Papa Giovanni Paolo I

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Beato Giovanni Paolo I
Papa
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al secolo Albino Luciani
battezzato
Beato
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Humilitas

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Papa Giovanni Paolo I sulla sedia gestatoria.
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 65 anni
Nascita Forno di Canale
17 ottobre 1912
Morte Città del Vaticano
28 settembre 1978
Sepoltura Città del Vaticano, Sacre Grotte Vaticane
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale Belluno, 7 luglio 1935 da mons. Girolamo Bartolomeo Bortignon
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Consacrazione vescovile Città del Vaticano, 27 dicembre 1958 da Giovanni XXIII
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Elevazione a Patriarca 15 dicembre 1969 da papa Paolo VI
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Creazione
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(vedi)
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5 marzo 1973 da Paolo VI (vedi)
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Dimissioni dal cardinalato [[{{{aPdim}}}]]
Cardinale per 5 anni, 6 mesi e 23 giorni
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Cardinale elettore
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Nomina a pseudocardinale annullata da {{{Annullato da}}}
Riammesso da
Precedente {{{Precedente}}}
Successivo {{{Successivo}}}
Incarichi ricoperti
prima dell'elezione
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
263° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
26 agosto 1978
Conclave dell'agosto 1978
Consacrazione 3 settembre 1978
Fine del
pontificato
28 settembre 1978
(per decesso)
Durata del
pontificato
1 mese e 2 giorni
Segretario Don Diego Lorenzi
Predecessore papa Paolo VI
Successore papa Giovanni Paolo II
Extra Papa Giovanni Paolo I
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da
Venerabile il [[]]
Beatificazione 4 settembre 2022, da Francesco
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 26 agosto
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

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Figli
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Collegamenti esterni
Sito ufficiale o di riferimento
Biografia su vatican.va
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Invito all'ascolto
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Personalmente, quando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che adulto, preferisco sentirmi fanciullo. La mitria, lo zucchetto, l'anello scompaiono; mando in vacanza l'adulto e anche il Vescovo, per abbandonarmi alla tenerezza spontanea, che ha un bambino davanti a papà e mamma (..) Il Rosario, preghiera semplice e facile, a sua volta, mi aiuta a essere fanciullo; e non me ne vergogno punto.
Virgolette chiuse.png
(Nello spazio di un sorriso[1])

Beato Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani (Forno di Canale, 17 ottobre 1912; † Città del Vaticano, 28 settembre 1978) è stato il 263º vescovo di Roma e papa italiano a partire dal 26 agosto 1978. Il suo pontificato fu tra i più brevi della storia: la morte avvenne dopo soli 33 giorni dalla sua elezione al soglio di Pietro.
Viene ricordato con gli affettuosi appellativi di "Il Papa del Sorriso" e "Il Sorriso di Dio".[2][3] A lui è stato dedicato un museo, situato nel suo paese natale.

Biografia

La casa Natale vista da Via XX Agosto

Nato da Giovanni Luciani e Bortola Tancon, ebbe tre fratelli: una sorella di nome Nina, morta il 5 giugno 2009, un fratello di nome Tranquillo Federico che morì in tenera età e un fratello, Edoardo, morto l'11 marzo 2008. Il padre, di idee socialiste, emigrò in seguito in Svizzera per lavoro.

Formazione e ministero sacerdotale

Nell'ottobre 1923 entrò nel seminario minore interdiocesano di Feltre e in seguito, nel 1928, nel seminario interdiocesano maggiore di Belluno. Fu ordinato diacono il 2 febbraio 1935 e presbitero il 7 luglio dello stesso anno nella chiesa rettoriale di San Pietro apostolo di Belluno (contigua al Seminario Gregoriano); venne subito nominato vicario cooperatore di Canale d'Agordo, ma già a dicembre venne trasferito ad Agordo dove insegnò anche religione all'istituto minerario. Presso il seminario gregoriano di Belluno fu insegnante (1937-1958) e vice-rettore (1937-1947).

Il 27 febbraio 1947 ottenne la licenza in sacra teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma con una tesi su L'origine dell'anima umana secondo Antonio Rosmini: una scelta di certo audace quella di Luciani e dei suoi relatori, in quanto si trattava di un autore con due libri all'Indice dei libri proibiti, all'epoca non ancora del tutto riabilitato dalla Chiesa.

A novembre fu nominato da monsignor Girolamo Bortignon procancelliere vescovile della diocesi di Belluno; il mese successivo venne nominato anche cameriere segreto soprannumerario e segretario del sinodo diocesano.

A queste nomine il 2 febbraio 1948 si aggiunsero anche quelle di provicario generale della diocesi di Belluno e di direttore dell'ufficio catechistico diocesano.

Durante le elezioni politiche italiane post-belliche del 1947 si schierò apertamente, come tutte la Chiesa italiana, con la Democrazia Cristiana e contro i partiti di sinistra, descrivendo le idee marxiste come un "male terribile", anche se ebbe sempre una pietà paterna per gli uomini dalle idee marxiste, "nostri fratelli erranti".

Nel 1954 diventò vicario generale della diocesi di Belluno; nel frattempo (1949) aveva pubblicato il volume Catechetica in briciole. Del libro verranno pubblicate sei edizioni in Italia e una pure in Colombia.

Il 30 giugno 1956 fu nominato canonico della cattedrale di Belluno.

In questi anni gli fu erroneamente diagnosticata una tubercolosi incurabile e per questo fu costretto a lasciare la parrocchia e recarsi in sanatorio, a Sondalo in Valtellina, dove i medici si accorsero dell'errore dei colleghi, diagnosticando e curando la vera malattia: una polmonite.

Luciani fu diverse volte proposto per la nomina a vescovo, ma venne respinto per due volte a causa delle sue condizioni di salute, della sua voce flebile, della sua bassa statura e del suo aspetto dimesso[4].

Ministero episcopale

Dopo l'ascesa al soglio di Pietro di papa Giovanni XXIII, il 15 dicembre 1958 fu finalmente fatto vescovo di Vittorio Veneto. A tal proposito si narra che papa Giovanni XXIII, respingendo le varie perplessità riguardo ai motivi per cui fino ad allora non fosse stato promosso, legate principalmente alle sue cagionevoli condizioni di salute, sentenziò bonariamente:[4]

« ...vorrà dire che morirà Vescovo. »

L'ordinazione episcopale avvenne nella basilica di San Pietro in Vaticano il 27 dicembre. Insieme a lui fu nominato vescovo anche monsignor Charles Msaklia,[5] originario della Tanzania: i due rimarranno amici e sarà grazie a questo prelato africano che Luciani inizierà a conoscere la realtà della Chiesa cattolica in Africa[6].

Albino Luciani vescovo di Vittorio Veneto.

Luciani prese possesso della diocesi l'11 gennaio 1959. Il «periodo vittoriese» sarà decisivo per la sua formazione. Iniziò subito le visite pastorali nelle parrocchie.

Luciani, che mai in vita pensò alla carriera ecclesiastica, lasciò Belluno a malincuore, prendendo le redini di una diocesi con i bilanci in grave passivo: erano quelli gli anni, infatti, in cui l'Istituto per le Opere di Religione, meglio conosciuto con la sigla IOR o Banca Vaticana, era entrato in crisi.

Negli anni di episcopato a Vittorio Veneto mostrò innanzitutto insuperabili doti di catechista, per la sua capacità di farsi comprendere da tutti, anche dai bambini e dalle persone con poca cultura, per la sua chiarezza nell'esporre, la sua capacità di sintesi e la sua tendenza a evitare discorsi e letture difficili, nonostante la profonda cultura che aveva. Lo stesso raccomandò sempre ai suoi presbiteri.

Si dimostrò insofferente al dovere di risiedere nel Castello di San Martino, residenza storica dei vescovi vittoriesi, posta in posizione arroccata e distaccata rispetto all'abitato di Vittorio Veneto: avrebbe preferito una dimora più vicina alla sua gente.

Avvertì in anticipo i nuovi venti della "contestazione", ribadendo l'importanza dell'Azione Cattolica che cominciava a sentire il peso degli anni. Ebbe grande attenzione per la formazione dei giovani e sollecitò la partecipazione dei laici alla vita attiva della Chiesa, all'epoca ancora piuttosto risicata[7].

La sua indole bonaria non era però piegata alle idee correnti della moda e ad esempio, una volta divenuto Patriarca, si batté apertamente contro l'istituzione del divorzio durante il referendum del 1974, opponendosi apertamente come Vescovo ad alcune associazioni cattoliche che si rifacevano alla FUCI veneta e che invece si schieravano a favore del divorzio.

Mons. Albino Luciani, quando era arcivescovo di Vittorio Veneto, volle il Museo Diocesano d'Arte Sacra "Albino Luciani" di Vittorio Veneto (Treviso), chiedendone l'allestimento all'ultimo piano negli ampi sottotetti di Palazzo Brandolini, sede del Seminario Vescovile. Il Museo fu inaugurato l'8 marzo 1986. Il 4 ottobre 1980, invece, fu inaugurato il Museo Diocesano di Venezia, voluto sempre dal patriarca Albino Luciani.

Luciani e la chiesa africana

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Chiesa cattolica in Africa

Nel marzo 1962 ricevette la visita di monsignor Andrè Makarakiza[8], tutsi membro di una famiglia nobile del Burundi, convertito al cattolicesimo e in seguito diventato presbitero e poi vescovo di Ngozi. Era venuto per chiedere a Luciani dei presbiteri per la propria diocesi e quest'ultimo acconsentì, conscio delle necessità delle popolazioni locali.

La scelta cadde sul giovane don Vittore De Rosso[9], di Farra di Soligo, che partì a dicembre, destinazione diocesi di Kuntega, Burundi, praticamente senza un soldo in tasca, a causa della grave situazione economica della diocesi. Si trattava del primo sacerdote missionario Fidei Donum di quella diocesi; se ne aggiungeranno altri due l'anno successivo.

Qualche anno dopo i tre missionari chiesero e ottennero dal loro vescovo di celebrare la Messa non in lingua latina, ma nell'idioma locale e di comunicare i fedeli per mano e non per bocca per motivi igienici: tutto questo in anticipo rispetto alle disposizioni introdotte dopo il concilio Vaticano II.

Dal 16 agosto al 2 settembre 1966, Luciani compì una storica visita pastorale nelle missioni africane della sua diocesi, durante la quale conobbe usi e costumi delle popolazioni locali, celebrò Messa in chiese affollatissime, imparò un po' di lingua kirundi, sopportò a fatica il clima e le zanzare e subì tutta una serie di imprevisti, tra cui una zecca sotto un'unghia e l'impantanamento della jeep su cui viaggiava: Luciani non si fece problemi a scendere dal mezzo e spingere la vettura insieme agli altri[10].

Questa serie di incontri ravvicinati con le realtà africane, così come i successivi in Sudamerica, non fece altro che aumentare la sensibilità del futuro papa riguardo ai problemi delle popolazioni del terzo mondo.

Lo scisma di Montaner

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Scisma di Montaner

Nel 1966-1967 il vescovo Luciani si trovò ad affrontare una spinosa questione riguardante la parrocchia di Montaner, frazione del comune di Sarmede, alle pendici del Cansiglio. Il 13 dicembre 1966 morì l'anziano parroco don Giuseppe Faè, amatissimo dalla popolazione. Nei giorni seguenti maturò fra la gente l'idea che il cappellano Antonio Botteon, che si occupava da tre anni del vecchio parroco, potesse essere perfetto per il paese. Il vescovo Luciani prima ricordò che i parroci non sono eletti dal popolo e poi nominò nuovo parroco di Montaner don Giovanni Gava, il cui insediamento sarebbe dovuto avvenire il 22 gennaio 1967.

In paese, rifiutando la scelta del vescovo, si costituì allora un comitato che proponeva di far rimanere il cappellano Botteon o come nuovo parroco, o come viceparroco. La risposta del vescovo Luciani fu negativa: non solo, come già detto, per il codice di diritto canonico non è contemplata l'elezione del parroco da parte dei parrocchiani, ma il cappellano Botteon era troppo giovane per amministrare da solo una parrocchia. Inoltre non si riteneva necessario un viceparroco per un paese così piccolo.

La scelta di Luciani provocò una durissima reazione della popolazione, che arrivò a murare porte e finestre della chiesa e della canonica per impedire al cappellano Botteon di andare via.

Montaner si divise allora fra i sostenitori del cappellano Botteon come nuovo parroco e una minoranza che non riteneva giusto ribellarsi al vescovo. Tra le due fazioni scoppiò un vero e proprio odio sfociato anche in atti di violenza. Nei giorni seguenti la protesta si inasprì e il paese venne presidiato stabilmente dai carabinieri, anche per la notizia che a Montaner fossero state trovate delle armi; la cosa non fu smentita dalla popolazione visto che molti in casa avevano pistole e fucili dal tempo della seconda guerra mondiale.

Il 9 febbraio 1967 una delegazione di montaneresi partì per Roma con la speranza, rimasta vana, di un colloquio con Paolo VI. Il 12 settembre 1967, dopo varie mediazioni fallite nei mesi precedenti, nel pomeriggio, arrivò a Montaner Albino Luciani in persona, preceduto dal vicequestore di Treviso, alcuni commissari, poliziotti e un autobus di carabinieri. Luciani entrò in chiesa, prelevò le ostie consacrate dal tabernacolo e andò via, comminando l'interdetto contro la parrocchia: da quel momento nessun sacerdote avrebbe più potuto celebrare funzioni o amministrare i sacramenti[11]. I parrocchiani dissidenti, allora, compirono un vero e proprio scisma costituendo in paese una comunità ortodossa che resiste ancora al giorno d'oggi.

Patriarca di Venezia e cardinale

Il vescovo Luciani partecipò attivamente a tutte le quattro sessioni del concilio Vaticano II (1962-1965), intervenendo e facendosi così conoscere tra i ranghi della Chiesa cattolica.

Lapide commemorativa del Patriarcato di Venezia

Il 15 dicembre 1969 papa Paolo VI nominò Luciani Patriarca di Venezia.

Neanche cinquanta giorni dopo, il 1º febbraio 1970, Luciani ricevette la cittadinanza onoraria di Vittorio Veneto.

Patriarca nei difficili anni della contestazione, non fece mancare il suo appoggio e il dialogo diretto con gli operai di Marghera, spesso in agitazione. Anche per questo maturò la consapevolezza del bisogno da parte della Chiesa di adeguarsi ai nuovi tempi e riavvicinarsi alla gente; questo gli consentì di guadagnarsi le simpatie dei veneziani.

Anche a Venezia si trovò a dover fare i conti con la crisi economica. Poco amante degli sfarzi, era anche per questo favorevole alla vendita di oggetti sacri e preziosi di proprietà della Chiesa.

Tra il 12 e il 14 giugno 1971 compì un viaggio pastorale in Svizzera. Tre giorni dopo venne nominato vice-presidente della Conferenza Episcopale Italiana, carica che manterrà fino al 2 giugno 1975.

Sempre nel 1971 propose alle chiese ricche dell'Occidente di donare l'uno per cento delle loro rendite alle chiese povere del terzo mondo.

Il 16 settembre 1972 il Patriarca Luciani ricevette Paolo VI in visita pastorale. Al termine della Santa Messa in piazza San Marco il Pontefice si tolse la stola papale, la mostrò alla folla e la mise sulle spalle del Patriarca Luciani davanti a ventimila persone, facendolo arrossire per l'imbarazzo. Dell'episodio, assai significativo considerati gli eventi successivi, esiste un documento fotografico, ma non fu ripreso dalle telecamere, che avevano già chiuso il collegamento. La stampa disse che Paolo VI aveva scelto il suo successore: a conferma di ciò, pochi mesi dopo Paolo VI annuncia un concistoro e Luciani è il primo della lista.

Paolo VI crea cardinale Albino Luciani

cardinalato

Il 5 marzo 1973 venne infatti creato cardinale del titolo di San Marco a Roma dallo stesso papa Paolo VI.

L'anno successivo, in occasione della campagna elettorale per il referendum sul divorzio, sciolse la sezione veneziana della FUCI, la Federazione degli universitari cattolici, perché si era mostrata favorevole al no referendario, contrariamente alle indicazioni della Chiesa italiana[12].

Tra il 27 settembre e il 26 ottobre dello stesso anno partecipò a Roma alla terza Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema "L'evangelizzazione nel mondo moderno".

Il 1975 lo vide due volte all'estero per altrettanti viaggi pastorali, il 18 maggio in Germania e dal 6 al 21 novembre in Brasile, dove l'università statale di S. Maria a Rio Grande do Sul lo insignì di una laurea honoris causa. Fu in Brasile che impressionò moltissimi prelati per la sua profonda umiltà e devozione.

A gennaio 1976 pubblicò Illustrissimi, una raccolta di lettere immaginarie scritte negli anni precedenti a personaggi storici o della letteratura; il libro fu un grande successo editoriale e venne tradotto in numerose lingue.

Sin dal suo insediamento a Venezia, portò sempre il classico abito scuro da sacerdote, indossando di rado la fascia paonazza da vescovo e poi rossa da cardinale e attirandosi così molte critiche dai fedeli zelanti veneziani. Era un'altra prova del suo ricercare la semplicità.

L'incontro con suor Lucia

Il 10 luglio 1977 l'allora cardinale Luciani, molto devoto alla Madonna di Fatima, accogliendo l'invito di Suor Lucia, vi si recò in pellegrinaggio (esattamente a Cova da Iria) incontrando al Carmelo di Coimbra la famosa mistica, con la quale si trattenne due ore in conversazione. Suor Lucia gli avrebbe rivelato il contenuto del Terzo Segreto (o, più correttamente, la III parte del Segreto o Messaggio) di Fatima. Egli ne fu sensibilmente impressionato e, una volta rientrato in Italia, descrisse così quell'incontro:

« La suora è piccolina, è vispa e abbastanza chiacchierona... parlando, rivela grande sensibilità per tutto quel che riguarda la Chiesa d'oggi con i suoi problemi acuti...; la piccola monaca insisteva con me sulla necessità di avere oggi cristiani e specialmente seminaristi, novizi e novizie, decisi sul serio a essere di Dio senza riserve. Con tanta energia e convinzione m'ha parlato di suore, presbiteri e cristiani dalla testa ferma. Radicale come i santi: ou todo ou nada: o tutto o niente, se si vuol essere di Dio sul serio. »
(Don Diego Lorenzi, Maria, Trieste febbraio 1980)

Si dice anche che suor Lucia abbia predetto a Luciani la sua elezione e il breve pontificato, chiamandolo "Santo Padre". A tale proposito nel 2006 il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone ha definito questa storia "tesi vecchia e priva di fondamento"[12].

Si dice anche che il fratello Edoardo vide il fratello Cardinale Luciani tornare molto scosso dal viaggio a Fatima: era diventato silenzioso e spesso assorto nei pensieri e quando gli chiese cosa avesse, Albino rispose: "Penso sempre a quello che ha detto Suor Lucia".

Un altro segno della sua personale via crucis' può essere una macchiolina rossa su un occhio riscontrata dopo il viaggio in Brasile e diagnosticata come un embolo. I suoi parenti, fra cui un medico ritennero che fu un'embolia la vera causa della sua morte[13].

Il cardinale Luciani lasciò per l'ultima volta Venezia il 10 agosto 1978 per il conclave dal quale sarebbe uscito papa il 26 agosto, al secondo giorno di votazione. È il terzo Patriarca di Venezia del novecento, dopo Giuseppe Sarto (San Pio X) e Angelo Giuseppe Roncalli (Beato Giovanni XXIII) a essere chiamato al soglio di Pietro.

L'elezione

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Conclave dell'agosto 1978
Papa Paolo VI con il cardinale Albino Luciani

La sua elezione sarebbe stata frutto di una mediazione tra diverse posizioni, tra le quali quelle più conservative della Curia, che sostenevano l'arcivescovo di Genova, cardinale Giuseppe Siri e la parte sostenitrice delle riforme del Concilio Vaticano II, che sostenevano l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giovanni Benelli.

Ricevette alcuni voti anche il cardinale Karol Wojtyla, poi papa Giovanni Paolo II, la cui candidatura fu presentata da quei cardinali che auspicavano un'apertura internazionalista della Santa Sede. Luciani, tuttavia, chiese sempre di non essere preso in considerazione e anzi, fu proprio lui a parlare per primo di un papa straniero. Egli infatti aveva sempre votato per il cardinale Aloisio Lorscheider, un francescano che aveva conosciuto in Brasile e che invece fu tra i più accesi sostenitori di Luciani, soprattutto perché non dimenticò mai quella visita in Brasile.

A ogni modo, il conclave fu rapidissimo e si concluse dopo solo quattro votazioni avvenute nella stessa giornata: alle 19:18 del 26 agosto 1978 si aprirono le vetrate della loggia centrale delle Basilica Vaticana, passarono solo ventisei ore e mezzo dalla chiusura delle porte del Conclave e già il nuovo papa era stato eletto. Subito dopo comparve il grande drappo rosso con lo stemma papale e poi il cardinale Pericle Felici, protodiacono, annunciò l'Habemus papam.

Luciani fu eletto 263º successore di Pietro con una amplissima maggioranza (101 voti tra i 111 cardinali, il quorum più alto nei conclavi del Novecento). Lo stupore della folla in piazza fu grandissimo poiché la fumata, probabilmente per un errore del cardinale fuochista, fu inizialmente grigio chiara per poi diventare nera. La situazione di incertezza durò fino all'annuncio di Radio Vaticana e alla contemporanea apertura della loggia (solo nel conclave del 2005 verranno introdotte, dopo la fumata, le campane a festa). Appena eletto avrebbe voluto parlare alla folla ma il cerimoniere glielo impedì, obiettando che non era nella tradizione. Papa Giovanni Paolo II, cinquanta giorni dopo, avrebbe invece infranto il cerimoniale e rivolto un saluto alla folla, oltre alla tradizionale benedizione Urbi et Orbi. Fu questo il primo segnale di cambiamento che Luciani, seppur per breve tempo, avrebbe cominciato nella Chiesa.

Si disse che Luciani fu eletto più per "ciò che non era" che per "ciò che era": non era un professionista della Curia che avrebbe potuto assumere un comando autocratico accentrato, nonostante la sua profonda cultura non era un altero intellettuale potenzialmente capace di mettere in difficoltà i porporati, non era nemmeno uno straniero, ciò che per i cardinali italiani era un indubbio valore di continuità.

Papa Giovanni Paolo I si affaccia per la prima volta sulla loggia dopo l'elezione

La scelta del nome

Luciani scelse un doppio nome per la prima volta nella bimillenaria storia della Chiesa, in ossequio ai due pontefici che lo avevano preceduto (papa Giovanni XXIII, che lo aveva nominato vescovo e papa Paolo VI, che lo aveva creato cardinale). Il suo successore avrebbe poi scelto di riprendere questo nome chiamandosi Giovanni Paolo II in ricordo del predecessore.

All'indomani dell'elezione, Luciani avrebbe confidato al fratello Edoardo che il suo primo pensiero era stato di assumere il nome di Pio XIII ma poi aveva desistito, pensando ai settori della Chiesa che avrebbero strumentalizzato questa scelta[14].

Il pontificato

« Nessuno è venuto a dirmi: «Tu diventerai Papa». Oh! Se me lo avessero detto! Se me lo avessero detto, avrei studiato di più! »

Il servizio di Luciani sulla cattedra di Pietro fu brevissimo, durò appena 33 giorni.

Ciò malgrado, non mancarono episodi importanti e passaggi fondamentali della storia del papato.

Le innovazioni introdotte da Luciani

Fu il primo pontefice a richiedere di poter parlare alla folla dopo l'elezione ma, poiché non era consuetudine, dovette rinunciare: due mesi dopo, invece, Giovanni Paolo II, chiese e ottenne di poter parlare, rendendo subito omaggio a Luciani dopo la benedizione. Fu il primo ad abbandonare il plurale maiestatis, rivolgendosi in prima persona ai fedeli, nonostante zelanti custodi del protocollo prontamente riconvertissero i suoi discorsi per la pubblicazione su L'Osservatore Romano e in altri atti ufficiali.

Il suo ministero iniziò il 3 settembre con una Messa celebrata nella Piazza antistante la Basilica. Per la prima volta nella storia un Papa non sarebbe più stato incoronato: Luciani si impose anche per il cambiamento del nome incoronazione che da allora mutò in Solenne Cerimonia per l'Inizio del Ministero Petrino. Rifiutò inoltre la tiara e fu anche il primo pontefice a respingere l'impiego della sedia gestatoria, in seguito ripristinata, per esigenze di visibilità, in occasione delle udienze generali[15]. Rifiutò anche il trono al momento della Messa di "intronizzazione".

Fu il primo papa a parlare di sé in termini umani: non ebbe remore nel presentarsi con il complesso della sua personalità, ammettendo, ad esempio, di essere diventato completamente rosso dalla vergogna quando, ai tempi in cui era ancora patriarca di Venezia, Paolo VI gli aveva messo sulle spalle la stola papale.

Fu inoltre il primo ad ammettere la paura che lo colse quando si rese conto di essere stato eletto papa: "Tempestas magna est super me". Così come non altri prima, espresse umilmente una sensazione d'inadeguatezza al ruolo.

Il suo pensiero, il suo stile

Colto teologo era considerato per certi versi un conservatore.

Pubblico difensore della Humanae Vitae, si apprestava a ratificare con una sua enciclica, che mai vide la luce.

L'enciclica, dal titolo "I poveri e la povertà nel mondo", esprimeva la sensibilità al tema della povertà del Sud del mondo, sottolineando l'inutile opulenza del mondo occidentale.

Da papa parlò anche della questione sociale, dell'importanza di dare "la giusta mercede" ai lavoratori.

Durante l'Angelus della settimana successiva, il 10 settembre 1978, Giovanni Paolo I disse:

« Dio è papà, più ancora è madre[16]»

La morte

Tomba di Giovanni Paolo I nelle Grotte Vaticane

Luciani si spense presumibilmente tra le ore 23.00 del 28 settembre 1978 e le ore 5.00 del giorno successivo, nel suo appartamento privato, a causa di un infarto miocardico. Afferma un comunicato ufficiale del Vaticano[17] che, poco prima di morire, il Papa era sbiancato in volto quando aveva saputo del giovane Ivo Zini assassinato a Roma.

Per ore e ore, il giorno dopo la sua morte, una gran folla di fedeli continuò a sfilare davanti alla sua salma, sotto gli affreschi della sala Clementina, nonostante il brutto tempo.

Papa Luciani riposa nelle Grotte Vaticane.

Alcuni mesi dopo iniziarono a serpeggiare alcune ipotesi su cosa effettivamente fosse accaduto la notte del 28 settembre. Tali ipotesi non arrivarono mai ad avere dignità storica[18].

L'eredità di papa Luciani

Canale d'Agordo, Chiesa parrocchiale, Riccardo Cenedese, Statua di Albino Luciani con un bambino

Nonostante i trentatré giorni passati al soglio pontificio, Luciani è senza dubbio riuscito a lasciare un'impronta profonda nella storia della Chiesa e del papato. C'è chi ha scritto che nei suoi brevi giorni di pontificato, "la Chiesa ha fatto storia"[19].

Il processo di beatificazione

Poco dopo la sua morte da più parti del mondo cattolico vennero le richieste per l'apertura del processo di beatificazione. La richiesta fu formalizzata nel 1990 con la firma di 226 vescovi brasiliani tra cui quattro cardinali.

Il 26 agosto 2002 il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Vincenzo Savio, al termine della Messa celebrata a Canale d'Agordo in ricordo del XXIV anniversario dell'elezione al soglio pontificio di Albino Luciani, annunciò l'avvio della fase preliminare di raccolta dei documenti e delle testimonianze necessarie per avviare il processo di beatificazione.

L'8 giugno 2003, al termine dell'assemblea sinodale svoltasi in cattedrale a Belluno, il vescovo Savio annunciò che la Congregazione delle Cause dei Santi aveva espresso "parere positivo" circa la "possibilità che si proceda, con i passaggi stabiliti, nella causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio Giovanni Paolo I" e che "ben volentieri concede che, a livello diocesano, l'indagine circa la vita e le virtù del servo di Dio Giovanni Paolo I, nonché sulla sua fama di santità, si svolga presso la curia diocesana della diocesi di Belluno-Feltre".

Il 23 novembre 2003, alle ore 15, si tenne in cattedrale a Belluno la sessione inaugurale dell'inchiesta diocesana del processo di beatificazione. Fu presieduta dal vescovo Savio, alla presenza del prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, cardinale José Saraiva Martins.

Il 10 novembre 2006 si tenne in cattedrale a Belluno la sessione di chiusura dell'inchiesta diocesana del processo di beatificazione.

Il 27 giugno 2008 la Congregazione per le Cause dei Santi firmò il decreto di validità sugli atti dell'inchiesta diocesana sulla beatificazione.

Il 13 ottobre 2021 papa Francesco ha riconosciuto il miracolo circa la guarigione nel 2011 di una bambina di 11 anni di Buenos Aires (Argentina),[20] aprendo la strada alla sua beatificazione avvenuta il 4 settembre 2022.

Il Museo

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Museo "Papa Luciani" di Canale d'Agordo

Il 26 agosto 1979, è stato aperto al pubblico a Canale d'Agordo il Museo "Papa Luciani", allestito in alcuni ambienti della canonica, attigui alla Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, con l'intento di ricostruire tramite alcuni oggetti e documenti la vita di papa Giovanni Paolo I.

La Via Crucis con Papa Luciani

A Canale d'Agordo, suo paese natale, gli è stata dedicata una Via Crucis itinerante nel bosco di via Cavallera.

La Via Crucis si snoda in un percorso di 2 km e le stazioni sono su grandi massi di roccia bianca su cui sono state posizionate 15 formelle artistiche in bronzo, della "Passione di Cristo", realizzate dell'artista falcadino Franco Murer. Partendo dalla prima stazione in Piazza Papa Luciani, davanti alla canonica, si prosegue in direzione del bosco di "Cavallera" per arrivare quasi alla fine del confine di Canale con Caviola, Falcade.

L'inaugurazione avvenne il 22 agosto 2008.


Risonanze mediatiche

Nel settembre 2005, in occasione della ricorrenza della scomparsa di papa Luciani, la testata documentaristica La grande storia di RaiTre ha realizzato un film-documento inedito sulla vita e il pontificato di Giovanni Paolo I, Il Papa del sorriso.

La fiction televisiva

RaiUno ha presentato nelle serate del 23 e 24 ottobre 2006 la fiction Papa Luciani: il sorriso di Dio, seguita da oltre 10 milioni di telespettatori. Il ruolo di Giovanni Paolo I è interpretato dall'attore Neri Marcorè. Il film è stato criticato per i ritratti non corrispondenti alla realtà di alcuni personaggi (in particolar modo dei Cardinali del Concilio) e perché sposa, seppur non apertamente, la tesi del complotto, che secondo il film sarebbe emersa già il giorno dopo della morte. In particolare, il cardinale Tarcisio Bertone[12] ha anche criticato l'etichetta di buonista che è stata affibbiata al protagonista: Albino Luciani era uomo mite, ma estremamente preparato e fermo nelle proprie decisioni: sono assenti, ad esempio, episodi quali la chiusura della FUCI del 1974.

Antipapi

Durante il suo pur breve pontificato, tre persone si dichiararono "il vero papa" (detti papi sedevacantisti):

Opere

Onorificenze

Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo
Gran Maestro dell'Ordine dello Speron d'Oro - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro dell'Ordine dello Speron d'Oro
Gran Maestro dell'Ordine Piano - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro dell'Ordine Piano
Gran Maestro dell'Ordine di San Gregorio Magno - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro dell'Ordine di San Gregorio Magno
Gran Maestro dell'Ordine di San Silvestro Papa - nastrino per uniforme ordinaria Gran Maestro dell'Ordine di San Silvestro Papa
Laurea honoris causa - nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa
— Universidade Federal de Santa Maria, Santa Maria (Brasile), novembre 1975.
  • Cittadinanza Onoraria di Vittorio Veneto
  • Premio Internazionale Bonifacio VIII "alla memoria" (ha ritirato la nipote Pia Luciani), dall'Accademia Bonifaciana di Anagni, novembre 2003

Genealogia episcopale

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale

Successione degli incarichi

Predecessore: Vescovo di Vittorio Veneto Successore: BishopCoA PioM.svg
Giuseppe Carraro 27 dicembre 1958-15 dicembre 1969 Antonio Cunial I
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Giuseppe Carraro {{{data}}} Antonio Cunial
Predecessore: Patriarca di Venezia Successore: PrimateNonCardinal PioM.svg
Giovanni Urbani 15 dicembre 1969-26 agosto 1978 Marco Cé I
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Giovanni Urbani {{{data}}} Marco Cé
Predecessore: Gran priore per il Veneto dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Successore: Croix de l Ordre du Saint-Sepulcre.svg
Giovanni Urbani 15 dicembre 1969-26 agosto 1978 Marco Cé I
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Giovanni Urbani {{{data}}} Marco Cé
Predecessore: Presidente della Conferenza Episcopale Triveneta Successore: Mitra heráldica.svg
Giovanni Urbani 14 gennaio 1970-26 agosto 1978 Marco Cé I
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Giovanni Urbani {{{data}}} Marco Cé
Predecessore: Cardinale presbitero di San Marco Successore: CardinalCoA PioM.svg
Giovanni Urbani 5 marzo 1973-26 agosto 1978 Marco Cé I
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Giovanni Urbani {{{data}}} Marco Cé
Predecessore: Papa Successore: Emblem of the Papacy SE.svg
Papa Paolo VI 26 agosto 1978 - 28 settembre 1978 Papa Giovanni Paolo II I
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Papa Paolo VI {{{data}}} Papa Giovanni Paolo II
Note
  1. citato in Maria di Lorenzo, "Nello spazio di un sorriso" in "Madre di Dio", aprile 2003
  2. Luigi Bizzarri - Il Papa del Sorriso
  3. Giovanni Paolo I, il Papa del Sorriso
  4. 4,0 4,1 Mario Sgarbossa, Giovanni XXIII - La saggezza del cuore
  5. Scheda su catholic-hierarchy.org
  6. Ido Da Ros, L'Africa di Albino Luciani e dei missionari vittoriesi, De Bastiani, 1996, pp. 9-10
  7. Autori vari, Storia religiosa del Veneto - Diocesi di Vittorio Veneto, Giunta regionale del Veneto - Gregoriana Libreria Editrice.
  8. Scheda su catholic-hierarchy.org
  9. Scheda del sito diocesano
  10. Ido Da Ros, L'Africa di Albino Luciani e dei missionari vittoriesi, De Bastiani, 1996, pp. 13-14, 137-168. Si veda anche http://www.papaluciani.com/ita/fioretti/fioretti21.htm.
  11. Lo scisma di Montaner
  12. 12,0 12,1 12,2 Intervista a Mons. Tarcisio Bertone, pubblicata su Avvenire il 26 ottobre 2006
  13. Orazio La Rocca, Luciani e la profezia de morte. Da Fatima tornò turbato, la Repubblica, 28 settembre 2003
  14. Stefania Falasca, La Speranza è aspettare qualcosa di bello dal Signore, articolo pubblicato su 30Giorni, agosto 2002.
  15. Il ripristino della sedia gestatoria
  16. Tale frase è una parafrasi di un passo dell'Antico Testamento, nonché semplice interpretazione di alcuni passi del Vangelo: cfr. Mt 23,37 . Il concetto fu ribadito più volte anche dal suo successore Giovanni Paolo II, per esempio nell'udienza di mercoledì 20 gennaio 1999, [http://www.et-et.it/articoli1999/a99a21.htm
  17. Almanacco di Storia Illustrata n.254 del 1978 - Arnoldo Mondadori editore p. 118.
  18. Il giornalista investigativo britannico David Yallop, sei anni dopo la morte di Giovanni Paolo I, nel libro In nome di Dio, fece l'ipotesi romanzesca di un omicidio a sfondo politico a opera di alcuni cardinali che si opponevano agli interventi di riforma programmati da Papa Luciani, in particolare a quella dello I.O.R., allora gestito da Paul Marcinkus. John Cornwell, un giornalista e scrittore inglese, ultimamente specializzatosi nelle biografie papali (vedi "Pio XII.Il papa di Hitler" e "Un papa d'inverno. Trionfi e conflitti di Giovannni Paolo II") ha condotto nel 1987 un'approfondita inchiesta, avallata dalle massime autorità vaticane, sulle cause di morte del papa e sulle "stranezze" a essa connesse. Egli esclude ogni forma di avvelenamento fisico, ma si diffonde con ampie esemplificazioni su altri non meno gravi fattori di "avvelenamento" morale, relazionale e psicologico:
    • i rapporti con la curia romana che, lungi dall'aiutare un papa piuttosto ancora poco pratico nella trattazione degli affari della Chiesa universale, lo aveva sostanzialmente abbandonato a sé stesso, instaurando in lui fortissime preoccupazioni, ansie, tensioni e un senso di impotenza e di solitudine;
    • la scarsa armonia regnante all'interno della stessa famiglia pontificia, soprattutto da parte dei due segretari;
    • la sostanziale noncuranza verso alcuni sintomi già manifestatisi nel corso degli ultimi giorni di vita: gonfiore ai piedi, oppressione allo sterno, piccoli mancamenti ecc; tali sintomi avrebbero dovuto allarmare segretari e suore, costringendo il papa, pur riluttante, a farsi visitare.
    La parte più interessante e nuova del libro di Cornwell riguarda la ricostruzione dell'ora della morte, in particolare le modalità di scoprimento del cadavere e della sua postura, introducendo una versione del tutto nuova e suggestiva. Secondo tale tesi papa Luciani sarebbe morto alle ore 23 e i segretari, entrambi presenti, se ne sarebbero subito accorti, ma di fronte allo stato scomposto e sofferto del papa, lo avrebbero sistemato nel letto, ricostruendo la edificante versione del caffè alla mattina e del papa sereno e ieratico assorto in preghiera o a leggere qualcosa. Che se ne sappia, questa versione non è mai stata contraddetta ufficialmente da nessuno.
  19. Almanacco di Storia illustrata n.254 del 1978, Arnoldo Mondadori editore p. 118
  20. Promulgazione di Decreti della Congregazione delle Cause dei Santi, 13.10.2021, online
Bibliografia
  • Luciani Albino, Illustrissimi. Lettere ai grandi del passato, Edizioni Messaggero, 2012, ISBN 978-88-250-2489-0
  • Loris Serafini, Albino Luciani, il Papa del sorriso, Edizioni Messaggero, 3ºa edizione 2008 ISBN 978-88-250-2103-5
  • Luciani Albino, Cè Marco, Scola Angelo, Come il padre ha mandato me, così io mando voi, 2007
  • Ido Da Ros, L'Africa di Albino Luciani e dei missionari vittoriesi, De Bastiani Editore, 1996
  • Stefania Falasca, Mio fratello Albino. Ricordi e memorie della sorella di Papa Luciani, ed. 30Giorni, 2003
  • Luigi Incitti, Da Papa Luciani a Papa Wojtyla, L'Airone, 2000, ISBN 8879444425
  • Scopelliti-Taffarel, Lo stupore di Dio. La vita di Papa Luciani, Ares, 2006, ISBN 8881553481
  • Tornielli-Zangrando, Papa Luciani. Il sorriso del Santo, Piemme, 2003, ISBN 8838465878
  • Giovanni Maria Vian, Enciclopedia dei Papi, III, Roma, 2000, pp.674-681
  • Cristina Siccardi, Giovanni Paolo I. Una vita per la fede, Paoline, Milano 2022, ISBN 9788831555173
Voci correlate
Collegamenti esterni