Papa Felice III

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San Felice III
Papa
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al secolo Felice Anicio[1]
battezzato
Santo
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Ambito umbro, San Felice papa (prima metà del XVIII secolo), olio su tela; Città della Pieve
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte {{{età}}} anni
Nascita Roma
Morte 1º marzo 492
Sepoltura Roma, Basilica di San Paolo fuori le Mura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Creazione
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Riammesso da
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Successivo {{{Successivo}}}
Incarichi ricoperti
prima dell'elezione
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
48° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
13 marzo 483
Consacrazione
Fine del
pontificato
1º marzo 492
(per decesso)
Durata del
pontificato
8 anni, 11 mesi e 19 giorni
Segretario {{{segretario}}}
Predecessore Simplicio
Successore Gelasio I
Extra Papa Felice III
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 1º marzo
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi tiara
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
Nome completo {{{nome completo}}}
Trattamento {{{trattamento}}}
Onorificenze
Nome templare {{{nome templare}}}
Nomi postumi
Altri titoli
Casa reale {{{casa reale}}}
Dinastia {{{dinastia}}}
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
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Invito all'ascolto
Firma autografa
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{{{Festività}}}
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 1º marzo, n. 1:
« A Roma presso San Paolo sulla via Ostiense, san Felice III, Papa, che fu antenato del Papa san Gregorio Magno. »

San Felice III, al secolo Felice Anicio[1] (Roma; † 1º marzo 492) è stato il 48º vescovo di Roma e papa latino della Chiesa, che lo venera come santo. Occupò la cattedra di Pietro dal 13 marzo 483 alla sua morte.

Biografia

Felice nacque una famiglia senatoriale romana, la gens Anicia; sembra che prima di accedere agli ordini sacri, sia stato sposato e abbia avuto un figlio, Gordiano, padre a sua volta del futuro Papa Agapito I e di Palatino, a sua volta padre di un secondo Gordiano e nonno di Papa Gregorio I.

In realtà di Felice, titolare di Fasciolae, non si conosce nulla di certo fino a quando non successe a papa Simplicio (483).

Eresia monofisita

A quella data la Chiesa era ancora nel mezzo del suo lungo conflitto con l'eresia di Eutiche. L'anno precedente, l'imperatore Zenone, dietro suggerimento di Acacio, Patriarca di Costantinopoli, aveva pubblicato un editto noto come Henotikon o Atto di Unione, nel quale dichiarava che nessun simbolo di fede, diverso da quelli stabiliti a Nicea, con le aggiunte del 381, poteva essere riconosciuto. L'editto venne interpretato come un obbligo di riconciliazione tra cattolici ed Eutchiani, ma provocò conflitti più grandi che mai e divise la Chiesa orientale in tre o quattro fazioni. Nel momento in cui i cattolici rifiutarono l'editto, l'imperatore sostituì i patriarchi di Antiochia di Siria e quello di Alessandria d'Egitto. Pietro Fullo, un noto monofisita, si insediò nella sede di Antiochia e Pietro Mongo, occupò quella di Alessandria. Nel suo primo sinodo, Felice scomunicò Pietro Fullo, che fu condannato anche da Acacio in un sinodo di Costantinopoli. Nel 484, Felice scomunicò anche Pietro Mongo, un atto che fece sorgere un scisma fra Oriente e Occidente e che non fu ricomposto per i successivi 35 anni. Pietro Mongo, tuttavia, si ingraziò l'imperatore e Acacio sottoscrivendo l'Henoticon, e, con sommo dispiacere di molti dei vescovi, fu riammesso in comunione da Acacio.

Felice, dopo aver convocato un nuovo sinodo, spedì dei legati all'imperatore e ad Acacio per ingiungergli di espellere Pietro Mongo da Alessandria e per costringere Acacio a presentarsi a Roma per spiegare la sua condotta. I legati furono catturati e imprigionati; poi spinti da minacce e promesse, entrarono in comunione con gli eretici inserendo il nome di Pietro Mongo nella lettura dei sacri dittici. Quando il loro tradimento fu reso noto a Roma da Simeone, uno dei monaci Acaemeti, Felice convocò un sinodo di 77 vescovi nella Basilica Laterana, che scomunicò Acacio e i legati pontifici. Sostenuto dall'imperatore, Acacio ignorò la scomunica, rimosse il nome del papa dai sacri dittici e rimase nella sua sede fino alla morte, che ebbe luogo uno o due anni più tardi. Il suo successore Fravita, inviò dei messaggeri a Felice con l'assicurazione che non sarebbe stato in comunione con Pietro Mongo, ma, avendo il papa compreso che questa era una falsità, lo scisma continuò. Pietro, essendo nel frattempo morto Etimo, il successore di Fravita, cercò di rientrare in comunione con Roma ma il papa rifiutò, dato che il nuovo vescovo non toglieva i nomi dei suoi due predecessori dai sacri dittici. Lo scisma, noto come Scisma Acaciano terminò solo nel 518, durante il regno di Giustiniano I di Bisanzio.

Eresia ariana

In Africa, i Vandali Genserico e suo figlio Unnerico avevano perseguitato la Chiesa per più di 50 anni e avevano costretto molti cattolici all'esilio (Concilio di Cartagine (484)). Quando Unnerico morì di peste e la pace fu ristabilita, molti di quelli che per paura erano caduti nell'eresia ed erano stati ribattezzati ariani, desiderarono ritornare alla Chiesa. Poiché venivano respinti da coloro che erano rimasti fedeli, fecero appello a Felice, che convocò il Concilio di Roma (487) e spedì una lettera ai vescovi d'Africa in cui esponeva le condizioni alle quali costoro avrebbero potuto essere riammessi in seno alla Chiesa.

Felice morì nel 492, dopo 8 anni, 11 mesi e 23 giorni di regno. Fu sepolto nella tomba di famiglia della basilica di San Paolo fuori le mura.

A causa di un emendamento nella numerazione dei papi, Felice III dovrebbe essere chiamato Felice II, in quanto papa Felice II è considerato un antipapa.


Predecessore: Papa Successore: Emblem of the Papacy SE.svg
papa Simplicio 13 marzo 483 - 1 marzo 492 papa Gelasio I I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
papa Simplicio {{{data}}} papa Gelasio I
Note
  1. Da non confondersi con Felice Anicio Frangipane, vissuto a Roma nell'VIII secolo e così soprannominato perché distribuì del pane durante una carestia.
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni