Elezione papale del 1292-1294

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Elezione papale del 1292-1294
Sede vacante.svg
Celestine V Castel Nuovo Napoli n02.jpg
Papa Celestino V
Duratadal 5 aprile 1292 al 5 luglio 1294
LuogoBasilica di Santa Maria Maggiore (Roma)
Basilica di Santa Maria sopra Minerva (Roma)
Palazzo delle Canoniche (Perugia)
Partecipanti12
DecanoLatino Malabranca Orsini
CamerlengoPietro Peregrosso
ProtodiaconoMatteo Rosso Orsini
Eletto
Papa
Pietro Angeleri
Celestino V
PrecedenteElezione papale del 1287-1288
eletto
Girolamo Masci
Niccolò IV
SuccessivoConclave del 1294
eletto
Benedetto Caetani
Bonifacio VIII
Collegamenti esterni
(EN) Scheda su Salvador Miranda

L'elezione papale del 1292-1294 fu l'ultima elezione di un Papa che non prese la forma di un conclave (in cui gli elettori sono chiusi in isolamento cum clave -con la chiave- fino a quando non viene nominato un nuovo pontefice).

Papa Niccolò IV morì il 4 aprile 1292. Il suo successore, Pietro da Morrone, fu eletto col nome di Celestino V il 5 luglio 1294 dopo due anni e tre mesi di sede vacante. Alla morte di Niccolò IV, dodici cardinali formavano il collegio cardinalizio. Un cardinale Jean Cholet morì a Roma durante la sede vacante e gli altri undici, riuniti a Perugia, alla fine seguirono il suggerimento del cardinale Latino Malabranca Orsini ed elessero il terzo dei sei non cardinali nominati nel tardo Medioevo.


Lista dei cardinali che elessero il pontefice

Deceduti durante la sede vacante

Svolgimento

Gli undici elettori erano divisi piuttosto equamente tra le due fazioni degli Orsini e dei Colonna, due delle più potenti famiglie romane dell'epoca,[1][2] guidate rispettivamente da Matteo Orsini e Giacomo Colonna.[3] I tre cardinali Orsini erano filo-francesi e filo-angioini, mentre i due Colonna erano sostenitori delle pretese aragonesi in Sicilia.[4] Giacomo II d'Aragona aveva finanziato i Colonna, ma non si sa se la simonia sia realmente accaduta.[5]

Dopo dieci giorni di ballottaggio a Roma, senza che alcun candidato raggiungesse il requisito dei due terzi, i cardinali si riunirono nuovamente a giugno, trasferendosi[6] dalla Basilica di Santa Maria Maggiore a Santa Maria sopra Minerva.[3] Dopo che un'epidemia di peste colpì la città durante l'estate (tra le vittime vi fu il cardinal Cholet), si dispersero fino a settembre inoltrato.[6][7] I cardinali non romani si recarono a Rieti (ad eccezione di Caetani, che tornò nella natia Anagni), mentre i cardinali romani rimasero in città.[7] Il ballottaggio si protrasse fino alla successiva estate, con i disordini che a Roma si incrementavano in maniera drammatica (anche per gli standard di una sede vacante, durante la quale, sulla base del biblico esempio di Barabba, tutti i prigionieri venivano rilasciati).[6] La morte dei recentemente eletti Senatori Agapito Colonna e Orso Orsini attorno alla Pasqua del 1293 esacerbò ulteriormente l'anarchia che dominava la città, che era stata segnata dalla distruzione dei palazzi, l'uccisione di pellegrini, e il saccheggio delle chiese.[7] Dopo l'estate del 1293, i cardinali si dispersero e stabilirono di riunirsi a Perugia il 18 ottobre.[6][7]

Il Collegio continuava a deliberare senza risultati a Perugia, dove dovettero affrontare Carlo II d'Angiò nel marzo del 1294.[6] Per l'estate del 1294, i cardinali avevano cominciato a separarsi, rimanendo solo in sei a Perugia per il loro ultimo incontro, quando fu letta una lettera inviata da un eremita, Pietro del Morrone, che sosteneva che Dio gli aveva rivelato che i cardinali sarebbero stati puniti per ogni ulteriore ritardo.[6] Latino Malabranca Orsini, il cardinale decano, improvvisamente candidò Pietro, che doveva essere ben conosciuto dai cardinali come un personaggio in fama di santità, e gli altri cardinali rapidamente accettarono e riconvocarono gli elettori che se ne erano andati per acconsentire.[6][8][9]

Il consenso fu raggiunto il 5 luglio 1294, quando Pietro del Morrone fu eletto.[10] Come con l'elezione di Gregorio X nel 1271, la scelta di un non cardinale, in questo caso un eremita ottuagenario, fu vista come l'unica maniera di rompere la situazione di stallo tra i cardinali.[11] Anche quell'elezione avrebbe potuto concludersi con la scelta di un eremita, se San Filippo Benizi non fosse fuggito per evitare la sua elezione, dopo aver esortato i cardinali alla velocità nelle loro deliberazioni.[12]

Incoronazione

L'avviso della sua elezione, recante la data dell'11 luglio 1294, fu portato a frate eremita dall'arcivescovo di Lione Bérard de Got, dal vescovo di Orvieto Francesco Monaldeschi e da un vescovo Portuensis non identificato, e due notai apostolici. Ci deve essere stata qualche difficoltà nel localizzarlo e convincerlo a scendere dal suo eremo, fino a Aquila. Tolomeo scrisse che tentò di fuggire, insieme a un discepolo, Roberto Salentino, ma che la folla di persone impedì la sua fuga. I legati erano accompagnati dal cardinale Pietro Colonna.

Invece di recarsi a Perugia dove si trovava il collegio cardinalizio, Celestino insistette affinché i cardinali lo raggiungessero all'Aquila (in territorio napoletano) per la sua incoronazione, piuttosto che attraversare i confini dello Stato Pontificio.[13] Imitando l'entrata di Cristo a Gerusalemme,[14] Celestino cavalcò un asino, tenuto per le briglie da Carlo II d'Angiò e suo figlio Carlo Martello d'Angiò [15], fino alla basilica di Santa Maria di Collemaggio, da lui stesso fondata qualche anno prima e che era la cattedrale più vicina al suo eremo.[10] Latino Orsini morì il 10 agosto a Perugia, ma molti degli altri cardinali avevano avuto un ripensamento percependo l'influenza angioina sul nuovo papa.[14] Poiché solo tre cardinali erano presenti alla cerimonia il 29 agosto, la si è ripetuta pochi giorni dopo quando ne arrivarono di più, rendendo Celestino l'unico papa ad essere incoronato due volte.

L'influenza angioino-napoletana su Celestino fu evidente sin dal suo primo concistoro, durante il quale creò dodici cardinali, inclusi sette francesi e tre (o cinque[16]) napoletani. Questa è stata la prima volta nella storia in cui un singolo concistoro aveva piegato il Collegio cardinalizio così decisamente in una direzione nazionalista.[13] I cardinali che non erano francesi o angioini erano stati membri dell'ordine di Celestino.[10] Celestino si trasferì anche a Castel Nuovo a Napoli, dove continuò a vivere più come un eremita fino alle sue dimissioni, come auspicato da numerosi cardinali romani, tra cui Benedetto Caetani (il quale, un ex avvocato, gli suggerì di pubblicare prima un decreto che stabiliva la legittimità di una abdicazione.)[13] Caetani, eletto Papa Bonifacio VIII a seguito dell'abdicazione di Celestino, procedette ad imprigionare Celestino mentre la legalità della sua abdicazione rimaneva un argomento di primo piano. Celestino morì prigioniero nel 1296.[17]

Conseguenze

Prima di abdicare, Celestino reintrodusse la Ubi Periculum, la Costituzione apostolica di Papa Gregorio X, che ha regolato tutte le successive elezioni papali secondo le norme del conclave. Due possono essere considerate delle possibili eccezioni, anche se aderirono alle leggi del conclave in larga misura: il Concilio di Costanza, che elesse Papa Martino V al termine dello Scisma d'Occidente, e il conclave del 1799-1800, per cui Papa Pio VI sospese la Ubi Periculum a causa delle interferenze di Napoleone Bonaparte.[18]


Note
  1. Emerton, 1917, p. 111.
  2. Williams, 2004, p. 37–38.
  3. 3,0 3,1 Gregorovius, 1906, p. 516.
  4. Baumgartner, 2003, p. 43.
  5. Baumgartner, 2003, p. 43–44.
  6. 6,0 6,1 6,2 6,3 6,4 6,5 6,6 Baumgartner, 2003, p. 44.
  7. 7,0 7,1 7,2 7,3 Gregorovius, 1906, p. 517.
  8. Toropov, 2002, p. 52.
  9. Gregorovius, 1906, p. 518.
  10. 10,0 10,1 10,2 Baumgartner, 2003, p. 45.
  11. Rotberg, 2001, p. 59.
  12. Baumgartner, 2003, p. 41.
  13. 13,0 13,1 13,2 Emerton, 1917, p. 112.
  14. 14,0 14,1 Gregorovius, 1906, p. 522.
  15. Gregorovius, 1906, p. 521.
  16. Collins, 2005, p. 111.
  17. Toropov, 2002, p. 52–53.
  18. Trollope, 1876, p. 87.
Collegamenti esterni