Papa Giovanni X
Giovanni X Papa | |
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Maestranze romane, Ritratto di papa Giovanni X (1850 ca.), mosaico; Roma, Basilica di San Paolo fuori le Mura | |
Età alla morte | circa 69 anni |
Nascita | Tossignano 860 ca. |
Morte | Roma 929 |
Sepoltura | ? |
Incarichi ricoperti prima dell'elezione |
Vescovo di Ravenna |
Informazioni sul papato | |
122° vescovo di Roma | |
Consacrazione | marzo 914 |
Fine del pontificato |
maggio 928 (dimissionario) |
Durata del pontificato |
14 anni, 2 mesi e 2 giorni |
Predecessore | papa Lando |
Successore | papa Leone VI |
Extra | Papa Giovanni X Anni di pontificato |
Cardinali | 4 creazioni in 3 concistori |
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Giovanni X (Tossignano, 860 ca.; † Roma, 929) è stato il 122° vescovo di Roma e papa italiano dal 914 al maggio 928.
Origini e carriera ecclesiastica
Nato a Tossignano, nelle colline sopra Imola, completò il diaconato a Bologna per poi diventare procuratore dell'arcivescovo di Ravenna[1].
Fu nominato da papa Sergio III vescovo di Bologna, sede che non governò mai. Nel luglio 905, fu eletto arcivescovo di Ravenna, che tenne fino al marzo 914, quando ascese al soglio di Pietro. All'epoca un decreto conciliare proibiva a chi era già vescovo di diventare papa, ma il volere del console di Roma Teofilatto, capo della nobiltà dell'Urbe, prevalse sulla forza della legge. Erano 150 anni che non veniva eletto un papa nato fuori Roma.
Pontificato
Le alleanze con i principali nobili italiani
Nonostante l'appoggio dell'aristocrazia fosse risultato determinante per la sua elezione, Giovanni X non fu un pontefice fantoccio. Anzi, egli fu l'ultimo Papa a far valere il suo potere anche sulla nobiltà romana, prima di una lunga serie di pontefici cortigiani.
Una delle sue prime decisioni politiche fu quella di stringere un'alleanza con Alberico I, Marchese di Camerino, allora dominus del Ducato di Spoleto. Giovanni X, già forte dell'alleanza con l'aristocrazia romana, portava così dalla sua parte anche uno dei nobili più potenti della penisola.
Per affermare invece l'indipendenza del suo potere dall'aristocrazia, volle ripristinare l'autorità imperiale. Formalmente la carica apparteneva al provenzale Ludovico III (887-928), ma egli non aveva più alcuna autorità sull'Italia e sulla Chiesa. Il Papa diede quindi la corona imperiale a Berengario I (850 ca. - 924), Re d'Italia dall'888, richiamandolo da un esilio in Friuli durato ben 15 anni (900-915). L'incoronazione avvenne nei primi giorni di dicembre del 915.
La difesa della cristianità contro i Saraceni
Se la situazione all'interno dell'Impero poteva dirsi sotto controllo, non era così al di là dei suoi confini. Da oriente avanzavano minacciosi gli Ungari e da nord erano frequenti le incursioni dei Vichinghi. Ma il pericolo maggiore erano i Saraceni, che con i loro continui assalti alle città costiere della penisola, minacciavano di attaccare prima o poi il cuore stesso della cristianità.
Giovanni X, con un'abile azione diplomatica, riuscì a riunire le forze dei vari principati italiani contro i Saraceni, unificando sotto un'unica armata l'esercito pontificio, le milizie dei Ducati del Centro-sud (Spoleto, Gaeta, Napoli, Salerno e Benevento) e la flotta bizantina. La lega cristiana respinse l'esercito saraceno fuori dalla Sabina e dalla Campania e lo sconfisse sulle rive del fiume Garigliano nel giugno 916, ottenendo una vittoria talmente netta da scongiurare definitivamente le mire degli arabi sulla penisola italiana.
Giovanni perde lo scontro con Marozia
Passato il pericolo esterno, Giovanni X riuscì a mantenere la pace interna per quasi dieci anni, finché Alberico I di Spoleto, nel frattempo creato console romano, tentò il colpo decisivo per la conquista del potere. Il momento per lui propizio arrivò nel 924, quando Berengario fu assassinato dagli Ungari, che avevano invaso il nord d'Italia. Alberico riuscì ad impadronirsi di Roma e ad imporre la sua autorità, ma in breve tempo Giovanni X si riorganizzò e lo costrinse alla fuga. Alberico si rifugiò ad Orte, ma qui fu assalito e ucciso dai popolani.
Nel frattempo erano morti anche i principali alleati del Papa nell'aristocrazia romana, Teofilatto e Teodora, mentre il nuovo re d'Italia, Ugo di Provenza († 947/48), era stato scelto dai principi elettori senza chiedere l'assenso papale. Giovanni X ora non aveva nessun alleato su cui poter contare. Così, nominò il fratello Pietro Console dell'Urbe e Duca di Spoleto. La sua principale avversaria era la vedova di Alberico, Marozia, che nel frattempo si era risposata con il Duca di Toscana, Guido, il quale disponeva di un proprio esercito.
Giovanni X tentò come prima cosa di venire incontro a Ugo, offrendogli la corona imperiale. La risposta fu che il Re d'Italia si alleò con il Duca di Toscana ed insieme assaltarono la residenza papale, il Laterano. Il Papa e il fratello Pietro non poterono fare altro che chiamare in aiuto gli Ungari, ma in questo modo firmarono la loro fine: Pietro morì durante l'assalto e Giovanni fu catturato. Era il maggio del 928.
Per ordine di Marozia, Giovanni fu deposto dal soglio pontificio e venne rinchiuso in Castel Sant'Angelo. L'anno dopo l'elezione di un nuovo pontefice, morì in carcere, forse per avvelenamento, tra il maggio e il luglio del 929.
Dissero di lui
Liutprando scrisse che Giovanni fu fatto papa perché era diventato l'amante di Teodora, moglie di Teofilatto, il console di Roma, conosciuta in uno dei suoi viaggi di lavoro verso l'Urbe, la quale riuscì pertanto ad averlo vicino a sé. Tale voce non ha fondamento storico.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Ravenna | Successore: | |
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Giovanni VIII Kailone (inizio 898 - fine 904) |
(fine 904 - marzo 914) | Costantino (giugno 914 - fine 926 deceduto) |
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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papa Lando | marzo 914 - maggio 928 | papa Leone VI |
Note | |
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Fonti | |
Bibliografia | |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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