Papa Leone XII
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Leone XII, al secolo Annibale Sermattei della Genga (Genga, 22 agosto 1760; † Roma, 10 febbraio 1829) è stato il 252º vescovo di Roma e papa italiano dal 1823 alla morte. Nato dal conte Flavio della Genga, appartenente alla famiglia dei feudatari di questa cittadina marchigiana e dalla contessa Maria Luisa Pariberti, di Fabriano, Annibale era il sesto di dieci figli. Tra i suoi antenati c'era l'artista Girolamo Genga.
Biografia
Educato presso l'Accademia dei Nobili Ecclesiastici di Roma, fu ordinato presbitero nel 1783. Nel 1790 si fece notare per un brillante sermone da lui pronunciato in commemorazione dell'imperatore Giuseppe II. Nel 1792 Pio VI lo nominò suo segretario particolare e successivamente, nel 1793, lo promosse arcivescovo titolare di Tiro, inviandolo a Lucerna in qualità di nunzio apostolico.
Nel 1794 Pio VI provvide a nominarlo vescovo (fu ordinato nella cattedrale di Frascati dal cardinale Enrico Benedetto Stuart), quindi fu trasferito alla nunziatura di Colonia ma, in seguito allo scoppio della guerra, spostò la sua residenza ad Augusta. Nei 12 anni trascorsi in Germania, fu incaricato di svolgere delicate e importanti missioni diplomatiche presso le corti di Dresda, Vienna, Monaco di Baviera e Württemberg e presso Napoleone Bonaparte stesso.
In questo periodo andò incontro a ristrettezze economiche. In seguito allo scioglimento dello Stato della Chiesa, fu considerato dai francesi alla stregua di un prigioniero di stato e trascorse alcuni anni nell'abbazia di Monticelli.
Nel 1814 fu inviato da Pio VII alla Conferenza di pace di Parigi, quando Ercole Consalvi era ancora in esilio. Della Genga impiegò ben ventidue giorni per raggiungere la capitale francese. Consalvi, che era stato finalmente contattato dal pontefice, ci arrivò solo pochi giorni più tardi e si infuriò nell'apprendere che Della Genga aveva viaggiato così lentamente da perdere le trattative iniziali. Ne seguì una scena sgradevole, nel corso della quale Consalvi accusò Della Genga di incompetenza. L'episodio produsse conseguenze durevoli, perché segnò un punto di svolta nei rapporti fra i due uomini[1]; nel concistoro dell'8 marzo 1816 fu nominato cardinale soprintendente di Santa Maria Maggiore e reso titolare della diocesi di Senigallia, carica da cui si dimise nel 1819 per poi ricevere, nel 1820 da Pio VII, l'ambita funzione di cardinale vicario.
Conclave
Per approfondire, vedi la voce Conclave del 1823 |
Nel conclave del 1823 l'appoggio dalla fazione degli zelanti gli consentì di essere eletto, nonostante la decisa opposizione della Francia (28 settembre). Pare che la sua elezione sia stata facilitata dal fatto che si pensava avesse ormai poco da vivere; tuttavia, nonostante l'età e le precarie condizioni di salute, il suo pontificato durò sei anni.
Secondo quanto riferì l'ambasciatore austriaco Appony riguardo all'elezione di Leone XII:[2]
« | Lo spirito dominante era quello della passione, dell'odio, della vendetta [...] umiliare il cardinal Consalvi, distruggere la sua creazione, era diventato, per così dire, il prezzo del papato. » |
Leone XII povvide al licenziamento di Ercole Consalvi, adottando in pieno una linea rigidamente reazionaria; affidò la segreteria al cardinale Giulio Maria della Somaglia e annullò molte delle riforme legislative emanate da Pio VII.[3]
Politica estera ed economica
Leone XII delegò la condotta della politica estera al Della Somaglia e successivamente al più accorto Tommaso Bernetti, che riuscirono a stipulare diversi accordi e trattati particolarmente favorevoli allo Stato della Chiesa e al papato stesso. Leone era una persona essenzialmente frugale e questa sua indole si riflesse nella sua amministrazione, che riuscì a fare economie nella gestione della giustizia, a ridurre le imposte e anche a reperire le risorse per l'esecuzione di alcuni importanti lavori pubblici. Si impegnò alla riforma dell'amministrazione vaticana, portando a termine la riforma tributaria. Stabilì che tutti i parroci dovessero percepire la stessa congrua. Nonostante l'importanza e l'originalità delle suddette iniziative, è indubbio che l'avvenimento più conosciuto e arduo del suo pontificato fu il grande Giubileo del 1825. Il Giubileo riscosse un notevole successo e registrò un'imprevista partecipazione.
Nonostante tutto ciò, alla fine del suo pontificato la situazione delle finanze risultò essere peggiore rispetto a quella iniziale e il Giubileo stesso non contribuì certo a migliorare le cose.
Politica interna
Leone XII si distinse per la durezza con cui affrontò la società segreta della Carboneria. Durante il Giubileo del 1825 furono ghigliottinati pubblicamente, in piazza del Popolo a Roma, i due carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari, che stavano diffondendo l'ideale dell'unità d'Italia. Il cardinale legato Agostino Rivarola, investito di poteri straordinari, venne mandato a Ravenna per reprimere i carbonari; ne catturò 508, di cui sette furono condannati a morte, 54 condannati ai lavori forzati e 59 gettati in carcere. I carbonari si vendicarono uccidendo il segretario del cardinale legato. Ne seguì un'impressionante ondata di arresti ed esecuzioni capitali.
Proibì le società bibliche, di stampo protestante e finanziate spesso dalla massoneria e, fortemente influenzato dai gesuiti, riorganizzò tutto il sistema scolastico. Pubblicò il codice Reformatio Tribunalium. Riordinò le Università del suo Stato con la costituzione apostolica Quod divina sapientia, dell'agosto 1824, suddividendole in due classi: alla prima assegnò quelle di Roma e Bologna, con trentotto cattedre; alla seconda quelle di Ferrara, Perugia, Camerino, Macerata e Fermo, con diciassette cattedre. Istituì, nello stesso tempo, la Congregazione degli Studi, allo scopo di controllare l'operato delle Università stesse. Definì anche un progetto di riforma delle parrocchie romane, sopprimendone 17 e creandone 9.
I provvedimenti contro gli ebrei
Le severe misure restrittive nei confronti della comunità ebraica causarono l'emigrazione di molti ebrei. Liberati dalla rivoluzione, gli ebrei furono costretti a tornare nei ghetti, che a tal fine furono ampliati e provvisti di mura e porte. Fu loro proibito di possedere beni immobili. Furono proibite le transazioni finanziarie tra ebrei e cristiani. Il conseguente esodo di ebrei influenti dagli Stati pontifici peggiorò i già cronici problemi economici del Papa.[4] In un articolo pubblicato nel 1825 sul "Giornale ecclesiastico" di Roma su ispirazione dello stesso Della Genga,[5] si riproponevano molte delle accuse tradizionalmente mosse dalla Chiesa agli ebrei. Dopo la morte di Leone XII, gli ebrei abbatterono le porte del ghetto dove, su tremilacinquecento abitanti, almeno milleseicento erano in condizioni di indigenza e trecento i poveri bisognosi.[6]
Concistori per la creazione di nuovi cardinali
Per approfondire, vedi la voce Concistori di Leone XII |
Papa Leone XII durante il suo pontificato ha creato 25 cardinali nel corso di 8 distinti concistori; 16 italiani; 3 spagnoli; 1 portoghese; 3 francesi; 1 slovacco; 1 autriaco.
Onorificenze
Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo | |
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santorio
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Enrico Benedetto Stuart
- Papa Leone XII
Successione degli incarichi
Predecessore: | Arcivescovo titolare di Tiro | Successore: | |
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Vincenzo Ranuzzi | 21 febbraio 1794-8 marzo 1816 | Giacomo Giustiniani |
Predecessore: | Nunzio apostolico in Germania | Successore: | |
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Bartolomeo Pacca | 14 marzo 1794 - 25 febbraio 1803 | - |
Predecessore: | Internunzio apostolico in Baviera | Successore: | |
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Giulio Cesare Zoglio (nunzio apostolico) |
13 aprile 1795 - 9 settembre 1796 | Emidio Ziucci (nunzio apostolico) |
Predecessore: | Vescovo di Senigallia (titolo personale di arcivescovo) |
Successore: | |
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Giulio Gabrielli il Giovane | 8 marzo 1816-10 settembre 1816 | Fabrizio Sceberras Testaferrata |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Santa Maria in Trastevere | Successore: | |
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Francesco Maria Pignatelli | 29 aprile 1816-28 settembre 1823 | Giovanni Francesco Falzacappa |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione dell'Immunità Ecclesiastica | Successore: | |
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Emmanuele De Gregorio | 9 maggio 1820-28 settembre 1823 | Carlo Maria Pedicini |
Predecessore: | Vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma | Successore: | |
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Lorenzo Litta | 12 maggio 1820-28 settembre 1823 | Giacinto Placido Zurla, O.S.B.Cam. |
Predecessore: | Arciprete della Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore | Successore: | |
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Antonio Maria Doria Pamphilj | 10 febbraio 1821-28 settembre 1823 | Benedetto Naro |
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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Papa Pio VII | 27 settembre 1823 - 10 febbraio 1829 | Papa Pio VIII |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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- Vescovi di Tiro
- Nunzi apostolici per Colonia
- Nunzi apostolici per la Baviera
- Vescovi di Senigallia
- Cardinali presbiteri di Santa Maria in Trastevere
- Prefetti della Congregazione dell'immunità ecclesiastica
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