quale è designata in modo significativo come "l'altra Maria" (Mt 28,1 ). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un'espressione non inusitata nell'Antico Testamento [Gen 13,8;14,16;29,15 ; ecc...]. »
  18. John Paul Meier, A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus. Vol. 1: The Roots of the Problem and the Person, Anchor Bible Reference Library 1991, tr. it. Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Vol. 1: Le radici del problema e della persona, Queriniana 2001:
    « Molto verosimilmente, Giacomo il giovane (o il piccolo) e Ioses in Mc 15,40 non dovrebbero essere identificati con Giacomo e Ioses elencati come fratelli di Gesù in 6,3»
    (p. 308)

    « È evidente che tutti questi argomenti, anche se considerati insieme, non possono produrre una certezza assoluta in una questione per la quale la documentazione è tanto esigua. Ciò nonostante se - prescindendo dalla fede e dall'insegnamento successivo della Chiesa - lo storico o l'esegeta è chiamato a esprimere un giudizio sul Nuovo Testamento e sui testi patristici che abbiamo esaminato, considerati semplicemente come fonti storiche, l'opinione più probabile è che i fratelli e le sorelle di Gesù fossero veri fratelli. »
    (p.324)
  19. 19,0 19,1 John Paul Meier, A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus. Vol. 3: Companions and Competitors, Anchor Bible Reference Library 2001, tr. it. Vol. 3: Compagni e antagonisti, Queriniana 2003:
    « Nonostante la sua manifesta opposizione a Gesù durante il ministero pubblico, Giacomo, il fratello di Gesù, affermava di aver visto Gesù risorto dopo la sua morte. Giacomo diventò rapidamente un responsabile della chiesa di Gerusalemme (Gal 1,18-19 ). »
    (p. 105)

    « Non ci sono basi per identificare Giacomo di Alfeo - come ha fatto la tradizione della chiesa - con Giacomo "il minore" [...]. Un'ipotesi più allettante mostra che pure Levi, l'esattore delle tasse, è chiamato "il (figlio) di Alfeo" in Mc 2,14 . È, perciò, possibile, benché non dimostrabile, che Levi (chiamato a diventare un discepolo) e Giacomo (chiamato a diventare non solo un discepolo, ma anche uno dei dodici) fossero fratelli. »
    (p. 202-203)
  20. L'esame delle pericopi non chiarisce se anche Maria mostrasse lo stesso sospetto nei confronti del figlio. La cosa appare improbabile, assumendo la fondatezza dei racconti della nascita e della sua natura soprannaturale, nonché la fiducia riposta nel figlio in occasione del primo miracolo di Gesù a Cana (Gv 2,1-5 ). Probabilmente era stata coinvolta dai "fratelli", forse preoccupati più per l'onore della famiglia che per la salute di Gesù, per ricondurre Gesù al buon senso.
  21. Come altri esempi di pericopi evangeliche discroniche si più vedere la cosiddetta pesca miracolosa, narrata dai sinottici all'inizio del ministero di Gesù ma da Gv dopo la sua risurrezione, e la purificazione del tempio, che i sinottici pongono nell'ultima settimana della sua vita mentre Gv in occasione della prima delle tre pasque.
  22. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche 20, 200; Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, 2,1,4; 2,23; San Girolamo, De viris illustribus 2. Lo stesso Girolamo, nelle Cronache, in occasione del 1° anno della 210ª olimpiade, 7° anno dell'imperatore Nerone (cioè 61-62):
    (LA) (IT)
    « Jacobus, frater Domini, quem omnes Justum appellabant, a Judaeis lapidibus opprimitur: in cujus thronum Simeon, qui et Simon secundus assumitur. » « Giacomo, fratello del Signore, che era chiamato da tutti "Giusto", fu lapidato. Gli successe Simeone che è anche Simone. »
Bibliografia


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Collegamenti esterni