Papa Paolo VI
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San Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, in latino: Paulus VI (Concesio, 26 settembre 1897; † Castel Gandolfo, 6 agosto 1978), è stato il 262º vescovo di Roma e papa italiano a partire dal 21 giugno 1963 fino alla morte.
Biografia
Giovanni Battista Montini nacque il 26 settembre 1897 a Concesio, un piccolo paese all'imbocco della Valtrompia, a nord di Brescia, dove la famiglia Montini, di estrazione borghese, aveva una casa per le ferie estive.
I genitori, l'avvocato Giorgio Montini e Giuditta Alghisi, si erano sposati nel 1895 ed ebbero tre figli: Ludovico, nato nel 1896, che divenne avvocato, deputato e senatore della Repubblica, morto nel 1990, Giovanni Battista e, nel 1900, Francesco, medico, morto improvvisamente nel 1971. Il padre, al momento della nascita del futuro pontefice, dirigeva il quotidiano cattolico Il Cittadino di Brescia e fu poi nominato deputato per tre legislature nel Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo; Giorgio Montini e Giuditta Alghisi morirono entrambi nel 1943 a pochi mesi di distanza.
Formazione
Nel 1903 venne iscritto come studente esterno (a causa della cagionevole salute) nel collegio "Cesare Arici" di Brescia, retto dai padri Gesuiti. In questa medesima scuola, frequentò fino al liceo classico, partecipando attivamente ai gruppi giovanili degli oratoriani di Santa Maria della Pace.
Nel 1907 compì il suo primo viaggio con la famiglia a Roma, in occasione di un'udienza privata di papa Pio X. Nel giugno dello stesso anno gli vennero impartiti i sacramenti della prima comunione e della cresima.
Nel 1916 ottenne la licenza presso il liceo statale "Arnaldo da Brescia" e nell'ottobre dello stesso anno entrò, sempre come studente esterno, nel seminario della sua città. Dal 1918 collaborò con il periodico studentesco La Fionda, pubblicando numerosi articoli di notevole spessore. Scrisse, ad esempio, nei primi di novembre 1918:
« | Guai a chi abusa della vita. Quando la creatrice mano di Dio delineava in un ordine meraviglioso i confini della vita, poneva altresì custode di questi confini la morte, vindice di quanti li avrebbero varcati in cerca di vita più ampia, di felicità maggiore. » |
Nel 1919 entrò nella FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana).
Ordinazione sacerdotale
Il 29 maggio 1920 ricevette l'ordinazione sacerdotale nella cattedrale di Brescia; il giorno successivo celebrò la sua prima Messa nel Santuario delle Grazie.
Nel novembre dello stesso anno si trasferì a Roma. Si iscrisse ai corsi di Diritto civile e di Diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana e a quelli di Lettere e filosofia all'Università statale.
Nel 1923, per volere di Mons. Giuseppe Pizzardo, Sostituto della Segreteria di Stato, viene avviato agli studi diplomatici presso la Pontificia accademia ecclesiastica. Al termine dei corsi previsti fu inviato a Varsavia per cinque mesi (giugno-ottobre 1923) come addetto alla Nunziatura apostolica in Polonia]]. Rientrato in Italia, nel 1924 conseguì tre lauree: in Filosofia, Diritto Canonico e Diritto civile.
Nel 1925 venne nominato Assistente ecclesiastico nazionale della FUCI. Collaborò a fianco del Presidente nazionale Igino Righetti, che era stato nominato nello stesso anno.
Collaborazione con Pio XI e Pio XII
Nel 1931 Montini venne incaricato di visitare celermente Germania e Svizzera, per organizzare la diffusione dell'enciclica Non abbiamo bisogno, nella quale Pio XI condannava lo scioglimento delle organizzazioni cattoliche da parte del regime fascista. Nel frattempo Montini continuava anche a essere assistente nazionale della FUCI, ma, nel 1933, sia perché contro di lui "erano corse accuse di liturgismo e di antigesuitismo"[1] sia per i sempre maggiori impegni in Segreteria di stato, lasciò l'incarico.
Il 13 dicembre 1937 venne nominato sostituto della Segreteria di Stato; iniziò a lavorare strettamente al fianco del cardinale segretario di stato Eugenio Pacelli. Il 10 febbraio 1939, per un improvviso attacco cardiaco, Pio XI morì[2]. Alle soglie della Seconda guerra mondiale, Eugenio Pacelli venne eletto pontefice con il nome di Pio XII.
Poche settimane dopo, Montini (sempre con il ruolo di sostituto) collaborò alla stesura del radiomessaggio di papa Pacelli del 24 agosto per scongiurare lo scoppio della guerra, ormai imminente; sono sue le storiche parole:
« | Nulla è perduto con la pace! Tutto può esserlo con la guerra » |
Durante tutto il periodo bellico svolse un'intensa attività nell'Ufficio informazioni del Vaticano per ricercare notizie su soldati e civili. Il 19 luglio 1943 accompagna Pio XII nella visita al quartiere San Lorenzo colpito dai bombardamenti alleati. Nel 1944, alla morte del cardinale Luigi Maglione, il futuro papa assunse la carica di pro-segretario di Stato; insieme a Domenico Tardini (futuro segretario di stato di Giovanni XXIII), Montini si trovò a lavorare ancora più a stretto contatto con Pio XII.
In questo periodo fu l'oscuro organizzatore delle trattative che la principessa Maria José di Savoia, nuora del re Vittorio Emanuele III, in tutta segretezza andava allestendo con gli Americani per giungere a una pace separata. I Savoia cercavano infatti di sganciarsi da Benito Mussolini, per potersi distinguere dagli autori della prevista disfatta e garantirsi quindi la sopravvivenza politica a guerra conclusa. Il ruolo di Montini era proprio quello del mediatore che ricercò i contatti e condusse gli incontri.
La guerra fu occasione di violentissime polemiche relative al ruolo della Chiesa e in particolare di Pio XII. In sostanza il papa fu accusato di aver mantenuto verso i tedeschi, cioè verso il Nazismo, un atteggiamento troppo distaccato, anzi sospetto di collaborazionismo. Montini fu investito appieno dalla tempesta, stante la centralità della sua posizione e la sua strettissima vicinanza al Papa e si trovò a dover difendere sé stesso e il Pontefice dalle accuse di filo-nazismo. Il sospetto veniva poi accresciuto dalla considerazione degli esiti delle dette trattative di Maria José, il cui eventuale successo sarebbe stato contrario agli interessi di Berlino.
Per contro, va anche menzionato che Montini si occupò più volte e a vario titolo dell'assistenza che la Chiesa forniva ai rifugiati e agli ebrei (ai quali distribuì ripetute provvidenze economiche a nome di Pio XII), oltre ai 4.000 ebrei romani che la Chiesa di nascosto riuscì a salvare dalle deportazioni, azione che, secondo alcuni studiosi, la Chiesa non avrebbe potuto compiere se si fosse schierata apertamente contro la potenza bellica tedesca.
Al termine della Seconda guerra mondiale, Montini era in piena attività per salvaguardare il mondo cattolico nello scontro con la diffusione delle idee marxiste; ma in modo meno aggressivo rispetto a molti altri esponenti. Nelle elezioni amministrative del 1952 non fece mancare il suo appoggio a uno dei politici che stimava di più, Alcide De Gasperi.
Il 29 novembre fu nominato pro-segretario di Stato per gli Affari straordinari.
Arcivescovo di Milano
Il 1º novembre 1954, dopo la morte di Alfredo Ildefonso Schuster, Pio XII lo nominò arcivescovo di Milano. A molti questo parve un allontanamento dalla Curia romana, perché improvvisamente egli venne estromesso dalla Segreteria di stato e assegnato all'arcidiocesi ambrosiana per precise disposizioni di papa Pacelli[3].
Tuttavia non esistono dati storicamente certi per interpretare questa decisione del Pontefice; ci fu chi parlò di "esilio" dalla Santa Sede, dando dunque una connotazione negativa alle disposizioni di papa Pacelli, però questa ipotesi non è l'unica né la più attendibile: il filosofo Jean Guitton ne parla in altri termini: la nuova missione che veniva affidata a Montini doveva essere una sorta di prova per verificare la sua forza e il suo carattere pastorale.
Montini fu ordinato vescovo il 12 dicembre. Come arcivescovo di Milano seppe risollevare le precarie sorti della Chiesa lombarda in un momento storico difficilissimo, in cui emergevano i problemi economici della ricostruzione, l'immigrazione dal sud, il diffondersi dell'ateismo e del marxismo all'interno del mondo del lavoro. Seppe coinvolgere anche le migliori forze economiche nel risollevamento della Chiesa; cercò il dialogo e la conciliazione con tutte le forze sociali e avviò una vera e propria cristianizzazione delle fasce lavoratrici, soprattutto attraverso le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI); e questo gli garantì notevoli simpatie.
Nomina a cardinale ed elezione
Per approfondire, vedi la voce Conclave del 1963 |
Alla morte di Pio XII, il conclave elesse papa, il 28 ottobre 1958, l'anziano Patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli, il quale aveva grande stima di Montini, (fra i due vi era una consolidata amicizia fin dal 1925), tanto che lo inviò in molte parti del mondo a rappresentare il papa.
Montini fu il primo cardinale nella lista dei porporati creati da Giovanni XXIII nel Concistoro del 15 dicembre 1958. Del resto avevano avuto stretti rapporti di collaborazione quando erano entrambi arcivescovi, come testimonia una lettera quasi profetica, inviata da Roncalli a Montini nel giorno della sua consacrazione episcopale:
« | Compiremo insieme il sacramentum voluntatis Christi di san Paolo (Ef 1,9-10 ). Esso impone l'adorazione della croce, ma ci riserba, accanto a essa, una sorgente di ineffabili consolazioni anche per quaggiù, finché ci durerà la vita e il mandato pastorale. Cara e venerata Eccellenza, non so dire di più. Ma ciò che manca a un più diffuso eloquio, Ella me lo legga nel cuore » | |
(Lettera di Roncalli a Montini, 12 dicembre 1954)
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Il breve ma intenso pontificato di Giovanni XXIII vide Montini attivamente coinvolto, soprattutto nei lavori preparatori del Concilio Vaticano II, aperto con una solenne celebrazione l'11 ottobre 1962. Il concilio però si interruppe il 3 giugno 1963 per la morte di papa Roncalli, malato da qualche mese.
Il breve conclave successivo si concluse con l'elezione di Montini, che assunse il nome di Paolo VI, il 21 giugno 1963. L'incoronazione si svolse in piazza San Pietro la sera di domenica 30 giugno 1963.
Pontificato
1963-1969
Davanti a una realtà sociale che tendeva sempre più a separarsi dalla spiritualità, che andava progressivamente secolarizzandosi, di fronte a un difficile rapporto chiesa-mondo, Paolo VI seppe sempre mostrare con coerenza quali sono le vie della fede e dell'umanità attraverso le quali è possibile avviare una solidale collaborazione verso il bene comune.
Non fu facile mantenere salda la Chiesa cattolica mentre da una parte gli ultratradizionalisti lo attaccavano con accuse di eccessivo modernismo e dall'altra parte i settori ecclesiastici più vicini alle idee socialiste lo accusavano di immobilismo; ma un equilibrato giudizio non può nascondere le grandi doti di guida spirituale dimostrate dal pontefice.
Nel 1964, Paolo VI compie un viaggio in Terra Santa (4 - 6 gennaio), durante il quale si incontra (5 gennaio) a Gerusalemme con Atenagora I, patriarca della Chiesa ortodossa. L'incontro segnò un riavvicinamento tra il cristianesimo ortodosso e il cattolicesimo.
Di grande rilievo fu la sua scelta di rinunciare, nel 1964, all'uso della tiara papale, mettendola in vendita per aiutare, con il ricavato, i più bisognosi. Il cardinale Francis Joseph Spellman, arcivescovo di New York, la acquistò e da allora è conservata nella basilica dell'Immacolata Concezione di Washington. Eletto con un concilio in corso da portare a compimento e con la non lieve eredità di innovazione comunicativa instaurata dal suo predecessore, Paolo VI vestì la tiara con onerose difficoltà e responsabilità iniziali.
Uomo mite e riservato, dotato di vasta erudizione e, allo stesso tempo, profondamente legato a un'intensa vita spirituale, seppe proseguire il percorso innovativo iniziato da Giovanni XXIII, consentendo una riuscita prosecuzione del Vaticano II.
Portò ottimamente a compimento il Concilio con grande capacità di mediazione, garantendo la solidità dottrinale cattolica in un periodo di rivolgimenti ideologici e aprendo fortemente verso i temi del Terzo mondo e della pace. Da una parte appoggiò l'"aggiornamento" e la modernizzazione della Chiesa, ma dall'altra custodì i punti fermi della fede, che non dovevano subire in questo processo né ritrattazioni né mimetismi.
Il 27 marzo 1965, Paolo VI in presenza di Sua Ecc.za Mons. Angelo Dell'Acqua, lesse il contenuto di una busta sigillata, che in seguito rinviò all'Archivio del Sant'Uffizio con la decisione di non pubblicare il contenuto. In questa lettera, vi era scritto il Terzo segreto di Fatima.
Durante tutto il suo pontificato, la tensione tra il primato papale e la collegialità episcopale rimase fonte di dissenso. Il 14 settembre 1965, anche per effetto dei risultati conciliari, Paolo VI annunciò la convocazione del Sinodo dei Vescovi, escludendo però dall'ambito di questo nuovo organismo la trattazione di quei problemi riservati al papa, dei quali apprestò una ridefinizione.
Concluso il Concilio l'8 dicembre 1965, si aprì però un periodo difficilissimo per la Chiesa cattolica, attaccata da molte parti in un periodo storico e culturale di forte antagonismo ai valori tradizionali e ampia diffusione delle idee marxiste anticlericali e fortemente laiciste. La società era attraversata da forti scontri e contrasti politici e sociali. Celebre la sua frase: "Aspettavamo la primavera, ed è venuta la tempesta".
Nel 1966, Paolo VI abolì, dopo quattro secoli e non senza contestazioni da parte dei porporati più conservatori, l'indice dei libri proibiti. Nel 1967 annunciò l'istituzione della Giornata mondiale della pace, che si celebrò la prima volta il 1º gennaio 1968.
Il tema del celibato sacerdotale, sottratto al dibattito della quarta sessione del concilio, divenne oggetto di una specifica enciclica, la Sacerdotalis Caelibatus del 24 giugno 1967, nella quale papa Montini riconfermò quanto decretato in merito dal Concilio di Trento.
Molto più complesse furono le questioni del controllo delle nascite e della contraccezione, trattate nella Humanae Vitae del 25 luglio 1968, la sua ultima enciclica.
Il dibattito lacerante che si innestò nella società civile su queste posizioni, in un'epoca in cui il cattolicesimo vedeva sorgere fra i fedeli dei distinguo di laicismo, ha appannato la sua autorevolezza nei rapporti con il mondo laico. In tale frangente si guadagnò il nomignolo di Paolo Mesto. Tuttavia Paolo VI non mancò di smentire quelle posizioni che volevano attribuire al suo operato un tono dubbioso, amletico o malinconico, asserendo che:
« | è contrario al genio del cattolicesimo, al regno di Dio, indugiare nel dubbio e nell'incertezza circa la dottrina della fede » |
La notte di Natale del 1968 Paolo VI si recò a Taranto e celebrò la messa di mezzanotte nelle acciaierie dell'Italsider. Fu la prima volta in assoluto che la messa di Natale venne celebrata in un impianto industriale. Con questo gesto il pontefice volle rilanciare l'amicizia tra Chiesa e mondo del lavoro in tempi difficili.
1968: l'enciclica Humanae Vitae
Per approfondire, vedi la voce Humanae Vitae |
Una delle questioni più rilevanti, per la quale papa Montini stesso dichiarò di non aver mai sentito così pesanti gli oneri del suo alto ufficio, fu quella della contraccezione, con la quale si precludeva alla vita coniugale la finalità della procreazione.
Il Pontefice non poté mettere in disparte il problema e per la sua gravità destinò al proprio personale giudizio lo studio di tutte le implicazioni di tipo morale legate a tale argomento. Per avere un quadro completo, decise di avvalersi dell'ausilio di una Commissione di studio, istituita in precedenza da papa Giovanni XXIII, che egli ampliò e perfezionò.
La decisione sul da farsi era molto onerosa, soprattutto perché alcuni misero in dubbio la competenza della Chiesa in argomentazioni non strettamente legate alla dottrina. Tuttavia il Papa non mancò di sottolineare, davanti a queste critiche, che il Magistero ha facoltà d'intervento, oltre che sulla legge morale evangelica, anche su quella naturale: quindi la Chiesa doveva necessariamente prendere una posizione in merito.
Buona parte della Commissione di studio si mostrò a favore della "pillola cattolica" (come venne soprannominata), ma tuttavia è da ricordare che una parte di essa non condivise questa scelta, ritenendo che l'utilizzo degli anticoncezionali andasse a violare la legge morale, poiché, attraverso il loro impiego, la coppia scindeva la dimensione unitiva da quella procreativa. Paolo VI appoggiò quest'idea e, riconfermando quanto aveva già dichiarato papa Pio XI nell'enciclica Casti Connubii, decretò illecito per gli sposi cattolici l'utilizzo degli anticoncezionali di origine chimica o artificiale:
« | Richiamando gli uomini all'osservanza delle norme della legge naturale, interpretata dalla sua costante dottrina, la Chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita. [...] In conformità con questi principi fondamentali della visione umana e cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l'interruzione diretta del processo generativo già iniziato e soprattutto l'aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. È parimenti da condannare, come il magistero della Chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell'uomo che della donna. È altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell'atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione. » | |
(Paolo VI, Humanae vitae)
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Ma nella stessa, nel paragrafo Paternità responsabile, si dice:
« | In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente o anche a tempo indeterminato, una nuova nascita. Paternità responsabile comporta ancora e soprattutto un più profondo rapporto all'ordine morale chiamato oggettivo, stabilito da Dio e di cui la retta coscienza è vera interprete. » |
Questa decisione di papa Montini non riscosse grande favore e ci furono molte critiche, soprattutto da parte di laici. Nonostante tutto, Paolo VI non ritrattò mai neppure una parola dell'enciclica, motivando in questi termini a Jean Guitton le proprie ragioni:
« | Noi portiamo il peso dell'umanità presente e futura. Bisogna pur comprendere che, se l'uomo accetta di dissociare nell'amore il piacere dalla procreazione (e certamente oggi lo si può dissociare facilmente), se dunque si può prendere a parte il piacere, come si prende una tazza di caffè, se la donna sistemando un apparecchio o prendendo "una medicina" diventa per l'uomo un oggetto, uno strumento, al di fuori della spontaneità, delle tenerezze e delle delicatezze dell'amore, allora non si comprende perché questo modo di procedere (consentito nel matrimonio) sia proibito fuori dal matrimonio. La Chiesa di Cristo, che noi rappresentiamo su questa terra, se cessasse di subordinare il piacere all'amore e l'amore alla procreazione, favorirebbe una snaturazione erotica dell'umanità, che avrebbe per legge soltanto il piacere. » | |
(J. Guitton, Paolo VI segreto)
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Viaggi
Paolo VI fu il primo papa a viaggiare in aereo: volò per raggiungere terre lontanissime, come nessuno dei suoi predecessori aveva ancora fatto; è stato il primo papa a visitare tutti i cinque continenti. Questi i paesi esteri visitati durante il pontificato:
- 4 - 6 gennaio 1964: Pellegrinaggio in Terra Santa
- 2 - 5 dicembre 1964: Pellegrinaggio in India in occasione del Congresso Eucaristico Internazionale
- 4 - 5 ottobre 1965: Visita alle Nazioni Unite di New York
- 13 maggio 1967: Pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Fatima
- 25 - 26 luglio 1967: Viaggio apostolico a Istanbul, Efeso e Smirne. In questa occasione avvenne lo storico incontro con il patriarca Atenagora I
- 21 - 25 agosto 1968: Viaggio apostolico a Bogotá
- 10 giugno 1969: Visita a Ginevra in occasione del 50º anniversario dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro
- 31 luglio - 2 agosto 1969: Pellegrinaggio in Uganda
- 26 novembre - 5 dicembre 1970: Pellegrinaggio in Asia Orientale, Oceania e Australia
Questi, invece, i pellegrinaggi in Italia:
- 10 giugno 1965: Visita alla città di Pisa in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale
- 24 aprile 1970: Pellegrinaggio al Santuario Mariano di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari
Durante il viaggio in Estremo Oriente, il pontefice fu fatto bersaglio nelle Filippine di un attentato da parte di uno squilibrato munito di pugnale, dal quale uscì indenne: Paul Marcinkus, incaricato di organizzare i viaggi e nominato arcivescovo nel 1969, deviò il pugnale con cui un uomo aveva tentato di colpirlo.
1970-1978
Il 16 settembre 1972 Paolo VI fece una breve visita pastorale a Venezia durante la quale incontrò l'allora patriarca Albino Luciani e celebrò la Messa in piazza San Marco; al termine della celebrazione papa Montini si tolse la stola papale, la mostrò alla folla e successivamente la mise sulle spalle del patriarca Luciani davanti alla piazza, facendolo imbarazzare visibilmente. Il gesto del Pontefice, inteso da molti come "profetico", non fu ripreso dalle telecamere, che avevano già chiuso il collegamento, ma fu documentato da numerose fotografie.
Il 24 dicembre 1974 Paolo VI inaugurò l'Anno santo del 1975.
Durante il "Sequestro Moro", il 16 aprile 1978 Paolo VI implorò personalmente e pubblicamente, con una lettera diffusa su tutti i quotidiani nazionali il 21 aprile, la liberazione "senza condizioni" dello statista e caro amico Aldo Moro, rapito dagli "uomini delle Brigate Rosse" alcune settimane prima.
Ma a nulla valsero le sue sentite parole: Aldo Moro venne ritrovato crivellato di proiettili il 9 maggio 1978, nello squallido bagagliaio di una Renault color amaranto, in Via Caetani a Roma, a pochi metri dalle sedi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista.
La salma di Moro fu portata dalla famiglia a Torrita Tiberina per un funerale riservatissimo; ma il 13 maggio, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, alla presenza di tutte le autorità politiche, si celebrò un rito funebre in suffragio dell'onorevole, al quale prese parte anche il Romano Pontefice. Ci fu chi eccepì, soprattutto nella Curia, che non rientra nella tradizione che un papa partecipi a una messa esequiale, soprattutto se di un uomo politico (si cita, a proposito, il caso di Alessandro VI che non partecipò nemmeno ai funerali del figlio Giovanni), ma Paolo VI non mostrò interesse verso queste critiche. Il Papa, veramente provato dall'evento, recitò una delle più belle omelie che si ricordi nella storia della Chiesa moderna, un testo quasi poetico che rientra nello stile personale, tormentato e colto, di papa Montini:
« | E ora le nostre labbra, chiuse come da un enorme ostacolo, simile alla grossa pietra rotolata all'ingresso del sepolcro di Cristo, vogliono aprirsi per esprimere il «De profundis», il grido, il pianto dell'ineffabile dolore con cui la tragedia presente soffoca la nostra voce.
Signore, ascoltaci! E chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo Uomo buono, mite, saggio, innocente e amico; ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo spirito immortale, segnato dalla Fede nel Cristo, che è la risurrezione e la vita. Per lui, per lui. Signore, ascoltaci! Fa', o Dio, Padre di misericordia, che non sia interrotta la comunione che, pur nelle tenebre della morte, ancora intercede tra i Defunti da questa esistenza temporale e noi tuttora viventi in questa giornata di un sole che inesorabilmente tramonta. Non è vano il programma del nostro essere di redenti: la nostra carne risorgerà, la nostra vita sarà eterna! Oh! Che la nostra fede pareggi fin d'ora questa promessa realtà. Aldo e tutti i viventi in Cristo, beati nell'infinito Iddio, noi li rivedremo! Signore, ascoltaci! E intanto, o Signore, fa' che, placato dalla virtù della tua Croce, il nostro cuore sappia perdonare l'oltraggio ingiusto e mortale inflitto a questo Uomo carissimo e a quelli che hanno subito la medesima sorte crudele; fa' che noi tutti raccogliamo nel puro sudario della sua nobile memoria l'eredità superstite della sua diritta coscienza, del suo esempio umano e cordiale, della sua dedizione alla redenzione civile e spirituale della diletta Nazione italiana! Signore, ascoltaci! » | |
Forse non casualmente il suo stato di salute si deteriorò da allora progressivamente e tre mesi dopo, il 6 agosto 1978 alle 21,40 si spense nella residenza di Castel Gandolfo a causa di un edema polmonare.
Lasciò un bellissimo testamento (reso noto il 10 agosto) nel quale confida le sue paure, la sua esperienza di vita, le sue debolezze, ma anche le proprie gioie per una vita donata al servizio di Cristo e della Chiesa. Chiese un funerale sobrio, senza riti particolari. Lasciò scritto infatti circa i suoi funerali:
« | [..] siano pii e semplici [..] La tomba: amerei che fosse nella vera terra, con umile segno, che indichi il luogo e inviti a cristiana pietà. Niente monumento per me. » | |
( Paolo VI, Testamento)
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La sua bara fu semplicissima, senza decori, di legno chiaro, deposta sul sagrato di Piazza San Pietro. Fu la prima volta che un funerale di un Pontefice si svolse con un rito così sobrio. Sarà lo stesso per i suoi due successori, i quali non mancheranno mai di richiamarsi a Paolo VI e citarlo come loro guida spirituale nell'esercizio dell'attività pontificale.
Papa riservato
In rapporto al predecessore Giovanni XXIII, che aveva avuto una popolarità di ampiezza internazionale, Paolo VI ebbe un'immagine pubblica diversa: apparve spesso come un pontefice più distaccato. Se Giovanni XXIII sembrò in molte situazioni gioviale e spontaneo, introverso, a volte austero e controllato, si dimostrò papa Montini alla pubblica opinione.
Schiacciato fatalmente tra i grandi pontefici "della gente" (Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II), i più non compresero mai il suo modo pacato e forse a volte timido di cercare il dialogo con le masse. Nonostante ciò, egli dovette occuparsi di portare avanti le innovazioni volute da papa Roncalli, non senza difficoltà. E certamente avviare una così grande svolta sarebbe stato compito difficile per chiunque. Saranno i suoi successori a raccogliere i frutti di quel difficile ma prolifico lavoro.
Forse Paolo VI non instaurò con molti fedeli quel contatto diretto e caldo che Giovanni XXIII aveva avuto e che caratterizzò almeno in parte gli anni del suo pontificato, ma egli fu di carattere profondamente diverso, maggiormente riflessivo e riservato.
In realtà, papa Montini aveva forse mutuato dai suoi studi diplomatici un'inclinazione, se non un'attitudine, alla mediazione, all'attesa della fisiologica sedimentazione delle emergenze; sembrò a volte un valente temporeggiatore, secondo una antica tradizione curiale. La sua figura apparve alle opposte fazioni politiche comunque viziata da una sorta di timore della conflittualità e racchiusa in un'altera rarefazione di contatto che impediva lo scontro frontale, per molti inevitabile, con le opposizioni. Opposizioni che, su fronti distinti, presentavano riserve fra loro antagoniste e nessuna di poco conto.
Da una parte vi erano gli ambienti dell'estremismo liberale, contrari alla dottrina piuttosto tradizionalista espressa relativamente al celibato sacerdotale, al controllo delle nascite e alla posizione intransigente sulla morale; dall'altra i tradizionalisti, di cui fu esponente di punta monsignor Marcel Lefebvre, che rimproverava al Papa di voler tradire secoli di spiritualità cristiana affossando non solo la Messa tridentina ma l'intera Tradizione della Chiesa.
Testimonianze di coloro che lo conobbero più da vicino, lo descrissero come un uomo insospettabilmente brillante, profondamente spirituale, umile e riservato, un uomo di "cortesia infinita".
Principali incontri e udienze
Furono numerose le personalità del mondo politico e religioso che Paolo VI incontrò durante il suo pontificato. Fra questi:
- Nel 1963 il Presidente degli Stati Uniti John Kennedy e il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite Thant;
- Nel 1964 il patriarca ortodosso di Costantinopoli Atenagora (storico incontro dopo quattordici secoli di incomunicabilità) e re Husayn di Giordania
- Nel 1966 Michael Ramsey, arcivescovo di Canterbury
- Nel 1967 il presidente USA Lyndon Johnson e il presidente francese Charles de Gaulle
- Nel 1969 il presidente USA Richard Nixon
- Nel 1971 il presidente della [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia Josip Broz Tito
- Nel 1973 il presidente del Vietnam Nguyen Van Thieu, la premier di Israele Golda Meir e il Dalai Lama
- Nel 1975 il presidente USA Gerald Ford
- Nel 1977 il capo di stato ungherese Janos Kadar, il segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite Kurt Waldheim e il segretario del partito comunista polacco Edward Gierek.
Riforme e innovazioni
Fra le riforme e le innovazioni apportate da Paolo VI nelle strutture e nella vita della Chiesa si possono ricordare l'istituzione dei seguenti organismi:
- Nel 1964 della Pontificia Commissione per le comunicazioni sociali e del Segretariato per i non cristiani,
- Nel 1965 del Segretariato per i non credenti e del Sinodo dei vescovi
- Nel 1967 del Pontificio Consiglio per i laici, della Pontificia Commissione "Iustitia et Pax" e della Prefettura della Casa Pontificia
- Nel 1969 della Commissione teologica internazionale
- Nel 1971 del Pontificio Consiglio "Cor Unum"
Come già ricordato, a Paolo VI si deve anche la riforma del Sant'Uffizio, che nel 1965 prese il nome di Congregazione per la dottrina della fede, e, nel 1967, l'istituzione della Giornata mondiale della pace.
Paolo VI nel ricordo dei suoi successori
Fino a oggi, tutti i successori di Paolo VI furono da lui stesso elevati al rango cardinalizio: Albino Luciani (5 marzo 1973), Karol Wojtyla (26 giugno 1967) e Joseph Ratzinger (27 giugno 1977).
Con queste parole hanno ricordato l'illustre predecessore:
« | Giusto un mese fa, a Castelgandolfo, moriva Paolo VI, un grande Pontefice, che ha reso alla Chiesa, in 15 anni, servizi enormi. Gli effetti si vedono in parte già adesso, ma io credo che si vedranno specialmente nel futuro. » | |
« | Tutta la vita di Paolo VI fu piena di una adorazione e venerazione verso l'infinito mistero di Dio. Proprio così vediamo la sua figura nella luce di tutto ciò che ha fatto e insegnato; e la vediamo sempre meglio, a misura che il tempo ci allontana dalla sua vita terrestre e dal suo ministero. » | |
« | Tutta la vita di questo "servo dei servi di Dio" fu un pellegrinaggio, un'aspirazione, nella fede, a ciò che è infinito e invisibile: a Dio, che è invisibile e che si è rivelato a noi in Gesù Cristo, suo Figlio. Fu un'aspirazione alla eternità. Paolo VI seguì la chiamata di Cristo; camminò per la via della fede indicatagli da lui e su questa via guidò gli altri [...]. In questa aspirazione spirituale vigilò con la vigilanza di un servo fedele. Tutta la sua vita ha dato testimonianza di questa aspirazione e di questa vigilanza. » | |
« | Ora, cari amici, vi invito a fare insieme con me memoria devota e filiale del Servo di Dio, il papa Paolo VI, di cui, fra tre giorni, commemoreremo il XXX anniversario della morte. Era infatti la sera del 6 agosto 1978 quando egli rese lo spirito a Dio; la sera della festa della Trasfigurazione di Gesù, mistero di luce divina che sempre esercitò un fascino singolare sul suo animo.
Quale supremo Pastore della Chiesa, Paolo VI guidò il popolo di Dio alla contemplazione del volto di Cristo, Redentore dell'uomo e Signore della storia. E proprio l'amorevole orientamento della mente e del cuore verso Cristo fu uno dei cardini del Concilio Vaticano II, un atteggiamento fondamentale che il venerato mio predecessore Giovanni Paolo II ereditò e rilanciò nel Giubileo del 2000. Al centro di tutto, sempre Cristo: al centro delle Sacre Scritture e della Tradizione, nel cuore della Chiesa, del mondo e dell'intero universo. La Divina Provvidenza chiamò Giovanni Battista Montini dalla Cattedra di Milano a quella di Roma nel momento più delicato del Concilio - quando l'intuizione del beato Giovanni XXIII rischiava di non prendere forma. Come non ringraziare il Signore per la sua feconda e coraggiosa azione pastorale? Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, direi quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l'Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-Concilio. Potremmo veramente dire, con l'apostolo Paolo, che la grazia di Dio in lui "non è stata vana" (cfr 1 Cor 15,10): ha valorizzato le sue spiccate doti di intelligenza e il suo amore appassionato alla Chiesa e all'uomo. Mentre rendiamo grazie a Dio per il dono di questo grande Papa, ci impegniamo a far tesoro dei suoi insegnamenti. » | |
(Benedetto XVI, Angelus, 3 agosto 2008, in occasione del trentennale delle scomparsa di Papa Montini)
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Culto
Per volere di papa Giovanni Paolo II, l'11 maggio 1993, il cardinale Camillo Ruini, allora Vicario per la Città di Roma, ha aperto il processo diocesano per la causa di Beatificazione di papa Paolo VI.
Proclamato è venerabile dal 20 dicembre 2012, dopo che papa Benedetto XVI ne ha riconosciuto le virtù eroiche.
Il 19 ottobre 2014 è stato beatificato da papa Francesco, che ha stabilito il 26 settembre quale sua festa liturgica.
Papa Francesco, il 6 marzo 2018, riconobbe il secondo miracolo avvenuto per intercessione del beato Paolo VI e durante il concistoro ordinario pubblico del 19 maggio 2018, fu comunicata la data della sua canonizzazione: il 14 ottobre 2018.
Nella stesso giorno furono canonizzati: Óscar Romero, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper e Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù.
Con decreto del 25 gennaio 2019, papa Francesco ha stabilito la memoria liturgica di san Paolo VI, con iscrizione nel Calendario romano generale, il 29 maggio, giorno della sua ordinazione sacerdotale, col grado di memoria facoltativa. Nel rito ambrosiano la memoria è fissata al 30 maggio, giorno della sua prima Messa. Le date sono diverse dal giorno della morte, 6 agosto, in quanto ricorre la Trasfigurazione del Signore.
Opere riguardanti Paolo VI
- Nello Vian (a cura di), Lettere a casa (1915-1943), Rusconi, Milano 1987
- Preghiere al Padre, Ed. Morcelliana, Brescia 1999
- "È giunta un'ora nuova", Edizioni Centro Ambrosiano, Milano 2004
- Giovanni Maria Vian (a cura di), Carità intellettuale. Testi scelti, Edizioni Biblioteca di via Senato, Milano 2005
- Nel dolore pensieri di fede, Edizioni Centro Ambrosiano, Milano 2005
Documenti ed Encicliche
Per approfondire, vedi la voce Documenti di Paolo VI |
Durante il suo pontificato si ricordano sette encicliche
- Ecclesiam Suam (6 agosto 1964), sul dialogo all'interno della Chiesa e della Chiesa con il mondo;
- Mense Maio (29 aprile 1965), che invita a pregare la Madonna per il felice esito del Concilio e per la pace nel mondo;
- Mysterium Fidei (3 settembre 1965), sull'Eucaristia;
- Christi Matri (15 settembre 1966), con la quale Paolo VI chiede preghiere alla Madonna per la pace nel mondo;
- Populorum Progressio (26 marzo 1967), sullo sviluppo dei popoli;
- Sacerdotalis Caelibatus (24 giugno 1967), sul celibato sacerdotale;
- Humanae Vitae (25 luglio 1968), sul matrimonio e sulla regolazione delle nascite.
Di tutte le encicliche, la Populorum Progressio fu certamente quella più celebre e che riscosse le maggiori approvazioni. Per la prima volta dalla Rerum novarum di Leone XIII (1891) un pontefice riaffrontava in modo specifico, quasi analitico, i problemi di una società mai, come in questi anni, in rapida trasformazione. Celebri i passi:
« | È come dire che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario. » | |
(Paolo VI, Enciclica Populorum Progressio, § 23)
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« | I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell'opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido di angoscia. » | |
(Paolo VI, Enciclica Populorum Progressio, § 37)
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In alcuni ambienti tradizionalisti questo documento venne tacciato di essere vicino a una dottrina sociale troppo clemente verso la sinistra e il suo pensiero. All'indomani di quest'enciclica, il quotidiano del Movimento Sociale Italiano, il Secolo d'Italia, titolò in tono polemico: "Avanti Populorum!".
In pratica, si ripeté la critica avanzata a Giovanni XXIII con l'enciclica Pacem in terris, (ribattezzata sempre negli stessi ambienti "Falcem in terris"). Le due encicliche vennero studiate dai due Pontefici con gli stessi collaboratori.
Altri documenti
Assai numerose sono anche le lettere apostoliche, le esortazioni e le costituzioni.
Fra le altre ricordiamo:
- la lettera apostolica Octogesima adveniensis (14 maggio 1971) per l'80º dell'enciclica di Leone XIII Rerum Novarum;
- le esortazioni apostoliche Marialis cultus (2 febbraio) 1974) sul culto alla Madonna; Gaudete in Domino (9 maggio, 1975), sul tema della gioia cristiana, ed Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), che tratta la questione della corretta concezione di liberazione e salvezza.
L'Istituto Paolo VI di Brescia
Fin dalla morte di questo pontefice, non si poté non riconoscere la grandezza intellettuale, spirituale e culturale della sua personalità.
Per questa ragione, l'Opera per l'Educazione Cristiana di Brescia avanzò la proposta di fondare una specifica istituzione, al fine di promuovere lo studio scientifico e storico della figura di papa Montini: per delibera del vescovo di Brescia e con riconoscimento giuridico del Presidente della Repubblica, nacque nel 1978 l' Istituto internazionale di studi e documentazione Paolo VI.
Giovanni Paolo II, ricevendo in udienza i Comitati dell'Istituto il 26 maggio 1980, li esortò a studiare e approfondire la conoscenza del pensiero e della vita di Paolo VI, asserendo che:
« | la sua eredità spirituale continua ad arricchire la Chiesa e può alimentare le coscienze degli uomini d'oggi tanto bisognose di "parole di vita eterna". » |
Questo importante centro è al giorno d'oggi la sede principale, a livello mondiale, per lo studio della vita, degli anni e delle opere di Paolo VI, con una biblioteca specializzata (in costante aggiornamento) e un vastissimo archivio di autografi paolini editi e inediti, donati in maggior parte da mons. Pasquale Macchi, ex segretario personale di Paolo VI e suo esecutore testamentario.
Inoltre l'Istituto promuove colloqui e giornate di studio ed è fucina attiva di innumerevoli pubblicazioni montiniane in diverse lingue.
Attuale Presidente dell'Istituto è Giuseppe Camadini.
La casa editrice ufficiale dell'Istituto è la romana Studium.
Onorificenze
Onorificenze della Santa Sede
Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo | |
Gran Maestro dell'Ordine dello Speron d'Oro | |
Gran Maestro dell'Ordine Piano | |
Gran Maestro dell'Ordine di San Gregorio Magno | |
Gran Maestro dell'Ordine di San Silvestro Papa | |
Onorificenze italiane
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana | |
— 12 gennaio 1953[4] |
Medaglia d'argento al merito della Croce Rossa Italiana | |
«Per l'opera di soccorso svolta durante la seconda guerra mondiale» |
Onorificenze straniere
Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca (Repubblica Federale Tedesca) | |
Gran Croce dell'Ordine di Carlo III (Spagna) | |
— 1954 |
Onorificenze accademiche
Laurea honoris causa in Giurisprudenza. (1960)[5] | |
— Università di Notre Dame |
Genealogia episcopale
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santorio
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Marcantonio Colonna
- Cardinale Hyacinthe Sigismond Gerdil
- Cardinale Giulio Maria della Somaglia
- Cardinale Carlo Odescalchi, S.J.
- Cardinale Costantino Patrizi Naro
- Cardinale Lucido Maria Parocchi
- Papa Pio X
- Papa Benedetto XV
- Papa Pio XII
- Cardinale Eugène-Gabriel-Gervais-Laurent Tisserant
- Papa Paolo VI
Successione degli incarichi
Predecessore: | Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato | Successore: | |
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Domenico Tardini | 16 dicembre 1937-29 novembre 1952 | Angelo Dell'Acqua |
Predecessore: | Pro-segretario per gli Affari Ordinari alla Segreteria di Stato | Successore: | |
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- | 29 novembre 1952-1º novembre 1954 | - |
Predecessore: | Arcivescovo metropolita di Milano | Successore: | |
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Alfredo Ildefonso Schuster, O.S.B. | 1º novembre 1954-21 giugno 1963 | Giovanni Colombo |
Predecessore: | Cardinale presbitero dei Santi Silvestro e Martino ai Monti | Successore: | |
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Alfredo Ildefonso Schuster, O.S.B. | 18 dicembre 1958-21 giugno 1963 | Giovanni Colombo |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione del Sant'Uffizio | Successore: | |
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Papa Giovanni XXIII | 21 giugno 1963-7 dicembre 1965 | Alfredo Ottaviani |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione Concistoriale | Successore: | |
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Papa Giovanni XXIII | 21 giugno 1963-15 agosto 1967 | Carlo Confalonieri |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali | Successore: | |
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Papa Giovanni XXIII | 21 giugno 1963-15 agosto 1967 | Gustavo Testa |
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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Papa Giovanni XXIII | 21 giugno 1963 - 6 agosto 1978 | Papa Giovanni Paolo I |
Galleria fotografica
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Note | |
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Bibliografia | |
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Altre opere su Paolo VI | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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