Arcidiocesi dell'Aquila

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Arcidiocesi dell’Aquila
Archidioecesis Aquilana
Chiesa latina

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Arcivescovo Metropolita Antonio D'Angelo
Sede L'Aquila

sede vacante
L'Aquila

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Suffraganea
Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise
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Stemma
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Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Italia
diocesi suffraganee
Avezzano, Sulmona-Valva
Coadiutore
Vicario
Provicario
generale
Ausiliari

Cariche emerite:

Parrocchie 148
Sacerdoti

111 di cui 81 secolari e 30 regolari
1.015 battezzati per sacerdote

32 religiosi 131 religiose 8 diaconi
112.670 abitanti in 1.516 km²
117.190 battezzati (96,1% del totale)
Eretta 22 dicembre 1256
Rito Romano
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Concattedrale {{{concattedrale}}}
Santi patroni
Indirizzo
Piazza del Duomo 33, 67100 L'Aquila
Coordinate geografiche
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Collegamenti esterni

Sito ufficiale

Dati online 2017 (gc ch )

Dati dal sito web della CEI
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
Ingresso dell'episcopio arcivescovile all'Aquila
Cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio, sede della cattedra dell'arcivescovo dell'Aquila

L'Arcidiocesi di L'Aquila (in latino Archidioecesis Aquilana) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla Regione Ecclesiastica Abruzzo-Molise.

Il patrono della Diocesi è San Massimo, levita e martire, già protettore della diocesi di Forcona, soppressa nel 1256, da cui quella dell'Aquila è derivata. Compatroni sono sant'Equizio abate, san Pietro Celestino e san Bernardino da Siena

Territorio

L'arcidiocesi comprende 28 comuni della provincia dell'Aquila: Acciano, Barete, Barisciano, Cagnano Amiterno, Campotosto, Capitignano, Caporciano, Collepietro, Fagnano Alto, Fontecchio, Fossa, L'Aquila, Lucoli, Montereale, Navelli, Ocre, Pizzoli, Poggio Picenze, Prata d'Ansidonia, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo (tranne la frazione di Rovere, che appartiene alla diocesi di Avezzano), San Demetrio ne' Vestini, San Pio delle Camere, Sant'Eusanio Forconese, Scoppito, Tione degli Abruzzi, Tornimparte e Villa Sant'Angelo.

Sede arcivescovile è la città dell'Aquila, dove si trova la cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio. In città sorgono anche tre basiliche minori: la basilica di San Giuseppe Artigiano, la basilica di Santa Maria di Collemaggio e la basilica di San Bernardino. A Poggio di Roio, frazione dell'Aquila, si trova il santuario della Madonna di Roio, mentre vicino ad Assergi, anch'essa frazione del capoluogo, quello di San Pietro della Ienca, dedicato il 18 maggio 2011 al santo papa Giovanni Paolo II.[2]

Il territorio si estende su 1.516 km².

Provincia ecclesiastica

La provincia ecclesiastica aquilana, istituita nel 1972, comprende 2 suffraganee:

Storia

Diocesi di Forcona (fino al 1256)

Il territorio oggi compreso nell'arcidiocesi dell'Aquila fin dall'epoca tardo-romana era occupato da diverse antiche sedi vescovili. Sono infatti attestate la diocesi di Amiterno, nei pressi di San Vittorino, con vescovi documentati nel V e nel VI secolo, quella di Pitinum, che si vuole identificare con l'odierna frazione aquilana di Pettino, il cui unico vescovo noto prese parte al Concilio di Roma (499), e quella di Aveia, nel territorio di Fossa, il cui vescovo Gaudenzio figura tra i padri del Concilio di Roma (465).

Dopo il VI secolo non si hanno più notizie di queste antiche diocesi. Pettino fu probabilmente assorbita da Amiterno, a sua volta scomparsa e integrata nel territorio della diocesi di Rieti. Secondo Francesco Lanzoni,[1] alla sede di Aveia, distrutta e abbandonata, sarebbe succeduta la diocesi di Forcona (o Forconio), corrispondente all'odierna frazione aquilana di Civita di Bagno, il cui primo vescovo conosciuto è Floro, che fu presente al Concilio di Roma (680) indetto da papa Agatone per condannare l'eresia monotelita. Bisogna poi salire al IX secolo per conoscere i nomi di altri vescovi di Forcona, la cui serie episcopale arriva fino a metà del XIII secolo. Tra questi vescovi si possono ricordare Giovanni I, che figura nel Concili di Roma (853) e nel Concilio di Roma (861); Albino, vissuto in epoca incerta, il cui cenotafio si conserva nella cattedrale dell'Aquila; san Raniero, lodato da papa Alessandro II per aver difeso i diritti della Chiesa contro gli usurpatori; Pagano, che nel 1178 ricevette un breve da papa Alessandro III con il quale la Chiesa di Forcona venne sottoposta alla protezione della Santa Sede. Al 1204 risale invece una bolla di papa Innocenzo III, con la quale vennero confermati i possedimenti della diocesi, retta in quegli anni da Giovanni II, parente del pontefice. Nel 1252 fu nominato vescovo della città Berardo da Padula, ma ormai il centro era in irreversibile decadenza; nel 1254, infatti, avvenne, per volontà di diverse decine di castelli della zona, la fondazione dell'Aquila, nuova città posta tra Forcona e Amiternum. Questo evento portò al definitivo abbandono delle antiche città di origine romana della zona.

Diocesi dell'Aquila (1256-1876)

Accogliendo le istanze delle nuove autorità civili aquilane, con la bolla Purae fidei del 22 dicembre 1256, papa Alessandro IV concesse al centro di recente fondazione lo status di città e la dignità episcopale, ordinando il trasferimento della sede di Forcona, con tutti i suoi onori e i suoi diritti, nella chiesa cattedrale intitolata ai Santi Massimo e Giorgio. Alla nuova diocesi fu unito anche il territorio dell'antica Amiterno, sottratto alla diocesi di Rieti. Per prevenire possibili rivendicazioni da parte dei vescovi reatini, e in accordo con gli arcipreti amiternini, il 20 febbraio 1257 il pontefice emanò una seconda bolla, anch'essa intitolata Purae fidei, con il medesimo contenuto della prima, ma con l'aggiunta di un frase che definì i confini della diocesi,[2] che comprendevano così anche l'antico contado amiternino.

Berardo da Padula diventò così il primo vescovo aquilano, ma dovette ben presto lasciare la sua sede e rifugiarsi nuovamente a Forcona, quando la città dell'Aquila venne rasa al suolo nel 1259 da Manfredi di Sicilia. Tra gli eventi che segnarono in modo particolare la vita della diocesi, dopo la ricostruzione della città nel 1266, è la fondazione nel 1288 della basilica di Santa Maria di Collemaggio ad opera di Pietro da Morrone, che proprio in quella basilica venne incoronato papa con il nome di Celestino V nel 1294. Tra i primi vescovi si ricordano Niccolò da Sinizzo, che fece arrivare in città gli Agostiniani con la fondazione del convento e della chiesa di Sant'Agostino, Bartolomeo Conti, che prese parte al Concilio di Vienne (1312), durante il quale fu accusato di simonia, e Filippo Delci, che dovette far fronte al violento terremoto del 1315.

Un ulteriore periodo di crisi fu vissuto durante lo scisma d'Occidente, tra XIV e XV secolo. La sede aquilana fu stabilmente occupata da vescovi dell'obbedienza avignonese, mentre i vescovi nominati da Roma non riuscirono mai a prenderne possesso. Tra questi vescovi si può ricordare la tragica fine di Stefano Sidonio: nominato dal papa romano, passò ben presto all'obbedienza avignonese; fuggito dall'Aquila, si rifugiò a Perugia, ma venne raggiunto e ucciso da sicari inviati da papa Urbano VI. Stessa tragica sorte toccò al vescovo avignonese Berardo da Teramo, ucciso durante alcuni tumulti nel 1391. Lo scisma ebbe fine con il vescovo Jacopo Donadei, che nel 1413 fece trasferire le reliquie del patrono san Massimo da Aveia nella cattedrale aquilana; abile uomo politico ed esperto militare, non disdegnò di mettersi alla testa di un esercito per difendere la propria città. Tra gli altri vescovi del XV secolo, sono da ricordare Amico Agnifili (1431-1472), primo vescovo aquilano a diventare cardinale, e Giovanbattista Gaglioffi (1486-1493), che prese parte alla congiura dei Baroni napoletani e per questo venne assassinato mentre si trovava a Roma.

Un altro casus belli coinvolse la diocesi di Valva e quella dell'Aquila, che pretendeva di avere giurisdizione su diversi castelli, che dipendevano dal punto di vista ecclesiastico dalla diocesi valvense, ma che dal punto di vista amministrativo civile erano sottomessi alla città aquilana. La controversia, che ebbe anche momenti drammatici, fu vinta dalla diocesi aquilana, che nel 1426 annetté al proprio territorio diciotto centri, tra cui Collepietro, Bominaco, Navelli e Civitaretenga.

Nella prima metà del XVI secolo fu nominato vescovo dell'Aquila Giovanni Franchi, appartenente a una nobile famiglia cittadina. Caso inusuale, ma non raro a quell'epoca, è che questo vescovo, quando venne eletto, non aveva ricevuto nessun ordine sacro, e non si preoccupò di riceverli nemmeno durante gli otto anni in cui governò la sede aquilana; di fatto, quindi, dal 1515 al 1523 la diocesi fu retta da un episcopus electus, che vescovo non lo fu mai, ma solo un laico. Quando si dimise nel 1523, Giovanni Franchi intraprese la carriera militare. Dopo di lui la diocesi fu affidata a cardinali romani in qualità di amministratori apostolici, fino al 1537.

Nella seconda metà del XVI secolo i vescovi aquilani si distinsero per l'applicazione dei decreti di riforma del Concilio di Trento. Tra questi lo spagnolo Juan de Acuña (1561-1578), che fondò il seminario vescovile, ingrandì ed arricchì la cattedrale ed istituì l'Accademia dei Fortunati; Mariano de Racciaccaris (1579-1592), originario di Tivoli, che indisse nel 1581 il primo sinodo diocesano; Basilio Pignatelli (1593-1599), che fece venire in città i Gesuiti.

L'inizio del Seicento vedi l'arrivo in diocesi di numerosi ordini e congregazioni religiose, tra cui i fatebenefratelli, i barnabiti, i cistercensi, i cappuccini e i minimi. Il secolo si chiuse con l'episcopato di Ignacio de la Cerda (1683-1702), che entrò in contrasto con il viceré di Napoli, suo cugino, e per questo subì gravi ritorsioni, che lo costrinsero a lasciare L'Aquila e rifugiarsi a Rieti dove morì.

Mentre l'arcidiocesi, rimasta vacante, veniva amministrata dal vicario capitolare Francesco Antonelli, appartenente alla nobile famiglia aquilana, L'Aquila e la regione furono devastati da un catastrofico terremoto, che rase quasi totalmente al suolo la città e che, nella scossa del 2 febbraio 1703, causò anche la morte del vicario Antonelli. La sede venne quindi affidata al vicario capitolare Domenico de Benedictis, fino al 1712, e poi al vicario apostolico Francesco Maria Tansi, fino all'8 maggio 1719. In quella data, infatti, si insediò il vescovo Domenico Taglialatela, nominato nel giugno dell'anno precedente, dopo sedici anni di vacanza.

Nel 1818 papa Pio VII e il re delle Due Sicilie Ferdinando I conclusero il concordato in seguito al quale, con la bolla De utiliori, il papa decretò la soppressione della diocesi di Cittaducale per la deficienza delle rendite e l'annessione del suo territorio alla sede dell'Aquila. Nel 1836 furono annessi alla diocesi aquilana, con un breve di papa Gregorio XVI, anche alcuni centri su cui gli abati di Farfa esercitavano la giurisdizione spirituale, tra cui San Pio di Fontecchio, San Lorenzo di Beffi e il monastero di Santa Maria a Graiano.

Arcidiocesi dell'Aquila (dal 1876)

Per premiare la devozione alla persona del pontefice della sua popolazione e le benemerenze del vescovo Luigi Filippi, con la lettera apostolica Suprema dispositione del 19 gennaio 1876 papa Pio IX insignì la sede aquilana della dignità arcivescovile, pur mantenendola nell'immediata soggezione alla Santa Sede.

In ossequio alle disposizioni del Concilio Vaticano II,[3] papa Paolo VI con la lettera apostolica Cum cognitum del 15 agosto 1972 elevò la sede arcivescovile dell'Aquila a sede metropolitana e insignì l'allora arcivescovo Costantino Stella del titolo di metropolita della nuova provincia ecclesiastica comprendente, oltre all'arcidiocesi dell'Aquila, quelle suffraganee dei Marsi (con sede ad Avezzano) e di Valva e Sulmona.

Con il decreto Quo aptius del 21 giugno 1976 emanato dalla Congregazione per i vescovi, per conformare i confini diocesani con quelli delle province civili, l'arcidiocesi dell'Aquila subì un ultimo e definitivo riassetto territoriale: le 25 parrocchie che formavano l'antica diocesi di Cittaducale vennero accorpate alla diocesi di Rieti, mentre 21 parrocchie già reatine furono assegnate all'arcidiocesi dell'Aquila.[4]

Nel 2006 l'arcidiocesi celebrò la ricorrenza del 750º anniversario della sua fondazione. La cattedrale, il palazzo arcivescovile e molte chiese dell'Aquila e dintorni subirono poi gravi danni a causa del terremoto dell'Aquila del 2009. Papa Benedetto XVI visitò l'arcidiocesi già il 28 aprile 2009, recandosi, tra l'altro, a pregare sulle spoglie di Celestino V nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, danneggiata dal sisma.

Cronotassi dei vescovi

Vescovi di Forcona

Vescovi e arcivescovi dell'Aquila

Santi patroni

L'arcidiocesi ha quattro patroni, che sono: san Massimo, levita e martire, già protettore della diocesi di Forcona, soppressa nel 1256, da cui quella dell'Aquila è derivata; sant'Equizio, abate, le cui spoglie sono collocate nella chiesa di Santa Margherita all'Aquila; san Pietro Celestino, eremita, papa e confessore, sepolto nella basilica di Santa Maria di Collemaggio; san Bernardino da Siena, religioso, il cui corpo è situato nella basilica di San Bernardino all'Aquila.

Statistiche

Fonti
Voci correlate
Collegamenti esterni
  1. Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. II, Faenza, 1927, pp. 365-370.
  2. La frase aggiunta è la seguente: videlicet ab Urno putrido et Beffi ac Rivo Gambario usque Cornu et Montem Rigalem.
  3. titolo parametro obbligatorio su vatican.va. 28 ottobre 1965. URL consultato il 6 aprile 2020
  4. Elenco dei centri abitati in: AAS 68 (1976), pp. 514-515.
  5. Giovanni prese parte ai concili romani dell'853 e dell'861, ed è ancora documentato nell'869. Die Konzilien der karolingischen Teilreiche, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover 1984-1998, vol. I, p. 336; vol. II, p. 64 e nota 42.
  6. Questo vescovo appare tra le firme del diploma che l'imperatore Ottone I avrebbe rilasciato per la città di Forcona nel 956. Tuttavia questo diploma e il suo contenuto sono ritenuti spuri, falsissimum Ottonis I diploma est. Kehr, Italia pontificia, IV, pp. 234-235. Monumenta Germaniae Historica, Diplomata, Diplomatum Regum et Imperatorem Germaniae, vol. I, p. 623, nº 459. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, p. 280.
  7. 7,0 7,1 Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, pp. 280-281.
  8. Secondo Signorini (La diocesi di Aquila descritta ed illustrata, I, pp. 119-121), Berardo è documentato per la prima volta nel mese di novembre 1147 e muore nel 1171. Il suo nome appare in diverse iscrizioni del vescovo Dodone di Rieti a partire dal 1157; la sua ultima menzione è nell'iscrizione relativa alla dedicazione della chiesa di Santa Vittoria a Monteleone Sabino, avvenuta nel mese di ottobre del 1171. Carlo Tedeschi, Le iscrizioni di Dodone, vescovo di Rieti, in «Scrittura epigrafica e scrittura libraria: fra Oriente ed Occidente» a cura di Marilena Maniaci e Pasquale Orsini, Cassino 2015, pp. 103-131. Gams gli assegna come anni di episcopato il periodo tra il 1160 e il 1170.
  9. 9,0 9,1 9,2 9,3 9,4 9,5 Kamp, Kirche und Monarchie…, I, pp. 16-27.
  10. Questo vescovo è escluso da Kamp, secondo il quale vi è un solo Berardo, quello che precede Pagano.