Papa Bonifacio I
San Bonifacio I Papa | |
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Santo | |
Maestranze romane, Ritratto di papa Bonifacio I (1850 ca.), mosaico; Roma, Basilica di San Paolo fuori le Mura | |
Età alla morte | circa 52 anni |
Nascita | Roma 370 ca. |
Morte | Roma 4 settembre 422 |
Sepoltura | Roma, Catacombe di Santa Felicita |
Informazioni sul papato | |
42° vescovo di Roma | |
Elezione al pontificato |
28 dicembre 418 |
Consacrazione | 29 dicembre 418 |
Fine del pontificato |
4 settembre 422 (per decesso) |
Durata del pontificato |
3 anni, 8 mesi e 7 giorni |
Predecessore | Zosimo |
Successore | Celestino I |
Extra | Papa Bonifacio I Anni di pontificato |
Cardinali | 1 creazione |
Antipapi | Antipapa Eulalio |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 4 settembre |
Collegamenti esterni | |
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Nel Martirologio Romano, 4 settembre, n. 3:
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San Bonifacio I (Roma, 370 ca.; † Roma, 4 settembre 422) è stato il 42º vescovo di Roma e papa italiano dal 28 dicembre 418 alla sua morte. Fu un contemporaneo di Agostino di Ippona, che gli dedicò alcune delle sue opere. La Chiesa lo venera come santo.
Biografia
Non sono noti molti particolari relativi alla sua vita prima dell'elezione. Il Liber Pontificalis riportava che era un romano, figlio del presbitero Giocondo. Sempre secondo quella fonte, sembra che sia stato ordinato da papa Damaso I (366-384) e che abbia servito come ambasciatore di Papa Innocenzo I a Costantinopoli (intorno al 405).
L'elezione burrascosa
Alla morte di papa Zosimo, la Chiesa di Roma entrò nel quinto dei suoi scismi, derivante dalle doppie elezioni papali che così tanto disturbarono la sua pace nei primi secoli. Immediatamente dopo le esequie di Zosimo, 27 dicembre 418, una fazione del clero romano, composta principalmente da diaconi, occupò la Basilica laterana ed elesse come papa l'arcidiacono Eulalio. L'alto clero tentò di entrare, ma fu violentemente respinto da una torma di sostenitori della fazione di Eulalio. Il giorno successivo, questi ultimi convennero nella chiesa di Santa Teodora ed elessero papa, contro la sua volontà, l'anziano Bonifacio, titolare di San Lorenzo in Damaso, un prelato sommamente stimato per la sua carità, la sua cultura e la mitezza di carattere.
Domenica 29 dicembre furono consacrati entrambi, Bonifacio nella basilica di San Marcello, sostenuto da nove vescovi provinciali e da settanta prelati; Eulalio nella Basilica laterana alla presenza dei diaconi, di alcuni prelati e del vescovo di Ostia che fu fatto alzare dal suo letto di malattia per assistere all'ordinazione. Tutti e due iniziarono a comportarsi da papa e Roma fu gettata nel caos dallo scontro delle opposte fazioni. Il Praefectus urbi di Roma, Simmaco, ostile a Bonifacio, fece rapporto all'imperatore Onorio a Ravenna e si garantì la conferma imperiale dell'elezione di Eulalio. Bonifacio fu espulso dalla città. I suoi sostenitori, comunque, si rivolsero all'imperatore che convocò un sinodo dei vescovi italiani a Ravenna per far incontrare i due papi e discutere la situazione (febbraio-marzo 419).
Incapace di giungere a una decisione, il sinodo prese alcuni provvedimenti pratici in attesa della convocazione di un concilio generale dei vescovi italiani, della Galia ed africani che si sarebbe dovuto tenere in maggio: ordinò che entrambi lasciassero Roma e non vi tornassero finché non si fosse giunti a una decisione, sotto sanzione di condanna. Intanto si stava avvicinando la Pasqua (30 marzo) ed Achilleo, vescovo di Spoleto, fu incaricato di celebrare i riti nella sede vacante di Roma. Bonifacio fu inviato al cimitero di Santa Felicita sulla Via Salaria, ed Eulalio ad Anzio. Il 18 marzo, Eulalio ritornò audacemente a Roma, raggruppò i sui sostenitori, riaccese il conflitto e, contravvenendo agli ordini del prefetto, il sabato Santo (29 marzo), occupò la basilica Laterana determinato a celebrarvi la Pasqua.
Fu ordinato alle truppe imperiali di allontanarlo e di rendere possibile ad Achilleo di officiare i servizi. L'imperatore, profondamente indignato da questi avvenimenti rifiutò di prendere in considerazione le richieste di Eulalio e riconobbe quale legittimo papa Bonifacio (3 aprile 418), che, il 10 aprile, poté rientrare a Roma tra due ali di folla acclamante. Secondo i dati contraddittori riportati nel Liber Pontificalis, Eulalio fu ordinato vescovo di Nepi o di qualche altra sede in Campania. Lo scisma era durato quindici settimane. Agli inizi del 420, però, una malattia del papa incoraggiò i partigiani di Eulalio a farsi nuovamente avanti.
All'atto del suo recupero Bonifacio chiese all'imperatore (1º luglio 420) di emettere un provvedimento contro il possibile risorgere dello scisma nel caso fosse morto. Onorio decretò una legge che prevedeva che, in caso di elezioni papali contestate, nessun pretendente avrebbe dovuto essere riconosciuto e si sarebbe dovuta tenere una nuova elezione.
La politica di Bonifacio
Il regno di Bonifacio fu caratterizzato da grande zelo e attivismo nel disciplinare e controllare l'organizzazione della Chiesa. Cambiò la politica, attuata dal suo predecessore, di dotare certi vescovi occidentali di poteri di vicariato papali straordinari. Zosimo, per esempio, aveva dato a Patroclo, vescovo di Arles, giurisdizione anche sulle province di Vienna e Narbonne e ne aveva fatto un intermediario tra queste province e la Santa Sede. Bonifacio ridusse questo potere primaziale e ripristinò i poteri metropolitani dei vescovi provinciali. Appoggiò Ilario, Arcivescovo di Narbonne, nella sua scelta di un vescovo per la sede vacante di Lodève, contro Patroclo che tentò di nominarne un altro (422).
Prese posizione affinché Massimo, vescovo di Valence, avrebbe dovuto essere giudicato per i suoi presunti crimini, non da un primate ma da un sinodo dei vescovi della Gallia e promise di sostenere la loro decisione (419). Nel 422 Bonifacio accolse l'appello di Antonio di Fussula che, grazie agli sforzi di Sant'Agostino, era stato deposto da un sinodo provinciale di Numidia e decise che, qualora la sua innocenza fosse stata provata, avrebbe dovuto essere reinsediato. Bonifacio, inoltre, sostenne attivamente Sant'Agostino nella lotta al Pelagianismo, al punto che Agostino gli dedicò una sua opera Contra duas Epistolas Pelagianorum Libri quatuor.
A oriente mantenne gelosamente la sua giurisdizione sulle province ecclesiastiche d'Illiria, sulle quali stava tentando di mettere le mani il Patriarca di Costantinopoli. I vescovi di Tessalonica erano stati costituiti vicari papali di questo territorio ed esercitavano la loro autorità su metropoliti e vescovi. Attraverso le sue lettere a Rufo, in carica della sede, Bonifacio tutelò da vicino gli interessi della chiesa Illirica e insistette per la sua obbedienza a Roma. Nel 421, l'insoddisfazione espressa da alcuni vescovi scontenti dal rifiuto del papa di ratificare l'elezione di Perigines come vescovo di Corinto a meno che il candidato non fosse stato riconosciuto da Rufo, servì come pretesto al giovane imperatore Teodosio II per accordare il dominio ecclesiastico sull'Illiria al Patriarca di Costantinopoli (14 luglio 421).
Bonifacio fece le sue rimostranze con Onorio contro la violazione dei diritti della sua sede e lo spinse a convincere Teodosio a tornare sui propri passi revocando l'atto. L'atto non fu applicato, ma rimase nei codici Teodosiano (439) e Giustinianeo (534), provocando molti guai ai papi successivi. Con una lettera dell'11 marzo 422, Bonifacio vietò la consacrazione in Illiria di qualsiasi vescovo che non fosse stato riconosciuto da Rufo. Bonifacio ribadì anche la legislazione di papa Sotero, che proibiva alle donne di toccare i paramenti sacri o di bruciare l'incenso e rafforzò le leggi che vietavano agli schiavi di divenire sacerdoti.
Bonifacio morì a Roma il 4 settembre 422 e fu sepolto nel cimitero di Massimo sulla via Salaria, vicino alla tomba di Santa Felicita, in cui onore e gratitudine per l'aiuto ricevuto aveva eretto un'oratorio sul cimitero che porta il suo nome.
Culto
La Chiesa lo celebra il 25 ottobre.
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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papa Zosimo | 28 dicembre 418 - 4 settembre 422 | papa Celestino I |
Fonti | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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