Papa Paolo III
Paolo III, al secolo Alessandro Farnese (Canino, 29 febbraio 1468; † Roma, 10 novembre 1549) è stato il 220º vescovo di Roma e papa italiano dal 1534 alla sua morte. Convocò il Concilio di Trento nel 1545.
Biografia
Origini e formazione
Nato come Alessandro Farnese, a Canino, nell'Alta Tuscia Laziale (oggi provincia di Viterbo), era figlio di Pier Luigi Farnese Seniore e Giovannella Caetani, discendente dalla famiglia di papa Bonifacio VIII.
Alessandro era d'intelligenza e modi vivaci, per questo motivo provocò diversi guai alla famiglia. Tuttavia i genitori decisero di avviarlo alla carriera ecclesiastica, pertanto stabilirono che dovesse avere la migliore educazione possibile e già nel 1482 gli procacciarono un posto di Scrittore Apostolico.
I suoi precettori furono: l'umanista Pomponio Leto, per le lettere antiche, la storia e la cultura classica; lo scienziato Alberto Piglio, per le discipline matematiche e scientifiche. Nonostante l'impegno nello studio, la sua vita era fatta di stravizi e bagordi (era amante soprattutto delle donne e del vino) per cui la madre, preoccupata per la carriera futura del figlio, decise di chiudere i cordoni della borsa: Alessandro giurò, allora, vendetta.
Non è dato sapere con precisione cosa avvenne, ma la cosa certa è che la madre finì nelle segrete di Castel Sant'Angelo. Forse Alessandro la fece rinchiudere nell'Isola Bisentina, sul Lago di Bolsena, per convincerla a fornirgli il denaro di cui necessitava, in ogni caso ella riuscì a far pervenire un messaggio al Papa, Innocenzo VIII, che fece arrestare e mettere in prigione Alessandro, il quale rimase in carcere per un periodo di tempo piuttosto lungo, finché uno zio, dopo aver corrotto una guardia, lo fece evadere.
Il Papa non fu entusiasta dell'accaduto, ma decretò solamente che il ragazzo dovesse stare lontano da Roma per un certo periodo di tempo. Per salvare l'onore della famiglia questo allontanamento non doveva sembrare un esilio, così venne colta l'occasione per mandare il giovane a proseguire gli studi presso la corte di Lorenzo il Magnifico, dove poté assistere alle lezioni di Marsilio Ficino, conobbe Pico della Mirandola e incontrò il fior fiore dei rampolli della nobiltà italiana, futuri papi, re, duchi, cardinali, artisti, letterati e poeti.
Ritorno a Roma e pontificato di Alessandro VI
Nel 1489, giudicando la sua cultura completa, Alessandro tornò a Roma con una lettera del Magnifico che gli permise di diventare, nel 1491, Protonotario apostolico della Cancelleria pontificia. La nuova posizione e la passione del cardinale Rodrigo Borgia, vice cancelliere pontificio, per sua sorella Giulia Farnese, gli aprirono le porte della corte pontificia.
L'anno successivo Innocenzo VIII morì e gli succedette Rodrigo Borgia, con il nome di Alessandro VI. Nel settembre 1493 il nuovo Papa elevò alla porpora cardinalizia, come cardinale diacono, Alessandro.
Nel 1494, nel castello di Capodimonte, morì di malattia suo fratello Angelo: sia Alessandro che la sorella Giulia contrassero lo stesso morbo, ma si salvarono grazie a un medico mandato da Alessandro VI.
La discesa improvvisa di Carlo VIII in Italia convinse il Papa a nominare, in concistoro segreto, Alessandro legato di Viterbo, con la speranza che la sua presenza avrebbe fermato i francesi, ma così non fu e anche Giulia, che andava al matrimonio della sorella Gerolama, fu catturata dai francesi. Il Papa condusse trattative per la sua liberazione, che andarono a buon fine, ma non perdonò Alessandro per la perdita di Viterbo e per la cattura della sua amante. La cosa peggiore fu, comunque, il voltafaccia degli Orsini, che passarono al soldo dei francesi, cedendo loro la fortezza di Bracciano e quindi l'accesso a Roma. Questa manovra fece perdere ulteriore credibilità al cardinale Farnese, visto che i destini della sua famiglia si erano più volte intrecciati con quella degli Orsini. Però, dopo che il Valois ebbe giurato fedeltà al Papa, questi volle ricondurre all'obbedienza i feudatari che gli erano stati infedeli. I primi a subire la vendetta del Papa furono proprio gli Orsini, che furono condannati alla confisca dei beni. Il 16 luglio 1496 Alessandro VI rimandò il cardinale a Viterbo, ma dopo soli due mesi nominò il figlio, Duca di Gandia, console della città.
Ormai la stella di Alessandro Farnese sembrava tramontata e così il cardinale decise di rimanere per qualche tempo confinato nelle sue terre. Tuttavia, nel 1499, Alessandro era nuovamente a Roma, giusto in tempo per vedere il pontefice scagliarsi contro i Caetani, la famiglia di sua madre. I loro beni vennero incamerati e rivenduti a Lucrezia Borgia per la somma, mai riscossa, di 80.000 ducati.
Nonostante il regno del terrore instaurato da Alessandro VI continuasse (perseguitò le famiglie Colonna e Savelli), il Farnese riuscì a sopravvivere e la sua costanza fu ripagata nel 1502, quando venne nominato Legato della Marca anconitana. Lo stesso anno Alessandro conobbe la donna sconosciuta che gli diede, prima dell'imposizione degli Ordini Sacri, i quattro eredi, due dei quali legittimati dal pontefice Giulio II, Pier Luigi e Paolo e due mai legittimati, Costanza e Ranuccio.
Pontificati di Giulio II, Leone X, Adriano VI e Clemente VII
Alla morte di Alessandro VI (1503) il Farnese tornò a Roma, per partecipare al conclave da cui uscì Papa Papa Pio III Piccolomini, ma non passò molto che si dovette procedere all'elezione di un nuovo pontefice: Giulio II della Rovere. Costui reintegrò nei propri feudi i Caetani e riammise al favore papale gli Orsini e i Colonna. Un altro passo importante fu il matrimonio tra il nipote del Papa, Nicola della Rovere e la figlia di Giulia Farnese, Laura Orsini. Tale matrimonio rafforzò i legami di amicizia tra Alessandro e Giulio II, che presto si trasformarono in concessioni sempre più importanti per la famiglia. Il cardinale lasciò la legazione delle Marche nel 1509. Al suo ritorno a Roma lo aspettavano il titolo di Sant'Eustachio, uno dei più ricchi di Roma e la nomina a vescovo di Parma (1509). Di seguito, ottenne anche i vescovati di Bertinoro, Vence, Valva, Sulmona, Pons, Benevento, Soana, Anagni, Bitonto, Forlì e Sora. L'acquisto del castello di Vico risale proprio a questo periodo. Nel 1510 Alessandro fu colpito dal primo lutto: moriva il secondogenito Paolo.
Il 9 marzo 1513 salì al soglio di Pietro Giovanni Medici, che assunse il nome di Leone X. Fu proprio il Farnese che, in qualità di decano dell'ordine dei cardinali diaconi, annunciò alla folla l'elezione del Medici, vecchio amico dei tempi di Firenze e che il giorno dell'incoronazione gli posò la tiara sulla testa. Il 15 marzo lo stesso Alessandro fu ordinato presbitero e il 6 marzo 1514 fu consacrato vescovo della Diocesi di Benevento[1]. Il nuovo pontefice trasformò in vicariato perpetuo i privilegi accordati dai suoi predecessori del secolo precedente sui feudi di Marta, Capodimonte, Canino e Gradoli. Nello stesso anno iniziò anche la costruzione di Palazzo Farnese a Roma.
Gli anni successivi passarono tra la corte di Papa Medici e i possedimenti farnesiani, con lo scopo di rendere sempre più potente la famiglia. Nel 1519 il primogenito, Pier Luigi, sposò Gerolama Orsini, figlia del Conte di Pitigliano; da questa unione, nel 1520, nacque un altro Alessandro, destinato a diventare cardinale e a proseguire i fasti della famiglia nella Città Eterna.
Il 1º dicembre 1521 morì Leone X, così Alessandro Farnese, grazie all'accordo con il cugino del defunto Papa, il cardinale Giulio de' Medici, tentò la scalata alla tiara pontificia. L'ostinazione del cardinale Pompeo Colonna, acerrimo nemico dei Medici e degli Orsini, parenti del Farnese, portò all'elezione di un Papa straniero: il vescovo di Tortona, Adriano VI, un olandese già precettore di Carlo V del Sacro Romano Impero, però che i romani chiamavano barbaro. Adriano VI morì pochi mesi dopo la sua elezione, il 14 settembre 1523. Gli elettori si trovavano di nuovo in un'impasse, che Alessandro pensava di poter sfruttare, dato che il Colonna stavolta non gli si sarebbe opposto. Ma, con suo grande disappunto, il Medici propose un Orsini e il Colonna, pur di non permettere che un suo nemico fosse eletto Papa, si accordò col Medici e lo appoggiò per la sua elezione. Giulio dei Medici venne eletto il 19 novembre con il nome di Clemente VII.
La primavera successiva morivano i cardinali vice decano e decano del Sacro Collegio, aprendogli così la strada per quell'ambita carica. Il nuovo Papa, per consolare Alessandro della delusione, consolidò la sua antica amicizia con lui e lo consultava in ogni occasione dovesse trattare affari di stato. Nel 1524 moriva Giulia la Bella, artefice delle prime fortune di Alessandro.
I figli del cardinale, che sembravano destinati a una vita di agi e di ozio, furono mandati al servizio della Serenissima Repubblica di Venezia per poter effettuare il loro apprendistato militare. Ma, mentre Ranuccio restava fedele al Papa, Pier Luigi passò alle dipendenze di Carlo V e fu tra i primi a entrare in Roma alla testa delle truppe imperiali. Pose il suo quartier generale a Palazzo Farnese, che fu così risparmiato dal Sacco di Roma e dalle devastazioni. Dopo il ritiro dei lanzichenecchi, Pier Luigi non seguì gli imperiali, ma rimase nelle campagne romane al comando di una banda di tagliagole, depredando e taglieggiando chiunque gli capitasse a tiro. A causa del suo comportamento il Papa lo scomunicò, ma suo padre lo convinse a fare ammenda dei propri torti e a tornare a offrire la sua spada all'Imperatore. Nel 1529, alla morte di Ranuccio in Puglia, Clemente VII tolse l'anatema che aveva pronunciato su di lui. Dopo questi fatti Pier Luigi si ritirò nei domini di famiglia.
Il Papa vedeva nel Farnese il solo uomo in grado di proseguire il suo lavoro pertanto, sentendo la salute vacillare, cercò di preparare la successione.
Conclave
Dall'11 al 13 ottobre 1534 si tenne il conclave, durato solo 24 ore, per l'elezione del successore di Clemente VII. Alessandro Farnese fu eletto Papa con il nome di Paolo III.
Composizione del conclave
Alla votazione finale parteciparono, di 46 cardinali, i 33 seguenti:
- Alessandro Farnese, seniore, vescovo di Ostia e Velletri, decano del Sacro Collegio dei Cardinali. (Eletto papa Paolo III)
- Giovanni Piccolomini, vescovo di Porto e Santa Rufina, vice decano del Sacro Collegio dei Cardinali.
- Bonifacio Ferreri, vescovo di Palestrina.
- Giovanni Domenico de Cupis, vescovo di Sabina.
- Lorenzo Campeggio, vescovo di Albano.
- Matthew Lang von Wellenberg, arcivescovo di Salisburgo, Austria.
- Innocenzo Cibo, Cardinale, Amministratore Apostolico dell'Arcidiocesi di Messina.
- Louis de Bourbon de Vendôme, vescovo di Laon, amministratore di Le Mans, Francia.
- Paolo Emilio Cesi, amministratore di Orte e Civita Castellana, amministratore di Sion, Svizzera.
- Alessandro Cesarini, amministratore di Pamplona, Spagna, amministratore di Otranto.
- Giovanni Salviati, amministratore di Ferrara, Teano, Santa Severina e Bitetto.
- Nicolò Ridolfi, vescovo di Vicenza, amministratore di Imola e Salerno.
- Agostino Trivulzio, amministratore di Tolone, Francia.
- Francesco Pisani, vescovo di Padova, amministratore di Treviso e Città Nova.
- Giovanni di Lorena, vescovo di Metz, Lorena, amministratore di Narbona, Verdun e Reims, Francia.
- Benedetto degli Accolti, arcivescovo di Ravenna, amministratore di Cremona e Bovino.
- Agostino Spinola, amministratore di Savona, camerlengo di Santa Romana Chiesa.
- Ercole Gonzaga.
- Marino Grimani, amministratore di Concordia e Città di Castello.
- Antonio Sanseverino, Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, vescovo di Taranto.
- Gianvincenzo Carafa, amministratore di Anglona e Tursi.
- Andrea Matteo Palmieri.
- Girolamo Grimaldi, amministratore di Bari, Brugnato e Venafro.
- Francisco Quiñones.
- Francesco Cornaro.
- Girolamo Doria, amministratore di Noli e Tarragona, Spagna.
- Ippolito de' Medici, arcivescovo di Avignone, Francia, amministratore di Monreale, Sicilia, vice cancelliere di Santa Romana Chiesa.
- François de Tournon, arcivescovo di Bourges, Francia.
- Antonio Pucci, vescovo di Pistoia, vescovo di Vannes, Francia.
- Esteban Gabriel Merino, patriarca delle Indie Occidentali, vescovo di Jaén, Spagna.
- Jean Le Veneur, vescovo di Lisieux, Francia.
- Odet de Coligny de Châtillon, amministratore di Tolosa, Francia.
- Philippe de la Chambre, Ordine di San Benedetto
I seguenti cardinali non parteciparono al conclave:
- François Guillaume de Castelnau-Clermont-Lodève, arcivescovo di Auch, Francia, vescovo di Frascati, amministratore di Agde, Francia.
- Alfonso di Portogallo, arcivescovo di Lisbona, Portogallo.
- Albrecht von Brandenburg, arcivescovo di Magonza, amministratore di Halberstadt, Germania.
- Eberhard von der Mark, amministratore di Valencia, Spagna.
- Niccolò Gaddi, vescovo di Fermo, amministratore di Cosenza e di Sarlat, Francia.
- Antoine du Prat, arcivescovo di Sens, amministratore di Albi e Meaux, Francia.
- Bernhard von Cles (o Bernardo Clesio, o Clesius o de Closs), principe-vescovo di Trento, Tirolo.
- Louis de Gorrevod de Challant, vescovo di San Giovanni di Moriana, Savoia.
- García de Loaysa y Mendoza, Ordine Domenicano, vescovo di Sigüenza, Spagna.
- Íñigo López de Mendoza y Zúñiga, vescovo di Burgos, Spagna.
- Alfonso de Manrique, arcivescovo di Siviglia, Spagna.
- Juan Pardo de Tavera, arcivescovo di Toledo, Spagna.
- Claude de Longuy de Givry, vescovo di Poitiers, amministratore di Langres, Francia.
Concilio di Trento
Per approfondire, vedi la voce Concilio di Trento |
Paolo III indisse un nuovo concilio ecumenico, che fu convocato il 2 novembre 1542 a Trento - sede di un principato vescovile appartenente all'Impero germanico - ma, per lo scarsissimo concorso di prelati, fu sospeso il 6 luglio 1543; fu riconvocato l'anno dopo, il 19 novembre 1544 con la bolla Laetare Jerusalem. Gli stati protestanti tedeschi respinsero decisamente l'invito; Martin Lutero sfogò nuovamente il suo astio verso il papato nello scritto "Contro il papato di Roma, fondato dal diavolo".
Nonostante la tanto attesa convocazione del Concilio, probabilmente a causa del rifiuto protestante di parteciparvi, Carlo V si risolse all'uso delle armi. Come alleati egli aveva guadagnato, oltre a suo fratello re Ferdinando, il duca Guglielmo IV di Baviera, alcuni principi protestanti (tra cui il duca Maurizio di Sassonia) e lo stesso pontefice il quale, in cambio, era riuscito a ottenere l'apertura del Concilio. Il momento sembrò opportuno al Papa per acquisire per suo figlio Pier Luigi i ducati di Parma e Piacenza. Anche se questi appartenevano agli Stati Pontifici, Paolo III pensò di avere la meglio sulla riluttanza dei cardinali scambiando i ducati con i meno preziosi domini di Camerino e Nepi. L'imperatore accettò, a causa della prospettata ricompensa di 12.000 unità di fanteria, 500 cavalieri e una considerevole quantità di denaro. Il 17 agosto 1545 Paolo III creò il Ducato di Parma e Piacenza in favore del figlio Pier Luigi, del nipote Ottavio e dei loro discendenti maschi e legittimi per ordine di primogenitura.
I soldati promessi da Paolo III furono inviati all'imperatore sotto il comando di Ottavio Farnese. La "guerra smalcaldica" ebbe uno sviluppo molto celere, l'imperatore sconfisse e sciolse definitivamente la Lega nell'aprile 1547: con questa vittoria l'astro Carlo V divenne più rilucente che mai. Ma in realtà il Protestantesimo era vinto solo come organizzazione politico-militare, non come potenza religiosa.
L'apertura del Concilio - durato complessivamente 18 anni, con due prolungate interruzioni - era stata fissata per la primavera del 1545, ma a causa di nuove difficoltà poté celebrarsi solo nella terza domenica d'Avvento, il (13 dicembre), nel duomo della città. Esso non ebbe particolare influsso sullo sviluppo del protestantesimo come tale e non ebbe nessuna azione conciliatrice con la nuova confessione, ma si pose in chiara azione anti-Protestantesimo. I protestanti, che avevo rifiutato l'invito alla partecipazione, convocarono, nella primavera del 1545, un proprio Concilio a Worms, dove rivendicarono la propria autonomia religiosa dalla Chiesa di Roma e, per quanto riguardava la dottrina e la disciplina, dichiararono piena libertà di decisione.
Ma il luogo del Concilio non era gradito a Roma. In curia si era accettata controvoglia la scelta di una città dell'impero germanico; più volte si tentò anche di trasferire il concilio in una città più vicina a Roma, ma si dovette rinunciare all'idea per l'opposizione dell'imperatore. L'occasione giunse nel febbraio 1547, quando un preoccupante morbo epidemico (febbre petecchiale), scoppiato a Trento, mise in grave difficoltà i Legati papali, per la partenza di molti prelati italiani, principali sostenitori del Papa. Prima che il guaio diventasse irreparabile i Legati decisero, con la maggioranza di due terzi del Concilio, di trasferire l'assise a Bologna; il Papa confermò il trasferimento. Ma quattordici prelati di tendenze imperiali si fermarono a Trento e lo stesso Carlo V fu estremamente indignato per il trasferimento, perché una comparsa dei protestanti tedeschi, ch'egli proprio allora aveva assoggettato alla sua forza in una città dello Stato Pontificio, non era proprio pensabile. Perciò egli insistette con ogni energia perché il Concilio fosse riportato a Trento
Ma, mentre a nord delle Alpi l'imperatore era stato strumentale al recupero della Germania al Cattolicesimo, il Papa si distaccò da lui, poiché l'imperatore stesso si era tenuto distante nella questione del riconoscimento di Parma e Piacenza a Pier Luigi e la situazione giunse a una rottura totale quando il vice-reggente imperiale, Ferrante I Gonzaga, procedette all'espulsione forzata del figlio del Papa.
Il duca venne assassinato a Piacenza e Paolo III credette che ciò non potesse essere accaduto all'insaputa dell'imperatore.
La situazione si era, comunque, ancora più inasprita per una violentissima protesta dell'imperatore (gennaio 1548) e per il suo agire arbitrario presso la Dieta di Augusta, dove aveva fatto emanare un provvedimento provvisorio, il cosiddetto Interim del 30 giugno 1548. Questo documento, tanto dal lato dottrinale come da quello disciplinare, era sostanzialmente cattolico, però concedeva ai protestanti il matrimonio dei presbiteri e il calice ai laici, fino a una decisione definitiva del concilio. Della restituzione dei beni ecclesiastici sequestrati non si faceva parola. Il Papa ne fu scontentissimo, perché vi vedeva un'ingerenza indebita dell'imperatore nella sfera dei diritti ecclesiastici. Per questo agire arbitrario di Carlo V, a cui si aggiungeva la morte di Francesco I di Francia, che privava il pontefice di un forte alleato e per l'ostinazione di Ottavio che si era ripreso il Ducato di Parma e Piacenza, il 13 settembre 1549 (due mesi prima della sua morte), Paolo III sospese il concilio.
Morte ed eredità del pontefice
Dopo quindici anni di intensissimo pontificato, che l'avevano visto protagonista principale delle vicende europee non solo religiose, in conseguenza di un violento alterco a questo riguardo con il cardinal Farnese, il Papa, a ottantun anni d'età, ne venne così agitato da cadere in una malattia per la quale morì. Paolo III si spense a Roma il 10 novembre 1549. Fu sepolto nella basilica di San Pietro. Il 18 febbraio 1546 era morto anche Martin Lutero. Paolo III, forse unico fra i pontefici del suo tempo ad aver seriamente compreso la portata e le conseguenza di tale Riforma, è ancora oggi considerato un grande pontefice.
Approvò l'ordine dei gesuiti, con la bolla Regimini militantis Ecclesiae, il 27 settembre 1540. Creò la Congregazione del Sant'uffizio il 21 luglio 1542), con la costituzione apostolica Licet ab initio.
Fu uno dei più grandi mecenati del Rinascimento italiano. Accordò protezioni a dotti e letterati, fece costruire e restaurare cappelle, chiese e grandi monumenti romani, promosse un grandioso sviluppo edilizio di Roma, abbellendola con nuove vie e fontane, spendendo cifre astronomiche per migliorarne la viabilità. La moneta detta giulio, dopo di lui, prese a chiamarsi paolo. Prima ancora dell'elezione al soglio pontificio riuscì ad accumulare quella che oggi è conosciuta come "collezione Farnese".
Tra i protagonisti di questa stagione, il più grande fu Michelangelo, ritornato a Roma nel 1534 e fermatovisi fino alla morte avvenuta trent'anni dopo. All'artista nel 1534 Paolo III commissionò il Giudizio Universale. In seguito gli affidò molti altri incarichi, tra cui quello di sovrintendente a vita ai lavori della Basilica Vaticana e la realizzazione di Piazza del Campidoglio.
Cardinali creati da Paolo III
Concistoro del 18 dicembre 1534
- Alessandro Farnese, iuniore, vescovo di Parma.
- Guidascanio Sforza di Santa Fiora, nipote del papa, vescovo di Montefiascone.
Concistoro del 21 maggio 1535
- Nikolaus von Schönberg, Ordine Domenicano, arcivescovo di Capua.
- Girolamo Ghinucci, vescovo di Worcester.
- Giacomo Simonetta, vescovo di Pesaro.
- Giovanni Fisher, vescovo di Rochester.
- Jean du Bellay, vescovo di Parigi.
- Gasparo Contarini, nobile veneziano.
- Marino Ascanio Caracciolo, vescovo di Catania.
Paolo III offrì il cardinalato ad Erasmo da Rotterdam (1466-1536), il celebre umanista, ma questi declinò a causa dell'età avanzata e della salute malferma.
Concistoro del 22 dicembre 1536
- Gian Pietro Carafa, arcivescovo di Chieti (eletto papa Paolo IV il 23 maggio 1555).
- Giovanni Maria Ciocchi del Monte, arcivescovo di Manfredonia (eletto papa Giulio III il 7 febbraio 1550).
- Ennio Filonardi, vescovo di Veroli, prefetto di Castel Sant'Angelo in Roma.
- Jacopo Sadoleto, vescovo di Carpentras.
- Cristoforo Giacobazzi, vescovo di Cassano allo Ionio, datario del papa, uditore della Sacra Rota.
- Charles de Hémard de Denonville, vescovo di Mâcon.
- Rodolfo Pio, vescovo di Faenza.
- Reginald Pole, protonotaro apostolico.
- Rodrigo Luis de Borja y de Castro-Pinós, discendente di papa Alessandro VI, chierico romano.
- Girolamo Aleandro, arcivescovo di Brindisi e Oria (in pectore, manifestato il 13 marzo 1538).
- Niccolò Caetani di Sermoneta, protonotaro apostolico (in pectore, manifestato il 13 marzo 1538)
Concistoro del 18 ottobre 1538
- Pedro Sarmiento, arcivescovo di Santiago di Compostela.
Concistoro del 20 dicembre 1538
- Juan Álvarez y Alva de Toledo, Ordine Domenicano, vescovo di Burgos.
- Pedro Fernández Manrique, vescovo di Cordova.
- Robert de Lénoncourt, vescovo di Châlons.
- David Beaton, vescovo di Mirepoix, ambasciatore papale in Francia.
- Ippolito II d'Este, arcivescovo di Milano (in pectore, manifestato il 5 marzo 1539)
- Pietro Bembo, Ordine San Giovanni di Gerusalemme, senatore veneziano (in pectore, manifestato il 10 marzo 1539).
Concistoro del 19 dicembre 1539
- Federigo Fregoso, arcivescovo di Salerno.
- Pierre de La Baume, vescovo di Ginevra.
- Antoine Sanguin de Meudon, vescovo di Orléans.
- Uberto Gàmbara, vescovo di Tortona.
- Pierpaolo Parisio, uditore della Camera Apostolica, vescovo di Nusco.
- Marcello Cervini, vescovo di Nicastro (eletto papa Marcello II il 9 aprile 1555).
- Bartolomeo Guidiccioni, vescovo di Teramo.
- Ascanio Parisani, vescovo di Rimini.
- Dionisio Laurerio, Ordine dei Servi di Maria, superiore generale del suo Ordine.
- Enrique de Borja y Aragón, discendente di papa Alessandro VI, vescovo di Squillace.
- Giacomo Savelli, protonotaro apostolico.
- Miguel da Silva, vescovo di Viseu (in pectore, manifestato nel concistoro del 2 dicembre 1541).
Concistoro del 2 giugno 1542
- Giovanni Gerolamo Morone, vescovo di Modena.
- Marcello Crescenzi, vescovo di Marsico.
- Giovanni Vincenzo Acquaviva d'Aragona, prefetto di Castel Sant'Angelo in Roma, vescovo di Melfi.
- Pomponio Cecci, vescovo di Sutri e Nepi.
- Roberto Pucci, vescovo di Pistoia.
- Tommaso Badia, O.P., maestro del Sacro Palazzo.
- Gregorio Cortese, O.S.B., congregazione di Santa Giustina di Padova.
- Cristoforo Madruzzo, principe-vescovo di Trento (in pectore, pubblicato il 7 gennaio 1545)
Secondo Conradus Eubel - Hierarchia Catholica Medii et Recientoris Aevi. Volumen III (1503-1592), Münich, Sumptibus et Typis Librariae Regensbergianae, 1935; ristampa: Padova, Il Messaggero di Sant'Antonio, 1960, p. 27, n. 12 - in questo concistoro il papa creò in pectore un numero indefinito di cardinali.
Concistoro del 19 dicembre 1544
- Gaspar Avalos de la Cueva, arcivescovo di Santiago di Compostela.
- Francisco Mendoza Bobadilla, vescovo di Coria.
- Bartolomé de la Cueva de Albuquerque, chierico della diocesi di Segovia.
- Georges d'Armagnac, vescovo di Rodez, ambasciatore di re Francesco I di Francia a Roma.
- Jacques d'Annebaut, vescovo di Lisieux.
- Otto Truchsess von Waldburg, vescovo di Augusta.
- Andrea Cornaro, vescovo di Brescia.
- Francesco Sfondrati, arcivescovo di Amalfi.
- Federico Cesi, vescovo di Todi, fratello del cardinale Paolo Emilio Cesi.
- Durante Duranti, vescovo di Cassano allo Ionio.
- Niccolò Ardinghelli, vescovo di Fossombrone.
- Girolamo Recanati Capodiferro, vescovo di San Giovanni di Moriana.
- Tiberio Crispo, vescovo di Sessa Aurunca.
Concistoro del 16 dicembre 1545
- Pedro Pacheco Ladrón de Guevara, vescovo di Jaén.
- Georges II d'Amboise, arcivescovo di Rouen.
- Henrique de Portugal, arcivescovo di Évora.
- Ranuccio Farnese, Ordine San Giovanni di Gerusalemme, amministratore dell'arcidiocesi di Napoli
Concistoro del 27 luglio 1547
- Charles I de Guise de Lorraine, arcivescovo di Reims.
- Giulio della Rovere, chierico di Urbino (in pectore, manifestato nel concistoro del 9 gennaio 1548).
Concistoro del 9 gennaio 1548
- Charles II de Bourbon-Vendôme, vescovo di Saintes.
- Giulio della Rovere, confermata la nomina in pectore del 27 luglio 1547
Concistoro dell'8 aprile 1549
- Girolamo Verallo, arcivescovo di Rossano.
- Giovanni Angelo de' Medici, vicelegato di Perugia, arcivescovo di Ragusa (eletto papa Pio IV il 25 dicembre 1559).
- Filiberto Ferrero, vescovo di Ivrea.
- Bernardino Maffei, vescovo di Massa Marittima.
Onorificenze
Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo | |
Genealogia episcopale
- Guillaume d'Estouteville, O.S.B.
- Sisto IV O.F.M.
- Giulio II
- Raffaele Sansoni Riario
- Leone X
- Paolo III
Successione degli incarichi
Predecessore: | Cardinale diacono dei Santi Cosma e Damiano | Successore: | |
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vacante dal 1485 | 1493-1503 in commendam dal 1503 al 1513 |
Innocenzo Cybo |
Predecessore: | Vescovo di Montefiascone | Successore: | |
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Giovanni Tolomei | 1499-1519 | Lorenzo Pucci Amministratore apostolico |
Predecessore: | Abate commendatario di Santa Maria Maggiore di Summaga | Successore: | |
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Giovanni Canal | ? - 1514 | Bernardo Dovizi da Bibbiena |
Predecessore: | Cardinale diacono di Sant'Eustachio | Successore: | |
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Francesco Todeschini-Piccolomini | 1503-1519 | Emilio Cesi |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Vence | Successore: | |
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Aimar de Vesc in titulo |
1508-1510 | Jean-Baptiste Bonjean in titulo |
Predecessore: | Arciprete di San Giovanni in Laterano | Successore: | |
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Giovanni Colonna | 1508-1534 | Ranuccio Farnese |
Predecessore: | Vescovo di Parma | Successore: | |
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Giovanni Antonio Sangiorgio | 1509-1519 | Alessandro Farnese il Giovane |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Frascati | Successore: | |
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Philippe de Luxembourg | 1519-1523 | Antonio Maria Ciocchi del Monte |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Palestrina | Successore: | |
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Francesco Soderini | 1523 | Antonio Maria Ciocchi del Monte |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Sabina | Successore: | |
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Niccolò Fieschi | 1523-1524 | Antonio Maria Ciocchi del Monte |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Porto e Santa Rufina | Successore: | |
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Niccolò Fieschi | 1524 | Antonio Maria Ciocchi del Monte |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Ostia | Successore: | |
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Niccolò Fieschi | 1524-1534 | Giovanni Piccolomini |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Sovana | Successore: | |
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Ercole Gonzaga in titulo |
17 aprile - 26 aprile 1532 | Ferdinando Farnese in titulo |
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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Papa Clemente VII | 13 ottobre 1534 - 10 novembre 1549 | Papa Giulio III |
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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Collegamenti esterni | |
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- Cardinali diaconi dei Santi Cosma e Damiano
- Vescovi di Montefiascone
- Abati commendatari di Santa Maria Maggiore di Summaga
- Cardinali diaconi di Sant'Eustachio
- Amministratori apostolici di Vence
- Arcipreti di San Giovanni in Laterano
- Vescovi di Parma
- Cardinali vescovi di Frascati
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