Papa Innocenzo XI
Beato Innocenzo XI Papa | |
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al secolo Benedetto Odescalchi | |
Beato | |
Ambito romano, Ritratto di papa Innocenzo XI (ultimo quarto del XVII secolo), olio su tela | |
Età alla morte | 78 anni |
Nascita | Como 16 maggio 1611 |
Morte | Roma 12 agosto 1689 |
Sepoltura | Città del Vaticano, Basilica di San Pietro |
Ordinazione presbiterale | nessuna informazione |
Nominato vescovo | 4 aprile 1650 da Innocenzo X |
Consacrazione vescovile | Ferrara, 29 gennaio 1651 dal card. patriarca Francesco Maria Macchiavelli |
Creato Cardinale |
6 marzo 1645 da Innocenzo X (vedi) |
Cardinale per | 44 anni, 5 mesi e 6 giorni |
Incarichi ricoperti prima dell'elezione |
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Informazioni sul papato | |
240° vescovo di Roma | |
Elezione al pontificato |
21 settembre 1676 Conclave del 1676 |
Consacrazione | 4 ottobre 1676 |
Fine del pontificato |
12 agosto 1689 (per decesso) |
Durata del pontificato |
12 anni, 10 mesi e 21 giorni |
Predecessore | papa Clemente X |
Successore | papa Alessandro VIII |
Extra | Papa Innocenzo XI Anni di pontificato |
Cardinali | 43 creazioni in 2 concistori |
Proclamazioni | Beati Santi |
Eventi | Nessun Giubileo indetto |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 7 ottobre 1956, da Pio XII |
Ricorrenza | 12 agosto |
Collegamenti esterni | |
(EN) Scheda su gcatholic.org (EN) Scheda su catholic-hierarchy.org (EN) Scheda su Salvador Miranda Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 12 agosto, n. 9:
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Beato Innocenzo XI, al secolo Benedetto Odescalchi (Como, 16 maggio 1611; † Roma, 12 agosto 1689) è stato il 240º vescovo di Roma e papa italiano dal 1676 alla sua morte.
Biografia
Origini
Nacque a Como nel 1611[1], da Livio Odescalchi, nobile comasco e da Paola Castelli Giovanelli da Gandino. Rimasto orfano del padre nel 1626, venne educato nelle scienze umanistiche presso il collegio locale e poi trasferitosi a Genova, presso l'azienda dello zio Papirio. Nel 1630 sopravvisse alla peste descritta anche da Manzoni, della quale fu, invece, vittima la madre. Fin dall'inizio del Quattrocento personaggi appartenenti a questo nobile casato sono segnalati nella città lariana, dove si può, ancora oggi, visitare il palazzo in cui il papa nacque. La famiglia Odescalchi non fu, come molte altre, legata alla terra e a quell'attività commerciale, che era stata il fulcro dei secoli d'oro dell'Italia medioevale. Al contrario, furono coraggiosi e fortunati imprenditori. Nel 1619 infatti, proprio a Genova, il fratello del futuro Papa aveva fondato con tre zii un banco d'affari, che in pochi anni era fiorito rapidamente.
Quindicenne, dopo avere compiuto gli studi di grammatica e lettere umanistiche presso i gesuiti della sua città natale, il giovane Benedetto si trasferì a Genova per fare pratica nell'azienda familiare come semplice apprendista. Era rimasto orfano del padre ma il banco si trovava allora in piena prosperità. Esso intesseva lucrose relazioni economiche e finanziarie con numerosi operatori, residenti nei principali centri italiani ed europei: Norimberga, Cracovia, Venezia, Milano, Roma e Napoli.
In un momento imprecisato fra il 1632 e il 1636 (le fonti al riguardo non sono univoche), Benedetto Odescalchi interruppe la propria spola fra Como e Genova: decise infatti di spostarsi a Roma, per frequentare i corsi di diritto civile e canonico alla Sapienza, studi completati poi a Napoli, dove si laureò il 21 novembre 1639 in utroque iure. Strinse amicizia col conterraneo Luigi Alessandro Omodei, avviato alla porpora cardinalizia; successivamente questi divenne suo consigliere dopo l'elezione al soglio pontificio.
Carriera ecclesiastica
Furono quelli gli anni decisivi per il destino di Benedetto Odescalchi, segnati dalla vocazione allo stato religioso (già pochi mesi dopo aver terminato gli studi ricevette infatti, a Napoli, la tonsura) e dalla fortuna di riuscire, per merito del fratello Carlo, a entrare nelle grazie sia di Giovanni Battista Pamphili, il futuro Papa Innocenzo X, sia del cardinale Francesco Barberini, personaggio molto influente sotto il pontificato di suo zio papa Urbano VIII. Resse successivamente gli incarichi di Protonotaio, Presidente della Camera Apostolica, Commissario della Marca di Roma e Governatore di Macerata.
Non fu soltanto grazie ai preziosi appoggi, ma pure per essere preparatissimo in campo economico e fiscale, che egli fu nominato, in una momento nel quale le casse dello Stato della Chiesa erano ormai vuote, commissario straordinario delle tasse nelle Marche. Benedetto Odescalchi seppe assolvere questo compito, non soltanto con indubbia competenza, ma pure con umanità inusuale. Questi ottimi risultati gli assicurarono appunto, nel 1644, la carica di governatore di Macerata e, nel 1648, di Ferrara. Qui, ancora una volta, le sue non comuni competenze economiche, si sarebbero rivelate preziose.
La sua accorta politica economica, la lotta alle frodi, la distribuzione di viveri e denaro ai poveri e il calmiere dei prezzi ridiedero vita all'economia ferrarese, afflitta da una prolungata carestia, tanto che sui muri della città emiliana si scrisse «Viva il cardinale Odescalchi, padre dei poveri».
Nel 1647 Papa Innocenzo X lo nominò cardinale, ed egli divenne Legato Pontificio a Ferrara e quindi vescovo di Novara. In tutti questi ruoli la semplicità e la purezza del suo carattere, che unì a una benevolenza aperta e priva di egoismo, gli assicurò un posto di rilievo nell'affetto e nella stima popolare.
Breve fu tuttavia l'attività pastorale di Benedetto Odescalchi a Novara. Già nel 1654, recatosi a Roma per la periodica visita ad limina, il Papa lo trattenne presso di sé come consigliere, cosa che avrebbe fatto anche il suo successore, Papa Alessandro VII. Costretto a stare lontano da Novara, nel 1656 Odescalchi chiese al Papa di essere esonerato dal compito di vescovo residenziale, così da rispettare i princìpi del Concilio di Trento, che esigevano che i vescovi risiedessero presso le proprie Diocesi, norma per il cui puntuale rispetto Benedetto Odescalchi avrebbe combattuto duramente anche come Papa.
Negli anni seguenti Benedetto Odescalchi rimase a Roma, al servizio di quella Chiesa di cui divenne uno degli esponenti più in vista, tanto che fu tra i favoriti già durante il Conclave del 1670, nel quale fu invece eletto, all'età di ottant'anni, il cardinale Emilio Altieri, con il nome di Clemente X.
Pontificato
Per approfondire, vedi la voce Conclave del 1676 |
Il 21 settembre 1676, dopo un conclave di ben 50 giorni, che vide i cardinali, bloccati dall'ostilità fra le famiglie Chigi e Altieri, due mesi dopo la morte di papa Clemente X (22 luglio 1676), venne scelto come suo successore. In quell'occasione il re di Francia, Luigi XIV, dopo un'iniziale opposizione, rinunciò a porre il veto sulla sua elezione[2].
Innocenzo non perse tempo nel dichiarare e mettere in pratica il suo zelo di riformatore dei costumi e correttore degli abusi amministrativi. La forte statura morale di papa Odescalchi fu evidente fin dai primi giorni di pontificato. La cerimonia di incoronazione, il 4 ottobre 1676, fu infatti singolarmente semplice e modesta, perché il nuovo Papa volle che il denaro risparmiato in tale occasione fosse distribuito alle chiese e ai poveri di Roma. Cercò di abolire le sinecure e cercò di innalzare anche i laici a un più alto livello di vita morale. Chiuse i teatri di Roma, permettendo l'esecuzione esclusivamente di musica sacra. Nel 1679 condannò pubblicamente sessantacinque proposizioni, prese principalmente dagli scritti di Escobar, Francisco Suarez e altri, come propositiones laxorum moralistarum e vietò a chiunque di insegnarle, pena la scomunica.
Presagio della volontà di ferro di Papa Odescalchi era già stata, peraltro, la sua decisione di fare sottoscrivere ai cardinali una capitolazione elettorale, come "condicio sine qua non" per la sua accettazione del pontificato: Benedetto Odescalchi voleva avere le mani libere nell'affrontare la riforma della Chiesa e dei costumi. Quest'ultima si concretizzo nella lotta al nepotismo e nelle battaglie per il risanamento finanziario. Papa Innocenzo XI condannò pure l'usura e cercò,in anticipo sui tempi, di giungere all'abolizione totale del commercio degli schiavi, sul quale era assai informato, in quanto riceveva personalmente i missionari, al fine di essere tenuto al corrente delle situazioni locali.
Aperto e insolito per i tempi, era l'atteggiamento di papa Odescalchi nei confronti delle altre confessioni cristiane. In un'epoca nella quale era indiscutibile il principio secondo cui il dissenso religioso non andava assolutamente tollerato, egli deplorò esplicitamente l'uso della forza da parte di Luigi XIV contro gli ugonotti, scrivendo, come riferiva da Roma l'ambasciatore veneto, come:
« | Non fosse proprio far missione di apostoli armati e che questo metodo non fosse il migliore, giacché Cristo non se ne era servito per convertire il mondo. » |
Più conforme alle visioni e all'ideologia dell'epoca fu invece il sogno di papa Innocenzo XI,(nato forse come reazione alla grave minaccia al mondo cristiano rappresentata dal fallito assedio di Vienna a opera dei Turchi nel 1683), di riprendere la lotta contro gli Ottomani. Promosse così nel 1683 una nuova Lega Santa, che univa Impero asburgico, Polonia, Malta, Venezia e, dal 1686, Impero Russo. Progetto che portò alla liberazione dell'Ungheria, alla conquista di Belgrado nel 1686 e alla definitiva sconfitta degli Ottomani nella Battaglia di Mohács (1687).
Dopo la liberazione di Vienna dall'assedio dell'Impero Ottomano, a opera dell'imperatore Leopoldo I e del re di Polonia Giovanni III Sobieski, Innocenzo XI estese la festa del Santissimo Nome di Maria (12 settembre) a tutta la cristianità.
Nei confronti di Miguel de Molinos mantenne una forte pressione e confermò nel 1687 il giudizio degli inquisitori, con il quale le sessantotto proposizioni Moliniste vennero condannate come blasfeme ed eretiche.
Il suo pontificato venne segnato dalla prolungata lotta con Luigi XIV di Francia sulla questione delle cosiddette "Libertà Gallicane" e anche al riguardo di certe immunità pretese dagli ambasciatori alla corte papale.
Morte e culto
Innocenzo morì, dopo una malattia durata due mesi, il 12 agosto 1689. Dopo la sua morte i romani vollero dividersi i suoi abiti come reliquie.[3]
La causa per la sua canonizzazione venne aperta nel 1714, ma l'influenza della Francia costrinse a sospenderne il corso nel 1744. Nel XX secolo la causa venne ripresa e papa Pio XII annunciò la sua beatificazione il 7 ottobre 1956. La sua memoria viene celebrata il 12 agosto.
Di recente è stato istituito il "Comitato promotore per le celebrazioni della nascita di papa Innocenzo XI", su impulso della curia cardinalizia di Budapest, del Pontificio Consiglio per l'interpretazione autentica dei testi legislativi della Chiesa, dell'Università degli Studi di Cassino, dell'Università degli studi del Molise e della famiglia Odescalchi[4].
Onorificenze
Gran Maestro dell'Ordine supremo del Cristo | |
Concistori tenuti da Innocenzo XI per la creazione di nuovi cardinali
Concistoro del 1º settembre 1681
- (1) Giambattista Spinola seniore, arcivescovo emerito di Genova († 4 gennaio 1704);
- (2) Antonio Pignatelli del Rastrello, arcivescovo di Lecce poi eletto papa con il nome di Innocenzo XII il 12 luglio 1691 († 27 settembre 1700);
- (3) Stefano Brancaccio, arcivescovo di Viterbo e Tuscania († 8 settembre 1682);
- (4) Stefano Agostini, arcivescovo titolare di Eraclea di Europa, datario apostolico († 21 marzo 1683);
- (5) Francesco Bonvisi, arcivescovo titolare di Tessalonica, nunzio apostolico in Austria († 25 agosto 1700);
- (6) Savio Mellini, arcivescovo titolare di Cesarea di Cappadocia, nunzio apostolico in Spagna († 10 febbraio 1701);
- (7) Federico Visconti, arcivescovo di Milano († 7 gennaio 1693);
- (8) Marco Galli, vescovo di Rimini, vice-gerente emerito della Diocesi di Roma († 24 luglio 1683);
- (9) Flaminio Taja, uditore dei Tribunali della Segnatura Apostolica († 5 ottobre 1682);
- (10) Raimondo (Camillo) Capizucchi, O.P. Maestro del sacro palazzo apostolico († 22 aprile 1691);
- (11) Giovanni Battista De Luca, referendario dei Tribunali della Segnatura Apostolica († 5 febbraio 1683);
- (12) Lorenzo Brancati di Lauria, O.F.M. Conv. bibliotecario di Santa Romana Chiesa († 30 novembre 1693);
- (13) Urbano Sacchetti, Uditore della Camera Apostolica († 6 aprile 1705);
- (14) Gianfrancesco Ginetti, tesoriere generale della Camera Apostolica († 18 settembre 1691);
- (15) Benedetto Pamphilj, O.S.Io.Hieros., pronipote di papa Innocenzo X, gran priore del suo Ordine a Roma; († 22 marzo 1730);
- (16) Michelangelo Ricci, segretario della S.C. per le indulgenze e le sacre reliquie († 12 maggio 1682);
Concistoro del 2 settembre 1686
- (17) Giacomo de Angelis, arcivescovo emerito di Urbino, vice-gerente della Diocesi di Roma († 15 settembre 1695);
- (18) Opizio Pallavicini, arcivescovo titolare di Efeso, nunzio apostolico in Polonia († 11 febbraio 1700);
- (19) Angelo Maria Ranuzzi, arcivescovo-vescovo di Fano, nunzio apostolico in Francia († 27 settembre 1689 prima di ricevere il titolo);
- (20) Maximilian Gandolph von Künburg, principe-arcivescovo di Salisburgo († 3 maggio 1687 senza essersi recato a Roma per ricevere il titolo);
- (21) Veríssimo de Lencastre, arcivescovo emerito di Braga († 12 dicembre 1692 senza essersi recato a Roma per ricevere il titolo)
- (22) Marcello Durazzo, arcivescovo titolare di Calcedonia, nunzio apostolico in Spagna († 27 aprile 1710);
- (23) Orazio Mattei, arcivescovo titolare di Damasco, prefetto del Palazzo Apostolico († 18 gennaio 1688);
- (24) Marcantonio Barbarigo, arcivescovo di Corfù († 26 maggio 1706);
- (25) Carlo Stefano Anastasio Ciceri, vescovo di Como († 24 giugno 1694);
- (26) Leopold Karl von Kollonitsch, C.O., vescovo di Wiener Neustadt († 20 gennaio 1707);
- (27) Étienne Le Camus, vescovo di Grenoble († 12 settembre 1707);
- (28) Johannes von Goes, principe-vescovo di Gurk († 19 ottobre 1696);
- (29) Augustyn Michał Stefan Radziejowski, Principe vescovo di Varmia († 11 ottobre 1705);
- (30) Pier Matteo Petrucci, C.O. vescovo di Jesi († 5 luglio 1701);
- (31) Pedro de Salazar Gutiérrez de Toledo, O. de M. vescovo di Salamanca († 15 agosto 1706);
- (32) Wilhelm Egon von Fürstenberg, Principe vescovo di Strasburgo († 10 aprile 1704);
- (33) Jan Kazimierz Denhoff, precettore dell'Ospedale di Santo Spirito in Sassia († 20 giugno 1697);
- (34) José Sáenz de Aguirre, O.S.B., teologo presso l'Università di Salamanca, segretario del Sant'Uffizio († 19 agosto 1699);
- (35) Leandro Colloredo, C.O., consultore della S.C. Dell'Indice († 11 gennaio 1709);
- (36) Fortunato Ilario Carafa della Spina, vicario generale di Messina († 16 gennaio 1697);
- (37) Domenico Maria Corsi, uditore della Camera Apostolica, presidente della S.C. Dell'Annona († 6 novembre 1697);
- (38) Giovanni Francesco Negroni, tesoriere generale della Camera Apostolica († 1º gennaio 1713);
- (39) Fulvio Astalli, pronipote di papa Innocenzo X, chierico della Camera Apostolica († 14 gennaio 1721);
- (40) Gasparo Cavalieri, chierico della Camera Apostolica († 17 agosto 1690;
- (41) Johannes Walter Sluse, segretario per i brevi ai principi († 16 luglio 1687);
- (42) Francesco Maria de' Medici, fratello di Cosimo III, granduca di Toscana governatore di Siena († 3 febbraio 1711[5]);
- (43) Rinaldo d'Este juniore, zio di Francesco II, duca di Modena e Reggio († 26 ottobre 1737[6]).
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Arcivescovo Filippo Archinto
- Papa Pio IV
- Cardinale Giovanni Antonio Serbelloni
- Cardinale Carlo Borromeo
- Cardinale Ottavio Paravicini
- Cardinale Giambattista Leni
- Cardinale Giulio Roma
- Arcivescovo Martino Alfieri
- Cardinale Francesco Maria Machiavelli
- Papa Beato Innocenzo XI
Successione degli incarichi
Predecessore: | Cardinale diacono dei Santi Cosma e Damiano | Successore: | |
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Alessandro Cesarini | 24 aprile 1645-21 aprile 1659 | Odoardo Vecchiarelli |
Predecessore: | Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica | Successore: | |
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? | 22 gennaio 1647-4 aprile 1650 | ? |
Predecessore: | Vescovo di Novara | Successore: | |
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Antonio Tornielli | 4 aprile 1650-6 marzo 1656 | Giulio Maria Odescalchi, O.S.B. |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Sant'Onofrio | Successore: | |
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Giovanni Girolamo Lomellini | 21 aprile 1659-21 settembre 1676 | Piero Bonsi |
Predecessore: | Camerlengo del Collegio Cardinalizio | Successore: | |
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Federico Sforza | 12 gennaio 1660-24 gennaio 1661 | Camillo Astalli-Pamphili |
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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Papa Clemente X | 21 settembre 1676 - 12 agosto 1689 | Papa Alessandro VIII |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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- Cardinali diaconi dei Santi Cosma e Damiano
- Prefetti del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica
- Vescovi di Novara
- Cardinali presbiteri di Sant'Onofrio
- Cardinali Camerlenghi
- Santi particolari e locali del martirologio del 12 agosto
- Presbiteri italiani del XVII secolo
- Italiani del XVII secolo
- Presbiteri del XVII secolo
- Presbiteri per nome
- Vescovi consacrati nel 1651
- Vescovi italiani del XVII secolo
- Vescovi del XVII secolo
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- Concistoro 6 marzo 1645
- Cardinali italiani del XVII secolo
- Cardinali del XVII secolo
- Cardinali per nome
- Cardinali creati da Innocenzo X
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