Diocesi di Cefalù

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Diocesi di Cefalù
Dioecesis Cephaludensis
Chiesa latina
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vescovo Giuseppe Marciante
Sede Cefalù
Suffraganea
dell'arcidiocesi di Palermo
Regione ecclesiastica Sicilia
Diocesi di Cefalù.png
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Italia
Vicario Giuseppe Licciardi
Vescovi emeriti: Vincenzo Manzella
Parrocchie 53
Sacerdoti 88 di cui 70 secolari e 18 regolari
1.270 battezzati per sacerdote
21 religiosi 64 religiose 8 diaconi
116.500 abitanti in 1.718 km²
111.800 battezzati (96,0% del totale)
Eretta 1131
Rito romano
Indirizzo

Piazza Duomo 12, 90015 Cefalù (PA), Italia

tel. +390921.42.12.93 fax. 0921.42.36.15 @
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2017 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
Particolare del portale del palazzo vescovile
Ingresso del seminario vescovile

La diocesi di Cefalù (in latino: Dioecesis Cephaludensis) è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Palermo appartenente alla regione ecclesiastica Sicilia. Nel 2016 contava 111.800 battezzati su 116.500 abitanti. È attualmente retta dal vescovo Giuseppe Marciante.

Patrona della diocesi è Maria Santissima di Gibilmanna, venerata nel Santuario di Gibilmanna.

Territorio

La diocesi comprende la città di Cefalù e i comuni di Alia, Alimena, Aliminusa, Blufi, Bompietro, Caltavuturo, Campofelice di Roccella, Castelbuono, Castellana Sicula, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Lascari, Montemaggiore Belsito, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Sclafani Bagni, Scillato e Valledolmo.

Sede vescovile è la città di Cefalù, dove si trova la cattedrale della Trasfigurazione.

Parrocchie

Il territorio è suddiviso in 53 parrocchie.

  • Cefalù: Cattedrale, Maria SS. Addolorata, Sant'Agata V.M., Sant'Ambrogio, San Francesco, Santa Maria d'Itria e San Giovanni, Spirito Santo, SS. Salvatore alla Torre.
  • Alia: Maria SS. delle Grazie, S.ta Anna.
  • Alimena: Santa Maria Maddalena.
  • Aliminusa: Sant'Anna.
  • Blufi: Cristo Re, San Giuseppe.
  • Bompietro: Sacra Famiglia, Santi apostoli Pietro e Paolo.
  • Caltavuturo: Santa Maria di Gesù, Santi apostoli Pietro e Paolo.
  • Campofelice di Roccella: Santa Rosalia.
  • Castelbuono: Maria SS. Assunta, Sant'Antonino martire, Natività di Maria Vergine.
  • Castellana Sicula: San Francesco da Paola, San Giuseppe, SS. Crocifisso.
  • Collesano: San Pietro.
  • Gangi: San Cataldo, Santa Maria, San Nicolò, SS. Salvatore.
  • Geraci Siculo: Santa Maria Maggiore.
  • Gratteri: San Michele Arcangelo.
  • Isnello: San Nicolò di Bari, San Paolo Apostolo.
  • Lascari: Maria SS. Assunta, San Michele Arcangelo.
  • Montemaggiore Belsito: Sant'Agata V.M..
  • Petralia Soprana: Madonna Addolorata, San Giovanni, San Giuseppe, Santi apostoli Pietro e Paolo, SS. Trinità.
  • Petralia Sottana: Madonna delle Nevi, Maria SS. Assunta.
  • Polizzi Generosa: Maria SS. Assunta, Sant'Orsola.
  • Pollina: Maria SS. della Lettera, Santi Giovanni e Paolo.
  • San Mauro Castelverde: San Giorgio, Santa Maria de Francis.
  • Sclafani Bagni: Maria SS. Assunta.
  • Scillato: Maria SS. della Catena.
  • Valledolmo: Immacolata.

Storia

Cefalù fu probabilmente sede vescovile nel primo millennio, ma la data della sua erezione è incerta. Nel marzo dell'866 compare nella Diatiposi (un elenco bizantino di diocesi) come suffraganea dell'arcidiocesi di Siracusa. Si conosce un solo vescovo: Niceta, presente al Concilio di Costantinopoli dell'869-870. Durante la dominazione musulmana probabilmente la diocesi di Cefalù fu soppressa.

La diocesi fu ripristinata il 4 settembre 1131 dall'antipapa Anacleto II su richiesta di Ruggero II di Sicilia. Originariamente era suffraganea dell'arcidiocesi di Messina (oggi arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela). L'anno precedente Ruggero aveva eletto vescovo il proprio vescovo Iocelmo, che però non ricevette l'approvazione della Santa Sede e non fu mai consacrato.

In origine il vescovo era lo stesso priore del capitolo, che seguiva la regola monastica. Il capitolo era stato eretto nel giugno dello stesso 1131 da Ruggero II, come filiazione del monastero dei canonici agostiniani del monastero calabrese di Santa Maria di Bagnara.

La diocesi aveva un vasto potere temporale grazie alle fondazioni feudali di Ruggero II nel 1145 e un notevole patrimonio terriero. Per alcuni secoli dalla creazione della diocesi convissero anche nella liturgia della cattedrale il rito latino e quello bizantino. Per quanto riguarda il rito latino, si sa che fu adottato il Librus Cantus Chori del monastero benedettino di San Gallo, già adottato dal monastero di Bagnara.

Il diritto di nomina dei vescovi, secondo il regime siciliano dell'Apostolica Legazia di Sicilia, spetta ai sovrani, con conferma da parte della Santa Sede: l'esercizio di questo diritto creò con il tempo alcuni contrasti, per cui alcuni vescovi eletti non furono confermati. In realtà i candidati erano scelti dal capitolo e successivamente nominati dal sovrano.

All'inizio del XIII secolo nacque la prima opera caritativa della diocesi: un ospizio per i poveri.

Nel 1546 fu aperta una casa di cura per gli infermi, gestita dall'arciconfraternita della Santissima Annunziata.

Dopo il Concilio di Trento le tradizioni liturgiche proprie della diocesi dovettero cedere il passo all'omologazione al rito romano. Invece non fu recepita l'istituzione della parrocchia: le chiese della diocesi erano affidate a vicari curate, mentre il vescovo era l'unico parroco della diocesi. Questa organizzazione pastorale accentrata era diffusa in altre diocesi siciliane, ad esempio in quella di Catania. Si deve al vescovo Francesco Gonzaga l'istituzione nel 1588 del seminario diocesano.

L'epoca della Controriforma è segnata profondamente dall'arrivo di nuovi ordini religiosi: mentre i domenicani erano già presenti dal 1502, si stabilirono a Cefalù gli eremitani, i minori osservanti, i carmelitani e i mercedari. A Polizzi Generosa i carmelitani e i fatebenefratelli si aggiunsero al monastero domenicano fondato nel 1420 e alla casa dei cappuccini istituita nel 1538. Soprattutto si diffuse la famiglia francescana: i conventuali a Collesano, a Tusa, a Gratteri, a Isnello, a Santo Stefano di Camastra; i minori osservanti a Collesano, a Mistretta, a Castel di Lucio, a Caltavuturo; i cappuccini a Collesano, a Mistretta, a Pettineo, a Gibilmanna.

Nel 1635 sorse un'altra opera caritativa: un orfanotrofio per ragazze povere. Nel 1648 fu istituito un monte di pietà, dedicato a san Didaco, i cui proventi erano utilizzati per finanziare l'ospedale.

Il 22 settembre 1671 il capitolo della cattedrale fu secolarizzato con una bolla di papa Leone X.

Nel XVII secolo i vescovi iniziarono ad occuparsi della gestione di un Monte di prestiti, intitolato alle Anime sante del Purgatorio, ma più noto come Monte Costa. In epoca risorgimentale le autorità civili tenteranno di estromettere i vescovi dalla nomina degli amministratori e la controversia si risolverà solo nel 1905, quando i vescovi vedranno confermati i propri diritti.

La diocesi ebbe un lungo periodo di sede vacante tra il 1716 e il 1732, per la controversia sull'estinzione della Legazia apostolica che opponeva papa Clemente IX al re di Sicilia Carlo IV.

Verso la fine del secolo, durante l'episcopato di Gioacchino Castelli, i vescovi furono allontanati dalla gestione dell'ospedale, da allora riservata all'autorità civile e all'arciconfraternita dell'Annunziata.

Il 20 maggio 1844 entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Palermo in forza della bolla In suprema militantis Ecclesiae specula di papa Gregorio XVI. La stessa bolla stabilì per la diocesi ampie variazioni territoriali: Castel di Lucio, Mistretta, Motta d'Affermo, Pettineo, Reitano, Santo Stefano di Camastra, Tusa furono cedute alla diocesi di Patti, Cerda all'arcidiocesi di Palermo e Vallelunga Pratameno alla diocesi di Caltanissetta, mentre Castelbuono, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Geraci Siculo, Gangi e San Mauro Castelverde furono aggregate alla diocesi.

Nella seconda metà del XIX secolo la diocesi costituiva un'unica parrocchia e il vescovo era l'unico parroco. La diocesi riuscì a salvarsi dall'incameramento dei beni della mensa vescovile previsto dalla legge n° 3838 del 1867 dimostrando che il vescovo era appunto l'unico parroco della diocesi e che i beni erano quindi annessi alla cura d'anime.

Nell'ultimo ventennio del secolo nacquero le prime società operaie cattoliche, incrementate dopo l'enciclica Rerum Novarum del 1891. Il vescovo d'Alessandro fu però poco interessato alla problematica sociale e mentre l'Opera dei Congressi aveva una lenta ed incompleta diffusione i lavoratori guardavano con insoddisfazione l'amministrazione delle opere sociali. Severo fu anche il successore di d'Alessandro, Anselmo Evangelista Sansoni, che guardava con sospette tutte le associazioni laicali, anche quelle che si tenevano distanti dal temuto socialismo. Proprio questo timore però condusse alla diffusione di opere caritative tradizionali.

Il 2 febbraio 1987 è stato eretto l'Istituto superiore di scienze religiose Mariano Campo con decreto del vescovo Emanuele Catarinicchia, approvato definitivamente il 10 luglio 1993.

Cronotassi dei vescovi

Istituti di religiosi e di religiose

Statistiche

La diocesi al termine dell'anno 2016 su una popolazione di 116.500 persone contava 111.800 battezzati, corrispondenti al 96,0% del totale.

Voci correlate
Fonti
  • (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii ævi: sive, Summorum Pontificum, S[anctæ] R[omanæ] E[cclesiæ] Cardinalium, Ecclesiarum Antistitum Series. E Documentis Tabularii Præsertim Vaticani Collecta, Digesta, Edita, cap. Ab anno 1431 usque ad annum 1503 perducta, [vol. II], Patavii : Il Messaggero di s. Antonio, 1901, 1968


Collegamenti esterni