Papa Niccolò II
Niccolò II Papa | |
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al secolo Gerard de Bourgogne | |
Ritratto di papa Niccolò II[1] | |
Età alla morte | circa 81 anni |
Nascita | Chevron 980 ca. |
Morte | Firenze 27 luglio 1061 |
Sepoltura | Firenze, Chiesa di Santa Reparata |
Incarichi ricoperti prima dell'elezione |
Vescovo di Firenze |
Informazioni sul papato | |
155° vescovo di Roma | |
Elezione al pontificato |
dicembre 1058 Elezione papale del 1058 |
Consacrazione | 24 gennaio 1059 |
Fine del pontificato |
27 luglio 1061 (per decesso) |
Durata del pontificato |
2 anni, 7 mesi e 27 giorni |
Predecessore | papa Stefano IX |
Successore | papa Alessandro II |
Extra | Papa Niccolò II Anni di pontificato |
Cardinali | 13 creazioni in 3 concistori |
Collegamenti esterni | |
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Niccolò II, al secolo Gerard de Bourgogne, in italiano Gerardo di Borgogna, talvolta erroneamente chiamato Papa Nicola II (Chevron, 980 ca.; † Firenze, 27 luglio 1061), è stato il 155º vescovo di Roma e Papa francese dal 6 dicembre 1058 alla sua morte.
L'episcopato a Firenze
Il primo atto pervenutoci riguardo al suo episcopato a Firenze risale al gennaio 1045, una data probabilmente vicina alla sua elezione.
Si ritiene probabile che fosse originario della Borgogna, forse inviato dallo stesso imperatore, dimostrò comunque di amare Firenze come una seconda patria, dedicandovi il suo zelante lavoro.
Nel 1055 partecipò al concilio tenutosi a Firenze alla presenza di Papa Vittore II, in occasione del quale fece ristrutturare la vecchia cattedrale di Santa Reparata secondo i modelli borgognoni di Cluny II.
Nel 1058 presenziò alla fondazione della Badia a Coltibuono, vicino all'odierna Gaiole in Chianti. Anche dopo l'elezione papale concesse numerosi privilegi ai monasteri fiorentini, in particolare a Santa Felicita e a Sant'Andrea a Mosciano.
L'elezione al soglio pontificio
Dopo l'elezione di Benedetto X i cardinali Riformatori fuggirono da Roma (avevano giurato a Stefano IX in punto di morte che non avrebbero eletto nessuno fino al ritorno di Ildebrando dalla Toscana), si riunirono a Siena e là, il 18 aprile, con l'appoggio del potente Goffredo di Lorena, Duca di Firenze e fratello del defunto Stefano IX, concordarono all'unanimità di eleggere Gerardo come successore di Stefano, ma la regolare elezione avvenne ben otto mesi più tardi, il 6 dicembre, in quanto si doveva aspettare la conferma dell'imperatrice reggente Agnese di Poitou.
Dato che Benedetto X si era insediato saldamente a Roma e gran parte del clero (i cui cardinali elettori, in principio, per la reazione violenta dei Riformatori erano fuggiti come questi ultimi ma in seguito erano tornati) gli aveva giurato fedeltà, l'elezione di Niccolò era irregolare su più punti e doveva essere confermata e regolarizzata prima di procedere contro il Papa dei Conti di Tuscolo. Il pontificato sarebbe iniziato solo dopo, con la consacrazione, che però doveva avvenire a Roma e perciò Niccolò dovette aspettare ancora. Il conclave del 6 dicembre si svolse a Siena, là dove era già stato scelto come candidato, ma la sua elezione fu decretata il 24 gennaio 1059, giorno della consacrazione quando finalmente raggiunse Roma e, tra l'entusiasmo vivo del clero, dopo aver espulso dalla città Benedetto, finalmente poté insediarsi: all'epoca si diveniva Papa, secondo il diritto canonico, solo al momento della consacrazione e non prima.
Qualche giorno prima fu tenuto il Sinodo di Sutri in cui, il 18 gennaio, era stato formalmente deposto e poi scomunicato Benedetto X. Coloro che sostengono che Benedetto fu pontefice legittimo, sogliono far terminare il suo pontificato il 18 gennaio e iniziare quello di Niccolò il 24 gennaio (altre fonti, però, dicono che il pontificato di Benedetto ebbe termine lo stesso 24 gennaio, perché sempre in quel giorno si sarebbe tenuto il Concilio di Sutri e la sua solenne deposizione). Prendendo spunto proprio dalla controversa vicenda dell'elezione di Benedetto, nominato e imposto dai nobili romani guidati dai suoi parenti i Conti di Tuscolo, il pontificato di Niccolò II fu segnato dalla continuazione della politica di riforma ecclesiastica associata al nome di Ildebrando (in seguito Papa Gregorio VII).
L'alleanza con le casate Normanne
Per assicurare la sua posizione, Niccolò II strinse senza indugio delle relazioni con le Casate dei Normanni, ormai fermamente stabilitisi nell'Italia meridionale. La nuova alleanza venne cementata nel mese di agosto 1059 al Concilio di Melfi I, dove Niccolò II fu accompagnato da Ildebrando, dal cardinale Umberto e dall'abate Desiderio di Monte Cassino (futuro Papa Vittore III).
Dopo aver stipulato il Trattato di Melfi nel giugno 1059, nel successivo Concordato di Melfi il Papa investì solennemente Roberto il Guiscardo dei Ducati di Puglia, Calabria e Sicilia[2] e Riccardo d'Aversa del Principato di Capua, in cambio dei giuramenti di fedeltà e della promessa di assistenza nel sorvegliare i diritti della Chiesa.
I primi frutti di questo accordo, che si basava su fondamenta non più solide della "Donazione di Costantino", che pur essendo falsa fu destinata a dare al papato una posizione di indipendenza nei confronti degli imperi di Oriente e Occidente, fu la presa in autunno (con l'aiuto normanno) di Galera, dove l'antipapa aveva trovato rifugio e la fine della subordinazione del papato alla nobiltà romana.
Vertenza con i Patari
Nel frattempo, Pier Damiani, il futuro santo e il Vescovo Anselmo di Lucca (il futuro papa Alessandro II) erano stati inviati a Milano per comporre le differenze tra i Patari da una parte e l'arcivescovo e il clero dall'altra.
Il risultato fu un nuovo trionfo per il papato, l'Arcivescovo Wido, messo di fronte al rovinoso conflitto interno alla Chiesa di Milano, venne costretto a sottomettersi ai termini proposti dai legati, che prevedevano il principio della subordinazione di Milano a Roma; la nuova relazione venne pubblicizzata dalla presenza contro la loro volontà, di Wido e degli altri vescovi milanesi a un concilio indetto nel palazzo del Laterano nell'aprile 1059.
Questo concilio non solo proseguì le riforme di Ildebrando irrigidendo la disciplina del clero, ma fece epoca nella storia del papato con la sua famosa regolamentazione delle future elezioni alla Santa Sede.
Morte del Pontefice
Morì a Firenze e fu sepolto nel duomo del capoluogo toscano.
Così lo definì San Pier Damiani:
« | Io lo giudico uomo di molte lettere e di vivace ingegno, superiore di sospetti, casto, largo e pietoso nei poveri. » |
San Pier Damiani scrisse anche dei versi in suo onore.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Firenze | Successore: | |
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Atto I | 1045-1061 | Pietro Mezzabarba |
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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papa Stefano IX | dicembre 1058 - 27 luglio 1061 | papa Alessandro II |
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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