Concilio di Cartagine (255)
Cartagine (Carthaginiense ) | |
Concili non ecumenici della Chiesa cattolica | |
Località | Cartagine |
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Data | 255 |
Presieduto da | Cipriano di Cartagine |
Argomenti | Battesimo; ammissione dei lapsi |
A Cartagine (attuale Tunisia) nel 255 sembrano essersi tenuti quattro distinti sinodi locali, tutti presieduti dal vescovo Cipriano di Cartagine, ognuno identificato come Concilio di Cartagine (Concilium Carthaginiense).
Un concilio[1] ha decretato che chi entrava a far parte della Chiesa doveva ricevere il battesimo, anche se lo aveva già ricevuto da eretici o scismatici.
Un concilio,[2] con la partecipazione di settantuno vescovi, ribadisce che il battesimo fuori dalla Chiesa è nullo, e a proposito viene scritta una lettera indirizzata a papa Stefano I.
Un concilio si è tenuto il 15 maggio 255,[3] con la partecipazione di quarantadue vescovi. Come il precedente Concilio di Cartagine (254), ha ribadito la riammissione nella Chiesa di coloro che, durante le persecuzioni, avevano sacrificato agli idoli pagani (lapsi), contro l'opinione dello scismatico Novaziano.
Un concilio[4] si è tenuto in settembre e con la partecipazione di ottantasette vescovi. Venne letta la risposta di papa Stefano alla lettera inviatagli, il quale non era d'accordo con le decisioni di Cartagine: il battesimo conferito fuori dalla Chiesa poteva essere valido. Seguirono poi reciproche minacce di scomuniche tra Stefano e Cipriano, ma non ebbero mai luogo.
Note | |
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Voci correlate | |