Papa Niccolò IV

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Niccolò IV, O.Min.
Papa
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al secolo Girolamo Masci
battezzato
ERRORE in "fase canonizz"
'

Papa Niccolò IV.jpeg

Ambito marchigiano, Ritratto di papa Niccolò IV (1769 - 1774), olio su tela
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 64 anni
Nascita Ascoli Piceno
30 settembre 1227
Morte Roma
4 aprile 1292
Sepoltura Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa [[{{{aPR}}}]]
Ordinato diacono
Ordinazione presbiterale
Ordinazione presbiterale [[]]
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Creazione
a Cardinale
Creato
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(vedi)
Creato
Cardinale
12 marzo 1278 da Niccolò III (vedi)
Deposto dal cardinalato [[{{{aPd}}}]] da [[{{{pPd}}}]]


Dimissioni dal cardinalato [[{{{aPdim}}}]]
Cardinale per 14 anni e 23 giorni
Cardinale per
Cardinale elettore
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Riammesso da
Precedente {{{Precedente}}}
Successivo {{{Successivo}}}
Incarichi ricoperti
prima dell'elezione
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
191° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
15 febbraio 1288
Elezione papale del 1287-1288
Consacrazione 22 febbraio 1288
Fine del
pontificato
4 aprile 1292
(per decesso)
Durata del
pontificato
4 anni, 1 mese e 17 giorni
Segretario
Predecessore Onorio IV
Successore Celestino V
Extra Papa Niccolò IV
Anni di pontificato


Cardinali 6 creazioni in 1 concistoro
Proclamazioni
Antipapi
Eventi
Venerato da {{{venerato da}}}
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza [[{{{ricorrenza}}}]]
Altre ricorrenze
Santuario principale {{{santuario principale}}}
Attributi {{{attributi}}}
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Papa Niccolò IV, al secolo Girolamo Masci (Ascoli Piceno, 30 settembre 1227; † Roma, 4 aprile 1292) è stato il 191° vescovo di Roma e papa italiano della Chiesa a partire dal 15 febbraio del 1288 fino alla morte.

Biografia

Nacque il giorno della festa di San Girolamo a Lisciano viculus o villa a tre chilometri da Ascoli, membro della famiglia de Maxio, di Mascio, Massi, Massei, che avrebbe i suoi capostipiti nella stirpe de Lixiano, i cui domini loci, Berardo e Guglielmo, furono fideles della casa di Svevia.

Non si hanno notizie circa la prima formazione di Girolamo Masci, detto Girolamo d'Ascoli, che tuttavia potrebbe essere legata ai maestri della cattedrale di Ascoli, come sembrerebbero indicare le parole con cui lo stesso Niccolò IV accompagnò il dono del prezioso piviale (oggi esposto nella Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno) alla chiesa della cattedra vescovile.

Girolamo aderì al progetto di vita proposto da San Francesco (che si era fermato nella città di Ascoli nel 1215) entrando nel convento Sancti Laurentii de Carpeneta.

La sua ascesa in seno all'Ordine francescano fu rapida grazie alle sue doti morali e dottrinali, anche se il suo cammino di servizio fu arduo e faticoso. Dapprima predicatore di chiara fama, divenne lettore per poi conseguire il titolo di Magister theologiae nello studio di Perugia insieme a Corrado d'Ascoli.

Legato pontificio

Nel 1272 fu inviato da San Bonaventura in Dalmazia quale Ministro Provinciale per poi essere, nell'autunno del medesimo anno, investito da papa Gregorio X della delicata missione ad Grecos. Accanto alla questione del recupero di Bisanzio, che rendeva inquieto l'imperatore Michele VIII Paleologo, il pontefice intendeva, infatti, risolvere le divergenze tra la Chiesa greca e quella romana in vista dell'apertura del Concilio di Lione indetto per il maggio del 1274.

Il neoeletto papa Innocenzo V conferì a Girolamo un nuovo incarico per rafforzare i risultati politici già raggiunti con l'imperatore Michele VIII e per definire le questioni liturgiche e dottrinali con il patriarca Giovanni Becos. Con la precoce morte del pontefice la missione fu però affidata dal nuovo papa Giovanni XXI a due vescovi e a due domenicani. Girolamo invece fu inviato a Parigi (con Giovanni da Vercelli, Ministro generale dei Domenicani) per la questione della successione al trono di Castiglia e Leon, retto da Alfonso X. La pace risultava basilare in vista dell'auspicata crociata, secondo le indicazioni del Concilio di Lione del 1274. L'abilità diplomatica dei due inviati papali portò alla stipula di una tregua fino all'autunno del 1277.

Il cardinalato

Girolamo tornò a Parigi su incarico del pontefice Niccolò III, dato che la tregua non era stata rispettata, quando gli giunse la notizia della sua elezione in data 12 marzo 1278 a cardinale presbitero di Santa Pudenziana e Patriarca latino di Costantinopoli, da parte di papa Niccolò III. Papa Martino IV lo nominò poi cardinale vescovo di Palestrina.

Il cardinal Masci ebbe a presiedere il capitolo generale dei francescani per cinque anni: gli succedette Bonagrazia da san Giovanni in Persiceto.

Vacante la Sede Apostolica a seguito della morte del sommo pontefice Onorio IV, il cardinal Masci si trovò da solo ad accogliere Bar Sauma, ambasciatore dell'imperatore di Persia e del patriarca della Chiesa Nestoriana, per le questioni attinenti possibili accordi in funzione anti araba. Nell'estate del 1287 il Conclave, riunito per l'elezione del nuovo pontefice, mostrò tutte le divisioni generate dalla difficile situazione in cui la Santa Sede era chiamata a muoversi. Solo il 22 febbraio 1288 il Sacro Collegio, decimato da epidemie e febbri malariche, con la presenza di sette cardinali che avevano svolto compiti delicati quali ambasciatori, considerata l'esigenza di riaffermare la libertas ecclesiae, elevava al soglio di Pietro Girolamo d'Ascoli che, dopo un reiterato rifiuto, assunse il nome di Niccolò IV.

Il papato

Egli fu il primo religioso francescano della storia a diventare papa. Secondo l'agiografia cattolica:

« fu un frate pio e amante della pace, senza altre ambizioni se non il bene della Chiesa »

Si dedicò con particolare zelo all'"estirpazione dell'eresia", organizzando crociate contro i "nemici della Chiesa". In politica interna intraprese una via equidistante dalle varie fazioni romane. In politica estera raggiunse importanti successi che accrebbero l'autorità e il prestigio del papato.

All'inizio del suo pontificato, che durò quattro anni, Niccolò IV inviò una lettera ai sovrani, vescovi e abati indicando le linee guida della sua azione di governo con le parole:

« provvedere alla Chiesa e ad un mondo gravemente turbato dalla moltiplicazione delle guerre, non differire di porre rimedio ai pericoli che minacciavano la Terra Santa, priva di ogni sostegno »

Tra i suoi primi atti di governo egli trasferì la sede della Curia da Roma a Rieti e privilegiò e incentivò il traffico lungo la Via Flaminia, la strada che assicurava a Roma i collegamenti più veloci verso il nord e che peraltro era sempre transitabile anche in inverno.

A Rieti, il 16 maggio 1288 giorno di Pentecoste, Niccolò nominò sei cardinali, con lo scopo di costituire un manipolo di fidati collaboratori per le questioni più urgenti che assillavano l'amministrazione dello Stato della Chiesa. Il primo di essi, già vescovo di Osimo, era l'amico Bernardo o Berardo Berardi da Cagli, che diviene cardinale vescovo di Palestrina (già prima detenuta dallo stesso Niccolò IV ai tempi del suo cardinalato) e l'ufficio plenae legationis con facoltà di «... Sdradicare, distruggere, dissipare, disperdere, edificare e piantare e fare qualsiasi cosa ad honorem Dei et prosperum statum...», nel Regno di Sicilia subito dopo la risoluzione del contrasto e l'incoronazione di Carlo d'Angiò.[1] Al neo-eletto cardinale Pietro Colonna fu assegnato invece il compito di paciere a Roma e ai novelli cardinali Benedetto Caetani (futuro papa Bonifacio VIII) e Matteo Rosso Orsini nel maggio 1288 fu dato l'incarico di pacificare Perugia.

Tra i cardinali eletti in quel giorno figuravano anche il francescano Matteo d'Acquasparta, allora Ministro generale, creato col titolo presbiterale di San Lorenzo in Damaso, magister insigne di Parigi e Bologna e il domenicano Ugo de Billon di Alvernia, colto lector, col titolo presbiterale di Santa Sabina.

Papa Niccolò IV, reduce da un'intensa quanto spesso proficua attività diplomatica, era fermamente convinto che per difendere efficacemente la Terra Santa su cui gravava la minaccia araba, fosse propedeutica la composizione dei contrasti tra le maggiori potenze cristiane. Per tale motivo il suo primo anno di pontificato fu focalizzato a sanare le divergenze quando non anche gli accesi contrasti tra le parti generati dall'azione politica caratterizzata da scarso realismo dei pontificati precedenti (come quello di Martino IV, che comminò la scomunica al Paleologo).

Nel maggio 1289 incoronò Re Carlo II di Napoli e Sicilia, dopo che questi aveva riconosciuto espressamente la sovranità papale e nel febbraio del 1291 concluse un trattato con Alfonso III d'Aragona e Filippo IV di Francia che puntava all'espulsione di Giacomo II d'Aragona dalla Sicilia. La perdita di Tolemaide nel 1291, provocò il rinnovato entusiasmo del papa per una nuova Crociata in Terra Santa.

Per la crociata occorreva motivare le persone e reperire i mezzi necessari. Per tale motivo, instancabilmente, si rivolse ai monarchi, ai patriarchi e ai responsabili degli ordini cavallereschi Templari, Gersolomitani e Teutonici. Il 1290 reca il segno della propaganda per la crociata in Terra Santa attraverso l'esortazione rivolta a tutti i fedeli ad suscipiendum Crucis signum. Per la predicazione il pontefice si affidò ai Francescani e ai Domenicani di Lombardia e della provincia romana nonché agli Agostiniani, mentre al patriarca di Gerusalemme fu domandato di predicare la Croce nelle terre a lui soggette. La predicazione ebbe notevole successo nella Marca tanto che la sola Camerino (al cui vescovo il pontefice inviò lettera di encomio) aveva arruolato ben quattrocento crociati. Di fronte però alla scarsezza dei mezzi finanziari, Niccolò IV si attivò con forza cercando di coinvolgere le città di Acri, Tiro e Ciro, del Gran Maestro dei Templari, degli Ospedalieri e dei Teutoni, dei Consoli di Pisa e del Baiuolo di Venezia. Ma rimaneva ferma la posizione contraria del re di Francia Filippo IV. Infine, stante il rifiuto francese, il pontefice trovò l'adesione di Edoardo I d'Inghilterra, che promise di partire il 24 giugno 1293, giorno di San Giovanni.

Ma il tempo era scaduto: il 15 maggio 1291 San Giovanni d'Acri fu assalita e tre giorni dopo giunse la notizia della usa capitolazione. Dopo il forte sconforto iniziale del fallimento di un progetto accarezzato per anni, Niccolò IV tornò a rielaborare l'idea della crociata facendo esperienza degli errori. Insieme ai rinnovati contatti con Filippo il Bello, cui sottopose l'idea di unificare gli ordini cavallereschi, egli avviò una febbrile attività per coinvolgere Balcani, Armenia, Marocco, Africa, Tartari e Cina.

A tale scopo furono mandati predicatori, tra i quali il famoso francescano Giovanni da Montecorvino, ad operare tra i Bulgari, i Tatari e i Cinesi. Mentre le lettere del pontefice erano ovunque accolte con benevolenza, le asprezze giungevano proprio dall'Europa cristiana. L'animosità e i conflitti d'interesse fecero naufragare il grande progetto di Niccolò IV, della cui valenza spirituale solo ora si inizia a comprendere la reale e profonda portata.

Nel 1288 organizzò una crociata anche contro il re d'Ungheria Ladislao IV, allora intento a rinforzare lo Stato ungherese con l'aiuto dei Cumani (da poco giunti nel paese), verso i quali mostrò eccessiva tolleranza pur essendo Musulmani e pagani, ovvero praticanti la loro religione tradizionale animista - sciamanica. La crociata si trasformò in una guerra civile interna all'Ungheria e alla fine Ladislao IV fu assassinato.

Il 18 luglio 1289 Niccolò IV emise un'importante costituzione che garantiva ai cardinali la metà di tutte le entrate della sede di Roma, nonché una parte della gestione finanziaria, spianando la strada a quell'indipendenza del collegio dei cardinali che, nel secolo successivo, sarebbe tornata a svantaggio del papato stesso.

Niccolò IV mostrò un interesse misurato verso la sua terra di origine. Tra i primi atti del suo governo figura, il 27 giugno 1288, la nomina del Rettore della Marca nella persona di Giovanni Colonna, famiglia romana alla quale era particolarmente legato, tanto che la satira del tempo lo raffigurava racchiuso entro una colonna. Inoltre annetté Urbino, con il suo comitato e diocesi alla Marca d'Ancona il 25 giugno 1288 e dispose la rifondazione della città di Cagli, distrutta dai ghibellini nel settembre del 1287 mentre tentavano di conquistare il governo del libero comune a guida guelfa. In proposito l'attenzione del pontefice, nonostante i molteplici e pressanti impegni, fu quanto mai forte.

Egli, con sue bolle emanate dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, non esitò ad entrare anche nei dettagli della ricostruzione, impartendo al Colonna direttive spesso minuziose. Per disegnare l'impianto della nuova città, che per la data del 9 febbraio 1289 battezzò con il nome di Sant'Angelo Papale, il pontefice, stando all'attribuzione della Scoccianti, avrebbe chiamato Arnolfo di Cambio il quale importò avanzate soluzioni in parte tratte dalle bastides francesi: soluzioni che, si ipotizza, avrebbero poi ispirato Leon Battista Alberti. Con un avanzato progetto urbanistico la città abbracciava la chiesa di San Francesco (la più antica delle Marche) che nel 1234 era stata costruita extra-muros'.

Niccolò morì il 4 aprile 1292, nel palazzo che aveva fatto costruire a fianco della Santa Maria Maggiore, ove è raffigurato, implorante, nel mosaico del catino absidale ai piedi della Madonna. Nella stessa Basilica vi è pure il suo monumento funebre realizzato da Domenico Fontana.

Concistori per la creazione di nuovi cardinali

Papa Nicolò IV tenne un solo concistoro per la nomina di cardinale, tenutosi il 16 maggio 1288, che vide la creazione di sei nuovi porporati (cinque italiani e un francese):

Opere artistiche e culturali

Niccolò IV fu uno dei protagonisti della cultura medioevale. Al suo nome infatti si associano le Università degli Studi di Montpellier, di Gray, di Ascoli e di Macerata, ma anche l'avvio dell'erezione del Duomo di Orvieto e gli interventi di restauro delle basiliche di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore nel quadro di un progetto volto ad adeguare la liturgia e l'iconografia mariana occidentale a quella d'Oriente, nella indomita speranza della riunificazione delle due Chiese.

Dopo la sua morte, la sede papale restò vacante per due anni.

Successione degli incarichi

Predecessore: Ministro generale dell'Ordine dei Frati Minori Successore: Francescocoa.png
Giovanni da Parma 2 febbraio 1257 - 15 luglio 1274 Girolamo Masci d'Ascoli I
II
III
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X
con
con
Giovanni da Parma {{{data}}} Girolamo Masci d'Ascoli
Predecessore: Cardinale presbitero di Santa Prassede Successore: Kardinalcoa.png
? 1278-1281 ? I
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VIII
IX
X
con
con
? {{{data}}} ?
Predecessore: Cardinale vescovo di Palestrina Successore: Kardinalcoa.png
Erhard de Lessines 1281-1288 Bernardo Berardi I
II
III
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IX
X
con
con
Erhard de Lessines {{{data}}} Bernardo Berardi
Predecessore: Papa Successore: Emblem of the Papacy SE.svg
Papa Onorio IV 15 febbraio 1288 - 4 aprile 1292 Papa Celestino V I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Papa Onorio IV {{{data}}} Papa Celestino V
Note
  1. Il card. Berardi resse il vescovado di Palestrina dal 1288 al 1291 (anno della sua morte) come risulta dalla cronotassi dei vescovi di tale chiesa suburbicaria.
Voci correlate
Bibliografia
  • A. Franchi, Nicolaus Papa IV. 1288-1292 (Girolamo d'Ascoli), Ascoli Piceno, 1990.
  • Giulia Barone, Enciclopedia dei Papi, II, Roma, 2000, pp. 455-459.
  • F. Mariano e S. Papetti (a cura di), I Papi marchigiani. Classi dirigenti, committenza artistica mecenatismo urbano da Giovanni XVIII a Pio IX, Ancona, 2007.
  • A. Mazzacchera, Una città per la chiesa di San Francesco. Il caso della traslazione di Cagli voluta da papa Niccolò IV in Arte francescana tra Montefeltro e papato 1234-1528, Milano, 2007.
Collegamenti esterni