Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano (Roma)
Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano | |
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Roma, Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano | |
Altre denominazioni | Basilica di San Giovanni in Laterano |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza San Giovanni in Laterano 4 - 00184 Roma |
Telefono | +39 06 69886313 |
Posta elettronica | laterano@basilica.va |
Sito web | |
Proprietà | Santa Sede |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | Cattedrale |
Dedicazione | Gesù Cristo San Giovanni Battista San Giovanni evangelista |
Vescovo | papa Francesco |
Fondatore | papa Milziade |
Data fondazione | IV secolo, primo quarto |
Architetti |
Francesco Borromini (riedificazione del XVII secolo) |
Stile architettonico | paleocristiano, gotico, rinascimentale e barocco |
Inizio della costruzione | IV secolo, primo quarto |
Completamento | XVIII secolo, prima metà |
Strutture preesistenti | Horti Laterani |
Note | Zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia |
Coordinate geografiche | |
Italia |
L'Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano, detta anche Basilica di San Giovanni in Laterano, è la cattedrale della Diocesi di Roma e la sede ecclesiastica ufficiale del Papa, contenendo la cattedra papale o Santa Sede. È inoltre la prima delle quattro basiliche papali e la più antica basilica d'Occidente[1]. La sua denominazione completa è:
(LA) | (IT) | ||||
« | Archibasilica Sanctissimi Salvatoris et Sancti Iohannes Baptista et Evangelista in Laterano, omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput » | « | Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano, madre e capo di tutte le chiese della città e del mondo » |
A oggi l'arciprete della basilica è il cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la città di Roma e distretto, mentre il primo canonico onorario è per antica tradizione il Presidente della Repubblica Francese.
La basilica e il vasto complesso circostante (comprendente il Palazzo Pontificio del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense), pur sorgendo in territorio della Repubblica Italiana, godono dei privilegi di extraterritorialità riconosciuti alla Santa Sede che pertanto ne ha piena ed esclusiva giurisdizione.
Titolo
Il nome ufficiale del Laterano è caratterizzato dai seguenti significati:
- il titolo di Archibasilica, cioè "basilica superiore", deriva dal fatto che essa è la più antica e quella di rango più alto tra le quattro basiliche maggiori romane, tutte caratterizzate da una Porta Santa e un Altare Papale.
- la dedica Sanctissimi Salvatoris è conforme alla tradizione di intitolare a Gesù Cristo tutte le cattedrali patriarcali, cioè le chiese titolari dei Patriarchi e identifica pertanto il Laterano come la cattedrale del Papa;
- la dedica et Sancti Iohannes Baptista et Evangelista è invece una dedicazione secondaria ai due San Giovanni, il Battista e l'Evangelista, voluta rispettivamente dai papi Sergio III e Gregorio Magno[2];
- la specificazione in Laterano ricorda invece l'originario nome di Basilica Laterana, che si riferiva all'ubicazione urbana della basilica e che è comune all'antica denominazione delle altre basiliche papali.
- infine il titolo onorifico di omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput indica come essa sia preminente su tutte le altre chiese del mondo, in quanto cattedrale del papa, cui i concili antichi riconoscevano il primato di onore e di giurisdizione tra i vescovi e i patriarchi in qualità di successore dei santi apostoli Pietro e Paolo, fondatori della Chiesa romana.
Storia
Origini
La basilica sorse nel IV secolo nella zona allora nota come Horti Laterani, antichi possedimenti della famiglia dei Laterani confiscati ed entrati a far parte delle proprietà imperiali al tempo di Nerone. Restituiti ai Laterani da Settimio Severo, che vi aveva eretto nei pressi i Castra nova equitum singularium, il terreno e il palazzo che vi sorgeva pervennero all'imperatore Costantino quando questi sposò nel 307 la sua seconda moglie, Fausta, figlia dell'ex-imperatore Massimiano e sorella di Massenzio. La residenza era dunque nota, a quell'epoca, con il nome di Domus Faustae e Costantino ne disponeva come proprietà personale quando vinse Massenzio alla battaglia di Ponte Milvio, nel 312.
Vittorioso, Costantino avrebbe donato, in segno di gratitudine a Cristo, gli antichi terreni e la residenza dei Laterani al vescovo di Roma, in una data incerta, ma asscivibile al papato di Milziade (310-314). Sul luogo degli antichi castra venne edificata dunque la primitiva basilica, consacrata da Milziade al Redentore, all'indomani dell'editto di Milano dell'anno 313 che legalizzava il Cristianesimo. Nella domus, divenuta sede papale, si tenne in quello stesso anno il concilio con cui venne dichiarata eresia il donatismo.
La dedicazione ufficiale della basilica al Santissimo Salvatore fu compiuta però da papa Silvestro I nel 324, che dichiarò la chiesa e l'annesso Palazzo del Laterano Domus Dei ("casa di Dio").
Età paleocristiana: la prima basilica
La Legenda Aurea narrata nel XIV secolo da Jacopo da Varagine racconta in un altro modo la storia della fondazione della basilica, intitolando la donazione costantiniana a papa Silvestro I, in forza della guarigione ottenuta da Costantino dopo l'invocazione dei santi Pietro e Paolo.
Sul primitivo aspetto della basilica, dopo l'editto di Milano, sono note le descrizioni delle fonti e le informazioni relative alle successive ricostruzioni, che per un certo periodo continuarono a basarsi sulla struttura originaria.
L'originale basilica era nota, per il suo splendore e per la sua importanza, con il nome di Basilica Aurea ed era oggetto di continue e importanti donazioni da parte degli imperatori, dei papi e di altri benefattori, testimoniate nel Liber Pontificalis.
L'edificio era orientato secondo la direttrice est - ovest, tipica delle basiliche paleocristiane, con la facciata rivolta ad oriente, cioè verso il alba e l'abside con l'altare rivolti ad occidente, cioè verso il tramonto, così come consigliava un testo attribuito a papa Clemente I, nel I secolo, ma forse databile al IV secolo. Nello stesso testo si recitava come il seggio del vescovo dovesse stare al centro, affiancato dai presbiteri e che i diaconi avessero la cura disporre in zone separate i laici, divisi tra uomini e donne.
La primitiva basilica aveva una forma oblunga e disponeva di cinque navate fortemente digradanti in altezza, divise da colonne: la navata centrale era la più larga e più alta e si elevava sopra delle altre permettendo di aprire luminose finestre nel cleristorio. Il soffitto era coperto a capriate, che probabilmente dovevano essere a vista. Opposta alla facciata era presente un'unica abside. In fondo alle navate esisteva una navatella trasversale, il primitivo transetto, nella quale prendevano posto durante la celebrazione il vescovo, sedendo in centro, su un seggio rialzato, affiancato dai sacerdoti, disposti ai lati. Tra le navate e il transetto due possenti colonne sostenevano un grande arco detto arco trionfale. Verso il centro della navata si disponeva il lettore dei testi sacri, che doveva disporre di una struttura rialzata.
Già colpita nel 410 dal Sacco di Roma dei Visigoti di Alarico, nel 455 la basilica venne nuovamente saccheggiata dai Vandali di Genserico, che la privarono di tutti i suoi tesori. La chiesa venne però restaurata e riportata al suo originario splendore da papa Leone Magno attorno al 460, venendo poi ulteriormente arricchita sotto il successore Ilario, il quale vi aggiunse tre oratori. In totale la basilica venne dunque a essere circondata da sette oratori, in seguito parzialmente inglobati nell'edificio, da cui nacque in seguito la tradizione di dotare le chiese di sette altari.
Parallelamente al declino della città, la basilica venne restaurata da papa Adriano I alla fine dell'VIII secolo, apparendo in tutto il suo splendore in occasione della Pasqua dell'anno 774, quando vi ricevette il battesimo Carlo Magno. Nuovi interventi seguirono poi negli anni 844 - 847, quando papa Sergio II ricavò una confessio sotto l'altare maggiore.
Nell'896 un terremoto fece crollare il tetto sopra la navata centrale, danneggiando gravemente la chiesa e l'evento fu ritenuto un castigo divino nei confronti di Stefano VI, per il processo intentato contro il defunto papa Formoso. I racconti dicono che la basilica "sprofondò dall'altare alle porte" (ab altari usque ad portas cecidit) e i danni furono così ampi che si rese necessaria una radicale ricostruzione.
Poche tracce rimanenti degli edifici originali possono tuttora essere identificate nelle Mura Aureliane, fuori Porta San Giovanni e una grande parete decorata con pitture fu trovata nel XVIII secolo all'interno della basilica stessa, dietro la cappella Lancellotti. Poche altre tracce dell'edificio più vecchio vennero alla luce durante i lavori di scavo effettuati nel 1880, quando erano in corso i lavori per allargare l'abside, ma non fu scoperto niente di importante o di valore.
Età alto-medievale: la seconda basilica
Il nuovo edificio, inaugurato agli inizi del X secolo, rispettava nella loro essenza le proporzioni della basilica costantiniana. Esso venne consacrato da papa Sergio III, il quale, inaugurando anche il nuovo battistero, aggiunse alla chiesa anche la dedicazione a San Giovanni Battista. Sergio fece inoltre ornare la tribuna di mosaici, lasciando memoria della propria opera in una elaborata epigrafe, che venne posta al disopra della porta maggiore.
La basilica di Sergio doveva essere probabilmente dotata di un campanile, poiché venne distrutto da un fulmine nel 1115 e riedificato da papa Pasquale II.
Nel XII secolo, poi, papa Lucio II dedicò il Palazzo del Laterano e la basilica anche a San Giovanni evangelista. In seguito nel Palazzo del Laterano s'insediò un monastero di Benedettini.
Nel 1276 all'interno della basilica venne poi inaugurato il Monumento Annibaldi, opera di Arnolfo di Cambio che costituì un prototipo per le tombe romane del periodo gotico.
Nel 1292, inoltre, papa Niccolò IV restaurò i mosaici absidali a opera dei francescani fra'Giacomo di Turrita e fra'Giacomo da Camerino. Tra il 1297 e il 1300 sono, inoltre, forse databili i primi interventi da parte di Giotto sui cicli decorativi della basilica, nel corso del suo secondo soggiorno romano. L'apice della gloria della nuova basilica lateranense giunse comunque il 22 febbraio 1300, quando papa Bonifacio VIII vi indisse il primo Giubileo.
La decadenza iniziò però ben presto, quando, morto Bonifacio e le sue aspirazioni universalistiche, si ebbe l'inizio della cattività avignonese che segnò l'abbandono di Roma da parte dei papi. Nella notte del 6 maggio 1308 la seconda basilica lateranense andò quasi completamente distrutta in un furioso incendio.
Età basso-medievale: la terza basilica
Da Avignone, papa Clemente V e papa Giovanni XXII inviarono il denaro necessario alla ricostruzione e al mantenimento della basilica, ma la chiesa non tornò più al suo splendore originario. Nel 1360, poi, la nuova chiesa venne nuovamente distrutta dal fuoco e ricostruita da papa Urbano V.
La terza basilica continuò a mantenere la sua forma antica, essendo ancora divisa in cinque navate separate da colonne e preceduta da un ampio quadriportico di stile paleocristiano, anch'esso retto da colonne e decorato, al centro, da fontane. La facciata era abbellita da un grande mosaico su fondo d'oro raffigurante al centro il Cristo Salvatore e, nel registro inferiore, i Quattro Evangelisti. Sempre sulla facciata principale si aprivano tre ampie finestre che donavano luminosità all'interno. I portici, ancora risalenti alla chiesa paleocristiana, erano affrescati con opere probabilmente non precedenti al XII secolo, che commemoravano la flotta romana sotto Vespasiano, la presa di Gerusalemme, il battesimo dell'imperatore Costantino e la sua donazione alla Chiesa. A differenza dell'edificio precedente, però, Clemente fece introdurre una navata trasversale, imitata senza dubbio da quella aggiunta molto prima alla Basilica di San Paolo fuori le mura e a modello dei tipici transetti medievali.
Oltre ai portici, altre parti delle costruzioni più antiche ancora sopravvivevano, fra esse la pavimentazione cosmatesca e le statue di San Pietro e di San Paolo, ora nel chiostro. Nel portico era poi conservata la "stercoraria", il trono di marmo rosso su cui sedevano i papi in occasione dell'incoronazione, ora conservata ai Musei Vaticani. Doveva il suo nome particolare all'antifona cantata durante l'incoronazione papale De stercore erigens pauperem ("Sollevando il povero dal letamaio", dal Salmo 112).
Nel 1349 l'edificio venne lesionato da un nuovo terremoto e quindi nuovamente attaccato dal fuoco nel 1361. Papa Urbano V affidò i restauri al senese Giovanni di Stefano, il quale eliminò parzialmente le trabeazioni interne e sostituì le colonne costantiniane con venti pilastri in laterizio, realizzando infine, con il contributo del re di Francia Carlo V il grandioso ciborio, inaugurato nel 1370, nel quale furono inseriti i preziosi reliquiari contenenti le teste dei Santi Pietro e Paolo. Il ciborio tutt'oggi sovrasta l'altare maggiore, nel quale è incastonata la reliquia della tavola su cui celebrò San Pietro.
Vi si trovava poi un ciclo di affreschi, a suo tempo ammiratissimo seppure incompleto, oggi scomparso, opera di Gentile da Fabriano e del Pisanello, commissionato da Martino V.
Al ritorno da Avignone, papa Gregorio IX, nel 1377 e i successori scelsero di spostare la loro residenza al Vaticano e il Laterano perse parte della sua importanza a vantaggio di San Pietro. Nonostante questo lo stesso Gregorio dotò la basilica di un nuovo portale, ornato da leoni, riedificando al contempo la facciata settentrionale, nella quale fece aprire un nuovo rosone.
Nel 1413 la basilica lateranense venne però nuovamente danneggiata dalle truppe di Ladislao I di Napoli, costringendo papa Martino V a provvedere con grandiosi restauri, che si prolungarono sino al pontificato di Eugenio IV. Nel 1421 la chiesa venne arricchita da un nuovo pavimento cosmatesco e il soffitto venne riparato, mentre Gentile da Fabriano riceveva l'incarico di realizzare un nuovo ciclo di affreschi nella navata destra. Alla basilica venne annesso inoltre un nuovo convento, addossato al muro della città, assegnato a monaci benedettini.
Alla fine del XVI secolo papa Sisto V fece demolire sia il vecchio e pericolante palazzo del Patriarchìo, facendolo riedificare ex novo dal suo architetto preferito, il ticinese Domenico Fontana. In quest'occasione fu ricostruita la facciata del transetto, fondale prospettico dell'antica via Triumphalis rivolta verso la città, con l'edificazione di una nuova Loggia delle Benedizioni, di fronte alla quale venne ricollocato l'antico obelisco Lateranense.
Età barocca: la quarta basilica
Papa Innocenzo X decise la radicale riedificazione della basilica, affidandone l'opera al Francesco Borromini. Il progetto era ambizioso e si protrasse a lungo.
Nel 1660 papa Alessandro VII fece rimuovere i portoni bronzei dell'antica Curia Iulia perché divenissero i battenti del nuovo ingresso della basilica.
I lavori edilizi si prolungarono fino al pontificato di papa Clemente XII, quando venne realizzata infine la facciata principale, progettata da Alessandro Galilei, completata nel 1734 rimuovendo completamente le vestigia del tradizionale impianto dell'antica basilica.
Della basilica medioevale restarono solo il pavimento, il ciborio e il mosaico absidale, restaurata poi da papa Leone XIII.
Una ulteriore campagna decorativa fu portata avanti da Clemente VIII nel periodo del tardo Manierismo, che fece affrescare il transetto da un gruppo di pittori (tra cui il giovane Morazzone) guidatii dal Cavalier d'Arpino.
Come s'è detto, Innocenzo X fece ricostruire la basilica da Francesco Borromini, che, pur vincolato dalle preesistenze (il soffitto, opera del Manierismo attribuito a Daniele da Volterra o Francois Boulanger e il pavimento cosmatesco, da lui restaurato e integrato) creò qui uno dei suoi più alti capolavori, specie nella fuga di spazi delle navate minori, caratterizzate da un uso estroso e intellettuale delle fonti luminose, dette camere di luce, espediente che permette l'illuminazione diffusa degli spazi architettonici e dallo stucco bianco. Francesco Borromini racchiuse le colonne dell'antica navata centrale in nuovi pilastri, alternati ad archi e caratterizzati da un ordine colossale di paraste. Sui pilastri collocò delle nicchie dalla forma di tabernacolo, riutilizzando parte delle splendide colonne in marmo verde antico che sostenevano le volte delle navate laterali. Nel secondo ordine fece in modo di alternare ai finestroni delle cornici ovali adornate dai motivi vegetali della palma, dell'alloro, della quercia e di essenze floreali, al cui interno lasciò visibili, quali reliquie, lacerti dell'antica muratura costantiniana.
La ricostruzione dell'interno ebbe fine al principio del XVIII secolo, a opera di Clemente XI, che dotò le nicchie borrominiane delle monumentali statue degli Apostoli, commissionate agli scultori più in voga del momento (tra cui Pierre Le Gros e Camillo Rusconi su disegni di Carlo Maratta) e fece eseguire una serie di ovali con Profeti a un gruppo di pittori scelti (tra cui Francesco Trevisani, Giovanni Odazzi, Sebastiano Conca, Giuseppe Bartolomeo Chiari, Benedetto Luti).
La facciata fu invece costruita da Alessandro Galilei (1735), dopo un concorso che lo vide primeggiare, per essere conterraneo del papa fiorentino Clemente XII Corsini su architetti ben più celebri di lui (come Luigi Vanvitelli, Nicola Salvi, autore della Fontana di Trevi, Ferdinando Fuga e Ludovico Rusconi Sassi e dopo che Filippo Juvarra fu invitato a partecipare al confronto solo come giudice. Tuttavia l'opera del Galilei ha il merito di allontanarsi da un repertorio barocco ormai esaurito e di avvicinarsi ai nuovi dettami dell'architettura classica. La facciata, tra le più suggestive di Roma, si presenta come uno schermo davanti all'originaria basilica, generando così un nartece o vestibolo che, rapportato alla navata centrale e alle due navate laterali, ha richiesto una parte centrale più larga del resto. Galilei ha allargato la finestra centrale fiancheggiandola con due colonnine che sostengono l'arco, secondo lo schema della familiare finestra Palladiana. Portando la parte centrale un po' in avanti e ricoprendola con un frontone che si rompe nella balaustra del tetto, Galilei fornisce una porta d'entrata su una scala più che colossale, incorniciata da colossali pilastri di ordine composito accoppiati, che lega la facciata nel modo introdotto da Michelangelo nel Palazzo Senatorio.
Più avanti, sempre nel XVIII secolo, si segnalano i progetti monumentali (al limite dell'utopia) di Giovan Battista Piranesi per un nuovo, grandioso presbiterio, eseguiti per conto di Clemente XIII, mai posti in opera.
Fino al XIX secolo tutti i Papi furono incoronati in Laterano, ma dopo la breccia di Porta Pia l'usanza cadde in abbandono.
Nei primi del XX secolo dopo che un avveniristico progetto di traslazione non poté esser messo in opera in ragione dei costi elevati che avrebbe comportato, l'abside antica fu abbattuta per volontà di Leone XIII e ricostruita in posizione diversa per ospitare un nuovo coro, turbando così la spazialità della basilica.
Il 28 luglio 1993 l'entrata laterale e parte della facciata del palazzo furono danneggiati gravemente da un attentato dinamitardo: esplose un'auto bomba. Anche se la statica della facciata fu danneggiata, fu possibile riparare i danni rapidamente. Questo attentato fu considerato come un avvertimento al papa che poco prima in Sicilia aveva condannato la Mafia e i suoi membri.
La facciata principale
La facciata principale, costruita nel 1732 secondo il progetto di Alessandro Galilei, è costituita da un lungo atrio e da un arioso loggiato che gli sta sopra. L'atrio, che ricalca lo stile, seppur in forme più semplici, di quello di San Pietro in Vaticano, custodisce, in una nicchia quadrangolare posta all'estremità sinistra, una statua di epoca romana raffigurante Costantino. La porta centrale della basilica proviene dalla Curia Iulia, già chiesa di Sant'Adriano, ed è stata riadattata dal Borromini per la chiesa. Sulla sommità della facciata si trova un gruppo marmoreo raffigurante Cristo con la croce tra alcuni santi vescovi della Chiesa d'Oriente e di quella d'Occidente. Nel timpano si trova un mosaico proveniente dalla basilica paleocristiana raffigurante Gesù.
La facciata settentrionale
La facciata del transetto nord, inquadrata tra due campanili medioevali dell'epoca di Pio IV, è preceduta da un ampio portico con loggiato, opera di Domenico Fontana. Sul soffitto del portico e su quello della loggia si trovano degli affreschi eseguiti sotto Sisto V raffiguranti Angeli e Santi. In fondo sulla destra, in una nicchia chiusa da un cancello, si trova la statua bronzea di Enrico IV di Francia.
La basilica di San Giovanni ha cinque navate. Mentre quella centrale ha il soffitto a cassettoni e le due limitrofe a piccole cupolette, le navatelle estreme hanno il soffitto piatto e sono divise in campate quadrate e rettangolari da lesene. Nella navata centrale, in alcune nicchie ricavate nei pilastri, si trovano le statue dei dodici Apostoli, inserite nella basilica con gli interventi del Borromini, opere di vari artisti tra cui Camillo Rusconi, Pierre Legros e Angelo de' Rossi. Negli spazi tra una finestra e l'altra ci sono dei tondi dipinti raffiguranti i Profeti. La pavimentazione è quella cosmatesca della basilica medioevale. Lungo le navate laterali estreme si apre una serie di cappelle. Quelle più importanti della navatella destra sono la cappella Massimo e la cappella Torlonia, mentre la più importante della navatella sinistra è la capella Corsini, a pianta centrale con cupola, contenente i sepolcri di Clemente XII Corsini e del cardinale Neri Corsini senior.
Il transetto nord e il transetto sud
Il transetto nord della basilica ospita nella contro facciata l'enorme organo cinquecentesco di Luca Biagi decorato da Giovan Battista Montano. Questo è costituito da tre trifore contenenti ciascuna una serie di canne in metallo, di cui alcune tortili. Nel transetto sud, invece, c'è l'altar maggiore, o del S.S. Sacramento, avente un ciborio barocco con pietre preziose. Sopra il ciborio si trova il reliquiario della mensa su cui Gesù consumò l'Ultima Cena. Questo, raffigurante proprio il suddetto avvenimento,è opera di Ambrogio Buonvicino e di Orazio Censore. Sopra si trova l'affresco raffigurante l'Ascensione, opera del Cavalier d'Arpino.
L'altare papale e la confessione
Sopra la confessione, in cui si trova una recente statua lignea di San Giovanni Battista, si trova l'altare papale sormontato dallo spettacolare baldacchino gotico, opera dell'architetto Giovanni di Stefano. Sopra la volta che copre l'area riservata all'altare, chiusa da una fitta grata in oro, si trova i reliquiari delle teste dei S.S. Pietro e Paolo. Lungo il cornicione esterno che divide la cella delle reliquie e lo spazio dell'altare, ci sono degli affreschi raffiguranti Santi e la Crocifissione, il Buon Pastore, la Madonna il trono col Bambino e l'Incoronazione di Maria.
L'abside e il coro di Leone XIII
Il papa Leone XIII fece restaurare l'antica abside della basilica e, mantenendola pressoché integra nella sua struttura e decorazione, anteporre da un nuovo ambiente destinato ad accogliere il coro. Il nuovo coro, fastosamente decorato da affreschi, stocchi e marmi policromi, contiene sei cantorie, tre per lato, con parte delle canne dell'organo della basilica. Nel catino dell'abside c'è l'enorme mosaico raffigurante la Vergine che presenta il committente Nicolò IV inginocchiato, San Paolo, San Pietro, San Francesco d'Assisi, San Giovanni Battista, Sant'Antonio da Padova, San Giovanni Evangelista e Sant'Andrea. Al centro del mosaico si trovano la Croce di Cristo e la colomba dello Spirito Santo. Al di sotto delle finestre gotiche si trova una scritta, sempre realizzata con la tecnica del mosaico, che ricorda i lavori di rifacimento eseguiti da Leone XIII. In fondo l'abside si trova la cattedra papale cosmatesca decorata con marmi policromi vari e con bassorilievi.
Il complesso architettonico del Laterano
Palazzo del Laterano
Per approfondire, vedi la voce Palazzo del Laterano |
Accanto alla Basilica è situato il Palazzo del Laterano, eretto sul finire del XVI secolo da papa Sisto V al posto dell'antico Patriarchio, cioè l'antico palazzo patriarcale dei Papi, distrutto da un incendio nel XIV secolo e ormai pericolante, che era stato, fino al 1309, loro residenza ufficiale. Il palazzo del Laterano ospita il Vicariato della città di Roma, una delle due articolazioni su cui è strutturata la diocesi papale, competente per tutte le attività diocesane riguardanti la città e il territorio esterno alla Città Leonina. All'interno vi è inoltre un museo di antichità cristiane.
San Salvatore alla Scala Santa
Per approfondire, vedi la voce Scala Santa |
Con la costruzione del nuovo palazzo, i resti dell'antico Patriarchìo vennero traslati in un nuovo edificio, detto di San Salvatore alla Scala Santa o, più semplicemente, Scala Santa, per la particolarità di contenere quella che è ritenuta dai devoti la scala del pretorio di Gerusalemme, dove Ponzio Pilato giudicò Gesù. La scala venne portata a Roma da Flavia Giulia Elena, madre di Costantino.
Sulla cima della scala si trova la cappella detta Sancta Sanctorum che conserva alcune tra le più importanti reliquie cristiane. La custodia di questo santuario fu affidata da papa Pio IX ai Passionisti.
Chiostro Lateranense
Dall'interno della basilica si accede anche al chiostro (opera dei celebri maestri cosmateschi romani). Nel chiostro, oltre ad alcune testimonianze dell'antico Patriarchìo, sono visibili opere di Arnolfo di Cambio e di altri artisti.
Il chiostro è legato all'esistenza in loco di un grande monastero benedettino racchiuso tra la mura aureliane, il Patriarchìo e la basilica, nel quale abitava la comunità dei monaci addetti ai servizi nella basilica. L'unica parte che ancora rimane del grande complesso monastico è per l'appunto il chiostro, circondato da graziose colonne di marmo intarsiato. Sono di uno stile intermedio fra il Romanico vero e proprio e quello Gotico, opera di stile cosmatesco dei Vassalletto, famosa famiglia di marmorari romani, databile all'inizio del XIII secolo. Con i suoi 36 metri di lato è il più grande chiostro di Roma
Battistero lateranense
Per approfondire, vedi la voce Battistero lateranense |
Il battistero del Laterano, con la sua pianta ottagonale, si leva separato dalla basilica. Questo Battistero è stato per molte generazioni l'unico Battistero a Roma e la sua struttura ottagonale, concentrata sul grande bacino per le immersioni complete, ha fornito un modello per altri battisteri per tutta l'Italia e perfino il motivo iconico per la cosiddetta "fontana di vita" dei manoscritti alluminati.
Triclinio Leonino
Per approfondire, vedi la voce Triclinium Leoninum |
Un'abside decorata con mosaici e all'aria aperta, situata accanto a San Salvatore della Scala Santa, costituisce l'ultimo resto dell'antico Patriarchìo. Si tratta di quanto rimane di una delle più grandi sale del palazzo antico, il triclinium fatto erigere da papa Leone III come sala per i banchetti ufficiali. La struttura attuale non è antica; alcune parti, con rimaneggiamenti ottocenteschi dei mosaici originali, sono quanto resta di un mosaico in tre parti: nel centro Cristo affida agli Apostoli la loro missione, a sinistra consegna le chiavi a san Silvestro e il Labaro a Costantino, mentre sulla destra san Pietro dà la stola a Leone III e le insegne a Carlo Magno.
Piazza San Giovanni
La piazza davanti al Palazzo Laterano ospita un obelisco di granito rosso alto più di 30m, forse il più grande esistente. L'obelisco fu realizzato all'epoca dei faraoni Tutmosis III e Tutmosis IV (XV secolo a.C.) e proveniente dal tempio di Ammone a Tebe (Karnak) in Egitto. Fu portato a Roma dall'imperatore Costanzo II nel 357 e collocato sulla spina del Circo Massimo, dove già si trovava l'obelisco Flaminio. Fu ritrovato rotto in tre pezzi nel 1587, insieme all'obelisco Flaminio e fu eretto nel 1588 dall'architetto Domenico Fontana per volontà di papa Sisto V nella piazza San Giovanni.
Liturgie e tradizioni di San Giovanni in Laterano
Nel calendario liturgico della Chiesa cattolica, la festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano è il 9 novembre.
Come sede vescovile di Roma, san Giovanni ospita grandi liturgie, ed era anticamente meta delle principali processioni. Proprio in funzione di tutto ciò papa Gregorio XIII aprì alla fine del '500 la via Merulana, poi prolungata da Sisto V per offrire un adeguato scenario a processioni e cortei pontifici tra Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, la Scala Santa e Santa Croce in Gerusalemme. Di queste grandi e frequenti processioni sussiste ancora solo quella del Corpus Domini, ripristinata da papa Giovanni Paolo II.
L'insediamento in Laterano e nelle altre basiliche maggiori
Alla presentazione del nuovo pontefice, eseguita attraverso il tradizionale annuncio dell'Habemus papam, segue, solitamente dopo pochi giorni, l'inizio solenne del pontificato nella basilica di San Pietro in Vaticano, che avvia il complesso delle cerimonie di insediamento, che comprendono, nei giorni successivi, le visite alle basiliche papali di San Giovanni in Laterano, di San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore.
Per secoli, una delle principali caratteristiche della presa di possesso del Laterano era la solenne cavalcata papale con cui il Pontefice, partendo dal Vaticano attraversando in processione tutto il centro di Roma, raggiungeva a cavallo di una mula o un cavallo bianchi la cattedrale del Laterano.
Cardinali Arcipreti della Basilica
- Gerardo Bianchi (circa 1299 - 1302)
- Pietro Valeriano Duraguerra (1302)
- Pietro Colonna (1306-1326)
- Bertrand de Montfavez (1326-1342)
- Giovanni Colonna (1342-1348)
- Pierre Roger de Beaufort (1348-1370)
- Angelic de Grimoard (1370-1388)
- Pietro Tomacelli (1388-1389)
- Francesco Carbone (1389-1405)
- Antonio Caetani (luglio 1405 - 11 gennaio 1412)
- Oddone Colonna (1412-1417)
- Alamanno Adimari (1418-1422)
- Guillaume Filastre (1422-1428)
- Alfonso Carrillo de Albornoz (1428-1434)
- Lucido Conti (1434-1437)
- Angelotto Fosco (1437-1444)
- Antão Martins de Chaves (1444-6 luglio 1447)
- Domenico Capranica (1447-1458)
- Prospero Colonna (1458-1463)
- Latino Orsini (1463-1477)
- Giuliano della Rovere (1477-1503)
- Giovanni Colonna (1503-1508)
- Alessandro Farnese (1508-1534)
- Giovanni Domenico de Cupis (1535-1553)
- Ranuccio Farnese, O.S.Io.Hier. (1553 - 1561
- Mark Sittich von Hohenems (1561-1575)
- Lucio Sassi (1575-1586)
- Ascanio Colonna (1596) - 17 maggio 1608)
- Scipione Caffarelli-Borghese (maggio 1608 - 2 ottobre 1623)
- Francesco Barberini seniore (1623-1628)
- Girolamo Colonna (1628 - 4 settembre 1666)
- Flavio Chigi (1666-1693)
- Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni (1693 - 29 giugno 1698)
- Fabrizio Spada, (29 giugno 1698 - 2 aprile 1699)
- Benedetto Pamphilj, O.S.Io.Hier. (2 aprile 1699 - 22 marzo 1730)
- Pietro Ottoboni (1730-1740)
- Neri Maria Corsini (1740-1770)
- Mario Marefoschi Compagnoni (1771-1780)
- Carlo Rezzonico (1780-1781)
- Francesco Saverio de Zelada (1781-1801)
- Leonardo Antonelli (1801 - 23 gennaio 1811)
- Giulio Maria Della Somaglia (1811 - 2 aprile 1830)
- Bartolomeo Pacca (1830-1844)
- Benedetto Colonna Barberini di Sciarra (28 aprile 1844 - 10 aprile 1863)
- Lodovico Altieri (1863-1867)
- Costantino Patrizi Naro (1867-1876)
- Flavio Chigi (24 dicembre 1876 - 1885)
- Raffaele Monaco La Valletta (1885-1896)
- Francesco Satolli (16 dicembre 1896 - 8 gennaio 1910)
- Pietro Respighi (10 gennaio 1910 - 22 marzo 1913)
- Domenico Ferrata (7 aprile 1913 - 10 ottobre 1914)
- Basilio Pompilj (28 ottobre 1914 - 5 maggio 1931)
- Francesco Marchetti Selvaggiani (26 agosto 1931 - 13 gennaio 1951)
- Benedetto Aloisi Masella (27 ottobre 1954 - 30 agosto 1970)
- Angelo Dell'Acqua (7 ottobre 1970 - 27 agosto 1972)
- Ugo Poletti (26 marzo 1973 - 17 gennaio 1991)
- Camillo Ruini (17 gennaio 1991 - 27 giugno 2008)
- Agostino Vallini 27 giugno 2008 - 26 maggio 2017)
- Angelo De Donatis, dal 26 maggio 2017
Curiosità
Tomba di papa Silvestro II
In San Giovanni esiste, piuttosto nascosta, la tomba di papa Silvestro II, uomo di grande sapienza al quale nel Medioevo si aggiunse una immeritata fama di mago. Si dice che la tomba originale, erettagli da papa Sergio II, si inumidiva quando si avvicinava la morte di un cardinale, mentre trasudava acqua quando un papa veniva a morte. Questo fino al 1648, quando venne aperta per un'ispezione e le spoglie del papa, trovate intatte, si dissolsero al contatto con l'aria. Una parte dell'iscrizione sulla tomba di Gerberto[3] recita Iste locus Silvestris membra sepulti venturo Domino conferet ad sonitum ("Questo luogo, all'arrivo del Signore, renderà al suono dell'ultima tromba i resti sepolti di Silvestro II"): la traduzione erronea di conferet ad sonitum con "emetterà un suono" diede adito alla curiosa leggenda che le sue ossa sbatacchino subito prima della morte di un papa.
Il secondo sepolcro venne innalzato da Francesco Borromini; la tomba attuale venne eretta nel 1910, a seguito della distruzione di quella borrominiana, su progetto dell'architetto Gzila Nalder.
Note | |
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